Zona grigia

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Da Pilello a Neri. Pavia nel nuovo libro di Forgione
di Marco Vigo*

L’ex presidente della Commissione parlamentare Antimafia Francesco Forgione ha presentato Porto franco alla libreria Feltrinelli di Pavia, dialogando con l’ex sindaco e parlamentare Elio Veltri, con Giovanni Giovannetti e con il numeroso pubblico presente.

Sala affollata presso la libreria Feltrinelli di Pavia, per la presentazione di Porto Franco. Politici manager e spioni nella repubblica della ‘ndrangheta (Dalai editore, 408 pagine, euro 18). Con l’autore Francesco Forgione (già presidente della Commissione parlamentare Antimafia) sono intervenuti Elio Veltri e Giovanni Giovannetti.
Porto franco, ovvero il porto di Gioia Tauro in Calabria: luogo dove ogni cosa sembra dipendere dai Piromalli, la cosca ‘ndranghetista che da decenni condiziona l’economia e la politica della Piana. «Qui le cose vanno così da decenni e decenni – scrive Forgione –. Vincere è la loro parola chiave: vale per una gara, per un appalto, per una guerra contro i nemici, per un processo. E naturalmente anche per le elezioni, quelle amministrative prima di tutto». Eh sì, prima di tutto il potere. Pur incentrato sulla saga dei Piromalli (indiscussi protagonisti di Porto franco) il libro abbraccia l’orizzonte della globalizzazione mafiosa. Lo ha ben evidenziato Elio Veltri – autore fra l’altro di numerosi testi sull’argomento – citando dal libro l’incontro milanese fra Gioacchino Arcidiaco (giovane rampollo della covata Piromalli) e Marcello Dell’Utri, avvenuto nel dicembre 2007 per favorire Antonio Piromalli, figlio del boss in galera e a sua volta a rischio di galera, nel conferimento del passaporto diplomatico: «con quello in mano non è che gli sbirri ti possono fermare quando vogliono. E se serve andare all’estero d’urgenza, appena ti avvisano che stanno venendo ad arrestarti, è quello che ci vuole. Con l’aria che tira, Antonio ne ha bisogno». In cambio, se «tredici anni prima c’era stato solo l’appello al voto per Forza Italia e Berlusconi», questa volta, scrive ancora Forgione «hanno deciso di fare di più. La famiglia si occupa direttamente del partito». Migliaia di voti per Dell’Utri anche al Nord, dove la Famiglia «può spostare migliaia di voti» dei calabresi, là dove «hanno trasformato i comuni della Lombardia in un pezzo di Calabria: Corsico, Cesano Boscone, Paderno Dugnano, Trezzano sul Naviglio, Buccinasco. E poi mezza Milano. Sono arrivati pure a due passi dal Duomo. Si sono comprati negozi, bar, ristoranti, boutique, sale bingo, discoteche».
E poi c’è la cosiddetta “zona grigia” tra la politica e il mondo criminale: è il mondo della criminalità istituzionale e della contiguità, lo scivoloso crinale su cui si incontra ciò che è lecito e ciò che non lo è, sia pure al di fuori di ogni rilevanza penale. Emblematica secondo Veltri la figura di Pietro Pilello da Palmi, commercialista e massone in rapporti con boss del calibro di Cosimo Barranca e Pino Neri, cui Forgione dedica un lungo paragrafo: «Non c’è consiglio di amministrazione, collegio sindacale o di revisori dei conti di società private e di istituzioni pubbliche dove non compaia il suo nome».

A Pavia Pilello era stato nominato revisore dei conti in Asm e Amicogas. Lo ha ricordato Giovannetti: a quell’incarico era stato chiamato su indicazione di Ettore Filippi, attualmente indagato per associazione a delinquere, del quale Pilello è il commercialista. Fu lo stesso Pilello a introdurre Filippi presso l’avvocato tributarista calabro-pavese Pino Neri, al quale l’ex vicesindaco di centrosinistra – ora in quota al centrodestra – si era rivolto per chiedere voti e candidati per la sua lista “Rinnovare Pavia”. Scrive Forgione: «Pietro Pilello è un uomo chiave del sistema di potere berlusconiano e di quello di Comunione e Liberazione a Milano. Di tanto in tanto, tra cose “inspiegabili” e fatti “penalmente irrilevanti” il suo nome spunta all’improvviso da intercettazioni e inchieste giudiziarie. Come quella volta, alla fine del 2007, quando Berlusconi si era messo in testa di fare cadere Prodi e aveva avviato un mercato per la compravendita dei deputati e dei senatori».
Forgione accenna anche gli anni calabresi di Pilello: fuori dalla Piana «il commercialista non lo conosceva nessuno, almeno fino ai primi mesi del 1992. In quel periodo, proprio da un’indagine sui traffici della cosca Pesce di Rosarno, i magistrati di Palmi arrivano alla massoneria e al capo della P2 Licio Gelli e cominciano a occuparsi pure di Pietro, il Venerabile della Piana. Nello stesso periodo, il 12 settembre, nel corso di un’indagine partita da Roma, si scopre che due autentici sconosciuti, Cecilia Morena e Giuseppe Cutrupi, avevano depositato 45 certificati di deposito del valore di 95 milioni l’uno, pari a 4 miliardi 275 milioni di lire, nella Banca Cooperativa di Palmi. Provengono tutti dal bottino di una rapina fatta due anni prima a Roma ai danni di un portavalori del Banco di Santo Spirito della Capitale. Chissà come avevano fatto ad arrivare a Palmi». Fatto sta che «a far piazzare i titoli nella piccola banca della Piana era stato Pietro Pilello». E come va a finire? Va a finire che «i magistrati sequestrano il conto corrente, ma dopo quindici giorni trovano e sequestrano altri 31 miliardi degli stessi certificati nella Cassa di Risparmio di Firenze. Secondo i magistrati di Roma che indagano sul furto dei certificati, e secondo quelli di Palmi che indagano sula massoneria, dietro l’operazione c’è sempre Pilello, questa volta in compagnia di un imprenditore marchigiano, Arturo Maresca, e di un ex direttore generale del ministero delle Finanze, Angelo Iaselli, Iscritto alla P2 di Gelli». Grazie a Filippi – lamenta Giovannetti – «uno così ce lo siamo trovato in Asm».
Sempre in tema di “zona grigia”, nel libro si racconta la vicenda di Giovanni Ficara, cosca Ficara-Latella, il quale viene informato delle «indagini in corso a Milano» da un’altro commercialista, Giovanni Zumbo, in rapporti con i servizi segreti: è l’indagine “Infinito” che, il 13 luglio 2010, ha portato all’arresto di 304 presunti mafiosi in Lombardia e in Calabria. Come ha potuto Zumbo sapere di quell’indagine supersegreta? E da chi ha saputo il consigliere comunale pavese Dante Labate che dall’ottobre 2009 il telefono di Carlo Chiriaco (a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa) era sotto controllo? Se lo è domandato Giovannetti, poco prima di dare la parola ad alcuni componenti la Commissione comunale Antimafia – ben quattro – presenti in sala.

* direttore del settimanale “Il Lunedì”

Una Risposta to “Zona grigia”

  1. Anonimo Says:

    Filippi?? Ohibò!!

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