Costa ai pavesi più di mille euro l’anno, neonati inclusi
di Giovanni Giovannetti
Secondo la Corte dei Conti, in Italia la corruzione muove 60 miliardi l’anno, il triplo di quanto sarebbe servito al Paese nel 2011 per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013 o, se si preferisce, la cifra equivale alla somma del salario annuale di 2 milioni e 500 mila operai!
È così da anni. Il vice procuratore generale della Corte dei Conti Alfredo Lener sottolinea che «la corruzione è percepita in Italia come un fenomeno consueto e diffuso». A sua volta, il Rapporto 2011 dell’Economic Index Forum lamenta che «la corruzione e la criminalità organizzata costituiscono i maggiori freni per chi vuole investire nel Paese ed in particolare per la crescita economica del Sud. La corruzione mina la fiducia degli investitori stranieri nel mercato italiano e minaccia la libertà d’impresa con mezzi inaccettabili per uno Stato di diritto».
E a Pavia? Potrebbero bastare le cifre a sei zeri dell’affaire Carrefour (nel 2007 i negozi della galleria vennero ceduti a un Fondo tedesco per 74 milioni di euro pochi giorni dopo l’inaugurazione, quattrini sulla cui reale provenienza forse sarebbe opportuno indagare), transazione preceduta, a quanto pare, da locali mazzette milionarie. Ancora a Pavia, sostituire un cestino dei rifiuti sembra costi… 4 euro «alla politica». Altro esempio: organizzare una festa conviviale al Palatreves sembra convenire in primo luogo… al proprietario di un chiacchierato ritrovo notturno, poiché quella successiva dovrà sostare «d’obbligo» nel suo benemerito locale.
C’è poi una costosissima nonché invasiva (e nociva) autostrada, che nessuno vuole eppure «s’ha da fare». Ma anche un altro Centro commerciale alle porte della città, nel comune di Borgarello (un investimento per centinaia di milioni proposto da una società – la Progetto commerciale srl – dall’esiguo capitale sociale di 250mila euro) il cui piano di lottizzazione venne adottato nel luglio 2010 dal sindaco ciellino Giovanni Valdes (condannato in primo grado per turbativa d’asta già che, come lui stesso ammise, certe porcherie «le sto facendo per tutti») con al suo fianco fra gli altri l’assessore Antonio Bertucca, figlio di Francesco Bertucca (ai vertici della locale ‘ndranghetista di Pavia, condannato in primo grado nel novembre 2011 a 6 anni di carcere).
E perché mai il dirigente comunale all’Urbanistica Angelo Moro, dopo aver indotto il Consiglio comunale pavese a deliberare l’illecita lottizzazione di Montemaino in pieno Parco della Vernavola (poi annullata dal Tar), non sazio, ha inteso sostituirsi allo stesso Consiglio nell’autorizzare una – peraltro illegale – variazione di destinazione d’uso a Punta Est? (in un’area desinata a servizi per l’Università lorsignori volevano costruire 78 case di lusso per il libero mercato).
E perché l’assessore all’Urbanistica, il leghista Fabrizio Fracassi, insensibile al ridicolo, ora si schiera in difesa della mega-truffa immobiliare Green Campus al Cravino? (anche qui 327 “residenze universitarie” anziché in affitto a studenti le ritroviamo allegramente in vendita). Di nuovo al Cravino, Carla Marcella Casati in Calvi e Arturo Marazza – cugino alla lontana dell’assessore Fracassi – avevano venduto quei terreni, quel progetto, quelle autorizzazioni, quelle convenzioni e chissà che altro per 6.203.000 euro alle sette società consorelle nella cordata Green Campus (terreni acquistati un anno prima per 1.813.000 euro), i cui protagonisti – dal direttore dei lavori Gian Michele Calvi (consorte di Carla Marcella) a un campione della rendita parassitaria come l’affittacamere Marazza – li abbiamo già incontrati lungo la Vigentina, nell’affaire Carrefour: il primo quale direttore dei lavori; l’altro, al solito, intento a comprare e vendere terreni: come si ricorderà, alcuni suoli agricoli intorno all’area su cui ora sorge l’ipermercato vennero acquistati nel dicembre 2001 da Pietro Guagnini (già membro della commissione edile) da Augusto Pagani (ex assessore della Giunta leghista di Jannaccone Pazzi) e dal Marazza (soci nella Vernavola Srl) per 120 milioni di lire e rivenduti subito dopo alla società Gs per 830 milioni.
L’ingegner Gian Michele Calvi è noto alle cronache nazionali, poiché in Abruzzo ha onorevolmente gestito la chiacchierata ricostruzione dopo il terremoto dell’aprile 2009. A L’Aquila Calvi presiede il Consorzio ForCase, a sua volta fautore del “Progetto C.a.s.e.” (acronimo di Complessi Anti Sismici Ecocompatibili): 183 edifici, 4.449 appartamenti, 19 villaggi intorno al “cratere”; appalti per 809 milioni di euro, soldi elargiti dalla Protezione civile in qualità di committente (fra l’altro Calvi – già braccio destro di Guido Bertolaso alla Protezione Civile – siede nella Commissione Grandi Rischi). Il Consorzio vede la partecipazione della pavese Fondazione Eucentre – che fa capo alla Protezione civile ed è diretta dallo stesso Calvi – oltre a due imprese di costruzioni, la Icop (la ricordiamo a Pavia nel restauro del ponte della Becca) e la Damiani costruzioni, la stessa che sta costruendo il “Green Campus” al Cravino, a cui era demandato l’acquisto dei materiali e il coordinamento dell’attività di cantiere in Abruzzo. Progettazione e direzione lavori sono rimaste ben salde sotto la guida di Gian Michele Calvi. Come a Pavia: per gli edifici “Green Campus” al Cravino è stata infatti «adottata la stessa tecnologia antisismica sperimentata all’Aquila dopo il terremoto».
Il 24 maggio 2011 il Gup (giudice per l’udienza preliminare) del Tribunale dell’Aquila ha intanto rinviato l’ingegnere a giudizio, e con lui gli altri sei componenti della Commissione “Grandi rischi”, accusati di omicidio colposo plurimo e lesioni: il 31 marzo 2009 – solo cinque giorni prima del devastante terremoto (309 morti e 1.600 feriti) – i sette commissari avevano “tranquillizzato” la popolazione sulla sequenza sismica in corso, da mesi percepibile nel territorio aquilano, negando il rischio di un terremoto distruttivo o comunque di magnitudine superiore a quelle fino ad allora registrate. Nel capo d’imputazione si legge che «dopo la riunione sono state fornite informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell’attività sismica vanificando le attività di tutela della popolazione». Calvi è anche indagato per frode in pubbliche forniture nell’ambito dell’inchiesta aquilana sulla ricostruzione. I costi del Progetto C.a.s.e. sono via via lievitati da 570 a 809 milioni di euro: il 40 per cento in più!
Sia chiaro: l’autostrada Broni-Stroppiana, il Centro commerciale di Borgarello o il Carrefour lungo la Vigentina, Punta Est al Vallone, Green Campus al Cravino o il Progetto C.a.s.e. a L’Aquila fino a prova contraria non muovono quattrini dalla dubbia provenienza né mantengono relazioni con politici in svendita; non si cerchi qui la corruzione, quella che estorce a ogni italiano circa 1.000 euro annuali, neonati inclusi. Nulla di tutto questo, già che «Pavia – direbbe il leghista assessore Fracassi – non è Italia»: a Pavia, la corruzione non esiste.
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