«I facinorosi della classe media»: così venivano definiti i mafiosi nell’inchiesta che l’on. Franchetti condusse nel 1876 sulla mafia siciliana. È una immagine ben diversa da quella suscitata dai “barbari”, ma molto più consona all’attualità criminale 'ndranghetista. Esigere il presente e il futuro liberi dalla 'Ndrangheta è un diritto che si acquisisce con un immane sforzo, un grande rischio, molta lucidità e lontani dall’ipocrisia. Dev’essere però un impegno collettivo e individuale insieme. Serve riflettere, per esempio, su di una verità che potrebbe fare molto male, ma che diventa ineludibile. Dall’inchiesta di Ilda Boccassini su Pavia risulta che i presunti 'ndranghetisti pavesi, arrestati o indagati, appartenevano alle professioni alte, erano laureati e molto benestanti. In virtù di questi requisiti, si sono costruiti una fitta rete locale di relazioni che ha permesso loro di riciclarsi, se già coinvolti in inchieste di mafia come per Pino Neri, o di dissimulare al meglio i contatti o l’appartenenza all’apparato clandestino e affaristico mafioso che gli inquirenti imputano loro. Chi si immaginava fino al 13 luglio una 'Ndrangheta pullulante di analfabeti violenti e rozzi si dovrà ricredere, pena la totale inefficacia di qualsivoglia percorso antimafioso. È un aspetto ostico e drammatico al contempo. Richiama, infatti, la responsabilizzazione di interi settori economico sociali e culturali finora esentati dal porsi il problema. Se non lo faranno, però, ben poco potranno chiedere alla politica, abilissima nel recepire la qualità dei messaggi che provengono dall’elettorato forte e dai tradizionali gruppi di pressione. Lo dovranno fare gli Ordini professionali e imprenditoriali, le Istituzioni culturali, quelle del credito e del commercio, i Circoli esclusivi, i Club e le lobby; lo dovranno fare l’Università e le eccellenze. Nessuno può chiamarsi fuori. La 'Ndrangheta ha sfruttato meglio di chiunque altro le opportunità offerte dal sapere specialistico e tecnico, dalla finanza passiva, dal capitalismo senza regole, dalla tendenza imperante all’arricchimento facile, dalle nostre debolezze come quella del gioco o quella per la cocaina, dalla politica trasformatasi in mezzo per soddisfare ambizioni di status e desiderata personali. La mancanza di etica e di una forte autocoscienza individuale e collettiva, che porta a non interrogarsi mai sulla natura del benessere e i risvolti oscuri degli stili di vita, potrebbero lentamente, ma inesorabilmente, portarci verso la devastazione della struttura sociale ed economica locale; eventualità che i nostri figli non si meritano, ma che un giorno potrebbero a ragione imputarci. Come per la politica il non porsi il problema della qualità del consenso potrebbe portare alla morte della vita civile e democratica per tutti. Boccassini e il Gip che ha accolto le sue richieste sono stati molto chiari nell’ordinanza di arresto per i quattro professionisti pavesi laddove hanno scritto come dalle inchieste fosse emerso un vero e proprio pericolo per la tenuta della democrazia pavese. I Magistrati sono stati espliciti anche su di un altro punto: la 'Ndrangheta avrebbe trovato nella Massoneria una modalità alta di inserimento nel contesto imprenditoriale locale e nella società civile. Fa male leggere quelle parole, ma potrebbe fare molto peggio ignorarle. Sono state scritte, nessuno potrà dire un giorno di non aver saputo.
* Circolo Pasolini, Pavia
Rispondi