Capra e cavoli

by

di Giacomo D’Alessandro

A iniziare la giornata per me sveglia ore 6 e 50. Colazione solitaria e poi Messa con alcune professoresse delle scuole qui del Villaggio del Ragazzo, fuori il chiasso crescente degli alunni ammassati all’entrata. Poi accompagno gli altri a fare colazione mentre il viavai nel villaggio aumenta. Inizia una nuova giornata.
Alle 8 e 30 riusciamo a partire: la quarta tappa di Stella d’Italia si preannuncia lunga fino a Moneglia. Ce ne dà un assaggio la ripida salita da Lavagna a Santa Giulia. C’è da dire che da Santa Margherita in poi la Liguria si alza sul mare con continui promontori, e la Via della Costa, per evitare l’Aurelia, ci porta in saliscendi continuo a chiesette sul crinale e giù al paese successivo.
Non ho ben chiaro il percorso di oggi, da Sestri Levante in poi, ma ci affidiamo. Qualcosa si trova. I miei compagni di viaggio sono forti e motivati, chiacchierano, sudano e non si lamentano. Si ha la certezza di decidere insieme e di andare lontano, in ogni caso.
La loro sosta golosa e infinita al primo mercato ortofrutticolo in cui ci imbattiamo incrina da subito questa mia coriacea convinzione.

Ieri è stata per me la tappa più lunga e più difficile. Da Chiavari a Moneglia, per evitare l’Aurelia, una serie di monti uno dopo l’altro, con ripide salite. Al mattino la dritta Santa Giulia ancora fresca della foschia mattutina, la vista su tutto il golfo e la piacevole discesa a Cavi, poi altri sentieri fino a Sestri Levante, grande golfo con la penisola e la Baia del Silenzio, dove ci siamo fermati chi a fare il bagno e chi sotto le fronde, a mangiare. A tratti recuperiamo anche qualche notizia sul mondo politico, ligure e nazionale.
La parte di percorso da Sestri a Moneglia mi mancava e sono riuscito a recuperarla al telefono grazie agli amici Giovanna e Fabio. Per fortuna ho preferito l’Aurelia a Punta Manara, un intero monte che sarebbe stato lunghissimo scavalcare, col rischio di perdersi, per guadagnare il paese di Rivatrigoso e il suo mega cantiere navale Fincantieri.
A questo punto però il passaggio a Moneglia si prospettava una dura salita per aggirare il Monte Moneglia e Punta Baffe, e Walter e Silvana, ieri non proprio al massimo della forma, hanno preferito non sforzare e andare in treno per aspettarci all’arrivo.
Così in tre ci siamo avviati per quello che si è rivelato un tratto lunghissimo, tutto esposto al sole del pomeriggio, sul mare ma senza vento, in macchia mediterranea con rovi, pietre bollenti, terra riarsa e ragnatele. Salita, lunga salita e indefiniti tratti di saliscendi in costa con spine e arbusti a graffiare caviglie e braccia già arrossate dal solleone.
Passaggi e paesaggi bellissimi, selvaggi, con viste mostruose, animali (bisce, sparvieri, capre..), piante fiori e profumi, la torre saracena…
E poi han cominciato a farsi le 19, e noi ancora nel bosco in una discesa infinita culminante con ripido asfalto. Siamo arrivati al nostro alberghetto di Moneglia alle 8 meno dieci. Una fatica piena, una prova dura, una soddisfazione incontenibile.
Dopo la bella cena insieme e chiacchierando col padrone di casa, un po’ di Crozza per ridere in tv. Perchè, ragassi, siam mica qui a tagliare i bordi ai toast.

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