la sua versione di Cappuccetto Rosso (Stefano Benni)
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Il 21 ottobre 2010 il sindaco di Borgarello Giovanni Valdes (Pdl) è stato incarcerato dall’antimafia: avrebbe truccato un’asta per favorire la Pfp, società immobiliare della costellazione Chiriaco. I due si conoscono da tempo, infatti Valdes, vice presidente locale della Compagnia delle Opere, siede anche nel Cda dell’ospedale pavese Mondino.
Nel corso della stessa operazione, insieme a lui sono finiti in carcere l’amministratore della Pfp Salvatore Paolillo (in realtà un prestanome di Chiriaco) e Alfredo Introini, l’ex vicedirettore del Credito cooperativo di Binasco, socio in affari ed elemosiniere di Chiriaco. I due «in concorso tra loro, mediante accordi fraudolenti, consistiti nel presentare in Comune due offerte – una sola destinata ad essere usata a seconda di quanti e quali partecipanti avessero concorso all’appalto – pre-assegnavano alla Pfp Srl (società con sede in Novi Ligure, in via Cavallotti 118) la gara per l’affidamento in diritto di superficie di area in zona Peep in Borgarello il 19 gennaio 2010».
Introini figura come legale rappresentante della Argenta Sas, proprietaria di alcuni immobili a Pavia in via Mirabello 91 e 93. Il 5 febbraio 2010 il Comune di Pavia ha approvato l’ampliamento dell’«edificio residenziale in via Mirabello n 91». Secondo gli investigatori, una parte di questa operazione immobiliare «è da ricondurre a Chiriaco», anche se sarebbe stata «portata avanti da Introini e Rodolfo Morabito[73] per mezzo della Argenta Sas».
Col senno di poi, Valdes avrebbe potuto meditare più attentamente le esternazioni dei magistrati antimafia che, già nel luglio 2010, la raccontavano così: «Pfp Srl vede come socio unico Eva Chiriaco, figlia dell’indagato e come amministratore Salvatore Paolillo. Peraltro Paolillo riveste una carica meramente formale, come attestato da Chiriaco in data 16 aprile 2010 (“avevo bisogno di una testa di legno e lui si era dichiarato disponibile”) e 10 aprile 2010 (“l’abbiamo pagato 3.500 euro in nero per fare l’amministratore e non fa un cazzo”)».[74]
Dopo aver rese note alcune intercettazioni (Valdes a Chiriaco: «È un po’ sporca ma la facciamo»), i tre magistrati antimafia così concludono: «Ovviamente il procedimento amministrativo inerente la gara di appalto indetta dal Comune di Borgarello andrà opportunamente approfondito quando la presente indagine potrà essere disvelata».[75] Un messaggio tanto chiaro quanto inascoltato sia da Valdes che dai suoi pessimi consiglieri.
E chissà quali altri messaggi contiene la bottiglia lasciata dai magistrati alle porte di Pavia, proprio nelle campagne sopra cui si prevede l’apertura del cantiere per il discusso Centro commerciale “Factoria” di Borgarello (un enorme ipermercato e un albergo alto 14 piani nelle vicinanze della Certosa, il monumento più celebre della Lombardia), il cui piano di lottizzazione curiosamente viene adottato dal Consiglio comunale la sera del 12 luglio 2010 (8 voti favorevoli, 1 contrario, 2 astenuti), solo poche ore prima della retata antindrangheta.
Il progetto del mega-centro commerciale di Borgarello reca la firma dell’ingegner Beppe Masia, un consulente del Comune che ritroviamo tra gli estensori del Piano di governo del territorio, nonché incaricato della Valutazione d’impatto ambientale del progetto. Controllore o controllato? Lo stesso ingegnere era tra i componenti la commissione che il 16 gennaio 2010 ha assegnato alla Pfp di Chiriaco l’appalto per l’edificazione dell’area Peep di Borgarello in via Di Vittorio, l’affaire che ha portato in carcere il sindaco Valdes, il Salvatore Paolillo prestanome di Chiriaco e il suo finanziatore Alfredo Introini.
Inutile sottolineare l’impegno del Valdes nel promuovere l’operazione “Factoria”, nonostante la scarsa trasparenza sulle fonti di finanziamento. Come ammette lui stesso, certe porcherie «le sto facendo per tutti».[76]
Borgarello è quasi un sobborgo di Pavia. Venerdì 27 novembre 2009, in un appartamento accanto alla farmacia, nell’ambito dell’operazione “Pandora” vengono arrestati l’imprenditore edile Carmine Vittimberga, sua moglie Graziella Manfredi e il nipote Luigi Manfredi con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di droga, estorsioni e traffico d’armi. I tre appartengono alla cosca dei Nicoscia di Capo Rizzuto, coinvolta in una sanguinosa faida con la famiglia rivale degli Arena, un tempo guidata dal boss Carmine Arena, ucciso nel 2004 a colpi di bazooka sparati contro la sua auto blindata. Vittimberga e la Manfredi vivevano a Borgarello da sei anni. La cosca Arena ha ramificazioni fino a Stoccarda e Francoforte. Per dare un’idea della rilevanza sovranazionale delle mafie in generale e della ’Ndrangheta in particolare, basti pensare che agli Arena si era rivolto nel 2008 il senatore Nicola Paolo Di Girolamo (l’esponente politico Pdl a libro paga del boss Gennaro Mokbel) per ottenere i voti degli italiani in Germania – decisivi per la sua elezione a Palazzo Madama.
Dalla zona di Borgarello provengono anche Giuseppe Romeo, Rodolfo Morabito e Franco Bertucca. Se pochi erano a conoscenza della caratura e dei precedenti criminali di un Pino Neri, ancora meno si sapeva di Francesco (Franco) Bertucca, il capo della ’Ndrangheta a Pavia. Come rilevano gli inquirenti, «si tratta di un soggetto sostanzialmente incensurato, anche se i Carabinieri di Pavia nel 1997 lo proponevano per l’applicazione di una misura di prevenzione. L’indagato, infatti, risultava essere stato per alcuni anni molto vicino a Salvatore Pizzata, al quale è legato dal vincolo del “San Gianni” che nel contesto calabrese ha un importante significato. Inoltre, in una vecchia indagine per stupefacenti erano emersi contatti telefonici con Antonio Papalia».[77]
Nato a Careri (Reggio Calabria, ma già dal 1965 residente in Lombardia), anche Bertucca «svolge l’attività di imprenditore edile ed è socio in alcune società del settore». Il 13 luglio 2010 è stato arrestato nella sua casa di San Genesio, a cento passi da Borgarello, comune in cui suo figlio Antonio ricopriva la carica di assessore alla Pubblica istruzione.
Bertucca emerge come figura di vertice «solo dopo che Giuseppe Neri era stato designato dalle cosche calabresi come loro emissario per trovare un accordo con le Locali lombarde sulla riorganizzazione della “Lombardia”, l’organismo direttivo della ’Ndrangheta. Era naturale che dopo che le attenzioni investigative si erano concentrate sulla realtà di Pavia emergesse lo stretto contatto Neri/Bertucca, indicato nelle conversazioni come il capo del Locale di Pavia».[78]
Il 2 maggio 2008 Bruno Longo (c
apo della Locale di Corsico), Giosofatto Molluso (affiliato alla Locale di Corsico) e Francesco Bertucca («Franco di Pavia»), si recano presso l’abitazione di Carmelo Novella. Il giorno successivo gli investigatori possono ricavare gli argomenti trattati, quando “Franco” esprime «lamentele circa la gestione della “Lombardia” nel periodo antecedente la scarcerazione di Novella. Tenuto presente che Molluso e Bertucca sono operativi nel settore del movimento terra (così come il figlio di Novella) non è da escludere che uno dei motivi dell’incontro fosse anche una qualche spartizione nel settore dei lavori di edilizia».[79]
Francesco Bertucca è considerato uno degli “anziani” della “Lombardia”, «al punto che Mandalari ipotizza addirittura che possa essere designato lui come nuovo capo», o almeno così risulta da una intercettazione (6 settembre 2009) tra Panetta, Mandalari e Lucà: di ritorno da Pavia dopo essersi incontrati con Neri, i tre ipotizzano la candidatura di Franco Bertucca per la guida della “Lombardia” (carica in dote a Neri, momentaneo reggente, dopo la morte di Carmelo Novella) anche se – ammette Mandalari – «in Lombardia Bertucca non è nessuno».[80]
In un’altra intercettazione del 21 settembre 2009 Pino Neri e Giorgio De Masi[81] «transitando in zona Borgarello di Pavia, Neri diceva testualmente: “…Borgarello! Qua ci sono pure tanti paesani, Franco Bertucca non lo conoscete? Volevo che voi… [incompr.]”, lasciando chiaramente intendere che sarebbe sua intenzione farglielo conoscere». Poco più tardi Neri «esprimeva ancora la volontà di presentargli “Franco”; alla domanda di De Masi su quanti anni avesse e da dove provenisse, Neri risponde che Franco ha 55-56 anni, che è di Careri; aggiungeva che Franco è solito recarsi in Calabria e incontrarsi con Petru “’U Quagghia”.[82] Neri afferma che sono molto amici, che ha la dote del Padrino».[83]
(8 – continua)
capitoli precedenti [1]·[2]·[3]·[4]·[5]·[6]·[7]
NOTE
[73] Il costruttore cugino di Chiriaco, indagato.
[74] Richiesta, p. 1762
[75] Richiesta, p. 1763
[76] Intercettazione del 20 gennaio 2010
[77] Antonio Papalia, di Buccinasco, è una figura di vertice della ’Ndrangheta in Lombardia.
[78] Richiesta, pp. 1785-86
[79] Richiesta, p. 1777
[80] Richiesta, p. 1786
[81] Autorevole esponente della Provincia (le tre sub-strutture – Jonica, Tirrenica e Città – in cui è divisa la ’Ndrangheta in Calabria).
[82] Pietro Commisso, esponente di primo piano della ’Ndrangheta.
[83] Richiesta, pp. 1786-87
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