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Prima del 16 luglio 2010 una manifestazione antindrangheta con a capo gli amici degli amici si era vista solo a Cosenza o a Reggio. Quella sera Pavia assiste a due opposti cortei antimafia: da una parte i cittadini incazzati neri; dall’altra, molti amici di Carlo Chiriaco e di Pino Neri, con in testa il sindaco bardato a festa e la fascia tricolore. C’è Ettore Filippi, che ha candidato nelle liste di “Rinnovare Pavia” le persone indicate da Chiriaco e da Neri. C’è suo figlio Luca (è tra i più citati nell’ordinanza del Gip milanese) che, nel maggio 2010, ha assunto ad Asm Lavori l’ingegner Rocco Del Prete, quello «nella piena disponibilità» del capo della ’Ndrangheta lombarda Pino Neri. C’è l’assessore Antonio Bobbio Pallavicini, già gradito ospite di Neri e dell’indagato Antonio Dieni nei più esclusivi ristoranti della Locride. C’è l’assessore Luigi Greco (Pdl), già socio in affari della moglie prestanome dell’indagato Rodolfo Morabito (cugino di Chiriaco), dell’amante prestanome di Chiriaco e di un parente prestanome del pluricondannato per mafia e narcotraffico Salvatore Pizzata. C’è Valerio Gimigliano, consigliere comunale Pdl e membro del Cda dell’Azienda servizi alla persona (Asp – Chiriaco ad un certo “Peppino”: «quel consiglio di amministrazione me lo sono scelto io…»), in rapporti anche con Pino Neri.[66] E chissà se tra i manifestanti c’era anche il fantomatico “Peppino”, a cui l’ex direttore sanitario dell’Asl pavese nell’agosto 2009 confidava la necessità di «costruire un centro di potere» a Pavia.
Ha proprio ragione Marco Vitale quando, sul “Corriere della Sera”, afferma che «la Lombardia si sta muovendo, fatte le dovute e per ora grandi distinzioni, verso il modello Calabria».[67] Vitale pone l’accento sulla corruzione e aggiunge che «la sottovalutazione del fenomeno è la premessa prima per il radicamento e lo sviluppo delle mafie».
Lo si è visto bene a Pavia, luogo dove, parola dell’ex poliziotto e vicesindaco Ettore Filippi, «la mafia non esiste»;[68] luogo dove – lamentava il figlio Luca in Consiglio comunale – la denuncia dei segnali di penetrazione mafiosa in città è frutto di esagerazioni; luogo dove i consiglieri comunali Valerio Gimigliano e Carlo Alberto Conti definirono «superfluo» un emendamento antimafia alle linee guida del Piano di governo del territorio.
6 ottobre 2008. In Consiglio comunale ancora Irene Campari propone controlli sull’infiltrazione di capitali mafiosi negli appalti, nei subappalti e nell’economia cittadina: «Ci sono voluti due finti malati nei nostri Centri medici d’eccellenza. Da tre settimane sto aspettando di sapere come mai due killer professionisti fossero stati ricoverati nelle strutture mediche pavesi, e questo non è rassicurante. Qui c’è qualcosa che non va: uno di loro era sotto falso nome. […] Questa sera vorrei che dal Consiglio comunale venisse un messaggio rassicurante per la popolazione e non per le mafie, perché la mafia sa raccogliere bene i segnali che vengono dai politici e dalla pubblica Amministrazione. […] Io non vi dico di votare questo mio Ordine del giorno così com’è: riformulatelo, ma mandate un messaggio chiaro ai Setola, ai Barbaro, ai Perspicace, ai D’Avanzo, ai Mazzaferro, che hanno una Locale qui a Pavia». E così conclude: «La questione è seria. Nel 2015 ci sarà l’Expo. Sono state scoperte infiltrazioni mafiose negli appalti e il messaggio che voi vorreste mandare è che non possiamo fare niente? Cosa ci stiamo a fare qua? Le mafie sono a Pavia e dobbiamo prenderne atto».[69]
Interviene Gimiglano (Pdl), che definisce «superfluo» l’emendamento, «perché i settori competenti di ogni Amministrazione pubblica hanno già l’obbligo di verificare se emergono problemi legati alla criminalità organizzata». Un altro consigliere della destra all’opposizione, il solitamente silente Carlo Alberto Conti, dichiara che non parteciperà al voto: secondo Conti, «il Pgt non può essere uno strumento di controllo di potenziali attività mafiose e di infiltrazioni sul nostro territorio». Nel settembre 2010, due mesi dopo la retata antindrangheta, Conti, Gimigliano, l’amico di Neri e Chiriaco Dante Labate e Giuseppe Arcuri detto “Peppino” danno vita a un gruppo consiliare autonomo. La cosiddetta “banda dei quattro”.
Urbanistica? Terreni? Affari? E perché mai dovrebbero interessare alle cosche. È forse solo un caso se, nelle intercettazioni, Neri parla di «cose carine, occasioni buone da prendere volando»,[70] come l’acquisto all’asta per 5.000 euro di 11.000 metri quadrati di terreno a Borgo Priolo. O di «soldi da investire» che Chiriaco dovrà «riciclare» in un affare a Pavia.[71]
Sempre per caso, Chiriaco e merenderos progettano una cittadella tra l’idroscalo e il gasometro di piazza Europa, con il conforto di 15-20 milioni in fondi europei («tu prova a immaginare: il gasometro che diventa, sostanzialmente, un parcheggio a più piani. Recuperi la piscina per eventi che non sono solo sportivi ma mondani. […] La spesa prevista sono 12-15 milioni di euro, che non cacceresti tu come Comune; li caccia la Comunità europea», trovando anche il modo per ungere un paio di maniglie comunali.[72] Ancora per caso ritroviamo la Pfp di Chiriaco vincere in solitudine un appalto per l’edificazione di alcune case comunali a Borgarello, paese di 2.600 abitanti tra Pavia e la Certosa, così come prima di lui in via Turati Salvatore Pizzata.
(7 – continua)
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NOTE
[66] Richiesta, p. 1765. Rapporti tra Valerio Gimigliano e Pino Neri emergono da una intercettazione del 23 giugno 2009, in cui Neri manifesta ad Antonio Dieni la delusione per la mancata elezione di Del Prete in Consiglio comunale. Nel racconto degli invesigatori, Neri «ipotizza che qualcuno li abbia venduti» e accusa Ettore Filippi. Il capo della ’Ndrangheta lombarda lo avrebbe saputo personalmente da Gimigliano, che si sarebbe presentato a Neri e Antonio Dieni per sapere chi avessero appoggiato. Alla notizia che il favorito era stato Rocco Del Prete, candidato nella lista di Rinnovare Pavia, Gimigliano avrebbe avvertito Neri e Dieni che Del Prete «lo hanno trombato; anzi, lo hanno preso in giro». A Gimigliano lo avrebbe confessato nientemeno che Luca Filippi, il figlio di Ettore (Antonio Dieni: «ma guarda che pezzi di merda… ma voi due parole non volete che le diciamo a questo, no?»; Pino Neri: «Certo che gliele diciamo»; Dieni: «Che cosa c’entrava andare a dire a Gimigliano che lo hanno trombato»; Neri: «Andiamo a dirgli qualcosa, andiamo a trovarlo»; Dieni: «Ma uno i fatti suoi non può farseli?»: Neri: «No»; Dieni: «Ma sono cose incredibili […] Adesso comunque il calvario è finito»; Neri: «Sì, è finito… adesso vediamo cosa diranno per parare questo colpo… ma vah… io sono amico di Ciocca… parlando con lui non disse niente»). Rocco Del Prete (primo tra i non eletti di Rinnovare Pavia) era in corsa per un posto quale rappresentante comunale nel Cda dell’Azienda servizi alla persona (Asp), poi assegnato a Gimigliano. Un unico dubbio: dalla conversazione non emerge con chiarezza se Neri e Gimigliano stanno commentando l’insuccesso elettorale o la successiva «trombatura» di Del Prete all’Asp.
[67] Marco Vitale, Il modello da rifiutare. Milano, i giudici e le mafie, “Corriere della Sera” pagine milanesi, 28 luglio 2010
[68] Lettera non protocollata del 2 novembre 2007 ai Consiglieri comunali.
[69] Consiglio comunale, verbale del 6 ottobre 2008
[70] Richiesta, p. 1635; Ordinanza, p. 368
[71] Richiesta, p. 1605; Ordinanza, p. 388
[72] Richiesta, p. 1726; Ordinanza, p. 392. Chiriaco parla di «provvigioni» del 20 per cento destinate a Trivi e al presidente della Commissione comunale Territorio, il calabrese Dante Labate (ex An) eletto, secondo gli investigatori, «anche grazie ai voti portati da Pino Neri». Il 10 aprile 2010 Chiriaco tenta di coinvolgere Franco Varini in un’operazione che, secondo i magistrati, è «chiaramente riconducibile a Bivio Vela». Chiriaco: «la facciamo io… tu… e il 20 per cento lo diamo a Dante Labate […] sono 3.800 mq… mio cugino [Morabito] ne ha altri 2.800 mq… possiamo fare un hotel e usufruire dei fondi di Expo 2015». Varini si dichiara d’accordo, ma precisa che «…lì è una cosa un po’ più delicata… bisogna coinvolgere Milano» (Ordinanza del Tribunale del riesame, 10 agosto 2010, p. 16). Dal 2003 Labate è socio dell’Immobiliare Vittoria, condivisa con Antonio Dieni e Teresa e Grazziella Aloi, rispettivamente cognata e moglie di Neri.
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