di Marcello
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«Se la sua giornata le sembra povera, non la accusi; accusi se stesso, si dica che non è abbastanza poeta da evocarne le ricchezze; poiché per chi crea non esiste povertà, né vi sono luoghi indifferenti o miseri». Così rispose Rainer Maria Rilke al giovane poeta che accusava la realtà quotidiana di essere banale e mediocre, al punto di non offrire motivi per farne dei versi.
Come dire: sta a noi trovarla – la poesia – soprattutto quando la realtà non sembra offrire degli appigli per farlo. Nelle Lettere Rilke dice anche altro: parole che riguardano ciò che si potrebbe chiamare “vocazione”. «Morirebbe, se le fosse negato di scrivere?»
Senza scrivere, senza innaffiare le rose in giardino, senza ridere, senza ascoltare musica, senza scattare foto, senza arrotondare gli spigoli, senza cucinare per gli altri, senza camminare sui trampoli, senza stare a guardare per ore le nuvole, senza godermi il sole. Senza, non potrei vivere.
Non vorrei “smarrire” nulla di tutto ciò.
Il fiore che non sboccia è infelice, e ne muore.
25 Maggio 2009 alle 08:28 |
Molto bello e vero.
Roberta Salardi