prima parte
Analisi e glossario essenziale
La parola all'accusa: le analisi e i commenti contenuti nella “Richiesta per l'applicazione delle misure cautelari” stilata dalla Procura antimafia (Ilda Bocassini, Alessandra Dolci, Paolo Storari, Salvatore Bellomo) al termine della più grande inchiesta sulla 'Ndrangheta mai vista in questo Paese.
A pag. 22 i magistrati tratteggiano il profilo criminale dei «capi e organizzatori» arrestati appartenenti alla Locale di Pavia: «Neri Giuseppe riceve incarico da parte dei vertici della 'Ndrangheta calabrese di costituire una “camera di controllo” che organizzasse i locali della Lombardia nella fase successiva all’omicidio Novella […] indica propri candidati in occasione delle competizioni amministrative; entra in rapporto con esponenti politici regionali e locali sia direttamente sia attraverso l’intermediazione di Carlo Chiriaco; si propone per il reinvestimento di capitali di origine illecita – Chiriaco Carlo: direttore sanitario della Asl di Pavia; costituisce elemento di raccordo tra alti esponenti della 'Ndrangheta lombarda (in particolare Neri e Barranca Cosimo) e alcuni esponenti politici; favorisce gli interessi economici della 'Ndrangheta garantendo appalti pubblici e proponendo varie iniziative immobiliari; si presta a riciclare denaro provento di attività illecite degli associati; procura voti della 'Ndrangheta a favore di candidati in occasione di competizioni elettorali comunali e regionali; fornisce protezione a imprese amiche e compie atti di ritorsione nei confronti di imprese “nemiche”; si mette a disposizione per ogni esigenza sanitaria degli esponenti della 'ndrangheta e dei loro familiari – Coluccio Rocco: partecipa alla fase organizzativa del summit di Paderno Dugnano del 31 ottobre 2009 promuovendo e partecipando a summit con vari affiliati de La Lombardia, come uomo di fiducia di Neri Giuseppe è indicato come possibile componente della “camera di controllo” unitamente a Panetta Pietro Francesco, Mandalari Vincenzo e Lucà Nicola – Bertucca Francesco: nel ruolo di direzione e capo della locale con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni, delle strategie; si incontra con Novella Carmelo [ai vertici della 'Ndrangheta in Lombardia, ucciso da due sicari a San Vittore Olona il 14 luglio 2008] richiedendo un suo intervento finalizzato a porre termine a un tentativo di scissione dal locale di Pavia da parte di alcuni affiliati che unitamente a Brancatrisano Pietro, Gattellari Giovanni e Scriva Biagio, intendeva creare un nuovo locale a Voghera».
Secondo i magistrati «In 11 anni poco o nulla è cambiato»: il summit di Paderno Dugnano ripropone «i medesimi personaggi, i medesimi luoghi di ritrovo, la stessa simbologia, terminologia, doti, cariche» di quello tenuto a Novate Milanese il 30 maggio 1998, subito dopo il sequestro di Alessandra Sgarella, «e ciò a testimonianza di una sostanziale continuità della 'Ndrangheta, sempre legata alla tradizione ma capace di cogliere le trasformazioni sociali e di adattarsi alle nuove realtà locali».
Già una relazione della Corte di Cassazione lamentava che «il concetto di 'Ndrangheta, largamente diffuso sul piano sociologico, non ha invece trovato un riscontro altrettanto diffuso in sede giudiziaria». Fino ad ora «la giurisprudenza aveva riconosciuto la qualifica di associazione di tipo mafioso alle singole cosche piuttosto che alla 'Ndrangheta intesa come organizzazione unitaria».
Una lacuna in parte colmata dall'indagine in corso: «541 utenze telefoniche sottoposte a controllo; 1.494.604 conversazioni ascoltate; 63.840 ore di videoriprese; 25 servizi di osservazione; 25.000 ore di conversazioni telefoniche e 20.000 ore di conversazioni ambientali ascoltate; 35 localizzazioni satellitari; circa 50 militari che hanno operato in via continuativa sulla presente indagine, con servizi notturni e diurni. Si tratta di un lavoro eccezionale, che fornisce un bagaglio informativo che non si esaurisce nella presente richiesta ma fornirà il supporto per successive indagini mirate su singoli aspetti rimasti fino ad oggi in ombra».
Pur operando in sostanziale autonomia, «gli esiti investigativi dei procedimenti milanesi e calabresi sono approdati alle medesime conclusioni, a ulteriore conforto della bontà e veridicità dei risultati raggiunti»: la 'Ndrangheta non può più «essere vista e analizzata semplicemente come un’insieme di 'ndrine, tra di loro scoordinate e scollegate e i cui componenti di vertice si incontranouna tantum per passare insieme momenti conviviali di vario genere. Tale visione non solo non corrisponde a quello che è emerso dalla presente indagine e da quella di Reggio Calabria, ma genera un grave rischio: una visione parcellizzata della 'Ndrangheta non consente di valutarne i legami con il mondo istituzionale, imprenditoriale, così come sono emersi dalla presente indagine: è certamente più difficile apprezzare il capitale sociale mafioso se si continua a ragionare in termini atomistici; quando invece si analizzano i rapporti tra i capi Locale, si “assiste” alle riunioni della Lombardia, si acquista consapevolezza di una figura come Chiriaco, si è in grado di “vedere” come la 'Ndrangheta sia costituita da una vera e propria rete di rapporti, dove le “relazioni sociali” di un componente ridondano a favore di tutta la struttura. In termini più espliciti: se non si analizza il fenomeno nella sua struttura unitaria non si potrà capire appieno la “pericolosità” di un Chiriaco che ha rapporti con Barranca e Neri, i quali poi “trascinano con sé” (per raccogliere voti) Panetta e Mandalari, i quali poi a loro volta hanno rapporti (attestati dalle riunioni della Lombardia come monitorate dai Carabinieri) con numerosi altri capi locale».
Come affermano gli inquirenti, «la 'Ndrangheta in Lombardia si è diffusa non attraverso un modello di imitazione, nel quale gruppi delinquenziali autoctoni riproducono modelli di azione dei gruppi mafiosi, ma attraverso un vero e proprio fenomeno di colonizzazione, cioè di espansione su di un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafioso in Lombardia. Qui la 'Ndrangheta ha “messo radici”, divenendo col tempo un’associazione dotata di un certo grado di indipendenza dalla “casa madre”, con la quale però comunque continua ad intrattenere rapporti molto stretti». Come dimostrano le carte dell'inchiesta, la ‘Ndrangheta è «largamente presente e attiva in Lombardia, sia in termini di attività sia come numero di associati, realizzando un penetrante controllo del territorio che mai avrebbe potuto essere svelato senza l’efficace attività investigativa. Le riunioni sono distinte in due categorie fondamentali: riunioni de “La Lombardia”, cui partecipano i capi locale e altri esponenti di rilievo della 'Ndrangheta e le riunioni delle singole “locali”, che vedono l’incontro tra soggetti che operano nella medesima struttura locale».
Insomma, a Pavia e in Lombardia «si è riprodotta una struttura criminale che non consiste in una serie di sogg
etti che hanno semplicemente iniziato a commettere reati in territorio lombardo. […] Gli indagati operano secondo tradizioni di 'Ndrangheta: linguaggi, riti, doti, tipologia di reati sono tipici della criminalità della terra d’origine e sono stati trapiantati in Lombardia dove la 'ndrangheta si è trasferita con il proprio bagaglio di violenza».
Le indagini hanno consentito di accertare che «in Lombardia risultano operare (ma certamente il dato è per difetto) le seguenti locali: Milano, Cormano, Bollate, Bresso, Corsico, Legnano, Limbiate, Solaro, Piotello, Rho, Pavia, Canzo, Mariano Comense, Erba, Desio e Seregno.
Certamente sono presenti altre locali (come attesta Minasi in una conversazione del 13 giugno 2008, “Qua siamo venti locali, siamo cinquecento uomini”) che però non sono oggetto della presente richiesta».
Un paragrafo è dedicato agli episodi di intimidazione: «un quadro inquietante, costituito da un imponente numero di fatti intimidatori, tutti caratterizzati dall’omertà delle vittime (che sempre hanno dichiarato di non avere sospetti su nessuno e di non aver mai ricevuto pressioni o minacce di alcun tipo), dal fatto che ad essere colpite sono state quasi sempre cose e mai persone (salvo che per l’usura), e dalla tendenziale non elevata intensità dell’atto intimidatorio. Per dare solo un’idea, sono emersi più di 130 incendi dolosi per lo più ai danni di strutture imprenditoriali e oltre 70 episodi intimidatori commessi con armi, munizioni e in alcuni casi esplosivi. I fatti delittuosi, alcuni dei quali rimasti a carico di ignoti, testimoniano la condizione di assoggettamento e omertà generata dal sodalizio, del pervasivo controllo del territorio operato dalle locali, dell’esteriorizzazione del metodo mafioso, della correlativa diminuzione degli spazi di libertà per gli operatori economici vittima di ogni genere di intimidazione mafiosa, dalla richiesta di pizzo per la protezione a forme di estorsione connesse all’usura. Significativo il fatto che la totalità degli episodi intimidatori (sia quelli dove si è risaliti a precise responsabilità, sia quelli dove gli autori sono rimasti ignoti) sono caratterizzati da una circostanza comune: le vittime, in sede di denuncia, riferiscono quasi sempre di non aver mai subito minacce o intimidazioni, e ciò è dovuto a paura. In questi casi i commercianti preferiscono assicurarsi e sopportare i costi dell’illegalità subita piuttosto che mettersi dalla parte dello Stato con una denuncia, che può essere foriera di guai peggiori».
Le periodiche riunioni, i riti di affiliazione, la costante permanenza del vincolo di adesione dà ai membri la certezza di poter contare sull'aiuto del singolo o del gruppo, alimentando altresì «un forte senso di appartenenza, di protezione, audacia, impunità, assistenza […] Il rituale indebolisce le aspettative razionali. I mafiosi che diventano traditori lamentano invariabilmente di essere destinati a morire».
L'inchiesta si sofferma sulle relazioni politiche e sociali della 'Ndrangheta: «alcuni appartenenti all’associazione mafiosa cercano e ottengono rapporti con il mondo imprenditoriale, politico, con esponenti della pubblica amministrazione. Del resto, ciò che distingue la criminalità comune dalla criminalità mafiosa è la capacità di quest’ultima di fare sistema, di creare un medesimo blocco sociale con esponenti della classe dirigente locale, di creare rapporti tra le classi sociali, di costruire rapporti di reciproca convenienza. Si tratta di legami strumentali, poco stabili, privi contenuto affettivo (a differenza dei legami che si instaurano tra gli appartenenti all’associazione), ma che creano obbligazioni reciproche estremamente vincolanti. Tali rapporti si possono ricondurre alla nozione di “amicizia strumentale” caratterizzata da scambio di risorse tra “gli amici”, continuità nello scambio e dalla natura aperta di tale amicizia, nel senso che ciascuno degli amici agisce come “ponte” per altri “amici”. […] I mafiosi hanno interesse a instaurare questi rapporti in quanto consente loro di aumentare il proprio capitale sociale (e di conseguenza anche quello dell’associazione); di entrare a far parte della rete di rapporti del soggetto, con ulteriore incremento della rete di rapporti; di porsi come punto di raccordo tra le reti di rapporti facenti capo ai vari individui con cui entrano in contatto, esercitando una sorta di mediazione tra ambienti sociali».
Tipico esempio di questa capacità della 'Ndrangheta di tessere relazioni è il suo “incontro” con la massoneria. In una intercettazione ambientale del 18 settembre 2009 tra Pino Neri e Antonio Dieni, Neri afferma a chiare lettere di far parte della massoneria e in particolare di una loggia segreta, l’Ordine dei Cavalieri di Cipro: «Risulta chiaro come in questo contesto può risultare estremamente preoccupante l’ingresso di Pino Neri nella massoneria: la capacità di fare sistema da parte dell’associazione risulta notevolmente potenziata nell’ambito massonico; come ampiamente rilevato nelle indagini, l’ingresso nelle logge massoniche costituisce il momento di collegamento con ceti sociali in grado di fornire sbocchi per investimenti imprenditoriali, coperture a vari livelli, con conseguente integrazione della 'Ndrangheta nella società civile e abbandono di un atteggiamento di contrapposizione nei confronti di quest’ultima: in altri termini il rapporto tra 'Ndrangheta e massoneria, costituisce un momento in cui il sodalizio criminoso passa da corpo separato a componente della società, e pertanto più pericoloso in quanto in grado di mimetizzarsi».
Sono le stesse drammatiche conclusioni esposte in una relazione della Commissione parlamentare antimafia (19 febbraio 2008): «La 'Ndrangheta, da corpo separato, si trasforma in componente della società civile, in potente lobby economica, imprenditoriale, politica, elettorale. Da allora diventa l’interlocutore imprescindibile, il convitato di pietra di ogni affare, investimento, programma di opere pubbliche avviato sia a livello regionale che centrale, ma anche di ogni consultazione elettorale, amministrativa e politica […] Con questa forza la 'drangheta ha sempre cercato, quando ne ha avuto l’opportunità, di valicare l’area del proprio insediamento. Il suo essere locale non è mai stato considerato una gabbia o una limitazione al proprio agire mafioso, ma ha invece rappresentato una pedana di lancio verso altri territori – geografici, economici e sociali – nei quali stabilire relazioni e in cui sviluppare nuove attività criminali».
'Ndrangheta. Glossario essenziale
Attivare
Un affiliato può essere anche “non attivo” cioè non partecipare direttamente alle attività criminali, rimanendo comunque a disposizione per le necessità generali dell’organizzazione.
Capo locale
Detto anche capo bastone, è il responsabile della Locale, di cui decide autonomamente le modalità operative. Il capo Locale indice le riunioni, decide su affiliazioni e promozioni, dirime i contrasti tra affiliati e, cosa più importante, dirige l’attività criminale all’interno del “territorio” di sua competenza.
Capo società
È il “braccio destro” del capo Locale e ne condivide problemi e deci
sioni. A volte lo sostituisce.
Fermo
Un affiliato è “fermo” (o “posato”) quando per una grave mancanza, prima che se ne valuti la condotta è posto in “attesa” all’interno dell’organizzazione. Il “fermato” non può partecipare alle attività dell’organizzazione nonché alle riunioni rituali.
Licenziare
Sanzione a carico di chi compie atti di notevole gravità. Consiste nell’eliminazione fisica del trasgressore.
Locale
È la struttura territoriale piramidale di base (il primo livello) in cui una o più 'ndrine organizzano la loro attività criminale. La Locale può avere competenza su una porzione o sull’intero territorio di uno o di più comuni, o su uno o più quartieri di grandi città. In Lombardia, le Locali sono state formate dall’aggregazione di 'ndrine distaccate sul modello organizzativo delle Locali-madri calabresi, articolate nei diversi piani di “minore” e “maggiore”, sovrapposti l'uno all'altro.
Mastro di giornata
È il portavoce del “capo”. Dal Mastro di giornata gli affiliati ricevono disposizioni. Aggiorna il capo sulle “attività” della Locale.
Mastro generale
È una carica riferita alla struttura territoriale di secondo livello come appunto la “Lombardia”. Ha lo stesso compito del Mastro di giornata dal quale si differenzia principalmente poiché si rivolge ai responsabili delle locali appartenenti alla struttura di secondo livello.
'ndrina
Più persone per la maggior parte legate da vincoli di sangue e di parentela dediti all’attività delinquenziale su un determinato territorio. Come sinonimi di 'ndrina sono spesso utilizzati i termini “cosca” e “famiglia”.
'ndrina distaccata
L’organizzazione dell’attività criminale di più accoscati in un territorio diverso da quello sul quale opera la ’ndrina –madre. La 'ndrina distaccata, pur acquisendo un’autonomia nella gestione delle attività delinquenziali, rimane fortemente legata alla 'ndrina di appartenenza.
Provincia
Organismo di vertice della 'Ndrangheta (terzo livello), ha la funzione di comando e controllo territoriali, dirime le controversie fra le famiglie e previene nuovi conflitti. La “Provincia” detiene il “comando operativo” sia strategico che economico.
Rimpiazzo
È l’atto di iniziazione alla ‘Ndrangheta. Il rimpiazzo prevede uno specifico rituale a volte indicato come “battezzo” o “ taglio della coda”.
Tragedia, Macchia d'onore, infamità
Sono le tre gravi mancanze in relazione alla condotta dell’affiliato per le quali nelle forme più gravi è prevista l’espulsione dall’organizzazione nonché l’eliminazione fisica dell’affiliato. Le stesse vengono unitamente trattate insieme in ragione sia della loro particolare affinità di significato sia perché gli indagati, nel riferirsi alla medesima circostanza, fanno congiuntamente ad esse riferimento. Per tragedia si intende l’attività di un 'ndranghetista che, per fini personali, si comporta in modo da far ricadere le proprie colpe sugli altri affiliati o a causa del suo comportamento determinare faide interne o guerre con altri clan. Per macchia d’onore si intende una condotta posta in essere dall’affiliato o da uno dei congiunti, che causa come conseguenza la perdita dell’onorabilità personale dell’affiliato, tanto da essere ritenuto indegno di continuare a far parte dell’organizzazione. Nell’infamità, l’affiliato tradisce e rinnega i principi fondamentali su cui si basa l’organizzazione criminale, viene meno al patto di fratellanza non aiutando ovvero denunciando i propri compagni, e al vincolo di omertà svelando funzionamento e dinamiche dell’organizzazione.
Trascuranza
Indica una mancanza di poco conto nella condotta di un affiliato.
Valigetta
Detta anche “bacinella” o “baciletta”, rappresenta la cassa comune della Locale, con i proventi delle attività illecite. Una parte di questi introiti sono destinati alle spese legali e al mantenimento dei familiari degli affiliati detenuti.
16 settembre 2010 alle 22:24 |
I magistrati affermano che «Neri Giuseppe riceve incarico da parte dei vertici della 'Ndrangheta calabrese di costituire una “camera di controllo” che organizzasse i locali della Lombardia nella fase successiva all’omicidio Novella […] indica propri candidati in occasione delle competizioni amministrative; entra in rapporto con esponenti politici regionali e locali sia direttamente sia attraverso l’intermediazione di Carlo Chiriaco;Chiriaco Carlo: direttore sanitario della Asl di Pavia; costituisce elemento di raccordo tra alti esponenti della 'Ndrangheta lombarda (in particolare Neri e Barranca Cosimo) e alcuni esponenti politici; procura voti della 'Ndrangheta a favore di candidati in occasione di competizioni elettorali comunali e regionali.Questo è quello cHe dicono i magistrati. Ma a favore di quali candidati in occasione di competizioni elettorali comunali )il riferimento a Pavia è evidente) Chiriaco ha procurato voti? E se quello che dicono i magistrati è vero, come mai questi candisati indicati dalla mafia non sono stati accusati di collusione con la mafia? Tutto ciò mi sembra davvero inspiegabile,
17 settembre 2010 alle 07:02 |
è da tempo che si parla di una "seconda infornata" di avvisi di garanzia…ma tutto tace…bah…