di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche. (Tatanka Iotanka)
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«Si subiscono pressioni enormi. Chiudere un occhio se non entrambi o mettere una firma sotto certe pratiche può rendere cifre che ti cambiano la vita». Sono le ordinarie parole fuori dall’ordinario di un funzionario dell’Arpa, uno di quelli che non hanno mai barattato la salute della collettività con il tornaconto personale del mancato controllo amministrativo sulle bonifiche.
Parole chiare, in tempi in cui il nuovo quartiere milanese di Santa Giulia (l’ex Montedison) si ritrova a galleggiare sulla sottostante ampia “falda sospesa” contaminata, acqua destinata a entrare in circolo, veicolata dai coltivi irrigui; luogo dove il Gruppo Risanamento di Luigi Zunino ha costruito le case sopra una pattumiera di veleni tossici e cancerogeni, veleni a volte portati da fuori e scaricati nottetempo. O ricordando le fantasiose “bonifiche” pavesi della Snia o dell’area Landini in Borgo Ticino, luoghi sopra cui abbondano le poco tranquillizzanti “terre nere” della Necchi. E proprio all’ex Landini, una delibera della Giunta Capitelli (centrosinistra, 10 febbraio 2006) aveva autorizzato la costruzione di case e verde pubblico, senza prima verificare se l’«indagine geognostica» – disposta dalla proprietà il 30 settembre 2005, affidata alla Tecnodreni – fosse attendibile o meno. Quel documento sostiene che «l’area non è contaminata».
L’«indagine» era molto carente: solo 8 i carotaggi “a secco”; non si specificano le differenti tipologie né le caratteristiche chimiche dei cosiddetti «materiali di riporto»; nessuna verifica sulla contaminazione del terreno sottostante. Inoltre l’inquinamento della falda acquifera era dichiarato «entro i limiti», nonostante l’assenza di un’adeguata analisi a monte e a valle.
Ha così inizio il braccio di ferro: da una parte le proprietà e il Comune, a prendere tempo; dall’altra l’Arpa a incalzarli con la richiesta di 29 “carotaggi” e di verifiche in profondità.[93] Le nuove e più circostanziate indagini hanno infine denunciato la presenza di piombo, rame, zinco, idrocarburi e antracene in quantità ben superiori alla norma. Sono sostanze estremamente nocive per la salute. Insomma: a noi i sali dei metalli pesanti e i rifiuti a base di idrocarburi e policitrici aromatici; a loro i proventi dell’urbanistica creativa, con la silenziosa benedizione di una opposizione consiliare destrorsa – poi al governo – distratta e complice.
Il 20 luglio 2010 a Milano l’area di Santa Giulia viene messa sotto sequestro: tra i nove indagati figurano il consulente per la bonifica nonché direttore tecnico delle Asm di Pavia e di Vigevano Claudio Tedesi e, al solito, Giuseppe Grossi e Luigi Zunino. Come dire, piove sul bagnato: il quartiere è ormai al collasso e in mano alle banche, travolto dagli scandali, dalla crisi immobiliare e dai debiti del costruttore, il “Berlusconi rosso” Zunino, in rapporti con Penati, Bassolino, Bersani e Capitelli. Il 20 ottobre 2009 erano finiti in carcere Giuseppe Grossi (aveva costituito fondi neri con le sovra-fatturazioni relative allo smaltimento delle schifezze provenienti da Santa Giulia) e la moglie di Abelli Rosanna Gariboldi (sul conto monegasco gestito insieme al marito, la signora aveva dilavato una parte del bottino di Grossi).
Il business del pattume interessa alle mafie. Il 22 luglio 2010, a Milano il presidente della Commissione parlamentare sui rifiuti Gaetano Pecorella ha denunciato le «infiltrazioni delle cosche in queste grandi società». Quali? A Santa Giulia troviamo la chiacchierata Lucchini Artoni e la sua appendice Edilbianchi, imprese che gestivano in subappalto il movimento terra a Santa Giulia (secondo un rapporto della Dia sono contigue ai clan); troviamo anche la Sadi Servizi industriali, acquisita nel 2006 dalla Green Holding di Grossi, che già nel 2003 operava su quell’area, quando era in quota ai Mazzaferro, un clan calabrese in stretti rapporti con il pavese Pino Neri. Può allora tornare utile fare un passo indietro nel tempo per rinfrescare la memoria a chi se la ritrova molto corta, in primo luogo la Procura pavese
(11 – continua)
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NOTE
[93] Lettera del 14 dicembre 2007
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