Questa lettera è stata indirizzata un mese fa da alcuni detenuti nel carcere di Monza al vicepresidente del Consiglio d'Europa Mario Mauro, lettera in cui si elencano i non pochi problemi di quella struttura carceraria.
Come Lei saprà, i problemi delle carceri ma soprattutto dei detenuti, in Italia hanno oltrepassato ogni limite di sopportazione e di decenza, uccidendo l'unica e ultima cosa che rimane a un detenuto: la dignità di essere uomo.
In questo carcere in maniera particolare viviamo ammassati in tre per ogni cella ovvero con un letto a castello per due persone ed una brandina volante per la notte con spazi di movimento che non superano il metro quadro per detenuto. Tre persone, o quello che rimane di loro, condividono un bagno (locale cieco) di un metro quadro. L'acqua calda non esiste se non di tanto in tanto in due docce, mal funzionanti, per settanta “persone”.
Le celle dell'ultimo piano sono incrostate d'umidità, come le altre, ma con un optional in più: piove dentro ad ogni temporale (che in questa zona per grazia di Dio non mancano) tale per cui si dorme con teli di plastica addosso.
Esistono nelle celle anche persone debilitate per la depressione, magari ancora in attesa del primo grado di giudizio (le statistiche dicono che il 50 per cento di queste saranno poi assolte), che no reggono la situazione ed optano per una scelta di “libertà estrema”.
Gli oltre 900 detenuti, cioè il doppio di quelli per cui questa “galera” è stata costruita, sono costretti per 20 ore in 7,5 metri quadri tutto compreso. Il rapporto col personale di sorveglianza è gerarchicamente malsano. Nessuno è responsabile di niente tranne che della sua funzione di schiavettare mille volte al giorno come se da questa parte delle sbarre ci fossero animali.
Da detenuti di passaggio sappiamo che la situazione è abbastanza simile in tutte le carceri d'Italia; una omologazione aberrante eccetto qualche isola felice (Bollate e Rebibbia, per ciò che concerne il personale). Tra tutti però il carcere di Monza si colloca certamente nei primissimi posti di questa aberrazione.
Le comunicazioni (colloqui, telefonate) con l'esterno, l'unico ed il solo momento di “libertà”, sono regolati dai modelli peggiori, cioè il minimo consentito.
La situazione è ormai esplosiva. Tempo fa avevamo sperato, dopo una “ispezione” dell'onorevole Renato Farina [più d'una; l'ultima visita è del 15 agosto scorso], che qualcosa cambiasse. È sì cambiato ma in peggio; forse per fare un dispetto anche all'onorevole Farina che si era dimostrato particolarmente sensibile alle nostre condizioni; un vero galantuomo.
Un detenuto ci ha parlato di Lei come di una persona speciale; pertanto qualunque cosa potrà fare e vorrà fare, avrà comunque la nostra eterna gratitudine.
Monza, 4 agosto 2011
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