di Camilla Nanna e Nicola Signorini
«El Peru avanza» lo senti alla radio almeno un paio di volte, quando decidi di spostarti in taxi dalla stazione degli autobus fino al centro di Cuzco. Lo trovi scritto sui muri che costeggiano le strade anche in aperta campagna, dove sembra di tornare indietro di qualche decina d’anni e di trovarti catapultato in un paessaggio da Novecento.
Ieri 6 giugno, in circa mezz’ora di conferenza stampa, il Presidente del Consiglio dei Ministri peruano e la Ministra dell’Interno hanno tentato per mezz’ora di raccontare che bisogna difendere la democrazia dagli attacchi sovversivi di politici e politicanti che tentano di conquistare il potere con la forza, visto che non sono riusciti a vincere le elezioni. Trenta indigeni della zona amazzonica del Perù sono morti negli scontri con la polizia, che tenta di occultare i corpi delle vittime gettandoli nel fiume, e fa irruzione negli ospedali per arrestare i feriti. Anche nove poliziotti sono stati uccisi, da chi cerca di difendere la propria terra dalle imprese multinazionali, che stanno aprendo miniere – dove si lavora uranio a cielo aperto – in tutto il sudamerica, con un dimostrato incremento di casi di tumore, inquinamento delle falde acquifere e delle terre circostanti.
Democrazia e’ sempre piu’ sinonimo di "vendita e guadagno per pochi", e sempre meno di "possibilita’ di vita degna per tutti". Il presidente del Perù si unisce – in conferenza stampa – al dolore delle famiglie dei poliziotti caduti per la difesa della democrazia, per la costruzione di un paese più sicuro. Parole familiari, ma come sempre – la storia insegna – il popolo in prima linea, e i politici via etere.
Intanto il Perù avanza… per essere ricco come un bel paese occidentale. Ma sappiamo come sono i nostri "bel paese". E intanto nessuno piange!
Nessun conduttore televisivo, sorpreso dalla sua voce sicura strozzata da singhiozzi incessanti, abbandona il suo bel primo piano, non sarebbe da adulto. Anche il palinsesto, come il Perù, avanza. Nessun politico parlando ai suoi si abbandona ad una confessione di impossibilità, d’incapacità… di colpevolezza.
Vorrei vedere un dramma sentito, di chi con franchezza non ce la fa più a vedere questo Perù che avanza. Avanza per riempire le città di profughi che scappano dalla campagna non tanto bucolica; avanza per constringere gruppi di persone ad emigrare in paesi che non li vorranno mai, neanche con un presidente nero, e tanto meno se il presidente è solo più tondolotto ma comunque abbronzato.
Il Perù avanza, come il resto del mondo. Avanza verso la fine.
11 giugno 2009 alle 00:54 |
http://catapa.be/en/north-peru-killings
9 luglio 2009 alle 19:13 |
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