Latitanti

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I retroscena (mai raccontati) dell’arresto di Francesco Pelle,
il boss della ‘Ndrangheta ricoverato a Pavia

di Giovanni Giovannetti

L’accurata indagine dei Ros denominata “Ticinum” e le numerose intercettazioni sembra possano scagionare Carlo Chiriaco dall’accusa di aver favorito il ricovero presso la Clinica Maugeri (sotto falso nome e “coperto” da false cartelle cliniche) del narcotrafficante ‘ndranghetista Ciccio Pelle detto “Pakistan”. Il latitante ricercato dalle polizie di mezzo mondo viene sorpreso in un ospedale pavese – era il 2008 – e ancor oggi non sappiamo chi ne abbia agevolato il ricovero.

18 settembre 2008. Alla clinica Maugeri di Pavia viene arrestato Ciccio Pelle “Pakistan”, al vertice della famiglia mafiosa dei Pelle-Vottari. Era stato ricoverato privo di tessera sanitaria, con false cartelle cliniche e con il falso nome di Pasqualino Oppedisano. Pelle, boss di primo piano della ‘Ndrangheta e del narcotraffico internazionale, è accusato di omicidio e latitante fin dal 30 agosto 2007 (verrà condannato all’ergastolo il 12 luglio 2011). La presenza a Pavia del Pelle viene scoperta grazie alle sue frequenti telefonate in Colombia, che vengono intercettate dalla Dea – l’agenzia antidroga degli Stati Uniti – che subito ne informa il pm antimafia Nicola Gratteri a Reggio Calabria.
Pelle è ormai paraplegico; ad Africo, il 30 giugno 2006 un colpo di fucile a pallettoni gli ha leso la spina dorsale: è la sanguinaria “faida di San Luca”, da anni in corso tra i Pelle-Vottari e i Nirta-Strangio. Sangue chiama sangue, e il 25 dicembre 2006 viene versato per errore il sangue di una donna, Maria Strangio, moglie di Giovanni Luca Nirta (il mancato obbiettivo) nonché sorella di Sebastiano Strangio; ammazzano anche un bimbo di cinque anni. L’altrettanto feroce vendetta si consumerà il 15 agosto 2007 in Germania: sei appartenenti ai Pelle-Vottari vengono crivellati di colpi a Duisburg, davanti al ristorante “da Bruno”.
Pasqualino Oppedisano (ovvero Pelle) era in riabilitazione a Pavia e in attesa di essere operato. Lo arrestano alcuni militi dell’anticrimine travestiti da medici. Lì per lì Pelle ha un soprassalto, e si capisce: per un momento ha temuto di avere davanti a sé quelli della cosca rivale venuti a farlo fuori.
Per inciso, nelle stesse ore a Castel Volturno un commando guidato dal camorrista Giuseppe Setola, fuggito in aprile dagli arresti domiciliari di Pavia (era in cura alla Maugeri per un presunto problema agli occhi che lo avrebbe reso semicieco) in soli trenta secondi uccide sei inermi immigrati ghanesi. Dopo la fuga da Pavia del camorrista, in cinque mesi la banda Setola ammazza sedici persone.
Nonostante sia ricercato da Polizia e Carabinieri, inseguito da nemici vecchi e nuovi che lo vogliono eliminare, a Pavia Pelle riceve visite e ha molti soldi in tasca: è evidentemente coperto da una notevole rete di protezione. Un proiettile lascia tracce differenti dal pneumatico di un autoarticolato, è ovvio, ma nessuno alla clinica Maugeri ha fatto domande sulla vera natura delle sue ferite.
Già, come è possibile? Per la Procura antimafia la risposta sembra contenuta in alcune intercettazioni telefoniche che renderebbero palese il favore alla cosca di San Luca da parte del direttore sanitario dell’Asl pavese, l’odontoiatra Carlo Chiriaco, con l’intermediazione di Cosimo Barranca, il capo della Locale milanese.
E non sarebbe un episodio isolato, come lascerebbe intendere una conversazione ambientale del 26 giugno 2009 tra Pino Neri e lo stesso Barranca. Quest’ultimo, scrivono gli inquirenti, «deve risolvere una serie di problemi sanitari della sorella e si rivolge a Chiriaco». Neri, venuto a saperlo, si mette a sua disposizione: «quando vi serve qualcosa alla Maugeri… vabbè che non ci sono problemi… con Carlo è la stessa cosa». Cosimo Barranca: «sì …sono già a Pavia… ho già fatto gli esami… la scintografia… per le ossa». Pino Neri: «la scintografia ossea?… e dove la fa? alla Maugeri o dove?» Barranca: «alla Maugeri». Neri: «aaah… dove sono io lì… ma vi serve qualcosa?…» Barranca: «è tutto fissato… Pino… perché ieri… ho telefonato a Carlo [Chiriaco] …sono venuto a trovarlo veloce… e me l’ha fatta poverino… stamattina sono già dentro… [omissis]» Neri: «ho capito… alla Maugeri… se vi serve qualcosa …io sono in studio che ho un appuntamento adesso… qui… e mi ha chiamato adesso che c’è …un paio di clienti… poi se riesco…» Barranca: «no… non c’è bisogno… poi io vengo a trovarvi con calma lunedì o martedì vengo …che ci facciamo vedere e stiamo un po’ assieme…» Neri: «certo… certo… ma quando vi serve qualcosa alla Maugeri… vabbè che non ci sono problemi… con Carlo è la stessa cosa». In un’altra intercettazione del 9 dicembre 2009 Chiriaco si mostra preoccupato per aver aiutato sotto il profilo sanitario numerose persone sospettate di appartenere alla ’Ndrangheta. Chiriaco: «…e sotto falso nome era uno dei Pelle alla Maugeri e l’altro Pasquale Barbaro lo hanno arrestato a San Martino, lo hanno fermato e invece aveva il permesso di venire a Pavia e a Milano per cure. Ora uno di questi, Barbaro, veniva all’ospedale Santa Margherita a trovarmi ed era in cura con… [inc.] …Ricevuti [il geriatra pavese Giovanni Ricevuti] e poi al San Matteo con l’ematologo Mario… [inc. – probabilmente Mario Lazzarino, direttore del reparto]. È uscito un articolo sopra un giornale di merda di quelli lì a gratis, no? Diceva: “Chi fa i ricoveri a Pavia? L’Asl, che presiede i ricoveri presso gli ospedali. Chi è il direttore sanitario dell’Asl? Il dottor Chiriaco, di cui sono noti i rapporti con il clan Valle”. E mi hanno iscritto sul registro degli indagati».
Il 24 settembre 2008 i pm antimafia Alessandra Dolci e Mario Venditti inaugurano le indagini su Chiriaco per favoreggiamento personale, con l’aggravante dell’associazione mafiosa. Secondo gli investigatori era «plausibile» ipotizzare «che la significativa influenza del Chiriaco» avesse potuto «favorire il ricovero del Pelle, ovviando alla puntuale procedura di accertazione stabilita nel regolamento della Fondazione».
Indubbiamente la procedura di ricovero di Pelle alias Oppedisano presenta più d’una smagliatura. Lo annota lo stesso Venditti quando, esaminando la cartella clinica, rileva che «il ricercato era giunto presso la Maugeri di Pavia alle ore 15.52 del 30 giugno 2008, dichiarando di avere avuto un incidente stradale il 16 aprile 2007, che ne aveva comportato un primo periodo di degenza presso l’Ospedale Riuniti di Reggio Calabria, dove gli era stata riscontrata una “paraplegia in lesione midollare post traumatica D12-L1”». L’analisi d’insieme, secondo Venditti «ha permesso di appurare una serie di anomalie nel processo di accettazione» del Pelle, in deroga alla procedura, che invece prescrive la richiesta del medico di base o di un medico specialista dipendente da una struttura sanitaria pubblica accreditata, nonché l’esibizione del documento di riconoscimento, del codice fiscale e della tessera d’iscrizione al Servizio sanitario nazionale. A quanto è emerso, come lamentano gli inquirenti, la prassi è stata «sostanzialmente disattesa».
A denti stretti lo deve ammettere anche la neurologa Gabriella Fizzotti: lei stessa – dopo la prenotazione telefonica arrivata il 24 giugno al caposala Giampiero Olivieri – il giorno 30 provvede al ricovero del paziente: Pasqualino Oppedisano «si è presentato all’ospedale seduto su una carrozzina spinta da un giovane di circa 30/35 anni». Era privo del documento di riconoscimento. Lo sconosciuto accompagnatore si è poi intrattenuto all’ingresso della clinica «con altri due uomini un poco più anziani di lui».
Le anomalie procedurali vengono confermate dallo stesso direttore sanitario della clinica Maugeri CarloLuigi Togni: interrogato il 16 gennaio 2009 avverte che i medici avrebbero dovuto quanto meno pretendere la documentazione sulle patologie; invece «chi ha fissato il ricovero ha ritenuto sufficiente l’impegnativa del medico di base» risultata poi falsificata, così come la «comunicazione telefonica della patologia da parte del paziente».
Di leggerezze se ne contano più d’una: lo ribadisce l’addetto ai turni Graziano Ricotti: «Capita spesso che per i degenti in arrivo dalle regioni del Sud vengano presentati documenti in fotocopia». Insomma, si direbbe sciatteria. Ma l’antimafia non ne sembra convinta.
Tra i documenti acquisiti si fa largo la prescrizione di una confezione di “Cialis”, per “Oppedisano”, a firma dell’urologa pavese Ida Bianchessi: secondo il gip Alessandra Cerreti, «appare sospetto che tale farmaco, deputato alla cura delle funzioni erettili maschili, sia stato prescritto da un medico in servizio presso l’ambulatorio del Policlinico “San Matteo” di Pavia ad un paziente in quel momento ricoverato alla clinica Maugeri». All’urologa gli investigatori mettono allora sotto controllo il telefono, forse cercando un qualche collegamento fra lei e Chiriaco già che, scrive il colonnello Sandulli, «lo stesso si è rivelato un importante punto di riferimento per l’assegnazione di posizioni lavorative e dirigenziali nella sanità pavese e non». Questa ipotesi investigativa si dimostrerà infruttuosa e il 29 gennaio 2009 il pm Ilda Boccassini decide la revoca dell’intercettazione, così come per altri medici della clinica.
Come più volte ripete il pm Venditti nelle sue carte, “Oppedisano” arriva alla Maugeri «sprovvisto di ogni documento» una settimana dopo aver prenotato «dall’utenza telefonica 348804… [risultata poi falsa] indicata dal medesimo come recapito della madre», quando – sottolinea il magistrato – i tempi di attesa non di rado superano i trenta giorni. “Oppedisano” è anche privo del codice fiscale magnetico, (verrà trasmesso solo il 15 settembre 2008, due giorni prima dell’arresto, via fax da una tabaccheria calabrese).
Si confermerà falsa la stessa impegnativa per il ricovero, a firma del medico di Serra San Bruno Raffaello Barillari, come ha potuto accertare di persona il capitano Alessandro Farris dei Ros inviato in Calabria.
Riepilogando, ecco l’elenco dei documenti forniti dal Pelle in più riprese: fotocopia di una patente di guida intestata a Pasqualino Oppedisano (nella fotografia balza evidente la non somiglianza tra Pelle e Oppedisano); fotocopia della falsa prescrizione di ricovero del dottor Barillari; fax della tessera d’iscrizione al Servizio sanitario nazionale intestata a Pasqualino Oppetisano (“t” e non “d”); fotocopia di un codice fiscale cartaceo assolutamente incompatibile con i dati riportati sulla tessera sanitaria. Ulteriori perplessità riguardano le patologie, sia quelle diagnosticate presso la Maugeri di Pavia sia «nei precedenti luoghi di ricovero (Reggio Calabria e ospedale di Sesto San Giovanni), atteso che la lesione patita dallo stesso era stata procurata da un proiettile e non da un incidente stradale».
Ma dalla indagine non si ricavano elementi tali da comprovare il favoreggiamento di Pelle da parte di Chiriaco. Lo ha confermato lo stesso capitano Farris all’udienza del 20 luglio 2011 nel processo pavese per corruzione elettorale in cui erano imputati lo stesso Chiriaco e Pietro Trivi (poi assolti): l’avvocato Oliviero Mazza chiede al capitano se dalle indagini siano emerse responsabilità di Chiriaco per quel ricovero; e Farris: «assolutamente no».
Fra i «precedenti ricoveri» di Pelle viene annotata una sua degenza a Sesto San Giovanni circa un anno dopo la fucilata che lo ha reso paraplegico. All’epoca Sesto dipendeva ancora dalla monzese Asl Milano3, di cui era direttore generale PietroGino Pezzano, persona già indagata negli anni Ottanta per narcotraffico e più volte citata nelle carte dell’indagine Infinito. Lo stesso capo della ‘Ndrangheta lombarda Pino Neri lo ha incluso tra «i nostri collaboratori», riverendolo come «il pezzo grosso della Brianza», uno che «fa favori a tutti». Sia chiaro, pura coincidenza, poiché niente induce a ritenere che Pezzano abbia in qualche modo favorito il primo ricovero lombardo di Francesco Pelle.
La degenza al nord del latitante vede invece coinvolto l’inconsapevole ex assessore provinciale milanese al Turismo Antonio Oliverio (Giunta Penati, centrosinistra, in seguito fiero sostenitore di Guido Podestà, centrodestra), al quale fu chiesto di spendersi per il ricovero di un «autotrasportatore» della Perego Strade (Ivano Perego, l’imprenditore lecchese socio di Salvatore Strangio, entrambi in manette il 13 luglio 2010 perché ritenuti «partecipi» del sodalizio criminoso). L’«autotrasportatore» era in realtà Ciccio Pelle “Pakistan”.
E a Pavia? Se come pare evidente Chiriaco non ebbe parte nella degenza di Pelle alla Maugeri, chi ne ha davvero favorito il ricovero?

2 Risposte to “Latitanti”

  1. Anonimo Says:

    Giovannetti hai omesso di dire che Chiriaco ti querelo’ per aver detto, su quel settimanale, che era lui quello che aveva favorito il ricovero di questo latitante. Poi la querela nei tuoi confronti venne archiviata dal pm di Brescia con richiesta successiva di pochi giorni al 13. Luglio 2010 perché “il fatto era vero” e quindi non poteva esserci diffamazione. Ed ora cosa dirà il pm di Brescia? Riaprirà il procedimento? Pietro Trivi (ex legale di Carlo Chiriaco)

  2. ggiovannetti Says:

    E infatti mal ne colse a lui e a te. Caro il mio avvocato delle cause perse (Brega Massone… Gariboldi… Chiriaco…) della querela che qui rammenti ne ho scritto ormai decine di volte, sui blog, sui giornali e in “Sprofondo nord” (pp.38-39). Dunque non ti agitare troppo, così da riservare una qualche residua energia nell’assistere Giovanni Valdes in quelle sue ridicole denunce a me e ad altri, in modo da evitare l’aggiunta dell’ex sindaco di Borgarello all’elenco dei nomi qui sopra.

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