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«Sento il dovere di difendere la dignità della città».[113] Così il giovane sindaco Cattaneo annuncia la costituzione di parte civile nei confronti di… di un pubblico amministratore come Trivi sotto processo per corruzione elettorale? No, il Comune si costituisce parte civile nel processo a due writers e minimizza la corruzione (da dimostrare) e l’acclarata colonizzazione mafiosa della pubblica amministrazione. La Presidenza del Consiglio e il Ministero degli interni, responsabilmente e per tempo si sono costituiti in giudizio, chiedendo il risarcimento dei danni eventualmente arrecati allo Stato. Cattaneo sembra invece solidarizzare con l’imputato. Sindaco innocentista? «No, sono tra coloro che hanno fiducia nella giustizia. Non posso e non voglio esprimere un giudizio che spetta solo al tribunale». Quale giudizio? Lui che ama citare Paolo Borsellino, lo avrà mai letto? Allora si conceda questo ripasso:
L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato quindi quel politico è un uomo onesto. E no, questo discorso non va perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire, beh, ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però siccome dalle indagini sono emersi altri fatti del genere altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato quindi è un uomo onesto. Il sospetto dovrebbe indurre soprattutto i partiti politici quantomeno a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati.
Il passo è ripreso dallo storico intervento del magistrato siciliano all’Istituto tecnico professionale di Bassano del Grappa, il 26 gennaio 1989.
A molta distanza dagli arresti del 13 luglio 2010, con l’esclusione di Trivi, i pubblici amministratori pavesi coinvolti a vario titolo nell’inchiesta antimafia sono ancora tuttial loro posto, chi in Giunta, chi in alcuni Consigli d’amministrazione. Facciamo allora l’appello dei nomi e dei loro incarichi. Ricorderemo che assessori e rappresentanti comunali presso enti, aziende, istituzioni e società sono di nomina del sindaco.
Antonio Bobbio Pallavicini, assessore alla Mobilità, sorpreso nei migliori ristoranti della Locride in compagnia del capo della ’Ndrangheta lombarda Pino Neri. Presente.
Dante Labate, consigliere comunale, amico e socio in affari di Pino Neri (per Chiriaco, Labate «è come un fratello»). Presente.
Ettore Filippi, rappresentante del sindaco nel Cda dell’ospedale San Matteo; nelle liste di Rinnovare Pavia Filippi ha ospitato i candidati indicati da Neri e Chiriaco. Presente.
Luca Filippi, figlio di Ettore e presidente di Asm Lavori, sorpreso in temerarie conversazioni con il pregiudicato Carlo Antonio Chiriaco. Nel maggio 2010 ha assunto in Asm Rocco Del Prete, persona «nella piena disponibilità di Neri». Presente.
Pietro Pilello, già revisore dei conti in Asm e Amicogas, in rapporti con Cosimo Barranca, in affari con Pino Neri. Presente.
Alberto Pio Artuso, membro del Cda di Asm nonché “consulente” di Chiriaco per questioni immobiliari o abusi edilizi. Presente.
Valerio Gimigliano, consigliere comunale. In rapporti con Neri. Secondo Chiriaco, Gimigliano deve a lui l’incarico nel Cda dell’Azienda servizi alla persona. Insieme al collega consigliere comunale Carlo Alberto Conti (che lo ha sostituito all’Asp), nel 2008 Gimigliano definì superflua l’introduzione di norme antimafia nel Piano generale del territorio. Presenti.
Alessandro Cattaneo, eletto sindaco di Pavia con il contributo, fra gli altri, di Carlo Antonio Chiriaco, Pino Neri, Luigi Greco, Pietro Trivi, Antonio Bobbio Pallavicini, Dante Labate, Ettore Filippi, Rocco Del Prete, Luca Filippi, Valerio Gimigliano, Carlo Alberto Conti, nonché della “primula rossa”, quel Peppino con cui Chiriaco parla della costruzione di un «grosso centro di potere». Presente.
Pietro Trivi, assessore al Commercio, accusato di corruzione elettorale, è l’unico assente giustificato: prima indagato poi rinviato a giudizio, si è dimesso dall’incarico.
Parafrasando Borsellino, sono «persone affidabili»? Per molto meno in Liguria, a Bordighera, nel marzo 2011 il Prefetto ha sciolto il Consiglio comunale. E a Pavia? A Pavia il sindaco del fare (cortei antimafia insieme agli amici dei mafiosi) e del baciare (le ginocchia di lady Abelli indagata e poi incarcerata e poi condannata) non inoltra al Tribunale lettere di costituzione in giudizio, né tanto meno invita al testamento i rappresentanti comunali ripresi dall’antimafia.
Cattaneo è sì “amico degli amici” ma non ha mai intrattenuto rapporti personali con mafiosi del calibro di Chiriaco o Neri o Bertucca.
Conversando con Pino Neri l’indagato Antonio Dieni ha deriso il sindaco definendolo «un pupo».[114] Secondo il “puparo” Gian Carlo Abelli, l’inesperto Cattaneo si è reso disponibile «ad essere guidato».[115]
(16 – continua)
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NOTE
[113] “la Provincia Pavese”, 12 marzo 2011
[114] Richiesta, p. 1720
[115] La Provincia Pavese”, 3 marzo 2009
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