Sprofondo nord 10

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Ho sempre operato – ne ho la piena coscienza – solo nell’interesse del Paese,
creandomi ovviamente solo nemici.
(Giorgio Ambrosoli)

Cultura mafiosa e cultura politica: stesso linguaggio? «Io parlo per messaggi». La frase non è stata pronunciata dall’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, bensì da Piera Capitelli (centrosinistra), sindaco di Pavia dal 2005 al 2009. La rivolge a Vito Sabato, funzionario presso il comando della Polizia locale, durante un colloquio del marzo 2006, al quale prende parte anche Giampaolo Borella, direttore generale del Comune.
Il 23 febbraio, Sabato ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica. Denuncia alcune gravi irregolarità nelle gare d’appalto per i lavori di segnaletica stradale («dai prezzi palesemente gonfiati» fino al 100 per cento, e fatturati due volte); denuncia anche lavori pagati e «in gran parte mai realizzati» per un ammontare calcolato in 2.277.598 euro. Sempre le stesse ditte a concorrere e altre delizie a danno dei contribuenti. Illeciti per i quali l’8 aprile 2011 il Tribunale di Pavia ha condannato in primo grado l’ex dirigente dell’ufficio Mobilità e Trasporti Antonio Capone (falsi, truffa aggravata e continuata, peculato, violenza privata continuata e aggravata: quattro anni di reclusione) e il titolare della ditta Biesse di Cura Carpignano Piergiorgio Scagnelli (truffa aggravata e continuata, frode nelle pubbliche forniture: tre anni e dieci mesi).
Il «sistema criminale» era in voga da anni. Una «radicata prassi corruttiva», una «disinvolta e criminale gestione del pubblico denaro» e degli appalti stradali nutrita dalle «pressioni di assessori che non hanno esitato a minacciare di licenziamento funzionari onesti, che hanno avuto solo la colpa di denunciare i fatti a cui stavano assistendo». Sono le parole del pm Roberto Valli, riprese dalla sua arringa, parole che denunciano la «continuità di reato» fra le ditte in affari con Capone che, a turno, ottengono l’appalto anche se ai lavori provvede (quando provvede) la Biesse. Alla ditta appaltatrice andava una parte del compenso, senza tuttavia muovere un alluce.
A Capone e combriccola di certo non è mancata l’ironia: lavori su 413 metri lineari di asfalto pagati come se la strada fosse lunga più del doppio o del triplo; strisce per il parcheggio delle auto tinteggiate lungo vie in terra battuta; fermate per l’autobus in vicoli forse accessibili a un motorino; un impianto semaforico tra via Lardirago e la tangenziale, là dove in realtà troviamo un sottopasso…
In un secondo esposto alla Procura, il 23 febbraio 2007 Sabato chiama in causa Roberto Portolan, assessore socialista alla Mobilità e alla Polizia locale (Portolan «si spinse fino al punto di incaricare della progettazione di opere di segnaletica stradale – per un importo complessivo di 220.000 euro – finanche un dottore commercialista […] Il comandante dei vigili Gianluca Giurato ricevette in quella circostanza pressioni, che vennero definite “indirizzi politici” da parte dell’assessore»); e chiama in causa anche il direttore generale Borella: «il dottor Borella mi aveva consigliato di presentare domanda di mobilità presso il Comune di Cosenza, mia città natale. Mi aveva detto che, quand’anche le cose denunciate fossero risultate vere, il denunciante non è mai persona gradita all’amministrazione e pertanto un mio trasferimento […] sarebbe servito ad assicurarmi una vita più serena». In una lettera riservata a Borella e al segretario generale del Comune, Giurato informa che «l’assessore Portolan mi ha più volte riferito che l’ingegner Sabato non avrebbe dovuto occuparsi di segnaletica stradale».
«Io parlo per messaggi, perché parlare troppo non serve…» Parole inquietanti. Cosa voleva il sindaco dal funzionario? Premiarlo per la sua rettitudine? Ringraziarlo poiché, grazie alla sua denuncia, l’Amministrazione ha risparmiato ingenti somme di pubblico denaro? No, leggete: «mi piacerebbe che lei chiedesse di essere trasferito in un altro ufficio…» Come dire: sei così zelante che ti vorrei altrove, il più lontano possibile dai traffici dell’ufficio Traffico. Le pressioni del sindaco si aggiungono così alla lunga serie di «intimidazioni e abusi», minacce di ritorsione e di licenziamento che Sabato e Giurato hanno subìto per mesi (Portolan a Giurato il 6 novembre 2007: «tu per me sei un uomo morto […] dovevi tenere la bocca chiusa e non andare a fare le tue dichiarazioni alla Polizia di Stato […] procederemo al tuo licenziamento»):[91] sospensione dal servizio per Giurato il 26 febbraio 2008;[92] esilio in uno sperduto loculo dell’ufficio Anagrafe per Vito Sabato il 19 marzo 2007, senza telefono né computer (Capone a Sabato: «testa di cazzo, c’hai sempre in bocca le leggi e io me ne frego delle leggi»).
Secondo il pm Valli, questo processo «è l’esempio di come a Pavia può esserci un malaffare diffuso nella gestione degli appalti e l’asservimento sistematico del pubblico agli interessi del privato». Ne siamo convinti, e speranzosi che tali benemerite parole possano dar seguito ad ulteriori fatti.
Rimane molto lavoro ancora da fare. La Procura pavese potrà proseguire indagando il sottobosco del videopoker (il Rapporto 2003 della Commissione antimafia rileva che «a Pavia il controllo criminale del territorio non segue la via del “pizzo” ma quella del videopoker»), oppure mappando – e poi perseguendo – lo spaccio in corso nei locali cheap cittadini, che tra i consumatori vede centinaia di ragazzini (il nuovo mercato) a cui coca e pasticche vengono vendute in offerta speciale. Spostando di poco la mira, le indagini potrebbero poi indugiare sulle aree agricole intorno al Carrefour, quelle destinate a cambiare destinazione, nonché sulle altre aree del Pgt pavese – quelle tinteggiate a rosa dai pretoriani della “politica del fare” scempio urbanistico – possibilmente scavando tra le pieghe delle sommerse relazioni pericolose, tuttora in corso, tra alcuni spregiudicati affaristi con o senza coppola e i loro locali vecchi e nuovi referenti politici. Ben oltre l’ormai “perdente” Abelli; persino oltre Chiriaco. Sono i fili che collegano le indagini sulla ’Ndrangheta in Lombardia alle bonifiche e ai bonifici che incrociano nell’inchiesta dei pm milanesi Gaetano Ruta e Laura Pedio sulla finta bonifica dell’ex Montedison di Montecity-Rogoredo.

(10 – continua)
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NOTE

[91] Esposto di Gianluca Giurato al Procuratore della Repubblica di Pavia, 13 dicembre 2007.
[92] Il 24 ottobre 2008 il giudice del lavoro Federica Ferrari dispone l’immediato reintegro di Giurato quale dirigente della Polizia municipale. Nel dicembre 2007 Domenico Pingitore (vicino a Portolan, indagato per usura e per calunnia) accusa il capo dei vigili di aver manipolato il concorso per 5 posti nella Polizia municipale; è una sòla, ma il sindaco prende la palla al balzo e il 26 febbraio 2008 sospende Giurato. In un’intervista al quotidiano locale, il sindaco parla di «gravi e incomprensibili leggerezze e superficialità in alcune scelte da lui prese». Tra i motivi della sospensione si cita l’opposizione di Giurato all’introduzione in città dei semafori T-Red (di cui la Ci.Ti.Esse di Rovellasca detiene l’esclusiva) commercializzati dalla Scae di Segrate. Dopo il reintegro di Giurato nel ruolo di Comandante della Polizia locale, della denuncia di Pingitore viene chiesta l’archiviazione, sbugiardando chi aveva interesse a infamare o incastrare il capo dei vigili. Il 18 settembre 2008 la Guardia di Finanza arresta Raoul Cairoli, amministratore unico della Ci.Ti.Esse, e mette agli arresti domiciliari Giuseppe Astorri, il direttore commerciale della Scae. Pesante l’accusa: associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta. Alcune società, guidate da Ci.Ti.Esse, si sarebbero accordate per pilotare le gare d’appalto «in collusione tra loro e con i pubblici ufficiali». Sotto inchiesta è un sistema che l’Unione Consumatori ha definito «la truffa del secolo». I dati sono impressionanti: negli ultimi cinquant’anni, le multe per i divieti di sosta, di fermata e per il superamento del limite di velocità sono aumentate del 6.870 (!) per cento. Un business per le amministrazioni vampire, che in questo modo fanno cassa, come ha denunciato Enrico Gelpi, presidente dell’ACI. Il sistema T-Red si è rivelato la punta avanzata della frode a danno degli automobilisti. Secondo il giudice milanese per le Indagini Preliminari Andrea Ghinetti, le ditte installatrici taravano gli impianti in modo da favorire le infrazioni, in accordo con funzionari compiacenti. Nel 2006 e limitatamente ai casi in esame, si è avuto un giro d’affari di oltre 10 milioni di euro. Buona parte di questi apparecchi erano dati in noleggio ai Comuni, che incassavano i due terzi degli introiti. Il resto andava al fornitore il quale, molto spesso, si dimostrava generoso con i funzionari e con gli assessori più zelanti. Guarda caso: il T-Red è il sistema al quale si era opposto il capo dei vigili, quel Giurato sollevato dall’incarico per avere escluso dalla gara d’appalto la chiacchierata Ci.Ti.Esse. Guarda caso: proprio su questo fronte si incrina il rapporto tra il capo dei vigili e l’assessore Portolan. Guarda caso: Ci.Ti.Esse e Scae hanno trovato buona accoglienza a Belgioioso, dove è sindaco Fabio Zucca, compagno di partito di Portolan e suo predecessore all’assessorato pavese alla Mobilità, feudo dello Sdi. Guarda caso: Antonio Capone, condannato a Pavia per i traffici all’Ufficio Traffico, è stato consulente del comune di Belgioioso. Guarda caso: nell’elencare i motivi della sospensione, il 26 febbraio 2008 il sindaco Piera Capitelli cita le lamentele di Cairoli e della Ci.Ti.Esse, allora messo da parte e ora inquisito, per accusare Giurato di aver esposto l’amministrazione alle loro «minacciate azioni giudiziarie». L’altra ditta sotto inchiesta, la Scae, si era aggiudicata una gara per la realizzazione della segnaletica stradale, ma non ha mai eseguito i lavori: non era in grado di farlo. la Scae avrebbe esibito false credenziali.

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