Miserie e povertà

by
da Pavia, Giovanni Giovannetti

Un assessore debole, umanitario solo quando era all’opposizione e razzisti erano gli altri; una dirigente comunale che ne approfitta per intraprendere avventurose iniziative di carattere politico, in contrapposizione con alcuni assessori. L’incredibile miserevole intreccio che da un mese tiene otto famiglie in mezzo a una strada nel gelido inverno.

Con la scriteriata gestione degli sgomberi di San Carlo e Fossarmato, al Comune di Pavia si sono fatti male da soli. Sarebbe bastato non prendere iniziative, informare gli ospiti dei due centri di accoglienza che entro la fine dell’anno scolastico avrebbero dovuto andarsene. Quelli ‘del mestiere’ (volontariato e chi ha come riferimento la carta costituzionale) avrebbero nuovamente constatato l’assenza a Pavia anche delle più semplificate politiche di inclusione (con gergo da imbonitori in Comune li chiamano “percorsi”), ma solo loro, mentre adesso lo sanno tutti: tutti hanno letto e qualcuno anche incontrato queste otto famiglie in mezzo a una strada nel gelo; molti hanno compreso che, se non si farà qualcosa, i loro figli, undici bambini, dovranno lasciare le scuole pavesi, frequentate con profitto, e perdere così l’anno scolastico. Tutto questo non è solo razzismo; è anche, soprattutto, distillato di miope stupidità coperto da ipocrisia e menzogne.

Fateci caso: il ‘piano freddo’ predisposto dal Comune di Pavia insieme con alcune associazioni sostanzialmente prevede l’assistenza ai ‘senza fissa dimora’ purché non siano Rom! La locale amministrazione sembra non prevedere assistenza nemmeno alle famiglie senza un tetto, a maggior ragione se sono famiglie Rom. Motivo: mancherebbero le strutture (eppure soldi ne girano: il Comune dona ai privati d’area milioni di euro per assistere i bisognosi). Eppure, in questo gelido inverno, con la temperatura scesa a meno otto-dieci gradi, in mezzo a una strada ci sono otto-dieci famiglie, e ce le hanno messe loro. Fossero cani troverebbero un canile, ma sono Rom, i randagi ‘scarti’ del mondo globalizzato, e poco importa che i figli frequentino con successo le scuole pavesi: se hanno freddo o invocano un tetto, peggio per loro. Per sindaco e assessori (assessori ‘umanitari’ solo quando stavano all’opposizione) le ‘non-persone’ possono anche crepare.
Dopo lo sgombero senza paracadute dai Centri comunali di accoglienza di Fossarmato e San Carlo, venerdì 27 novembre queste famiglie avevano bivaccato davanti al Municipio e infine ottenuto rassicurazioni. Gli assessori ai Servizi sociali e ai Lavori pubblici Sandro Assanelli e Luigi Greco si erano impegnati a favorire o almeno a non avversare una soluzione che le togliesse dalla strada: «pazientate fino a lunedì – ha più volte ripetuto Assanelli ai capofamiglia Rom chiamati in Comune – sistematevi per tre giorni da qualche parte e lunedì qualcosa faremo». Un mese dopo, queste parole – dette davanti a consiglieri comunali e provinciali, segretari di partito, sindacalisti e volontari – si sono rivelate una crudele presa in giro per i cittadini rumeni e per i sindacalisti Antonio Floriano (Cisl) e Franco Vanzati (Cgil), che hanno condotto la mediazione e condiviso la soluzione: i sindacati e il mondo del volontariato avrebbero gestito fino a giugno l’emergenza tetto e scuola, senza ostacoli dal Comune. Invece tutto si è fermato per una incredibile distonia non tanto con la razzista Lega Nord (che ha taciuto) ma tra alcuni assessori e la superpagata dirigente dei servizi sociali Carla Galessi, un tecnico (sic!) che inspiegabilmente aveva intrapreso iniziative di carattere politico – che ovviamente non le competono – in opposizione al faticoso annodare di Comune e sindacati, senza che il suo assessore né altri sapessero fermarla. Sembra assurdo, invece è la verità.
Ma allora la politica e l’assessore Assanelli che ci stanno a fare? «Galessi lo ha ipnotizzato, lo teleguida, gli fa fare tutto quello che vuole lei», rivela un collega dell’assessore ai Servizi sociali; e infatti Assanelli era tornato a ripetere come un mantra che intendeva farsi carico dei soli minori senza le famiglie; minori da internare come di consueto nella Casa madre di Belgioioso (in collegio, come Assanelli da giovane, così come lui stesso ama ripetere) sottraendoli ai loro genitori, ovvero a persone che non si drogano, non hanno disturbi mentali, non sono avanzi di galera ma uomini e donne colpevoli del reato di povertà e senza più un posto dove stare. Famiglie che non sono state sgomberate da un accampamento o da una casa occupata abusivamente, ma da luoghi pubblici destinati all’accoglienza (subito dopo aver cacciato i Rom, il Comune ha murato l’ingresso del Centro di Fossarmato), in pieno inverno e con l’anno scolastico ormai avviato.
Otto delle dieci famiglie hanno dovuto dormire chi in auto chi presso parenti o amici, in attesa di buone nuove. Invece sono arrivati il freddo pungente e la neve (un momentaneo ricovero lo hanno avuto solo una coppia in attesa di un bambino e una famiglia con un neonato).
Disperati e comprensibilmente incazzati i Rom sono tornati davanti al Mezzabarba, questa volta con il supporto – fra gli altri – di Cgil, Cisl e Uil, della Cub, dell’Unicef, del Comitato Fuoriluogo, della Federazione per la Sinistra pavese, di Insieme per Pavia, di Sinistra e Libertà, della Lista Albergati e del Partito democratico, il cui segretario cittadino Antonio Ricci aveva presenziato alla prima fase delle trattative ed era stato testimone del vaniloquio di Assanelli. Chi tra gli sgomberati già passava la notte in luoghi di fortuna ha infine reso visibile la sua condizione dormendo dentro a un’auto di fronte al Comune. Un atto di disobbedienza civile contro l’ordinanza del sindaco che lo vieta, ordinanza emanata insieme al “piano freddo”: un “piano” che include i penultimi – e cioè i barboni – ma non loro.
Mentre in strada si teneva il presidio, nelle stanze del Mezzabarba gli amministratori erano intenti a scambiarsi auguri e doni natalizi. Abbiamo visto funzionari, dirigenti e amici del sindaco carichi dei pacchi fendere il piccolo drappello Rom; assessori allontanarsi in auto tenendo il telefonino incollato all’orecchio, accompagnati dal saluto dei militi della Polizia municipale; consiglieri comunali di maggioranza parcheggiare in luoghi a loro vietati… Una delegazione ha infine ottenuto udienza, ma solo dopo la sollecitazione del Prefetto al Comune; accolta da Assanelli, l’assessore non ha potuto che ripetere l’intendimento comunale a non ostacolare sindacati e volontariato nel soccorso umanitario a queste famiglie in sostituzione delle istituzioni, ovvero in sostituzione di Assanelli. Come nel gioco dell’oca, siamo così tornati alla casella dello zero, e sarebbe già qualcosa se non fosse che l’allucinante partita si gioca sulla pelle di alcuni poveracci infreddoliti. La lotta di queste famiglie senza un tetto nel rigido inverno, nelle prossime settimane rappresenterà anche una verifica della coesione locale sul tema dei diritti umani – civili e costituzionali – da parte di chi fra noi pretende il rispetto delle regole dai migranti, sì, ma singolarmente si vede costretto a pretendere un comportamento analogo dalle istituzioni.
In questi mesi ho lavorato assiduamente a un libro su Romano Bilenchi, il grande autore di capolavori come Il gelo e Conservatorio di Santa Teresa. Tutta la sua opera focalizza sull’età più incerta dell’uomo e cioè l’adolescenza. A pagina 172 del volume lo scrittore argentino Enrique Butti si confronta con i ragazzi di Bilenchi, alla scoperta di «uno dei peggiori orrori della condizione umana» ovvero «infliggere agli altri il dolore che abbiamo sofferto». Vero assessore Assanelli?
A Natale Mugurel B., un Rom di Pavia, ha raccontato la sua storia a “Fahreneit”, in onda su Radio 3 Rai. Gli hanno chiesto se avesse un sogno; ha risposto: «un futuro migliore per mia figlia». In mattinata il Papa aveva ripetuto il suo invito all’accoglienza. Vero assessore Assanelli?

Una Risposta to “Miserie e povertà”

  1. utente anonimo Says:

    Il Vangelo ha parole durissime per chi fa del male ai piccoli (ai tempi di Gesù non venivano nemmeno conteggiati come popolazione, poiché non contavano).

    Giovanni disse a Gesù: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva”.

    Ma Gesù disse: “Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico non perderà la sua ricompensa.
    Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.
    Se la tua mano ti è motivo scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue”.
    (dal Vangelo secondo Marco)

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