di Elio Veltri
In Italia è molto difficile elaborare un Progetto Politico di società e un Programma di governo coerente con il Progetto, definendone i tempi, gli strumenti legislativi, amministrativi e i finanziamenti. Ma nessuno mai ha parlato della necessità di associare a un Progetto- Programma regole condivise e necessarie per realizzarlo e comportamenti coerenti e conseguenti. Considerati i livelli di illegalità e di criminalità del paese, di assoluta indifferenza all’etica pubblica e la fuga dei partiti nel momento di assumersi responsabilità politiche e morali nei confronti dei propri iscritti meritevoli di essere allontanati dalla politica, prima che arrivi la magistratura, la Triade Progetto-Regole-Comportamenti, sposata dal centro sinistra, sarebbe davvero una bella novità.
IL Progetto indica la strada, il Programma la percorre con gradualità e coerenza. E’ necessario dire, ad esempio, se si vuole una società multietnica e poi approvare programmi coerenti che favoriscano accoglienza, legalità e senso di appartenenza per chi ha dovuto lasciare il proprio paese. Se si vuole una economia eco-sostenibile ed essere coerenti nell’azione di governo, è necessario riflettere come ha scritto J.K.Galbrait che «l’arte, l’amore, un habitat gradevole, un paesaggio incontaminato», insomma, «la qualità della vita sfugge al calcolo del prodotto interno lordo». Se si vuole salvaguardare il territorio, l’ambiente e il patrimonio monumentale e culturale ed essere altrettanto coerenti, urge bloccare la distruzione del territorio che è un bene finito e irriproducibile, dal momento che tutti i problemi, da quelli della residenza a quelli dei servizi e dell’industria, possono essere risolti utilizzando le aree dismesse e degradate e recuperando il patrimonio edilizio esistente. Beni come l’ambiente, il suolo, i monumenti, i musei vanno trattati come gioielli di famiglia da lasciare alle prossime generazioni.
L’Europa
La crisi economica e finanziaria che travolge soprattutto i paesi dell’occidente dimostra che l’Europa attuale non è altro che «un patto di cooperazione e di integrazione a livello di mercato tra paesi eterogenei che non vogliono rinunciare alla loro sovranità e sperano di affrontare la mondializzazione con gli strumenti dei poteri nazionali e delle istituzioni intergovernative» (Yves Lagier "Il Federalista" n.1-2010). In assenza di una vera unione politica e di un governo europeo che parli con una voce sola l’Europa rischia di «uscire dalla storia». Già oggi il governo degli Stati Uniti scavalca le istituzioni europee e tratta con la Germania, Francia e Inghilterra. L’economista venezuelano Moisès Naim ha scritto che «mentre gli Europei si riuniscono e discutono, il resto del mondo cresce, investe,innova, commercia e supera il vecchio continente». D’altronde, la Germania, paese fondatore dell’Unione, ritornata ad essere il motore dell’Europa, ammonisce gli altri stati membri a rispettare i trattati , mantenere i conti in ordine, contenere il debito pubblico, pena il rischio di far saltare la stessa moneta unica. Il monito era già venuto dall’Alta Corte di Giustzia tedesca quando ha valutato la conformità del trattato di Lisbona alla costituzione tedesca e ha rilevato le necessità di superare l’attuale struttura intergovernativa con un atto costituente e la creazione di un vero stato federale europeo. L’Europa costituita da stati sovrani che rifiutano di cedere anche una minima parte delle loro prerogative, di armonizzare i sistemi fiscali, e di avere una politica estera comune è destinata a contare sempre meno e al rischio dissolvimento dell’Unione. Il suo ruolo sullo scacchiere mondiale si ridurrà al punto che senza riforme strutturali nel 2050 il G7 non sarà più composto da USA, Francia,Regno Unito, Germania, Italia, Giappone e Canada ma da USA, Cina, India, Brasile, Russia, Messico e Indonesia. Se poi qualcuno pensasse che singole regioni italiane o la padania, potrebbero contare di più nel mondo globalizzato, senza regole e senza etica, in corsa per diventare sempre più una sorta di villaggio globale della criminalità, sarebbe davvero da curare.
Riforma e Responsabilità giuridica dei partiti
Se i Partiti decidono tutta la vita pubblica: candidature, elezioni, composizioni delle assemblee elettive e degli esecutivi, nomine nelle grandi società a capitale pubblico e negli enti ecc, e sono diventati oligarchie e clan familiari, è chiaro che la riforma del paese deve partire dai partiti e dalla loro vita interna che va sottoposta a controllo: finanziamenti, bilanci, selezione della candidature, tessere, garanzia delle minoranze, funzionamento e autonomia degli organi di garanzia. Il finanziamento ai partiti, istituito negli anni Settanta per evitare finanziamenti illeciti e corruzioni, ha peggiorato la situazione perchè è il più consistente al mondo con i minori controlli.
Sulla responsabilità giuridica dei partiti in Parlamento sono state depositate alcune proposte di legge a cominicare da una di Don Sturzo negli anni Cinquanta, una mia e altre, ma non sono mai state discusse.
La riforma della legge elettorale
È conseguente alla riforma dei partiti. Nessuna legge può seriamente funzionare se il potere e le degenerazioni partitocratiche e oligarchiche dei partiti restano quelle che sono oggi. Non è un caso che altri paesi europei come la Francia, la Germania e L’inghilterra hanno la stessa legge elettorale da decenni e in Italia si avverta l’esigenza di cambiarla dopo ogni elezione politica. La ragione sta nel fatto che anzichè andare alla radice dei problemi si cerca di aggirarli cambiando la legge elettorale che di questi problemi è la conseguenza. Fa sorridere la battaglia per la reintroduzione delle preferenze e del proporzionale in mano a partiti conciati come quelli di oggi, nei quali le candidature le controlla una sola persona che ha in mano la cassa. Se chi ha in mano la cassa per una campagna elettorale si fa dare dal suo amico e complice tesoriere milioni di euro, fa eleggere se stesso, i propri familiari e chi vuole.
Economia e Finanza
Il vero cancro del paese è la voragine dell’economia illegale( nera) e criminale (mafiosa) che rappresenta un terzo della ricchezza prodotta, sia pure in proporzioni diverse. La prima, come prevedono tutte le istituzioni nazionali e internazionali, viene conteggiata nel PIL di cascun paese, la seconda no. IL fatturato è rispettivamente per la prima oltre 300-400 miliardi di euro anno e per la seconda circa 200 miliardi. E cioè: 10 per cento del PIL l’economia mafiosa e 20-25 per cento il nero. Se un terzo della ricchezza prodotta sfugge a qualsiasi controllo dello Stato significa che l’evasione fiscale e contributiva del paese si aggira sui 200 miliardi di euro all’anno e che la pressione fiscale effettiva è superiore al 54%. La più alta d’Europa con i servizi che il paese si ritrova. Le conseguenze immediate sono due: chiunque vinca le elezioni non trova i soldi per realizzare i programmi che ha annunciato in campagna elettorale e i servizi essenziali rischiano un taglio doloroso dal momento che l’Unione Europea ci impone di portare in tre anni al 60% del PIL il debito pubblico, che è il più elevato d’Europa (116% del PIL) e il sesto al mondo.
Precariato
Il precariato si divide in due grandi categorie: illegale e legale. Il primo è costituito da milioni di lavoratori fuori legge che lavorano nell’economia illegale e criminale. Il secondo è previsto dalle leggi dello Stato, ma non è certo meno devastante.
Le leggi approvate dai governi di centro sinistra e di centro destra avevano accolto le esigenze del mondo dell’impresa di rendere i rapporti di lavoro meno rigidi, più flessibili e idonei ad affrontare la globalizzazione dell’economia e la necessità di competere. I contratti e i rapporti di lavoro precari avrebbero dovuto essere l’eccezione, con una durata limitata nel tempo, con lo sbocco certo nei contratti a pieno tempo, a meno di inadempienze gravi e di incapacità palesi nello svolgimento dei compiti assegnati. E in ogni caso, nel rispetto dei diritti acquisiti dalla comunità nazionale in anni di impegno civile e di lotte del lavoro.
Così non è stato. Oggi a Milano l’80% dei contratti sono flessibili e secondo un dato dell’Osservatorio del mercato del lavoro della Provincia si arriva al 90%. Insomma, secondo il prof. Andrea Fumagalli, docente di Economia politica dell’Università di Pavia, la precarietà è una “condizione” per quasi tutte le persone con meno di 40 anni.
Ancora peggiore si presenta il futuro perchè queste persone di futuro non ne hanno. Mediamente la loro pensione sarà di 400 euro al mese("Corriere della Sera", 5 Novembre 2010) pari allo stipendio di 11 giorni lavorativi. E dire che i lavoratori dovrebbero essere previdenti integrando con versamenti volontari diventa una provocazione perchè con salari e stipendi come quelli attuali c’è poco da integrare. Il problema riguarda le aziende private come la pubblica amministrazione.
Pertanto si rende necessaria una revisione radicale delle leggi dello Stato in modo da garantire contratti duraturi, salari uguali alla media europea e pensioni più elevate rispetto alle pensioni sociali. Ma soprattutto una vita che possa guardare al futuro con un minimo di speranza e di fiducia nel proprio paese evitando le migrazioni di massa verso altri paesi e condannando l’Italia a diventare un paese per vecchi e senza speranza.
Giustizia
Il problema irrisolto e che incide in maniera negativa e spesso drammatica sulla vita dei singoli, delle famiglie e del paese è la lunghezza della giustizia e dei processi. Un processo penale, civile e tributario che dura 10 anni o più è la negazione della giustizia. Spesso un cittadino ha fatto la carcerazione preventiva, si inserisce nella società e dopo 10-12 anni deve ricominciare da capo perchè viene condannato in Cassazione. A mia madre, dopo la morte, è arrivata la comunicazione dell’Agenzia delle entrate riguardante due ricorsi del 1980 discussi nel mese di ottobre del 2010!
Il processo penale si occupa dei reati finanziari( evasione e frode fiscale, falso in Bilancio, aggiotaggio, inside trading, bancarotta, riciclaggio) e quindi incide sulla borsa, l’economia e le finanze del paese.
Il processo civile regola gli affari e l’Italia nella classifica della Banca Mondiale riguardante la lunghezza dei processi civili fino ad alcuni anni fa era al 176 posto su 285 paesi classificati;
Il processo tributario si occupa del fisco e fino al 2007, degli accertamenti della guardia di finanza, lo Stato incassava il 3%: meno di quanto costassero gli stessi. Il che significa che ai grandi evasori, anche se scoperti, non conviene affatto pagare.
Il nostro è un processo accusatorio copiato dal sistema anglosassone e innestato su quello inquisitorio. Ma all’Italiana. L’esempio più clamoroso è stata l’approvazione del cosiddetto Giusto Processo inserito in Costituzione (art. 111) dal centro sinistra che dice due cose fondamentali: le prove si formano in dibattimento nel confronto tra accusa e difesa e la durata del processo deve essere “ragionevole”. Quanto al primo punto va sottolineato che L’Appello si fa sulle carte, dura mediamente 2-3 anni e quindi è fuori dalle norme del giusto processo. Come avviene in tutti i sistemi accusatori, va ridimensionato con una riforma severa delle impugnazioni, ridotto a pochi casi o eliminato. Quanto alla ragionavole durata, non essendo previsti tempi e norme obbligatori, tranne che per le indagini preliminari, la durata è rimasta irragionevole e barbara. Con la conseguenza di concludere il processo per prescrizione dei reati. Quando Grillo e Di Pietro sostengono che bisogna allontanare dalla politica le persone condannate fanno sorridere perché i condannati non diventano mai tali a causa della prescrizione dei reati e della conclusione del processo. Pertanto è necessario:
a)- Ridurre in maniera drastica i tempi dei processi con la riforma delle impugnazioni, la riduzione dell’appello a pochi casi bene classificati o la sua eliminazione, la sospensione della prescrizione fin dal rinvio a giudizio, il ripristino della Cassazione come sede di legittimità;
b)- Ridurre il numero degli avvocati che a Milano sono più che in Francia, attraverso il prolungamento del corso di studi ed esami severi di ammissione alla professione;
c)- Riformare i reati finanziari quali falso in bilancio, frode fiscale, inside trading, aggiotaggio, ma soprattutto riciclaggio.
Per il riciclaggio sono necessarie segnalazioni documentate che oggi fanno solo le banche e bisogna riformare il reato con l’introduzione dell’autoriciclaggio. Che il riciclaggio sia difficilmente perseguibile è dimostrato dal ridotto numero di sentenze passate in giudicato che dal 1996 non superano le trenta. Senza riforme severe riguardanti anche i tre gradi di giudizio è impensabile di ridurre i tempi dei processi dal momento che il numero dei magistrati e dei giudici è già consistente, la spesa pubblica non ne sopporterebbe un numero maggiore e le forze di polizia sono fra le più numerose in Europa.
Lotta alla mafia
Gli arresti sono necessari ma non sufficienti. In italia si arrestano circa 50 mila persone all’anno per traffico di stupefacenti ma le mafie sono più forti di prima. Il cuore della mafia sono i soldi, i titoli, i beni, i rapporti sociali e politici ed è al cuore che bisogna colpirla. I beni delle mafie italiane sono valutati oltre 1000 miliardi di euro e di questi se ne confiscano 6%, dei quali circa il 70 per cento rimane inutilizzato.
È necessario riprendere le proposte della commissione Fiandaca, in parte inserite dal governo in carica nel decreto sulla sicurezza, e approvare in tempi rapidi e, possibilmente a larga maggioranza:
a)- Il testo unico delle leggi antimafia che preveda
– La riduzione dei tempi che intercorrono tra il sequestro e la confisca dei beni;
– La disponibilità dei beni confiscati per le associazioni e gli enti locali in tempi rapidi, ma anche la vendita degli stessi e l’assegnazione delle somme incassate alle regioni nelle quali i beni si trovavano al momento della vendita o appartenevano a famiglie e cosche residenti in quella regione.
– La costituzione dell’Agenzia per la confisca dei beni dotata di personale qualificato anche sul versante economico e finanziario;
b- )Gli accordi internazionali necessari per l’utilizzo delle medesime leggi in tutta l’Unione Europea e indirizzi per ulteriori accordi tra l’Unione e i paesi di altri continenti;
c)- Gli accordi internazionali da proporre e sostenere, finalizzati a interventi riguardanti i paradisi fiscali che permettano ispezioni delle istituzioni Europee , ma anche possibilità di chiusura e di embarghi finanziari;
d)- Il diniego alle banche italiane ed europee di aprire sedi e sportelli nei paradisi fiscali
e)- La lotta preventiva alla corruzione che ha sostituito i delitti di mafia e costa al paese oltre 60 miliardi di euro all’anno( in Parlamento è depositata una mia proposta di legge che sarebbe molto utile per la prevenzione del fenomeno)
Scuola, ricerca, innovazione
Solo riequilibrando le entrate fiscali e le finanze pubbliche sarà possibile sostenere il più importante comparto del futuro destinandovi le risorse necessarie quanto meno in linea con gli standard medi europei. La difesa della qualità della scuola che significa qualità dei docenti e loro retribuzione, dei programmi e delle strutture, il rilancio dell’Università, il potenziamento della ricerca, lo smantellamento delle aree di parassitismo e di privilegio delle università e la chiusura di quelle aperte per ragioni politiche e clientelari, il blocco dell’esodo verso le università e i centri di ricerca stranieri, si fa investendo in capitali finanziari e umani. La convocazione degli Stati Generali della Scuola, dell’Università e della ricerca è il primo passo per fare il punto della situazione e varare un Progetto coordinato e di medio periodo.
Turismo, territorio, ambiente, beni culturali, trasporti pubblici
a)- Moratoria e blocco del consumo del territorio; utilizzazione delle aree dismesse, risanamento delle aree degradate, recupero del patrimonio edilizio esistente per tutte le attività di residenza, produttive e di servizi. Piani di interventi idrogeologici per mettere in sicurezza il territorio e di manutenzione straordinaria permanente del paese; completamento e costruzione prioritaria di trasporti su ferro di superficie e sotterranei in tutte le regioni; sviluppo del trasporto su acqua soprattutto per le merci con l’obiettivo di diminuirne la percentuale su gomma;
b)- Smaltimento legale dei rifiuti, di cui il 50% viene smaltito in maniera illegale e criminale, riduzione drastica degli imballaggi, generalizzazione della raccolta differenziata nel rispetto delle leggi dello stato e contenimento dell’uso delle discariche;
c)- Piano di risanamento dei mari, fiumi e laghi dopo un attento Chekup
Energie alternative ed economia ecologica
La bolletta energetica costa all’Italia circa 60 miliardi di euro. Il nucleare è fuori tempo e antieconomico. Inoltre, a parte tutte le controindicazioni, in un paese in cui circà metà dei rifiuti di ogni tipo vengono smaltiti illegalmente e dalla criminalità organizzata, le scorie dove le mettiamo?
Le energie rinnovabili costituiscono l’unica vera grande opportunità economica, ecologica e democratica per un paese come il nostro e uno degli strumenti per bloccarne la distruzione sistematica. Ma anche se non volessimo l’Europa ce lo impone perchè entro il 2020 le energie rinnovabili devono rappreentare il 17% dell’energia totale prodotta e consumata e le emissioni di CO2 devono essere ridotte del 20%. Purtroppo, L’Italia, ha difficoltà ad adeguarsi perché manca di tecnologie che importa per il 70% (Stefano Sylos Labini- Rivista Economia Italiana- Gruppo Unicredit). L’ultima occasione ci viene data anche dai fondi europei e statali che complessivamente per gli anni 2007-2015 ammonteranno a 60 miliardi dei quali 44 destinati al mezzogiorno. Inoltre per il decollo delle energie rinnovabili avremo a disposizione 4 miliardi di euro.
In Europa leader della produzione di nergie rinnovabili e di economia ecologica, nonostante le condizioni climatiche, è la Germania che ha inventato il più imponente agglomerato di ricerca non profit, senza scopi di lucro, Franhofer- Geselschaft, che impiega 12500 addetti in 50 istituti sparsi sul territorio nazionale.
Purtroppo anche i finanziamenti delle più grandi aziende italiane del settore( ENI. ENEL, ANSALDO) sono molto al di sotto della media europea: 0,2% del fatturato a fronte del 3% europeo previsto dalla conferenza di Lisbona. Infine vale la pena ricordare che il più grande progetto al mondo per la produzione di energie alternative, il Desertec, che prevede investimenti per 400 miliardi di euro per fare fronte a un fabbisogno europeo del 15-20 per cento di energia elettrica “catturerà” i raggi solari nei deseti del Nord Africa e del medio Oriente , li trasfromerà in energia elettrica che sarà portata in Europa. IL rinnovamento delle reti, oggi obsolete e causa di dispersioni enormi, è condizione perchè il futuro diventi realtà. Il che diventa impossibile se l’Italia si libera di centinaia di giovani ricercatori e giovani manager e imprenditori e li lascia andare via quasi non fossero il patrimonio più prezioso da conservare.
Conflitti di interessi
Dall’informazione ai farmaci, dall’università al calcio, passando per la politica e l’amministrazione, i conflitti di interessi sono una componenente costante della vita pubblica nella quale gli interessi privati il più delle volte prevalgono, minano alla base l’assetto democratico, costituiscono l’umus nel quale si sviluppano illegalità e criminalità. In ogni caso mettono sempre in discussione l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, alla pubblica amministrazione, alle pari opportunità.
Penso che sia arrivato il momento di approvare una legge seria e rigorosa che affronti alla radice i conflitti di interessi nei settori pubblici e privati dell’economia, della finanza e nelle istituzioni.
Innazitutto è necessario sancire le incompatibilità tra le cariche di governo( presidente del consiglio, ministri e sottosegretari, commissari starordinari del governo), delle autorità di garanzia, dei Presidenti di Camera e Senato e Presidenti di commissioni parlamentari e delle giunte regionali con ogni impiego privato e pubblico e con l’esercizio di altre funzioni pubbliche non elettive e di attività professionali, anche per interposta persona.
Dovrebbe essere incompatibile con le cariche di governo e istituzionali anche il controllo di imprese in grado di influenzare in modo determinante l’andamento del mercato nazionale o di una parte rilevante di esso nei seguenti settori:
a)- Difesa, energia, telecomunicazioni, informatica;
b)- Servizi erogati in regime di concessione;
c) Credito, finanza e lavori pubblici;
d)- Industrie automobilistiche e collegate;
L’incompatibilità si risolve con la vendita delle aziende.
Incompatibilità dei magistrati
I magistrati ordinari, del Consiglio di Stato, della Corte dei Conti, con funzioni giurisdizionali, dei tribunali amministrativi regionali e i magistrati militari non dovrebbero assumere uffici pubblici e privati, esercitare libere professioni, attività industriali, e comunque imprenditoriali, comprese le attività di insegnamento universitario e post-universitario. Inoltre, non dovrebbero far parte di commissioni di collaudo di operere e lavori pubblici, nè espletare incarichi di arbitrato, neppure nei casi in cui è parte l’amministrazione dello Stato. Non dovrebbero far parte di commissioni giudicatrici di esami e di concorso ad eccezioni di quelle relative all’accesso e alla progressione nelle carriere dei magistrato e di avvocato. I magistrati che hanno ricoperto la carica di parlanemntare e di membro del governo per due magistrature consecutive dovrebbero decadere dalla magistratura al termine del mandato parlamentare o all’atto della cessazione dell’incarico di governo.
Il nostro contributo possibile
Noi siamo una piccola cosa, ma un contributo sia pure modesto a questo nostro paese possiamo darlo evitando di partecipare al teatrino indecente della politica come accade ogni ora del giorno negli studi televisivi senza mai affrontarne i problemi del paese. Il compito di tutti coloro che hanno a cuore il futuro di questo paese è cercare di dare risposte con comportamenti personali e collettivi ad una politica:
Senza Progetti e senza Etica. Senza senso dello Stato. Senza pensieri per il Bene Comune. Senza sguardi ai più Deboli e ai più Indifesi. E, soprattutto, senza Anima e senza Cuore.
La nostra Utopia è credere possibili anche le cose impossibili e cominciare a farle. L’aneddoto che calza a pennello l’ha raccontato J.F. Kennedy: «Un generale francese ordinò al suo giardiniere di piantare un albero nel giardino. Il giardiniere gli fece presente che quell’albero cresceva lentamente e che sarebbe passato un secolo prima che arrivasse al completo sviluppo. Al che il generale rispose: allora non c’è tempo da perdere. Piantalo nel pomeriggio».
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