Operai e disabili? No grazie

by
da Pavia, Giovanni Giovannetti

Sono ex operai Necchi, quindici lavoratori e tra loro cinque disabili. Stiamo parlando della Cooperativa sociale “Unione per il lavoro”, costituita nel 2004 dopo la chiusura della storica fabbrica pavese. Fino a ieri hanno operato per conto del Comune di Pavia, con l’impegno non scritto di portarli progressivamente alla pensione; ma da un mese sembra concretizzarsi il rischio della liquidazione. Quattro erano distaccati all’Asm, tre al Vittadini, due agli asili nido, uno custode al Palatreves, uno ai Servizi sociali, tre al cimitero, uno all’ufficio Mobilità. Tutti impiegati in attività necessarie difficilmente sopprimibili. Il 18 dicembre scorso l’Asm pavese ha interrotto la sua convenzione, così come sembra intenzionato a fare il Comune. Al Mezzabarba si parla di portare all’esterno questi servizi con gare d’appalto e non più con l’affidamento diretto, come è consuetudine per le cooperative sociali e come imporrebbe la situazione. Salvo ripensamenti, per questi lavoratori sta per tornare lo spettro della disoccupazione più odiosa: dieci di loro hanno più di cinquant’anni e nessuna possibilità di un lavoro alternativo.
Dopo lo sgombero invernale di otto famiglie da Fossarmato; dopo gli inediti oneri per mense e asili nido a carico delle famiglie più povere; dopo il tributo fino a 144 euro per l’accesso al Centri Diurni Disabili delle persone con grave handicap intellettivo; dopo i tagli al trasporto pubblico; dopo tutto questo ora al Mezzabarba vogliono interrompere ogni rapporto con gli ex operai Necchi, lasciando altre dieci famiglie per strada senza uno stipendio. A pochi mesi dall’insediamento, l’insensibilità sociale dell’amministrazione Cattaneo è ormai proverbiale.
Chi scrive al sindaco e alle mezzebarbe il copione di questa demenziale tragicommedia? Chi vuole la testa di questi anziani lavoratori prossimi alla pensione e senza più mercato né ammortizzatori sociali? «Se non hanno pane, che mangino brioches», parole che la leggenda attribuisce a Maria Antonietta, l’austriaca regina di Francia. Si sa come poi andò a finire…

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