Sulla lottizzazione “Punta Est” in via Vallone a Pavia è lecito sospettare irregolarità. E la violazione della normativa sembra estendersi ben oltre il mancato pagamento degli oneri di urbanizzazione. È il caso di fare chiarezza, riepilogando i fatti.
19 ottobre 2007. La Società Cooperativa Atena – costituita solo due settimane prima, in origine per offrire residenze e servizi a studenti e professori – formalizza la sua richiesta al Comune; una proposta peraltro in linea con il Piano regolatore generale (Prg). La pratica acclude una relazione tecnica in cui Atena precisa che «l’intervento prevede la realizzazione di un unico complesso edilizio a corte chiusa, nel rispetto dell’ambiente in cui la struttura va a inserirsi»; che le residenze saranno destinate «agli studenti, ai docenti e agli operatori universitari», insieme a servizi mensa, biblioteca, archivi ed uffici, palestra e una sala per le riunioni. Per la gestione la società ipotizza una convenzione con l’Isu (ora Edisu) – l’ente per il diritto allo studio – e con tale garanzia il permesso viene infine rilasciato il 15 giugno 2010.
Ma – prevedibile colpo di scena degna di una fiction migliore – subito dopo, il 5 luglio, i terreni destinati all’intervento sono venduti alla Punta Est (società con capitale sociale di soli 20.000 euro) al prezzo di 2.026.586 euro. In un periodo di crisi drammatica, avere a disposizione importi così consistenti è un vero e proprio miracolo.
Di miracolo in “miracolo”: alla richiesta di voltura dal vecchio al nuovo proprietario è allegata una inedita relazione tecnica che descrive il nuovo intervento: non più residenze per studenti ma – udite udite – 70 appartamenti di varie metrature, da rivendere «sul libero mercato in assenza di limitazioni alla vendita o godimento delle unità immobiliari»; la millantata convenzione con l’Edisu è accantonata e ne viene sottoscritta un’altra con Angelo Bugatti, direttore del dipartimento di Ingegneria Edile e del Territorio, ovvero con l’estensore del Piano di Governo del Territorio in preparazione. Insomma, robetta, quel tanto che serve a rendere meno evidente la violazione del Prg (Piano regolatore generale) che indica l’area a servizi. Stando a questo accordo, l’Università si avvarrebbe del complesso edilizio per «individuare una metodologia, basata sull’analisi di parametri ambientali, urbanistici e sociali al fine di fornire indicazioni utili alle Amministrazioni Pubbliche per la scelta degli interventi più efficaci per migliorare la qualità della vita». Sono parolone altisonanti, ovvero aria fritta. Tutto lecito? La Convenzione avrà una durata di 5 anni «senza rinnovo» e prevede il recesso sia da parte della Società – purché avallata da giustificati motivi e con il preventivo assenso del Comune – sia del Dipartimento «non prima – e ci mancherebbe – del rilascio delle agibilità». Detto altrimenti, il Dipartimento può recedere senza dover motivare la decisione. A sua volta, nell'”Atto Unilaterale d’Obbligo”, la Società si impegna a mettere a disposizione del Dipartimento una unità immobiliare per l’attività di ricerca e a rinnovare, alla scadenza, la Convenzione con il Dipartimento o a sottoscrivere un nuovo accordo con altri istituti di ricerca «fino alla eventuale variazione della disciplina di zona di piano urbanistico». Detto altrimenti: una volta approvato il Pgt ancora in elaborazione, l’area sembra destinata a passare da servizi alle molto più lucrose residenze private.
8 marzo 2011. Chiamato a esprimere un parere, lo “Sportello unico per l’Edilizia” ammette che in questo modo le unità immobiliari sarebbero «liberamente alienabili e concedibili in godimento a qualsivoglia titolo in favore di qualsiasi soggetto, persona o ente, pubblico o privato in assenza di vincolo alcuno», confermando il contrasto tra quanto sottoscritto nell’accordo e le destinazioni d’uso ammesse in zona dal Prg vigente, già che la trasformazione «liberalizzerebbe le unità rendendole di fatto residenziali a tutti gli effetti». Come leggiamo, essa «non si concilierebbe con il mancato pagamento del contributo di costruzione dovuto per l’attività residenziale»;
vale a dire che il Comune non sarebbe neppure nella condizione di vantare la contribuzione, in ragione del fatto che la pretesa di maggiori oneri di urbanizzazione «implicitamente andrebbe ad attestare la fattibilità di una destinazione che invece non è compatibile con le destinazioni previste dalla zona». Lo “Sportello” ha inoltre rilevato che il parere favorevole dell’Asl allegato alla pratica (23 dicembre 2010) riguarda un altro fabbricato residenziale della “Punta Est” in zona Cravino… Errore materiale o altro?
Alle puntuali segnalazioni dello “Sportello”, il dirigente del settore urbanistica Arch. Moro ha curiosamente replicato riproponendo le stesse argomentazioni utilizzate dalla Società. Bella simmetria. E se la stessero contando e cantando in coro?
Il 19 maggio 2011 – attenzione alla data – lo “Sportello unico per l’edilizia” ribadisce il parere negativo, confermando così le osservazioni precedenti. Lo stesso giorno Andrea Moro, senza troppo indugiare su quelle riserve, ritiene di dover «discostarsi dalle risultanze dell’istruttoria» e rilascia un permesso per «modifiche interne, realizzazione di cantine e mutamento tipologico di attività», scelta di cui il dirigente comunale porta quindi ogni responsabilità.
Il 9 novembre finalmente si è svegliata la Commissione comunale Ambiente e Territorio – meglio tardi che mai – che ha chiesto al Direttore Generale di indagare sulla autorizzazione a costruire rilasciata dal discusso dirigente.
Proponiamo allora che l’indagine abbracci ogni altra autorizzazione rilasciata dall’architetto Moro (è lo stesso dirigente che, prima di essere tacitato da una sentenza del Tar, nel 2010 aveva avallato la cementificazione di una parte del Parco della Vernavola), al quale sarebbe forse prudente revocare l’incarico.
Alla fiera della Punta Est, per due soldi…
da Pavia, Walter Veltri
24 novembre 2011 alle 20:21 |
Potranno vendere a pezzi non solo la città, ma anche tutti qulli che la abitano. Ma questa gente non teme nulla e va sempre dritta per la propria strada; sanno bene che nessuno gli chiederà mai di pagare per quello che fanno, Fossimo stati a Milano…. c'è bisogno di chiedere cosa sarebbe successo?
"individuare una metodologia, basata sull'analisi di parametri ambientali, urbanistici e sociali al fine di fornire indicazioni utili alle Amministrazioni Pubbliche per la scelta degli interventi più efficaci per migliorare la qualità della vita". Sono balle, come si dice nell'articolo, buone solo per chi è disposto a bersi tutto. Un modo per fare i comodacci propri senza pagar dazio. Bugatti che ha firmato una convenzione? Lo conosciamo bene, non ha le spalle tanto forti da mettere a punto una strategia tanto sottile. Chi c'è dietro? Chi si è portato avanti tanto da costruire residenze pronosticando una variazione della disciplina urbanistica? Ma la proprietà ha forse dato dei soldi al laboratorio di Bugatti o siamo in presenza di ricerca pura?
In quanto a revocare l'incarico a Moro siamo in presenza di un sogno ad occhi aperti. Non si può certo pretendere che certi personaggi lo sconfessino dopo averlo voluto in ogni modo come dirigente. Ma non c'era una denuncia per questo o è solo l'ennesima balla?
25 novembre 2011 alle 08:46 |
Riepiloghiamo. Punta Est compra terreni e permesso di costruire residenze universitarie e immediatamente chiede di poter realizzare edilizia residenziale perchè le residenze universitarie non sono convenienti.
Si può facilmente capire che Punta Est era certa che il permesso sarebbe stato accordato altrimenti non avrebbe comprato i terreni con la consapevolezza (come ha scritto) che l'affare era fallimentare.
Chi aveva dato questa certezza? si può addebitare tutto a Moro? in realtà è stata la politica ad appoggiare la richiesta della società, Moro si è solo prestato al volere di chi lo ha voluto come dirigente. Quindi è normale che ora difendono la scelta di far costruire appartamenti di libera vendita e non residenze universitarie.
Concordo e sono d'accordo con il precedente commentatore, solo a Pavia queste cose possono accadere impunemente. Consentitegli tutto e questa classe politica si sentirà sempre più forte e protetta.
25 novembre 2011 alle 21:42 |
Non li arresteranno mai
28 novembre 2011 alle 21:25 |
Se la giunta ha deciso di cambiare il PRG non c'è nulla di strano se è stata data l'autorizzazione di costruire prima del cambio ufficiale perchè manca solo una formalità. Il prof Bugatti sa meglio di chiunque altro che il PRG sta cambiando perchè ha avuto l'incarico di modificarlo. Su questo sito siete sempre i soliti forcaioli che volete tutti in carcere. La stessa cosa vale anche per i dirigenti. Perchè una giunta non potrebbe scegliere i dirigenti che vuole?
29 novembre 2011 alle 15:08 |
Bugatti ha rilasciato un'intervista alla Provincia. Il professorone lancia messaggi contando proprio sulla qualità di docente universitario e di incaricato dela redazione del PGT. E contando sul prestigio (?) che gli deriva dall'essere un docente se la prende con alcuni tecnici del Comune accusati di essere vecchi, non aperti alle nuove idee. Il riferimento allo Sportello unico per l'edilizia e al parere contrario espresso è evidente.
Ah, quando parlano certi professoroni!! Quasi ti fanno credere che agli asini spuntino le ali e si mettano a volare.
Una curiosità: ma Bugatti e Punta Est (che vuol dire Cortazza srl) la loro "metodologia, basata sull'analisi di parametri ambientali, urbanistici e sociali al fine di fornire indicazioni utili alle Amministrazioni Pubbliche per la scelta degli interventi più efficaci per migliorare la qualità della vita" non potevano applicarla a uno dei tanti insediamenti venuti su come funghi negli ultimi anni? Magari a una lottizzazione della stessa società Cortazza? Perchè proprio alle costruende case di via Vallone? O forse i titolari di quelle lottizzazioni (compresa Cortazza) non erano interessati a versare soldi per l'applicazione di una metodologia che è solo fumo e che ha il fine immediato di permettere una violazione impunita del PRG? Ci vuol poco a recuperare i costi per gli spazi dell'immobile messi a disposizione di Bugatti per presunte attività di ricerca; basta chiedere (e ottenere) il permesso di costruire cantine facendo così lievitare i costi di vendita, spalmando il rimanente sul prezzo complessivo di vendita di ogni singolo appartamento. Che bella ricerca! E che bei risultati ha prodotto!!
29 novembre 2011 alle 21:06 |
Semplice semplicissimo…. basta pagare qualcosina all'università e miracolosamente si possono costruire case su un terreno a diversa destinazione. Cosi ha sentenziato l'architetto Moro (anche se non è farina del suo sacco). Questa storia è talmente sporca che è spontaneo domandarsi cosa aspetta la magistratura ad intervenire.
E a proposito di Moro….. si riesce a sapere quale sarà l'esito del concorso che è stato definito ad personam per farlo diventare dirigente confermato?