Vernavolì Vernavolà

by
da Pavia, Irene Campari

«Una parola chiara merita il Parco della Vernavola. È necessario da subito dare mandato all’assessore affinché individui gli strumenti normativi coerenti e necessari a salvaguardare il Parco dalla cementificazione così come più volte sostenuto in campagna elettorale». (dal Programma del Sindaco Piera Capitelli, maggio 2005).
Questo paragrafetto era stato inserito nel programma del Sindaco per volontà del Partito di Rifondazione comunista. Durante la campagna elettorale per le amministrative del 2005, per arrivare ad un accordo elettorale con il centrosinistra pavese (l’allora Unione-Gad), Rifondazione aveva chiesto garanzie circa la tutela del Parco della Vernavola. Di cemento da allora ne è colato parecchio su quel parco (uno dei più grandi parchi urbani d'Italia). Non sentendosi il partito (di cui facevo allora parte e nelle cui liste sono stata poi eletta) sufficientemente garantito, aveva presentato una Nota tecnica al Piano regolatore generale tendente a blindare la salvaguardia delle Vernavola da appetiti cementizi. La Nota era poi stata accolta dalla Giunta nel 2006 e diventata parte integrante delle norme del Piano regolatore generale, in particolare ribadendo l'articolo 22 (Parco della Vernavola), a cui si aggiungeva la nota dell’articolo 36bis che non permette di costruire all’interno del parco nemmeno quando la perequazione avvenga all’interno del parco stesso. Per chiarezza e completezza di informazioni riportiamo di seguito l’articolo 36bis, l’articolo 22 e l’articolo 23 (Parco Visconteo) del Prg, ma occorre tener presenti anche i vincoli idrogeologici (fonti, fontanili, rogge ecc.) che insistono in vaste aree del parco imposti dalla Legge Galasso. In particolare, si indica al di là di ogni ragionevole dubbio che il diritto di costruire acquisito dai proprietari di aree all’interno del parco della Vernavola debba essere agito FUORI dal parco. Chiaro? Sì, e lo sarebbe per tutti. Il 19 ottobre 2009, il Consiglio comunale delibera la possibilità di costruire due lotti con palazzine (2) e villette (18) (da delibera consiliare) per un totale di circa 40mila mq nell’area della Green-Way compresa tra Mirabello e Montemaino. È una zona compresa entro i limiti del Parco della Vernavola, Parco del Ticino e Parco Visconteo. I proprietari cedono al Comune circa 33mila mq – in quel luogo – per verde pubblico. In quella delibera è precisamente scritto: «Adozione della proposta di piano attuativo “Sulla Greenway” in località Mirabello-Montemaino. Articolo 36bis “Aree per servizi-parchi e verde attrezzato” delle Nta del Prg vigente» […] «le aree interessate alla proposta di piano attuativo hanno destinazione «Aree per servizi – Parchi e verde attrezzato (articolo 36bis delle Norme di attuazione), zone interne al perimetro del “Parco della Vernavola” (art. 22 delle Norme di attuazione)». Cosa c'è scritto in questi articoli? Li riporto qui in fondo.

San Giuseppe è all’orizzonte, qualche riflessione è d’obbligo sulla castità e sulle bizzarrie che comunque non la intaccano, come quelle che quotidianamente dedichiamo alla Vernavola.
«Ora, all’interno del gruppo del Partito democratico, stiamo cercando di chiedere che si costruisca davvero solo nelle aree dismesse. È chiaro che i prezzi delle case lievitano a causa dei costi di bonifica, ma non possiamo più permetterci di consumare territorio», dichiara Massimo De Paoli al quotidiano locale. Stanno chiedendo. Fino a sei mesi fa hanno deciso, ora chiedono. Hanno deciso di costruire, tramite schede urbanistiche che non passano al vaglio del Consiglio comunale, da via Olevano a via Moruzzi, dal Navigliaccio a via Abbiategrasso, dal rione Maestà alla Riso Scotti, da Fossarmato a Trovamala, dal Chiozzo al Ticino, da Via Riviera al Ticino. Ora chiedono che si costruisca solo nelle aree dismesse. Con quello che hanno permesso che si costruisse, dovrebbero chiedere che nelle aree dismesse ancora in trattazione vengano creati solo parchi urbani, boschi urbani, orti urbani. «La scelta del Prg che, alla fine, abbiamo apprezzato anche noi ambientalisti, è stata quella della perequazione – spiega De Paoli -. Con questo sistema chi costruisce cede in cambio aree verdi pari al triplo di quella occupata. Il Comune potrà comprare tutto il parco fino a San Pietro». È sempre De Paoli a dichiarare. Sarebbe più importante dirci dove e come sono stati perequati i terreni in questi anni, se in luoghi accessibili o degni dell’aggettivo “verde”. È stato lo stesso assessore Fracassi quand'era consigliere di opposizione a lamentarsi della qualità della perequazione; sono informazioni che ci potrebbe offrire, non essendo di così semplice reperimento e interpretazione. Se il parco in questione è quello della Vernavola, qualcuno può spiegarmi che senso abbia (in generale e nello specifico) erodere terreno a parco con edifici per allargare il parco? Stiamo giocando alla rincorsa delle zolle? E se l’area verde rimasta tra Villa Eleonora e San Pietro non bastasse a compensare il costruito? E perchè De Paoli (Legambiente) usa il pluralis maiestatis? Quel che resta del parco sarà “nostro”? E quello che è stato consumato a chi è andato? È da dieci anni che la Vernavola fa gola. E da molto di più che a Pavia ci sono gli ambientalisti. I vincoli del Parco del Ticino non sono proprio tutti solo del Parco del Ticino. Le aree a verde definite dal Prg sono vincolate a verde, che lo capiscano o meno. Il parco Visconteo è una realtà, che piaccia o meno. Ci sono anche leggi nazionali che tutelano il paesaggio. Nei paraggi del Barco Certosa, sempre in area Vernavola, e soggetto ai vincoli agricoli a cui doveva sovrintendere il Comune, è stato costruito una parte della struttura di pertinenza dell’ipermercato. Perché dire che non ci sono autorità, non ci sono enti? Vorranno mica costituire un altro ente per la salvaguardia del Parco della Vernavola!? E comunque per verificare il grado di ambientalismo vigente e istituzionale attendiamo le osservazioni al Piano di Governo del Territorio. Avremmo voluto dare un’occhiata anche ai 900 emendamenti presentati dalla minoranza in Consiglio, ma non ci è proprio dato di accedervi. Come non è dato di accedere alla visione di città che destra e centrosinistra hanno. In questi anni non si è vista un’analisi sociologica degna di tal nome, un’indagine sui bisogni, sulle diseguaglianze sociali dovute ad una pianificazione dello spazio urbano quanto meno di visuale molto ristretta, definita da dirigenti di partito, assessori e presidenti di commissione consiliare. E dopo vent’anni di giunte di sinistra, Pavia è una città per le élite, per coloro che possono comprare case ricche, vivere in quartieri senza servizi pubblici, spostarsi con i Suv. Finita la Guerra fredda (nessun rimpianto), Pavia non ha saputo tristemente mantenere una rotta, una eterogeneità sociale e antropologica che avrebbe dato un senso al gusto della vita in città. Dal centro urbano popolare si è passati al centro per ricchi, dalle periferie popolari alle periferie per ricchi con il centro per i ricchi. E per i cittadini che non hanno a suo tempo, come alcuni imprenditori, contratto debiti con le banche per future costruzioni che cosa offre Cattaneo? Che spazi saranno riservati a coloro che modestamente lavorano presentando il modello 730? Si potranno costruire le capanne nei boschi vagheggiati dall’assessore Fracassi vicino alle tangenziali?

I testi a cui si fa riferimento

Lungo la Vernavola le case come funghi. E il parco non le blocca
di Carlo Gariboldi (“La Provincia Pavese”, 7 marzo 2010)
Residenza Girasole, Villa Eleonora, Villa Serafina, La Valletta. Sono solo quattro degli interventi edilizi realizzati e in via di realizzazione in quello che i pavesi chiamano il Parco della Vernavola, il parco che non esiste. Perché a differenza del Parco del Ticino qui non ci sono confini, non c’è un regolamento, né un ente gestore.«In realtà un’area vincolata esiste – spiega l’ambientalista e consigliere comunale del Pd Massimo De Paoli – è quello tracciato dal Parco del Ticino come riserva zoologica biogenetica». Questa zona è compresa tra via Folperti e via Montemaino. Il resto è area classificata come verde dal Prg. Un verde un po’ sbiadito se è possibile trasformarlo in urbanizzato, come è successo a fianco della Greenway, dopo via Montemaino verso San Genesio. La zona della Vernavola fino a pochi anni fa era sostanzialmente incontaminata, poi è passato il progetto di via Pavesi, previsto dal piano regolatore. «In qualche modo con quell’intervento si è rotto il fronte – spiega De Paoli -, perché poi si è costruito in altre zone vicino alla Vernavola. –br–Ora, all’interno del gruppo del Partito democratico, stiamo cercando di chiedere che si costruisca davvero solo nelle aree dismesse. E’ chiaro che i prezzi delle case lievitano a causa dei costi di bonifica, ma non possiamo più permetterci di consumare territorio». All’inizio di via Pavesi, vicino alla rotonda di via Mirabello, c’è un palazzo, il primo di tre che fanno parte del Residenziale Girasole. I proprietari degli appartamenti possono indossare la tuta da ginnastica e uscire di casa direttamente nel verde del parco. Lo stesso potranno fare, tra viale Lodi e viale Cremona gli abitanti di Villa Eleonora (sessantadue appartamenti già ultimati), Villa Serafina e della Valletta Molino Tre Mole. Tutti insediamenti previsti nel piano regolatore generale, tutti vicini alla Vernavola e al Vernavolino, la diramazione della roggia che scorre parallela al corso principale da via Ferrini fino a viale Cremona. Ma si potrà costruire molto altro ancora. In via Genova (al Vallone) e a fianco di Cascina Spelta, ad esempio. I costruttori lo sanno, sanno che queste sono le case di nuova edificazione più apprezzate dai pavesi con buone disponibilità economiche. Comprare un appartamento in condomini di questo tipo può costare da 2.500 a 3.300 euro al metro quadro. Il problema è la tutela della Vernavola. L’avvocato Franco Maurici, consulente di Italia Nostra è sicuro che gli strumenti ci siano già: «Sono le norme tecniche del Prg approvate dalla Regione». C’è chi dice che solo cedendo spazio alle case, all’interno del parco sarà possibile ampliarlo e renderlo più vivibile. «La scelta del prg che, alla fine, abbiamo apprezzato anche noi ambientalisti, è stata quella della perequazione – spiega De Paoli -. Con questo sistema chi costruisce cede in cambio aree verdi pari al triplo di quella occupata. Il Comune potrà comprare tutto il parco fino a San Pietro». Non è d’accordo su questa posizione il sindaco Alessandro Cattaneo: «Il nostro orientamento, sottolineato in primo luogo dall’assessore Fracassi, è che le aree verdi vanno tutelate come sistemi. Il parco della Vernavola va tutelato di più. Il nostro progetto quello di realizzare una corona verde a ridosso della tangenziale. Ne abbiamo accennato nelle bozze del pgt. Pavia ha spiccate caratteristiche naturalistiche che vanno tutelate».

Dal Piano regolatore generale, dalle Norme tecniche di attuazione
Il «territorio da non costruire» è costituito dalle aree con valenza storica, ambientale e paesaggistica:
– Parco Visconteo
– Valle della Vernavola e del Navigliaccio
– Aree agricole
– Parco agricolo del fiume Ticino

Art. 36bis – Prg, Aree destinate a parchi e verde attrezzato soggette a perequazione
[…]
La capacità edificatoria deve essere trasferita quando:
a. l’area di concentrazione dell’edificato costituisce inevitabilmente pregiudizio all’accessibilità pubblica delle aree a parchi e verde attrezzato di progetto;
nonché quando le aree risultano:
b. comprese nelle zone ZB del Parco Territoriale della Valle del Ticino in quanto aree sottoposte a vincoli ambientali e paesistici;
c. disciplinate dall’art. 22 (Parco della Vernavola) in quanto aree sottoposte a specifica normativa di riqualificazione oltre che ambientale.
[…]

Art. 22 – Prg, Parco della Vernavola
A. Definizione
1 Aree poste lungo il corso della Vernavola ad alto valore ambientale destinate ad un’operazione di complessiva riqualificazione attraverso la realizzazione di aree a verde e a parco.
B. Modificazione degli edifici esistenti
2 Gli interventi sugli edifici esistenti per usi compatibili con la destinazione del piano sono disciplinati in relazione ai gruppi di edifici di appartenenza così come precisato al precedente art. 21 comma 3 punti 1, 2, 3, 8.
Negli edifici esistenti in contrasto con la destinazione di piano sono consentiti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.
C. Modificazioni dell’assetto territoriale
3 Aree a parco pubblico
Le aree sono destinate alla riqualificazione ambientale attraverso la realizzazione di aree a parco, attrezzature sportive, opere di sistemazione delle fasce spondali.
Tali aree sono preordinate all’acquisizione diretta o all’assoggettamento all’uso pubblico da parte dell’Amministrazione secondo le modalità previste dalle vigenti leggi.
4 Aree per servizi ed attrezzature di interesse generale
Tali aree sono destinate alla realizzazione di servizi e attrezzature di interesse generale. Le modalità di intervento, i parametri urbanistici ed edilizi, e prescrizioni relative alla qualità ambientale degli interventi, saranno precisati nel progetto esecutivo del parco.
5 All’interno della Riserva Parziale Zoologica Biogenetica sono cogenti le norme del PTC del Parco del Ticino.
D. Modificazioni alle destinazioni d’uso
6 Le destinazioni d’uso sono a parco e per servizi.
Con il progetto del Parco gli edifici compresi all’interno del perimetro, anche se ricadenti in altre Aree normative, possono essere oggetto di previsioni che ne consentano l’utilizzo per attività di supporto e di servizio al Parco stesso.
E. Modalità di attuazione
7 Piano del Parco della Vernavola. I successivi singoli interventi sono attuati con progetto esecutivo di opera pubblica se eseguiti da un Ente pubblico o concessione convenzionata se realizzati da privati.
F. Classificazione dell’area
11 L’area è classificata come area a verde pubblico standards secondo il D.M. 2/4/68 n.1444.
12 Sono individuate all’interno del Parco aree di “trasformazione per servizi” i cui parametri edificatori sono contenuti nella voce “Aree di trasformazione per servizi” nell’elaborato “Schede Normative” allegate al piano urbanistico forestale.

Art. 23 – Prg, Parco Visconteo
A. Definizione
1 Aree comprese entro il perimetro dell’antico Parco Visconteo e delimitate dalle tracce delle relative mura in cui procedere alla valorizzazione delle testimonianze storiche ancora presenti e salvaguardare l’assetto territoriale.
Tali aree sono definite aree di valore storico-ambientale.
B. Modificazioni degli edifici esistenti
2 Le modificazioni degli edifici esistenti fanno riferimento alle prescrizioni riportate all’art. 21, c.3, punti B: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8. Non sono ammessi modifiche di sagoma ed ampliamenti all’involucro edilizio esistente.
C. Modificazioni dell’assetto territoriale
3 Interventi ammessi:
a) gli interventi finalizzati alla rinaturalizzazione dello stato dei luoghi;
b) interventi di tutela, di riqualificazione ambientale, anche attraverso interventi di integrazione dell’assetto vegetazionale;
c) la creazione di nuovi percorsi e valorizzazione dei percorsi storici esistenti;
d) la creazione di attrezzature e servizi finalizzati alla fruizione turistica e al presidio ambientale.
e) realizzazione di servizi pubblici da parte di Enti pubblici e opere di viabilità di interesse comunale e sovracomunale indicati nelle tavole di piano.
L’edificabilità a favore di conduttori agricoli così come definiti all’art. 12 della legge 153/1975 (art. 21 intervento C., c.6, punto 1), generata dall’applicazione dell’Indice territoriale in base alla coltura praticata (L.R. 93/80 Art. 2 comma 2) e del rapporto di copertura con riferimento alle attrezzature e infrastrutture produttive (L.R. 93/80 Art. 2 comma 3) non può essere realizzata all’interno del perimetro del parco ma in area agricola posta all’esterno del Parco Visconteo, là dove tale tipo di intervento è ammesso.
f) nuova edificazione limitatamente alle possibilità previste dall’Art. 36.
4 Parametri edilizi per la creazione di attrezzature descritte al precedente punto d):
h max: m 7,50
piani: n.2
SLP max: mq 200.
Gli interventi devono rispettare le tipologie e i materiali costruttivi riportati al precedente art. 21, c.13.
5 All’interno della Riserva Parziale Zoologica-Biogenetica sono cogenti le norme del PTC del Parco del Ticino.
D. Modificazioni alle destinazioni d'uso
6 La destinazione è agricola e per servizi.
È ammessa la destinazione a servizi, attività turistico-ricettiva.
È ammessa la destinazione residenziale per gli edifici non più utilizzati ai fini agricoli all’11.5.1996.
È consentito il permanere delle attività esistenti.
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E. Modalità attuative
7 Progetto di opera pubblica per la creazione di servizi eseguiti da parte di Enti Pubblici.
Piano del Parco per la creazione di attrezzature finalizzate alla fruizione turistica e al presidio ambientale.
Concessione Autorizzazione DIA in relazione alle modificazioni sugli edifici esistenti.
F. Classificazione dell’area 8 L'area è classificata di categoria E secondo il DM 2/4/1968, n.1444 salva la qualificazione di “ambito di specifico valore storico ambientale”.


Dal programma elettorale del Partito di Rifondazione comunista del 2005

15.3. La perequazione ed il Parco della Vernavola
Negli ultimi mesi Pavia è stata investita da un’accesissima discussione sull’uso della perequazione come strumento per l’acquisizione delle aree verdi. Rifondazione, coerentemente con la sua politica nazionale, ritiene che questo strumento, non supportato tra l’altro da puntuali presupposti normativi, non sia il più adeguato ad affrontare il problema. Se il suo uso viene generalizzato può dare vita a meccanismi di sviluppo urbanistico al di fuori di un razionale controllo pubblico. Noi ci ostiniamo a pensare che il governo del territorio non possa essere subordinato alle regole del libero mercato. Il governo del territorio è la funzione principale del libero dispiegarsi delle autonomie locali e deve garantire il raggiungimento del pubblico interesse.
Consapevoli che questa nostra visione necessita di un adeguato presupposto legislativo, riteniamo fondamentale che il nostro impegno, insieme a quello dei cittadini garantisca la salvaguardia  del Parco della Vernavola
I Parchi nella nostra città costituiscono ormai un patrimonio acquisito nella mentalità dei cittadini pavesi e questo è senz’altro frutto dell’impostazione culturale-amministrativa caratterizzante sin dagli anni ’70 le forze progressiste della nostra città. Oggi il Parco della Vernavola rappresenta un momento identitario di tutti i cittadini. Per questo occorre la massima attenzione amministrativa. Importante è stato senz’altro perimetrare il Parco, ampliandone i confini.
Il P.R.G., che noi non abbiamo condiviso, ha dato le sue risposte. La perequazione, strumento prescelto dall’amministrazione per ottenere l’acquisizione del Parco, può permettere alla città un importante passo verso la sua fruizione pubblica, a condizione che non consenta realizzazioni edificatorie in loco e che consegua la rapida realizzazione della sua acquisizione non a macchia di leopardo, ma secondo comparti omogenei, ben definiti.
Le Norme tecniche d’attuazione approvate nel novembre del 2004 non ci danno garanzia normativa sull’intangibilità del Parco. Noi proponiamo una soluzione tecnica che vada in questa direzione.

Lettera a La provincia pavese del dicembre 2004 del circolo di Rifondazione comunista di Pavia.

Dal resoconto apparso su La Provincia pavese di giovedì 3 febbraio 2005, apprendiamo informazioni che ci riguardano a noi completamente ignote, e nel merito anche estranee. Parrebbe che il P.R.C. di Pavia,” nascondendo a stento l’imbarazzo”, sosterrebbe dietro le quinte la candidatura di Piera Capitelli a Sindaco di Pavia.
Ci chiediamo da dove l’articolista abbia attinto la notizia, quali risconti abbia trovato, e quando abbia colto il nostro imbarazzo.
Poichè talvolta capita che l’eccesso di protagonismo induca le persone ad invertire i ruoli di reciproca competenza, vogliamo qui limitarci ad esercitare la funzione di cittadini che per pura passione civile si dedicano alla politica, senza vestire i panni del giornalista, ma ribadendo pubblicamente, come unica fonte di noi stessi, la posizione del P.R.C.
Il P.R.C., già da tempo, ha dimostrato nei fatti di sapersi assumere la responsabilità di portare il suo indispensabile contributo nella difficile battaglia contro il modello di società, e di governo locale, perseguito in tutt’Italia dalle destre, e articolato in individualismo, paura, xenofobia e, soprattutto, smantellamento dello stato sociale.
Sappiamo realisticamente che il nostro contributo per un progetto per il rilancio di Pavia richiede il coinvolgimento di tutte le forze di sinistra e progressiste della città.
Siamo perfettamente consapevoli delle difficoltà intrinsiche a questa operazione politica. Le semplificazioni e i pettegolezzi non ci competono; noi non scherziamo, e nemmeno ci affidiamo a incontrollabili voci di corridoio. Per questo abbiamo presentato una articolata bozza di programma elettorale che intendiamo discutere innanzitutto con la città, e con le forze politiche.
In occasione della presentazione della bozza programmatica, abbiamo illustrato la nostra proposta di osservazione alle Note Tecniche di Attuazione del PRG, non riportata nell’articolo in questione, nonostante la sua rilevanza. Con questa azione, infatti, crediamo di contribuire alla salvaguardia del Parco della Vernavola, ed introdurre limiti all’incontrollabilità dello strumento perequativo approvato dal Consiglio comunale del Novembre scorso.
Riteniamo con quella osservazione di avere fornito un contributo essenziale per il dibattito sull’urbanistica a Pavia. Ma non solo, abbiamo chiesto reiteratamente che questo dibattito uscisse dalla strumentalizzazione e dal provincialismo in cui si è chiuso, per affrontare con decisione il futuro dell’urbanistica nel nostro Paese. Abbiamo, per esempio. lanciato un grido d’allarme, raccolto per ora solo da “Italia Nostra”, sulla proposta di legge urbanistica in esame al Parlamento, che prevede l’abolizione degli standard urbanistici correnti. Anche su questo punto dobbiamo valorizzare il dibattito cittadino e conferirgli il respiro che merita.
Questo è un elemento importante del contesto in cui si colloca la nostra posizione circa il candidato sindaco. La sua scelta non ci è indifferente, tutt’altro. Ma non la vogliamo affrontare in modo personalistico, per partito preso, o come un diritto che spetta ad un particolare esponente politico, per ragioni avulse dalla sua autorevolezza. Riteniamo che il programma da un lato, e la nostra proposta di governo partecipato dall’altro, siano gli strumenti principali dell’operazione rilancio di Pavia. Per questo abbiamo già lamentato pubblicamente la difficoltà che crea, al processo di costituzione dell’alleanza elettorale, lo stallo esistente tra le principali forze politiche della maggioranza.
Consapevoli dell’oggettiva difficoltà di questa fase, non intendiamo però essere utilizzati strumentalmente per dirimere (o alimentare) conflitti non palesi che non ci riguardano. Rivendichiamo davanti alla città il nostro senso di coerente responsabilità, e chiediamo che tutti facciano la loro parte, evitando signorilmente di scaricare sul nostro partito responsabilità che non ha e non si può assumere.
Premiamo con forza perché l’attuale centrosinistra comprenda l’urgenza e la delicatezza politica del momento, completando con chiarezza la proposta di candidatura sulla quale richiedere che si esprimano i partiti dell’alleanza democratica.
Solo allora, e in stretta relazione con l’evoluzione della definizione del programma, Rifondazione esprimerà con estrema semplicità e senza alcuna ambiguità la sua posizione sulla candidatura del Sindaco.
N.B. Il dibattito interno di Rifondazione è ispirato da profonde motivazioni ideali e non si interessa del vociferare inutile. Anche qui ci misureremo sul programma ed il progetto di città.

La segreteria Circolo P.R.C. Pavia

Una Risposta to “Vernavolì Vernavolà”

  1. GGiovannetti Says:

    Perequazione a rischio da Assoedilizia

    [La decisione del Tar del Lazio di annullare la perequazione introdotta dal Prg di Roma potrebbe avere ripercussioni in tutti i Comuni che l'hanno adottata, compreso quello di Pavia che ne ha fatto uno strumento – dall'applicazione discutibilissima – di gestione della compensazione tra interesse pubblico e privato. ic]

    Il Tar del Lazio, con sentenza depositata ieri 4 febbraio 2010, ha annullato la perequazione urbanistica e finanziaria introdotta nel Piano Regolatore Generale del Comune di Roma, approvato nel 2008. Dichiarazione del presidente di Assoedilizia e vice presidente di Confedilizia avv. Achille Colombo Clerici: “È un campanello d’allarme anche per il Piano di Governo del territorio che il Comune di Milano si appresta a varare. D’altronde, anche la presenza della legge regionale Lombarda, che ammette l’introduzione, in via facoltativa, del principio perequativo negli strumenti comunali di pianificazione territoriale potrebbe non mettere al riparo dal rischio di un conflitto di attribuzione con lo Stato (trattandosi nella specie di un principio generale dell’ordinamento giuridico che non è stato oggetto di una codificazione legislativa nazionale), né dal rischio di illegittimità sul piano costituzionale. Anche perché la perequazione viene realizzata in modi diversi a seconda di quanto ritiene il singolo Comune : per ambiti di compensazione, su tutto il territorio comunale, dichiarando su tutto il territorio, ma escludendo poi aree soggette a vincoli preordinati o predefiniti. E d’altronde Assoedilizia da tempo va richiamando l’attenzione sul fatto che la perequazione non abbia a servire per attribuire una potenzialità edificatoria ad aree che non hanno alcuna vocazione edificatoria; e comunque venga concepita, anche nei suoi momenti attuativi, nella piena trasparenza e sotto il controllo pubblico, a garanzia della certezza dei diritti privati.” La questione sottoposta al giudizio del Tar del Lazio trae origine, come si ricava dai motivi del ricorso, dal fatto che “la riserva a titolo gratuito di una consistente quota parte dell’edificabilità di un’area privata a favore del Comune sarebbe palesemente illegittima per violazione dell’art. 7 della L. n. 1150/1942 e dei principi generali in materia urbanistica in relazione all’art. 42 della Costituzione.

    Ciò in quanto:
    a) il diritto a edificare continua a inerire alla proprietà; pertanto non è sufficiente far salva la misura dell’edificabilità storica, data per acquisita, e considerare invece come parzialmente acquisibile dal Comune la quota di edificabilità attribuita con il nuovo piano: se una determinata area esprime una certa edificabilità in base allo strumento urbanistico attualmente vigente, essa spetta tutta al privato secondo la legge e la Costituzione;
    b) il meccanismo adottato dal Comune è privo di copertura legislativa nazionale di carattere generale;
    c) le previsioni di cui all’art. 1, commi 258 e 259, della legge n. 244/2007, che introducono un meccanismo simile, non sono comunque applicabili, soprattutto per ragioni sostanziali di contenuto e di ambito applicativo; e ove lo fossero, andrebbero comunque considerate incostituzionali.

    Osserva il Collegio giudicante che lo strumento adottato dal Comune di Roma, con riferimento agli ambiti di compensazione, configura una forma di espressa sottrazione ai proprietari della parte maggioritaria della quota di edificabilità aggiuntiva agli stessi riconosciuta. E questo – si badi bene – non come esito di una negoziazione: la quota riservata alla mano pubblica è stabilita “a priori” dal piano, il quale dapprima la quantifica con precisione, facendo salve le indicazioni del Programma preliminare solo in senso più restrittivo, e conseguentemente stabilisce a carico dei proprietari degli Ambiti di compensazione (art. 18, comma 4 delle N.T.A.) un puntuale obbligo – una volta approvato lo strumento urbanistico esecutivo – di cedere al Comune, o a soggetti terzi dallo stesso individuati, la superficie fondiaria corrispondente alle previsioni edificatorie riservate al Comune medesimo.
    Si tratta di un meccanismo a carattere normativo, e come tale, quindi, non solamente dotato di una più diretta influenza sulla stessa sostanziale conformazione della proprietà, ma anche vincolante “ex ante”, in via generale e astratta, i soggetti dell’ordinamento, e quindi incidente direttamente e imperativamente sul contenuto del successivo eventuale accordo delle parti. Sotto questo profilo, considerando le N.T.A. del Piano come un atto normativo, il problema del rispetto non solo del principio di legalità, ma della vera e propria riserva di legge prevista dall’art. 23 della Costituzione, rimane allora ineludibile (dato che il Comune è comunque privo di poteri legislativi, anche nel sistema autonomistico disegnato dalla riforma del Titolo V della Costituzione).
    Ne consegue quindi, in conclusione, la fondatezza della censura proposta, dovendosi ritenere illegittima la previsione del contributo straordinario, attesa la carenza della necessaria base legislativa, non solo a livello statale, ma anche a livello regionale, non potendosi considerare sufficiente, a tal fine, il riferimento contenuto nell’art. 18, comma 7, della L.R. n. 21/2009 (esaminata in precedenza), che attiene alla sola materia dell’edilizia residenziale sociale. Tale profilo, che è assorbente e decisivo nel campo del diritto pubblico, impedisce di per sé di prendere in considerazione le pur pregevoli e meditate giustificazioni di rango sistematico e teleologico fatte valere dall’Avvocatura comunale in ordine alla coerenza del contributo straordinario con l’impostazione generale del piano regolatore, col metodo perequativo e con le finalità di interesse pubblico perseguite.”

    http://www.assoedilizia.com, 5 febbraio 2010

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