di Giovanni Giovannetti
Ai numerosi pavesi vacanzieri sarà forse sfuggita la notizia del sequestro, ordinato dall’autorità giudiziaria, dei “preliminari di compravendita” per gli appartamenti Green Campus al Cravino, spacciati come residenze universitarie mentre in realtà sono da tempo in vendita sul libero mercato. Peggio: come ha eloquentemente documentato l’avvocato Franco Maurici si tratta di lottizzazione abusiva, foriera di guai ben peggiori per i lottizzatori e per gli amici sovracomunali dei lottizzatori e degli amici.
Analogamente, ai pochi pavesi rimasti in città nonché fedeli lettori del quotidiano locale, è di certo sfuggita – perché mai riportata – quell’altra notizia, dall’altrettanto tangibile riverbero pavese: gli isolatori sismici della ditta Alga di Milano, adottati nelle 19 New Town costruite a L’Aquila dopo il terremoto (costo: 7.124.752 euro), si sono rivelati fuori norma e molti dovranno essere sostituiti. Peggio: nel corso di alcuni test effettuati presso il laboratorio Srmd di San Diego (California) uno dei tre isolatori sotto esame si è «macroscopicamente» rotto e gli altri due hanno manifestato «in modo drammaticamente evidente il fenomeno dello stick slip» ovvero un saltellamento; fenomeno – lamentano i periti – «potenzialmente distruttivo che può essere presente anche nel moto reale di origine sismica».
Cosa o chi accomuna le due notizie? A Pavia come a L’Aquila direttore dei lavori è l’ingegner Gian Michele Calvi, figura di primo piano del pavese Iuss, direttore di Eucentre, ex braccio destro di Bertolaso alla protezione civile, oggi sotto processo in Abruzzo insieme agli altri membri della Commissione “Grandi rischi”, accusato di omicidio colposo plurimo e lesioni.
Il 31 marzo 2009 – solo cinque giorni prima del devastante terremoto (309 morti e 1600 feriti) – i sette commissari avevano “tranquillizzato” la popolazione sulla sequenza sismica in corso, da mesi percepibile nel territorio aquilano, negando il rischio di un terremoto distruttivo o comunque di magnitudine superiore a quelle fino ad allora registrate. Nel capo d’imputazione si legge che «dopo la riunione sono state fornite informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell’attività sismica vanificando le attività di tutela della popolazione». A causa degli isolatori, il Calvi è anche indagato per frode in pubbliche forniture.
L’ingegnere presiede a L’Aquila il Consorzio ForCase, a sua volta fautore del “Progetto C.a.s.e.” (Complessi Anti Sismici Ecocompatibili): 183 edifici, 4.449 appartamenti, 19 villaggi intorno al “cratere”; appalti per 809 milioni di euro, soldi elargiti dalla Protezione civile in qualità di committente. Il Consorzio ha visto la partecipazione della pavese Fondazione Eucentre – che fa capo alla Protezione civile – oltre a due imprese di costruzioni, la Icop (la ricordiamo a Pavia nel restauro del ponte della Becca sul Po, in realtà onorato da Damiani) e la Damiani costruzioni (toh, la stessa impresa che sta costruendo il “Green Campus” al Cravino) a cui in Abruzzo era demandato l’acquisto dei materiali e il coordinamento dell’attività di cantiere. Progettazione e direzione lavori sono rimaste ben salde sotto la responsabilità e il coordinamento di Gian Michele Calvi («il mio compenso è stato di 46mila euro. Sono pochi, ma l’ho fatto per un impulso etico e morale»).
Calvi era tra i più ascoltati consulenti di Guido Bertolaso, il palestrato ex sottosegretario alla Protezione civile. Nell’estate 2008 – scrive Paolo Berizzi su “la Repubblica” (20 marzo 2010) – Bertolaso «lo spedisce alla Maddalena come “soggetto attuatore” del G8 al posto dello spendaccione Fabio De Santis (ora in carcere), “allontanato” perché stava appaltando a 600 milioni opere che dovevano costarne 300. Peccato che l’ingegner Calvi – figlio d’arte, studio da 30 dipendenti, famiglia vicina all’Opus Dei, un fratello, Gian Luca, che l’anno scorso rileva per 300mila euro la Tecno Hospital di Gianpaolo Tarantini – all’Aquila abbia splafonato, e non di poco, proprio nella costruzione delle New Town. In 11 mesi, dall’aprile del 2009, con la sua task force di 119 tecnici è riuscito a far lievitare i costi del 40 per cento: dai 570 milioni preventivati a 800. Non male per un’emergenza costata finora la cifra record di 1 miliardo e 431 milioni».
A Pavia, per le case “Green Campus” al Cravino – mica paglia, sono «residenze di “Classe A”» – «è stata adottata la stessa tecnologia antisismica sperimentata all’Aquila dopo il terremoto» e gli appartamenti sono (illecitamente) venduti sul libero mercato a 2.700 euro al metro quadro. Stando a una perizia tecnica voluta dal consigliere regionale abruzzese Carlo Costantini (Idv), è la stessa cifra pagata a L’Aquila, tra dubbi e perplessità: la Procura nazionale antimafia e la Dda abruzzese stanno infatti indagando per accertare se i «2.700 euro a metro quadrato pagati sono rispondenti alla qualità delle realizzazioni».
Green Campus al Cravino: “Classe A” di certificazione energetica sul modello New Town di L’Aquila? Speriamo di no. Una accurata indagine di Legambiente sulla tenuta termica dei fabbricati abruzzesi opera del sodalizio Calvi/Damiani ha evidenziato «dispersioni termiche rilevanti su tutte le facciate degli edifici presi in esame, con particolari criticità legate all’isolamento delle superfici esterne ed una scarsa inerzia termica in generale» dovuta a «difetti di posa, di tenuta del materiale isolante e ponti termici non completamente risolti». Insomma, «un’occasione persa soprattutto perché per la realizzazione di questi alloggi sono stati investiti soldi pubblici e, in teoria, dovevano essere esemplari per i sistemi di costruzione, e la presenza, tra l’altro, di pannelli solari termici, e diverse tecnologie di efficienza energetica».
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