Con la Francia o con la Spagna purché se magna: sembra questa la filosofia che muove l'operato di chi si è fatto e continua a farsi beffe del pubblico interesse. E la questione Vernavola ne è un chiaro esempio: pensavamo di aver già dato, sopportando argomentazioni quali «la cementificazione del Parco servirà a salvare il Parco dalla cementificazione» per voce di qualche politicante in conflitto di interessi o di altri in conflitto con se stessi. Ma al peggio non c'è mai fine. E il peggio lo ha esibito l'architetto Roberto Alessio, sceso in campo in difesa dei cementificatori del Parco, annunciando (meglio dire millantando) «la cessione gratuita di grandi aree vallive» in cambio di «modeste volumetrie», precisando – e qui sta la perla – che sarà «davvero l'ultima volta».
Che uno come Alessio si spenda in tutela degli interessi dei cementificatori non deve stupire; che la discussa «scelta» di costruire in zone di alto pregio ambientale sotto tutela sia frutto di un «faticoso processo» costato il «sacrificio di qualche area», se lo dice l'architetto deve stupire ancora meno. Per lui, 20 tra palazzi e villette in pieno Parco rappresentano «modeste volumetrie»; lascio immaginare cosa ne sarebbe del nostro territorio qualora i metricubi di calcestruzzo fossero addirittura maggiori.
Non deve stupire nemmeno il pudore con cui l'architetto nega ai lettori alcune fondamentali notizie sul ruolo da lui stesso avuto nella vicenda, un ruolo per niente marginale: Alessio non dice che era a capo del serizio Urbanistica negli anni in cui la discussa pratica ha compiuto il suo ancora più discusso iter burocratico. Dopo il pensionamento anticipato nell'ottobre 2005 (con una buonuscita di 64.000 euro in pubblico denaro, aggiunta alla liquidazione), guarda il caso, lo ritroviamo progettista ben remunerato della lottizzazzione in oggetto, per conto delle signore Natalina Trabatti e Alessandra Danelli proprietarie dell'area, signore imparentate con l'allora presidente della Commissione comunale Territorio Alberto Pio Artuso. La lottizzazione – è noto – prevede una bella (secondo loro è bella) colata di cemento nel Parco a non più di 40 metri dal corso d'acqua della Vernavola, nonostante la legge Galasso – che ne impone quantomeno 150 – ignorando la legge e i regolamenti.
Alessio, Artuso e gli amici costruttori alzano i calici inneggiando alla perequazione, ovvero alla facoltà di cedere al Comune il 75 per cento di un terreno agricolo in cambio dell'iper-rivalutazione del rimanente 25 per cento. Come loro la intendono, la perequazione può rendere edificabili anche i terreni del Parco, oltre a quelli ad esso limitrofi: un business colossale solo per taluni, spacciato per pubblico interesse; un business di cui le case lungo la Vernavola sono solo un primo passo. Lo ha ammesso persino il capogruppo consiliare Pdl Sandro Bruni: creato il precedente «altri ne seguiranno». E infatti, e non a caso, al Comune è subito arrivata la richiesta di perequazione dai noti proprietari di un'area limitrofa alla centrale Enel lungo la Vigentina, non a caso a due passi dalla Vernavola. Altro cemento nel Parco.
Di fronte a un pubblico numeroso, mercoledì scorso in Santa Maria Gualtieri, Luisa Erba ha dottamente tracciato il profilo storico del Parco Visconteo, luogo di caccia e ricreazione che si estende in forma trapezoidale dal Castello di Pavia al Monumento della Certosa; una «grande sistemazione paesistico-ambientale» voluta da Gian Galeazzo Visconti nella seconda metà del Trecento: un fantastico parco di oltre 22 chilometri quadrati e cintato da un muro alto oltre due metri, al centro del quale corre la Vernavola. Insomma: un luogo meravigliso, narrato dai maggiori novellieri del tempo, e tuttavia devastato il 24 febbraio 1525 nel corso di una Battaglia tra le truppe imperiali di Carlo V e quelle del re di Francia Francesco I, ovvero la Battaglia di Pavia, l'evento che lo ha reso ancor più noto nel mondo. Lo scontro – rapido e drammaticamente sanguinario – ridisegnò gli equilibri geopolitici europei, consegnando l'Italia all'egemonia spagnola. In Santa Maria Gualtieri ne ha parlato Marco Galandra, ingegnere appassionato di storia militare nonché assessore comunale al Bilancio. A nome del Comune, Galandra si è anche scusato per lo scarso numero di sedie a disposizione. Ben altre scuse avremmo voluto da lui: scuse ai cittadini dopo il voto bipartisan che apre il parco alle betoniere; scuse per l'annunciato raddoppio della Tangenziale est, già invasiva e mal congegnata; scuse per l'imminente raddoppio dell'area commerciale intorno al Carrefour, al centro del Parco Visconteo, sopra terreni attualmente a coltivi. Il raddoppio viene ora annunciato dall'assessore all'urbanistica Fabrizio Fracassi, l'esponente della Lega Nord che, quando era all'opposizione, tuonava contro l'inutile profanazione del territorio vergine agricolo. Era ieri e sembra un secolo: vero Galandra?
Se a Bananopoli possedessero una così rilevante risorsa paesistico-ambientale nonché storica come l'antico Parco Visconteo (di cui il Parco della Vernavola è parte) alla vigilia di Expo2015 il sindaco Banana Banana ne farebbe un punto fermo – il più virtuoso – delle sue politiche di marketing territoriale.
Ma siamo in riva al Ticino e non a Bananopoli né lungo la Loira: in Francia l'estesa area dei 300 castelli è oggi splendidamente inedificabile, patrimonio dell'umanità e meta di un affollato turismo internazionale, basilare fonte di ricchezza per gli abitanti della regione. A Pavia invece – come sottolinea lo stesso Alessio – «la città ha maturato le sue scelte» e brinda alla perequazione «senza scomodare né Francia né Spagna». Purché se magna.
L'architetto
da Pavia, Giovanni Giovannetti
24 Maggio 2010 alle 10:33 |
Questa la replica dell'arch. Roberto Alessio a Giovanni Giovannetti sulla questione della Vernavola a Pavia. È legittimo per chiunque dissentire sulle scelte della pubblica Amministrazione. Come state facendo lei ed i suoi amici sul tema della «perequazione urbanistica», ma dovrebbe essere forte anche il «dovere» da parte sua di non alimentare il dibattito con attacchi «vigliacchi» alle persone, come lei sta ripetutamente facendo, per evitare in tal modo di discutere nel merito delle cose.Le falsità: è chiaro agli operatori del settore che lei, da fotografo, si ostina a sostenere delle enormi castronerie in materia di legislazione urbanistica e paesaggistica spacciandole per vere. La perequazione non l'ha inventata l'aech. Alessio, è prevista dall'art. 11- legge reg. 12/2005. La legge Galasso, da lei citata a riprova del disprezzo che il progetto «Green-Way» avrebbe per leggi e regolamenti, non introduce l'inedificabilità nella fascia di 150 mt., ma solo un vincolo paesaggistico.Le studi le normative prma di fare proclami sull'argomento, è questione di onestà intellettuale. La vigliaccheria poi la lasci da parte: secondo lei, io non potrei fare libera professione in tutta la città, per il solo fatto che ho afforntato in 30 anni, per ruolo e dovere istituzionali, questioni che hanno inciso, nel bene e nel male, sugli interessi di migliaia di cittadini proprietari di immobili in PaviaSono queste le sue regole? Io devo lavorare e continuerò a farlo con professionalità erispetto dlle regole che democraticamente la città si è data. Le sue regole appartengono solo al campo della dietrologia e rispondono solo a sue esigenze psicologiche. Continui a fare il fotografo, le riesce meglio. Io, comunque, non le risponderò più perché non stimo le persone intrinsecamente sleali come lei.(“La Provincia Pavese”, 22 maggio 2010)* * *Breve risposta ad Alessio. «Le studi le normative prma di fare proclami sull'argomento». A proposito di «onestà intellettuale». Vediamo allora cosa dicono le «normative»:Piano regolatore generale – Norme tecniche di attuazione, paragrafo A: «Il territorio “da non costruire” è costituito dalle aree con valenza storica, ambientale e paesaggistica: Parco Visconteo; valle della Vernavola e del Navigliaccio; aree agricole; Parco agricolo fiume Ticino»;Prg – Art. 36 bis, comma 4 delle Norme tecniche di attuazione: «La capacita edificatoria deve essere trasferita quando le aree risultano: […] c – disciplinate dall'art. 22 (Parco della Vernavola) in quanto aree sottoposte a specifica normativa di riqualificazione oltre che ambientale» Legge Galasso: «Sono sottoposti a vincolo paesaggistico ai sensi della legge 29-6-1939, n. 1497:[…] c – i fiumi, i torrenti ed i corsi d'acqua iscritti negli elenchi di cui al testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con Regio decreto 11-12-1933, n. 1775, e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna». Nell'elenco delle acque pubbliche della Regione Lombardia, il corso d'acqua della Vernavola figura iscritto al n. 149. «Semplice» vincolo paesaggistico?Caro Alessio, si dia alla fotografia, che indiscutibilmente «le riesce meglio».G. G.
24 Maggio 2010 alle 10:41 |
In due lettere pubblicate da “La Provincia Pavese” del 12 e del 22 Maggio, l’arch. Roberto Alessio racconta a modo suo la vicenda del Parco della Vernavola nel quadro del Piano Regolatore Generale (PRG) di Pavia del 2003, tuttora vigente, e se la prende con chi nelle scorse settimane si è espresso contro il Piano Attuativo “Sulla Greenway” (delibere del Consiglio Comunale n. 23 del 19.10.2009 e n. 12 del 19.4.2010).Colpisce la scarsa considerazione o visione minimalista che l’ architetto, già dirigente comunale, ha della legge Galasso (8.8.1985, n.431). Essa all’art. 1 dice che sono sottoposti a vincolo paesaggistico «i corsi d’ acqua iscritti negli elenchi […] e le relative sponde per una fascia di 150 m ciascuna». Dal 1985 il paesaggio della Vernavola dovrebbe dunque essere stato protetto: il Comune di Pavia, quando ha autorizzato il sorgere di nuove costruzioni vicino alla Vernavola, ha violato la legge nazionale. Egli non dice, ma va detto, che la Vernavola è stata iscritta con il n. 149 nell’elenco dei corsi di acque pubbliche della Regione Lombardia (Deliberazione Giunta regionale 1.8.2003, n. 7/13950, Allegato A, vedi B.U.R.L. 28.8.2003, 2° Supplemento Straordinario). Pertanto non basta una semplice autorizzazione della Commissione Paesaggistica del Comune per consentire costruzioni in deroga alla legge Galasso: la deroga dovrebbe essere motivata da ragioni che abbiano un valore paesaggistico e autorizzata dalla Regione e dal Ministero dei Beni Culturali.Per quanto attiene al meccanismo della cosiddetta “perequazione”, l’arch. Alessio farebbe cosa utile se potesse spiegare al pubblico dove siano nel territorio comunale «i 1.400.000 metri quadrati di aree private già attrezzate, piantumate e frequentabili» diventati pubblici in 5 anni grazie alla perequazione, forse mentre egli era dirigente del Comune. Se egli fosse in grado di fornirne le planimetrie, si vedrebbe se tali aree siano o non siano in relazione con la Vernavola.Resta comunque evidente che altre ville, strade e cemento nel Parco della Vernavola, cioè nel centro di quello che dal 1360 al 1525 era il Parco Visconteo, non servono. La gente di Pavia non sa cosa farsene. Altro cemento su prati verdi non occorre. Per la tutela del paesaggio pavese, può valere lo sguardo di un buon fotografo. I progetti di nuove costruzioni possono essere un danno.Le due delibere del Consiglio Comunale sono state un grosso errore. Se proprio si vogliono nuove case, si facciano piuttosto nelle aree industriali dismesse.GianCarlo Invernizzi
26 Maggio 2010 alle 20:47 |
Come è noto la vicenda Vernavola si è compiuta il 19 aprile con la delibera del Consiglio comunale che, nel totale disprezzo delle leggi vigenti, ha confermato l'edificabilità nel Parco, a pochi metri dal corso d'acqua, di 18 villette e 2 palazzine.Maggioranza schiacciante, accordi bi-partisan, due soli voti contrari (Ferloni per Insieme per Pavia, Vigna per l'Italia dei Valori); inascoltato l'appello di Mino Milani a non votare «turandosi il naso», ma secondo coscienza: Facciotto (PDL) per esempio ha manifestato in Consiglio forti perplessità ma, "redarguito", ha fatto dietro-front, e Irianni (PDL) ha addirittura affermato: «Ho votato a favore perché dovevo. Ma se il Tar fermasse le case alla Vernavola sarei contento»: «Coraggiosa presa di posizione!», direbbe Milani. Eclatante l'incoerenza dell'Assessore all'Urbanistica Fracassi che ora difende, trincerandosi dietro ragioni tecniche infondate, questo stesso progetto che attaccava duramente quando era all’opposizione. Dove sono la loro coscienza civica e onestà intellettuale? Questi comportamenti contraddittori ci disgustano profondamente e ci indignano perché dimostrano che ai nostri amministratori stanno ben più a cuore gli interessi, in questo caso anche illeciti, dei privati, piuttosto che quelli della collettività. Tanto più che l'attuale Amministrazione spaccia per ineluttabile una decisione che tale non era, facendo credere che questa operazione, ereditata dalla precedente giunta di centrosinistra, non poteva essere fermata pena il rischio di azioni legali dei privati proponenti. È vero, invece, il contrario: il progetto doveva essere respinto perché illegittimo in quanto incompatibile con la normativa vigente che tutela l'integrità del Parco della Vernavola, come conferma il parere legale datato 1/10/2009, ufficialmente richiesto e acquisito dall'amministrazione comunale che, con articolata analisi giuridica, nega inequivocabilmente che nella fattispecie i privati abbiano un legittimo diritto a edificare (e quindi a chiedere un risarcimento); e il richiamo alla Sentenza del Consiglio di Stato, Sezione IV, 1/6/1992 n. 573 non lascia dubbi. I consiglieri Ferloni e Vigna hanno letto il parere legale integralmente e hanno responsabilmente votato contro questo scempio.La battaglia si sposta necessariamente sul piano giuridico, con un esposto già in Procura e, prossimamente, un ricorso al TAR, affinché la legalità prevalga sull'arroganza del potere.Massimo AurelioEleonora Scola