ultima parte
Wojciech Jaruzelski (1923) «Lo Stato di guerra fu inevitabile, era il male minore. Non fu un colpo di Stato, perché io ero il primo ministro legalmente riconosciuto anche dalla comunità internazionale e la Costituzione mi consentiva di ricorrere all’intervento militare per fronteggiare una situazione che si faceva ogni giorno più grave. L’ Unione Sovietica ci aveva tagliato il 50 per cento delle forniture di gas e il 70 per cento del petrolio, e minacciava il blocco totale a partire dal gennaio 1982. Ci avrebbero affamati. Insomma, una vera catastrofe, aggravata dagli aumenti salariali e dal contemporaneo calo di 18 punti della produzione industriale.
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Da oltre un anno si erano intensificate le manovre militari del Patto di Varsavia lungo i nostri confini. Oggi sappiamo che già un anno prima a Mosca c’era un articolato piano di invasione della Polonia, ipotesi per noi inaccettabile. Un rischio concreto, nonostante il contemporaneo impegno dell’Armata rossa in Afghanistan, nonostante la crisi economica e tecnologica, campo nel quale la Russia ormai da tempo era stata surclassata dagli Stati Uniti.
Allora decidemmo di fare da soli, per evitare una nuova Ungheria o una nuova Cecoslovacchia, a noi e a loro. Oggi penso che lo stato di guerra del dicembre 1981 abbia evitato una pericolosissima reazione a catena assai più traumatica, che avrebbe aggravato il conflitto tra i due blocchi.
Venti anni dopo, il nostro mondo è radicalmente cambiato grazie alla spinta propulsiva di Solidarność, ormai esaurita, e grazie a chi ha saputo governare la transizione democratica degli anni Ottanta e Novanta».
(fine)
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