di Giovanni Giovannetti
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Una legge italiana, che porta il nome di uno storico famoso (Giuseppe Galasso) vieta le costruzioni a meno di 150 metri dalle sponde dei corsi d’acqua iscritti nel registro delle acque pubbliche, come la Vernavola a Pavia. È La legge 431/85, in tutela delle aree di particolare interesse ambientale. Nella tavola 2.2 del Piano regolatore generale pavese (foglio 11 – “Vincoli e fasce di rispetto”) l’area sottoposta a tutela è tratteggiata con molta precisione. Come si può vedere (è quella indicata dai triangolini) la tutela si estende ben oltre via Vallone, arrivando a tagliare in due l’area di “Punta Est”, riconoscibile dal campo puntinato compreso tra Villa Flavia e Cascina Scova. Certo, fatta la legge trovato l’inganno. Ovvero quella moltitudine di autorizzazioni sistematicamente elargite ai costruttori dalle commissioni paesaggistiche comunali (dal 1° gennaio 2010 le autorizzazioni sono annullabili dalle Soprintendenze, facoltà quasi mai esercitata) che, ignorando lo spirito della “Galasso”, invece di rappresentare un’eccezione sono ormai la consolidata regola; vale a dire l’atto formale per aggirare i vincoli. Proprio come lungo il corso della Vernavola. Proprio come a “Punta Est”.
Pavia, Porta Garibaldi. Ora il cartellone pubblicitario ripreso qui sotto l’hanno coperto, ma fino all’altro ieri faceva bella mostra di sé lungo viale Cremona. Reclamizza le residenze di lusso al cantiere di Punta Est, da tempo in vendita sul libero mercato (da 2400 a 2800 euro al mq.), là dove il Prg indica servizi e alloggi per studenti universitari. “La Provincia Pavese” del 6 gennaio informa della convocazione in procura di Angelo Moro, il dirigente comunale responsabile di quell’illecita autorizzazione. In realtà la chiamata del Moro in piazza del Tribunale data ormai qualche settimana, a ben prima di Natale. Il dettaglio non è di poco conto: lì per lì il sindaco Alessandro Cattaneo detto “Pupo” si era affrettato a precisare che il ritiro «in autotutela» dell’autorizzazione comunale a edificare residenze per sciùri (21 dicembre) e la visita della Polizia giudiziaria in Comune (23 dicembre) non erano da mettere in relazione fra loro già che – disse – il sequestro del faldone su Punta Est cade «dopo, e non prima» del ritiro di quell’illecito permesso. Il sindaco sa, ma finge di non sapere che tutto questo avviene dopo, e non prima, la convocazione di Moro in Procura. Caro “Pupo”: nessun collegamento con l’inchiesta in corso?
6 gennaio 2012 alle 18:28 |
Punta Est, ora si indaga Sentito il dirigente Moro
La polizia giudiziaria ha chiesto chiarimenti al numero uno dell’urbanistica Del caso si era già parlato in Consiglio comunale a luglio su richiesta del Pd
Case tecnologiche e anti-sismiche
Punta Est è un complesso residenziale che si trova in via Baldo degli Ubaldi, affacciato sul parco della Vernavola. Si tratta di una settantina di appartamenti a ridottissimo consumo energetico (rientrano in classe A) e, stando a quanto si legge sul cartellone dei lavori, si tratterebbe dell’unica struttura antisismica a Pavia, realizzata in base a una legge del gennaio 2008. Tra le innovazioni, riscaldamento con pompa di calore di tipo geotermico, elevato comfort acustico e allarme per unità abitative con abbonamento annuale alla teleassistenza. Il prezzo di vendita, pubblicizzato anche da una inserzione su E bay, è di 2.450 euro al metro quadro.
Dopo l’acquisizione dei documenti da parte della polizia giudiziaria, la Procura ha sentito anche il dirigente dell’Urbanistica, Angelo Moro, sul caso di Punta Est. Al momento non esistono persone iscritte nel registro degli indagati, e il dirigente di palazzo Mezzabarba è stato sentito nella veste di persona informata sui fatti. La magistratura sta iniziando ad approfondire le argomentazioni espresse nella lettera esposto della lista Insieme per Pavia. Il punto di maggiore ambiguità della vicenda, è il fatto che una società privata sia stata autorizzata a costruire una settantina di appartamenti, destinati al libero mercato, su un’area che nel Piano regolatore è destinata a servizi universitari. A monte di tutto c’è una convenzione tra la società immobiliare Punta Est e l’Università. O, meglio, il dipartimento di ingegneria edile del territorio guidato dal professor Angelo Bugatti, lo stesso docente al quale la giunta Cattaneo assegnò il compito di redigere il Piano di governo del territorio, il documento destinato a prendere il posto del Piano regolatore. Forte di questa convenzione, la società ottenne dal dirigente dell’urbanistica il via libera. Un iter tribolato, tuttavia, poichè già lo sportello unico per l’edilizia aveva sottolineato, in un paio di occasioni, l’incongruenza tra le palazzine e la destinazione del terreno. Lo stesso Moro, preso atto delle polemiche, ritirò in autotutela il provvedimento che consentiva alla società di vendere liberamente gli appartamenti, tornando a vincolarne la destinazione agli universitari. Ma la vicenda, oltre che sul versante giudiziario, si svolge anche su quello della politica. Il giorno dopo la visita con la quale la polizia giudiziaria acquisì gli atti, il sindaco Cattaneo dichiarò: «Il permesso è stato dato sulla base di una scheda del vecchio Piano regolatore, al cui interno è stata sfruttata una convenzione tra i nostri uffici, nella persona del dirigente responsabile dell’Urbanistica, e l’Università. Tutto è avvenuto senza che la politica fosse coinvolta». Invece, del caso Punta Est si era già dibattuto, quantomeno in Consiglio comunale. Il 3 luglio scorso, Fabio Castagna e Matteo Pezza, capogruppo e consigliere del Partito democratico, depositarono una instant question urgente con la quale si chiedeva «per quale motivo e a seguito di quale provvedimento è stata mutata la destinazione d’uso del lotto denominato Punta Est». A rispondere, in Consiglio, fu il dirigente Angelo Moro. Disse che «il privato, con la sottoscrizione del nuovo atto d’obbligo, si impegna a rispettare gli impegni assunti con l’Università di Pavia, realizzando unità immobiliari con l’adozione delle migliori tecniche per scopi di ricerca».
(Fabrizio Merli, “La Provincia Pavese”, 6 gennaio 2010)