I partiti politici? Sono «tutti ladri». I sindacati? Complici degli affaristi e di un governo di «nani e mignotte, puttanieri e ruffiani, guidato dalla Camorra e dalla P2». La democrazia? «Sta fallendo, meglio la dittatura». Dittatura? «Sì, dittatura, una dittatura democratica…» Dopo i ripetuti tonfi alle amministrative di un anno fa (a Roma la sua lista ha ottenuto un magro 2 per cento e nessun candidato eletto, nonostante due ‘comizi’) Beppe Grillo è passato per piazza Vittoria, a dire che a Pavia – come in Italia – siamo tutti ladri e tutti corrotti, con la benemerita eccezione di quelli certificati da lui medesimo; quelli unti dal verbo di uno che sembra camminare sulle acque, il messianico e razzistoide tenutario della verità rivelata che – dal suo blog – arringa i fedeli a credere obbedire e combattere i Rom, scrivendo di «sacri confini della Patria che la politica ha sconsacrato», di «immigrazioni selvagge» paragonate a un «vulcano, una bomba a tempo che va disinnescata», di «un Paese che scarica sui suoi cittadini i problemi causati da decine di migliaia di Rom della Romania che arrivano in Italia».
«Informatevi. Solo chi è informato fa paura» ha detto dal palco. E allora Grillo e grulli si informino: decine di migliaia di Rom? Il capo genovese dei setta nani e i suoi lacché sanno di che cosa stanno parlando, quando danno i numeri? I Rom immigrati in Italia dalla Romania sono circa 30mila, bambini inclusi! (e buona parte degli altri zingari sono italiani da oltre 7 secoli!). Come dire che gli adulti di etnia Rom attualmente tra noi sono circa 15mila. Tutti delinquenti? Parrebbe di sì, a sentir loro.
Come capita a chi mangia pane e populismo a colazione pranzo e cena, lo psiconano venuto da Genova a vendere perline ai pavesi fa di tutta l’erba un fascio littorio, frullando insieme ambientalismo e razzismo, populismo e qualunquismo, con buona pace dell’antirazzista Campari, la “sua” candidata sindaco che – dal palco – ha provato a rivendicare il “proprio” antirazzismo e il “proprio” antifascismo, presto tacitata dal dispensatore genovese di ‘bollini blu’ ai pavesi, che si è affrettato a sottrarle microfono e scena.
Come Mussolini, anche Grillo o chi gli scrive i testi deve aver letto Psicologia delle folle di Gustave Le Bon. Ma la sua rozza critica ai partiti vorrebbe rappresentare non tanto le masse plaudenti, quanto nientemeno che l’opposizione morale e sociale alla partitocrazia. Peccato che in democrazia tutto questo passi attraverso il consenso elettorale e – fino a prova contraria – i due principali schieramenti (razzisti o no, populisti o no) la titolarità a governare se la sono presa lì, speculando sullo stato di democrazia apparente di un Paese dove l’unica persona che crea un qualche disagio politico al ‘papi’ che va con le ‘pupe’ sembra essere Veronica Lario. Ma a Grullo che gli frega, lui è per la dittatura, e di certo non per la dittatura del proletariato.
E il Partito Democratico? Più che un soggetto politico inedito si è rivelato un confuso assemblaggio di nomenklature Margherita e Diesse, con questi ultimi a un passo dalla bancarotta, salvati dalla vittoria elettorale 2006 e dallo sforzo non esattamente “militante” di uno staff di abili commercialisti. Che il Pd sia riformista o riformabile, socialdemocratico o democristiano, che sia di destra di centro o di sinistra ormai poco importa. Importa almeno che esca dall’illegalità, che sia guidato da gente seria e onesta, votata al pubblico interesse; importa che sia un punto d’incontro tra la società e la politica, e non la cinghia di trasmissione di alcune lobby economiche e finanziarie; importa che sia un partito democratico di massa, e non un partito xenofobo di massa; importa che provi a contenere gli umori forcaioli della piazza e non a fomentarli; importa che combatta il razzismo (oggi entrato nel senso comune, non senza sue responsabilità e non senza la responsabilità degli affabulatori qualunquisti e populisti alla Grillo) e che la smetta di criminalizzare poveri e nuovi immigrati, come è successo, e combatta invece mafie e speculatori. Importa che sappia fare a meno dei Cioni e dei Bassolino, ma anche dei Caltagirone e dei Romeo. Importa che torni a combattere le diseguaglianze sociali. Importa tutto questo e molto altro ancora.
La rigenerazione della politica passa dall’assunzione di responsabilità. Il futuro sta nell’impegno che ciascuno di noi è disposto a mettere in gioco. Ma quale etica pubblica e politica possiamo permetterci al giorno d’oggi? Quella di chi è allegramente keynesiano con le banche e tristemente liberista con i lavoratori? Quella di una società ormai priva di mobilità sociale che vede sempre più dilatarsi la forbice delle diseguaglianze? Quella della società cetuale – cioè basata su ceti immobili – che si sta palesando all’orizzonte? Quella dell’ambientalismo populista, razzista e inconcludente di uno psiconano genovese? Quella delle tangenti, dei favoritismi e dello spreco del pubblico denaro? Quella dei “monarchi” dispensatori di brioches? Quella dei partiti in mano a persone più equilibriste che equilibrate?
Parliamoci chiaro: o i militanti onesti del Pd avranno la forza di fare pulizia senza aiutini dalla Magistratura oppure il loro partito è fottuto (come è stato per la Dc e il Psi) e ancora più remota la prospettiva di una sinistra etica e di governo. Dovrebbero bastare l’ideale di moralità o l’amore per il bene comune. Ma, se non per altro, almeno lo facciano per il partito: föra di ball i cialtroni dell’antipolitica, fuori dalle balle quelli che antepongono il loro personale tornaconto al bene comune. E insieme a loro, fuori dai coglioni anche i messianici populisti razzistoidi, la finta antipolitica da marketing scuola Casaleggio, che vede nella politica uno spazio commerciale e di autopromozione a costo zero, che mutua il dettato di un altro Zero, il Renato e i suoi sorcini.
A Pavia parliamoci ancora più chiaro. Dal Festival dei Saperi all’urbanistica, dall’emergenza umanitaria alla Snia al caso Giurato, negli ultimi quattro anni l’opposizione politica, giornalistica, istituzionale e da marciapiede la si può riassumere – con poche eccezioni – in due nomi e uno è quello di Irene Campari: dov’erano i grullini quando è stato scoperchiato il pentolone del Festival dei Saperi? C’erano forse loro o quelli del sedicente Partito democratico alla Snia, a predicare diritti e doveri e a rivendicare l’obbligo scolastico per i minori? E l’urbanistica? Snia, ex Fiat, Landini… Chi ha denunciato il pervasivo intreccio tra la politica e l’affarismo speculativo? E Giurato? E i traffici dell’Ufficio Traffico? Chi si è beccato le querele (querele poi archiviate, perché era tutto vero) – querele unte di minacce – dei Portolan, delle Morlotti, dei Pingitore, delle Balduzzi e delle Capitelli per aver raccontato i fatti e denunciato i nomi? Chi ha condotto e ancora conduce informate inchieste sulle mafie e sul business dei rifiuti a Pavia e dintorni?
Uno dei due sono io, l’altra è una mia consorella, la stessa alla quale Grillo l’altra sera ha tolto il microfono quando Campari per un momento gli aveva sottratto la scena (la candidata a sindaco è lei, non Grillo!) per parlare di antifascismo, antirazzismo, diritti, legalità, lavoro e mafie, nelle molteplici accezioni locali. Poco distante qualcuno l’ascoltava, senza applaudire.
Tag: Beppe Grillo
28 Maggio 2009 alle 21:27 |
domanda : se lavoravate così in sintonia, se tu e la Irene stavate facendo tanto se non per l’Italia intera, ma almeno per Pavia, se tu corri ancora ad ogni manifestazione/evento al quale lei partecipa, se tu hai comunque sempre parole (o parolacce, dipende!) di apprezzamento nei suoi confronti, perché ti sei fatto scaricare, come si fa con un paio di scarpe vecchie in un cassonetto?
28 Maggio 2009 alle 23:17 |
Risposta: e chi ti ha detto che mi sono “fatto scaricare…”. Ti rispondo per cortesia. La prossima volta o firmi o ti mando in bianco.
30 Maggio 2009 alle 11:59 |
Buongiorno Sig. Giovannetti.
A suo parere, perchè la Signora Irene Campari a Pavia prende così tanti voti?
30 Maggio 2009 alle 12:03 |
Quanti? abbiamo già votato?
3 giugno 2009 alle 19:29 |
e chi la vota la campari?
4 giugno 2009 alle 12:15 |
Un recente sondaggio del Pdl registra un notevolissimo successo personale di Irene Campari e dei suoi argomenti, che poi sono i miei: alla domanda «chi vorrebbe come sindaco della città? » Campari è terza, dopo Cattaneo e Albergati. Vale a dire che se non si fosse candidata per i grullini ma dentro un partito di massa o dentro a una coalizione dichiaratamente antirazzista e di sinistra Irene avrebbe potuto ambire al ballottaggio con la destra. Ma è la candidata dei grullini, dati al 2,2 per cento e cioè ben al di sotto della soglia minima del 3 (che consentirebbe l’accesso ai resti) e del 3,5 (percentuale indicativa per accedere al Consiglio comunale).
Questo per dire che il valore aggiunto della lista grulla è dato da Campari e dai suoi contenuti e non da Grillo e dalle sue cinquestelle (aliene per i pavesi, a differenza di Campari) la palla al piede di questa sterile “alleanza” tra chi come Irene predica antirazzismo, anitifascismo e il rispetto del dettato costituzionale e chi invece si dice favorevole alla «dittatura… dal basso… dittatura democratica». al comizio di Grillo in piazza ci saranno state circa 2000-2500 persone che – guardando agli ultimi sondaggi – o non votano a Pavia o solo in misura contenuta voteranno per Irene, che è circondata da giovani di belle speranze ma inesperti e da grulli incapaci punto e basta.
Resta il dato – confortante – del suo successo personale, reso esplicito da chi la vorrebbe come sindaco della città ma– per tanti motivi – non pensa di votarla.
Persone alle quali andrebbe spiegata la possibilità del voto disgiunto, e cioè la possibilità di votare per un candidato sindaco (apponendo una croce sul nome) e contemporaneamente dare la preferenza all’amico o al conoscente di uno schieramento anche opposto, scrivendo il suo cognome nel campo avversario senza barrarne il simbolo corrispondente: varrebbe come voto a Irene e varrebbe come preferenza all’amico o al conoscente. Ma restano due giorni e, presumibilmente, un vuoto di qualche zerovirgola colmare, quello che separa Irene dal 3 per cento. Poi si vedrà.
5 giugno 2009 alle 18:03 |
Scusi, Dott. Giovannetti, almeno per la vigilia poteva risparmiarsi l’ennesima “gufata” ai danni della Prof.ssa Campari!Forse non se ne è accorto, ma Lei ha appena firmato un appello elettorale pro-Campari.
E’ strano che Lei abbia promosso la nascita di una lista e poi abbia fatto campagna per la candidata Sindaco di un’altra.In realtà a mio parere Lei sarebbe stato un candidato Sindaco ideale per la Lista di Grillo: Lei è molto più simile a quest’ultimo rispetto alla Campari.
Sinceramente spero di vederLa Assessore nella prossima Giunta.
Cordiali saluti.
6 giugno 2009 alle 16:37 |
Un paio d’occhiali al tavolo numero sette. Inforcando i miei, qui sopra leggo distintamente questa frase: “…notevolissimo successo personale di Irene Campari e dei suoi argomenti, che poi sono i miei”. E allora? posso caldeggiare il voto disgiunto per una candidata che conosco molto bene, i cui argomenti “sono anche i miei”? Posso, o devo prima chiedere il permesso all’anonimo numerosette?
7 giugno 2009 alle 10:49 |
La Lista Civica a 5 stelle “Cittadini in Comune” è animata da cittadini che hanno deciso di mettersi in gioco. Constatiamo che i partiti hanno perso la bussola: invece di perseguire il bene comune, guardano solo all’interesse di certi gruppi. Perciò non ci accontentiamo più di chiedere una politica per i cittadini, vogliamo una politica fatta dai cittadini.
“Cittadini in Comune” è una Lista civica alleata con oltre 70 altre Liste Civiche a 5 stelle in tutta Italia, tutte promosse e sostenute dal blog di Beppe Grillo: con loro condividiamo la volontà di un rinnovamento e di una rigenerazione della moralità della vita pubblica.
La nostra è una politica di alleanze: un progetto a rete aperto alla collaborazione di singoli e di associazioni. Di tutti coloro, cioè, che non si riconoscono più nell’organizzazione piramidale ed autoreferenziale dei partiti, e che cercano rapporti orizzontali e trasversali per promuovere la difesa e la valorizzazione dei beni comuni e dei diritti.
Proprio per questo ci ha amaramente stupito l’attacco che il portavoce della Lista Civica “Insieme per Pavia” ha portato alla nostra iniziativa sulle pagine di un quotidiano locale. “Insieme per Pavia” vorrebbe essere, come la nostra, una Lista fatta dai cittadini per i cittadini, ma si lascia invece andare a strategie elettorali da vecchia partitocrazia. L’accusa che Giovannetti ci muove, di avallare più o meno implicitamente ideologie razziste, non è degna di risposta. Nel nostro programma l’antirazzismo è scritto a chiare lettere, così come la denuncia delle politiche xenofobe messe in atto dalla passata Amministrazione. Non accettiamo che nessuno metta in dubbio questi punti, per noi fermi e irrinunciabili. Per quanto invece riguarda i toni ingiuriosi ed i termini offensivi utilizzati da Giovanni Giovannetti, preferiamo semplicemente sorvolare.
Ci chiediamo a questo punto se le idee espresse da Giovannetti siano o meno rappresentative della posizione del candidato sindaco Ferloni, della Lista Civica “Insieme per Pavia” e della Lista “Sinistra Democratica”. Leggendo la lettera aperta di Armando Barone a Irene Campari, che pur apprezziamo, ci sembra regni una certa confusione. Pavia si merita Liste Civiche che perseguano la difesa dei beni comuni e dei diritti, senza scadere in contrapposizioni ideologiche a caccia di visibilità.
Il nostro motto è “fuori dai partiti, dentro la città”: a questo ci atteniamo impegnandoci nella direzione di una politica dei cittadini per i cittadini.
Cittadini in Comune
7 giugno 2009 alle 11:00 |
1 – L’accusa non è alla “vostra lista” certificata ma al certificatore e alla componente settaria della medesima, la stessa componente che implacabile si schiera a falange a difesa del capo qualunque stronzata egli dica.
2 – “I partiti hanno perso la bussola”. Quali partiti? quelli di massa? ciò che resta della tradizione comunista? La destra leghista? tutti? Sono riformabili i partiti? Come si riforma la politica? Con una dittatura? una dittatura dal basso, ossimoricamente democratica? Come si costruisce una alternativa credibile al sistema dei partiti? Con la rete e due o tre anime belle dal petto in fuori? Ma va là.
3 – il “portavoce della lista civica” da anni scrive sulla stampa locale come gli piace e di cosa gli pare, non ha bisogno di visibilità (ne ha già molta, non solo localmente) ed è ben felice di porsi in “contrapposizione ideologica” con un razzistoide che invoca una “dittatura democratica”, naturalmente dal basso: una presa di distanze su razzismo e dettato costituzionale che ci dovrebbe accomunare. Ma così non è.
4 – Strategie elettorali? Vi riferite forse alla mia proposta di voto disgiunto per favorire Irene? Date un’accezione negativa a quella che chiamate “strategia elettorale”? Ma lo sapete che Zapelloni è andato da Maurizio Niutta (Popolo delle Libertà) e da altri a chiedere il voto disgiunto E DI SCAMBIO per sé e per Irene? È stata una delle poche iniziative utili del vostro barbuto fancazzista affittacamere.
5 – Perché “sorvolare”? La verità offende solo i bugiardi. Se ho raccontato balle avete il diritto o, meglio, il dovere di confutarle, possibilmente nel merito. Ma non lo fate. E non lo fate perché è tutto vero.
6 – La confusione regna sovrana, sì, tra chi non distingue la verità dalla menzogna, e confonde la critica a Grillo su democrazia e migranti con la critica a tutti i componenti della lista, alcuni dei quali sono miei amici stretti: cittadini disinformati, perché di questa fantasiosa “lettera aperta” scritta in loro nome nessuno li ha informati. Ho riletto il mio articolo: la confusione di cui scrivete la possono vedere solo gli ipocriti e i confusi.
Giovanni Giovannetti
Ps. questo commento è stato inoltrato al molto democratico blog della lista Cittadini in Comune, ma è stato molto democraticamente cancellato.