di Giovanni Giovannetti
Nessun dissequestro dei beni per Carlo Chiriaco (più di trenta immobili e dieci conti correnti: niente male per uno che vive con lo stipendio di dirigente Asl). Anzi, l'Ordinanza del Tribunale del riesame rincara la dose, rimarcando l'«inquinamento dei risultati delle elezioni regionali» a vantaggio delle cosche, cosi come alle Comunali di Pavia nel 2009, quando Chiriaco «si è posto come mediatore tra il mondo politico pavese e alti esponenti della 'Ndrangeta».
Nel pieno dell'estate più tormentata della recente storia pavese, mentre la Procura antimafia lavorava a ricostruire «la rete di favoritismi, corruttele, abusi, falsi commessi da Chiriaco» e a verificare «il grado di infiltrazione della 'Ndrangheta nella vita democratica pavese», il sindaco Pupo era in vacanza tra l'Ecuador e le isole Galapagos.
Non smetteremo di stupirci. Due mesi fa, nel corso dell'affollato Consiglio comunale dopo la retata del 13 luglio, il nervosissimo Presidente Raffaele Sgotto aveva minacciato la galera per chi, tra il pubblico, manifestava con più vivacità la sua indignazione: al suo fianco, gli assessori Pietro Trivi (l'avvocato compravoti di Chiriaco), Luigi Greco (in affari con Chiriaco) e Antonio Bobbio Pallavicini (nella Locride con il capo della 'Ndrangheta Pino Neri). Tra i consiglieri lo ascoltava Dante Labate, l'amico di famiglia del capo della 'Ndrangheta, in affari con sua moglie nell'immobiliare Vittoria. Forse in aula c'era anche il fantomatico Peppino – chi può negarlo? – a cui l'ex direttore sanitario dell'Asl pavese nell'agosto 2009 aveva confidato la necessità di «costruire un centro di potere» a Pavia.
Per fortuna – come ha affermato il capogruppo Pdl Sandro Bruni – «questo è il miglior Consiglio comunale degli ultimi anni» composto da persone consapevoli «che il lavoro o lo si fa insieme, o altrimenti si perde tutti insieme». Insieme a chi? Al capo della "locale" pavese Francesco Bertucca? A Chiriaco? A Neri?
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