Riso amaro

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Scotti, Energia pulita?
Le prime notizie e un commento di Irene Campari *

Riso Scotti Energia, arresti per traffico illecito di rifiuti. Inceneritore sequestrato. Dieci gli arresti di cui sette in provincia di Pavia dove ci sono anche dodici indagati. Le ordinanze di custodia cautelare sono state notificate al presidente della società Giorgio Radice e all'amministratore delegato e responsabile dell'impianto Giorgio Francescone. Nell'inceneritore, secondo l'inchiesta, sarebbero finiti materiali diversi da quelli autorizzati. La struttura è stata sequestrata.

Da “La Provincia Pavese” online  Dieci arresti sono scattati questa mattina, intorno alle 7, in relazione all'inchiesta avviata tempo fa sull'inceneritore della Riso Scotti Energia. Le ordinanza di custodia cautelare sono state notificate all'attuale presidente della società Giorgio Radice e all'amministratore delegato e responsabile dell'impianto Giorgio Francescone. L'accusa è di traffico illecito di rifiuti. L'impianto di coincenerimento è stato sequestrato. I sigilli sono stati messi dalla Forestale intorno alle 8, subito dopo la notifica delle ordinanze di custodia cautelare ai dieci che erano già indagati. Risultano anche dodici nuovi indagati. Oltre al sequestro dell'impianto e di una quarantina di automezzi, sono state perquisite le abitazioni degli indagati dove è stata acquisita della documentazione. Tra gli arrestati ci sono anche Massimo Magnani, l'ex responsabile dell'inceneritore di Pavia, Marco Baldi, titolare del laboratorio Analytica di Genzone incaricato di fare le analisi sui rifiuti, Silvia Canevari, tecnico del laboratorio, Cinzia Deilacqua, Piermarco Ginocchio, Alessandro Mancini, Lino Bonsignori e Valerio Ruocco. Sono tutti agli arresti domiciliari. Nell'inceneritore, secondo l'inchiesta, sarebbero finiti materiali diversi da quelli autorizzati. Venivano utilizzati nella produzione di energia elettrica e termica, oltre alle biomasse vegetali, rifiuti di varia natura, legno, plastiche, imballaggi, fanghi di depurazione di acque reflue urbane ed industriali ed altri materiali misti, che per le loro caratteristiche chimico fisiche superavano i limiti massimi di concentrazione dei metalli pesanti, cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo ed altri, previsti dalle autorizzazioni. L'ingresso delle circa 40mila tonnellate di rifiuti gestiti illecitamente nell'impianto veniva reso possibile attraverso la falsificazione dei certificati d'analisi, con l'intervento di laboratori compiacenti e con la miscelazione con rifiuti prodotti nell'impianto, così da celare e alterare le reali caratteristiche dei combustibili destinati ad alimentare la centrale. Si ipotizza anche una frode in pubbliche forniture e una truffa ai danni dello Stato, visto che tali rifiuti non potevano essere utilizzati in un impianto destinato alla produzione di energia da fonti rinnovabili che ha goduto di pubbliche sovvenzioni. Tra i materiali combustibili impiegati anche la lolla di riso, proveniente dall'adiacente riseria e convogliata nell'impianto attraverso una condotta aerea, che veniva miscelata con polveri provenienti dall'abbattimento dei fumi, fanghi, terre dello spazzamento strade ed altri rifiuti conferiti da ditte esterne. A seguito della miscelazione la lolla perdeva le caratteristiche di sottoprodotto e diventava un rifiuto speciale, anche pericoloso, che non poteva più essere destinato alla produzione di energia pulita, ma bensì essere smaltito presso impianti esterni autorizzati. Ingenti quantitativi di lolla di riso, anche di quella miscelata con i rifiuti, sono stati venduti illecitamente ad altri impianti di termovalorizzazione. Il giro d'affari era di circa 30 milioni di euro nel solo periodo 2007-2009. L'operazione, denominata "Dirty Energy", è stata condotta dal corpo Forestale ed è frutto di un anno e mezzo di accurate indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Pavia. Le indagini hanno preso spunto da una iniziale notizia di reato trasmessa per competenza dalla Procura della Repubblica di Grosseto

Dal “Corriere della Sera” online […] 40 mila tonnellate di rifiuti – Dalle indagini svolte è stato possibile accertare il coinvolgimento di diversi impianti di trattamento dei rifiuti provenienti dal circuito della raccolta urbana, dall’industria e da altre attività commerciali dislocati in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana e Puglia, impegnando oltre 250 Forestali su tutto il territorio. L’ingresso delle circa 40.000 tonnellate di rifiuti gestiti illecitamente dalla Riso Scotti Energia S.p.A. veniva reso possibile ed apparentemente regolare attraverso la falsificazione dei certificati d’analisi, con l’intervento di laboratori compiacenti e con la miscelazione con rifiuti prodotti nell’impianto, così da celare e alterare le reali caratteristiche dei combustibili destinati ad alimentare la centrale. Oltre al traffico illecito di rifiuti e alla redazione di certificati di analisi falsi si ipotizza una frode in pubbliche forniture e una truffa ai danni dello Stato, visto che tali rifiuti non potevano essere utilizzati in un impianto destinato alla produzione di energia da fonti rinnovabili che ha goduto di pubbliche sovvenzioni. L'inchiesta è stata sviluppata dal Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale di Pavia del Corpo forestale dello Stato, in collaborazione con personale della Polizia di Stato – Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica di Milano e Direzione Centrale Anticrimine di Roma. […]
Lolla di riso miscelata con polveri – Tra i materiali combustibili impiegati c'era anche la lolla di riso, proveniente dall’adiacente riseria e convogliata nell’impianto sequestrato dalla Forestale attraverso una condotta aerea. La lolla veniva frequentemente miscelata, all’interno dell’impianto, con polveri provenienti dall’abbattimento dei fumi, fanghi, terre dello spazzamento strade ed altri rifiuti conferiti da ditte esterne. A seguito della miscelazione, la lolla perdeva le caratteristiche di sottoprodotto e diventava un rifiuto speciale, anche pericoloso, che non poteva più essere destinato alla produzione di energia pulita, ma avrebbe dovuto essere smaltito presso impianti esterni autorizzati. Gli accertamenti eseguiti hanno permesso di accertare che ingenti quantitativi di lolla di riso, anche di quella miscelata con i rifiuti, sono stati venduti illecitamente ad altri impianti di termovalorizzazione, ad industrie di fabbricazione di pannelli in legno e ad aziende agricole ed allevamenti zootecnici (pollame e suini) – dislocati in Lombardia, Piemonte e Veneto – che la utilizzavano per la formazione delle lettiere per gli animali.
Inquinamento dell'aria – Tenuto conto della miscelazione con i rifiuti, l’incenerimento della lolla all’interno dell’impianto Riso Scotti Energia S.p.A., molto vicino alla città di Pavia, pone seri interrogativi sul probabile superamento dei limiti imposti per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, e di conseguenza sulla qualità dell’aria. In questo modo, si traevano illeciti vantaggi sia dalla vendita della lolla di riso come sottoprodotto, sia dal risparmio sui costi di smaltimento dei rifiuti prodotti dall’impianto, che periodicamente venivano miscelati alla lolla di riso, sia dalla vendita di energia allo Stato a prezzo vantaggioso.

Dal sito della Riso Scotti Spa  «Il nostro attuale impianto, è ubicato in un'area di circa 17.000 mq adiacente al polo industriale pavese Riso Scotti di Bivio Vela. Il termovalorizzatore utilizza come combustibile la lolla di riso, il cippato di legno vergine e rifiuti speciali non pericolosi con un consumo annuo di circa 70.000-80.000 ton di combustibile».

Da “Il Fatto Quotidiano" online  Le biomasse venivano mescolate con materiali contenenti metalli pesanti. L'azienda aveva avuto incentivi statali: si ipotizza la truffa ai danni dello Stato. La Dda di Milano indaga sulla presunta partecipazione della criminalità organizzata."

E legambiente?

Legambiente ha diffuso oggi un comunicato sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto la Riso Scotti Energia (Operazione Dirty Energy) che – a leggere le agenzie di stampa in queste ore – fa venire i brividi. In attesa di un auspicabile scongelamento, Legambiente a firma del suo presidente scrive al termine del comunicato stampa: «E siamo sicuri che anche la Riso Scotti saprà lasciarsi alle spalle questo difficile momento e continuare ad essere l'azienda che con il suo riso rappresenta il nostro territorio continuando a svolgere quel ruolo che da sempre ricopre a favore della comunità  e della città di Pavia. Info Gianluigi Vecchi».
«Difficile momento» per la Riso Scotti? «Anche la Riso Scotti»; e cosa vuol dire? Lascio da parte ogni considerazione istintuale per chiedere a chi ne sa, quando noi e i nostri polmoni o fegati potranno lasciarsi alle spalle tante preoccupazioni per tanti anni che in queste ore parrebbero stati veramente "difficili". Ricordiamo a Legambiente pavese che dai Rapporti Ecomafie di Legambiente nazionale risulta che i rifiuti siano il business dei business della criminalità organizzata. Stanno indagando e vedremo, dobbiamo sperare d'essere nel caso della Riso Scotti lontani da quelle tragiche eventualità, tuttavia l'accusa di smaltimento illegale di rifiuti nocivi è contestata alla maggior impresa pavese. E avremmo preferito anche noi che rimanesse il fiore all'occhiello di una città decadente. Ma così non è stato e questo francamente ci dovrebbe far riflettere su di un recente passato di questa città che – temo – sia ancora tutto da scoprire; più ci si sofferma e più si allarga l'orizzonte e si approfondisce e meglio sarà per la salute e per la qualità della vita civile dei nostri figli.

* Circolo Pasolini, Pavia

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