Sindaco Cattaneo, dimettiti

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di Giovanni Giovannetti

La condanna di Carlo Chiriaco e Pino Neri al processo milanese alla ‘Ndrangheta rende attuali i rapporti tra i due e il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo, eletto anche grazie ai voti portati in dote da Neri. Ovviamente a sua insaputa...

Al processo milanese alla ‘Ndrangheta lombarda l’ex direttore sanitario dell’Asl pavese Carlo Chiriaco e l’avvocato tributarista Pino Neri sono stati condannati in primo grado rispettivamente a 13 e a 18 anni di carcere. Non sono ancora noti i dispositivi, e dunque ogni commento compiuto sarebbe prematuro.
La sentenza del 6 dicembre 2012 cade un anno dopo quella del giudizio con rito abbreviato del 19 novembre 2011. Entrambe a ragione possono considerarsi una svolta storica per più di un motivo: fra l’altro viene confermata la natura univoca dell’organizzazione criminosa. Dunque la ‘Ndrangheta lombarda vista non come somma aritmetica di ‘ndrine o Locali slegate fra loro bensì come movimento criminale dotato di vertice e ramificazioni che ne fanno la “quarta sponda” delle tre Province storiche calabresi (ionica, tirrenica e reggina).
Secondo gli inquirenti, «una visione parcellizzata della ‘Ndrangheta non consente di valutarne i legami con il mondo istituzionale, imprenditoriale», così come sono emersi dalle indagini Crimine e Infinito. Insomma, a Pavia e in Lombardia «si è riprodotta una struttura criminale che non consiste in una serie di soggetti che hanno semplicemente iniziato a commettere reati in territorio lombardo» poiché i condannati operano «secondo riti di ‘Ndrangheta: linguaggi, riti, doti, tipologia di reati sono tipici della criminalità della terra d’origine e sono stati trapiantati in Lombardia dove la ‘Ndrangheta si è trasferita con il proprio bagaglio di violenza».

Chiriaco (11 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e 2 per turbativa d’asta) a Pavia è stato responsabile Pdl per il tesseramento e tra i coordinatori della campagna elettorale di Cattaneo. Pino Neri – reduce da 9 anni di galera per narcotraffico – era accusato nientemeno di sedere a capo della ‘Ndrangheta lombarda. Il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo negherà d’averlo mai incontrato.
Deponendo al processo milanese alla ‘Ndrangheta, il 5 luglio 2012 il sindaco sbugiarda se stesso, dovendo ammettere l’evidenza dei suoi temerari incontri elettorali con il capo lombardo della piovra calabrese. E non sono state cene da cento coperti al ristorante “La Cueva” dell’amico degli amici assessore Greco, ma tra pochi intimi nella casa di Neri a San Martino Siccomario. Non pago, lo vorrà nuovamente omaggiare nel suo studio in Piazza della Vittoria (il tempo di un brindisi, per carità). Insomma, già nel maggio 2009 l’inconsapevole futuro sindaco era stato per almeno due volte gradito ospite di un noto pregiudicato in odore di mafia e dalle dita sporche di polvere bianca, la seconda per un sobrio aperitivo elettorale accompagnato dal tradizionale nonché benaugurante “taglio della caciotta” alla calabrese. All’incontro con gli amici degli amici lui ci andò insieme al comune conoscente Francesco Rocco Del Prete – candidato da Neri nella lista di Ettore Filippi – uno tra i più solerti fiancheggiatori del giovane sindaco.
Il ritorno della memoria formattata al primo cittadino, tutto sommato sarebbe da salutare con grande favore se non fosse che prima di un tale restyling il sindaco ha mentito, e non è bello mentire ai cittadini.
Cinque mesi dopo aver brindato insieme all’imberbe candidato, il 31 ottobre 2009 Pino Neri innalzerà di nuovo in alto il suo calice al Circolo “Falcone e Borsellino” di Paderno Dugnano, per festeggiare la rinnovata concordia tra “Locali” padane e la terra madre, dopo che il 14 luglio 2007, al bar “Combattenti e reduci” di San Vittore Olona, Michel Panajia e Antonino Belnome avevano ammazzato Carmelo Novella, che mirava all’autonomia dalla Calabria.
Il sindaco antindrangheta eletto a sua insaputa con i voti della ‘Ndrangheta ora è il capofila dei “formattatori”, l’11 maggio 2012 a convegno in una sala cittadina. In prima fila sedeva Luigi Greco, indicato quale socio in affari e prestanome di Chiriaco. Poco distante era in ascolto Ettore Filippi, l’ex poliziotto amico dei mafiosi fresco della conferma quale suo rappresentante nel Cda dell’ospedale San Matteo (e il figlio Luca alla presidenza di Asm Lavori). Il 29 maggio 2012 padre e figlio sono stati raggiunti da un avviso di garanzia: l’accusa ipotizzata è associazione a delinquere, corruzione e truffa. Nell’inchiesta Infinito l’ondivago Filippi figura citato ben 57 volte, non esattamente tra gli investigatori.
Tra gli altri amici degli amici di Pino Neri che ancora siedono in Consiglio comunale citeremo l’ex presidente della commissione comunale Territorio Dante Labate, già suo socio nell’Immobiliare Vittoria (quanto a Chiriaco, per lui Labate era «come un fratello»). Citeremo altresì Valerio Gimigliano, in solidali rapporti col Neri (secondo Chiriaco, Gimigliano deve a lui l’incarico nel Cda dell’Azienda servizi alla persona). Anche l’assessore alla Mobilità Antonio Bobbio Pallavicini, come il sindaco, è stato gradito ospite a cena del pregiudicato Pino Neri, nell’estate 2009, in uno dei migliori ristoranti della Locride.

9 Risposte to “Sindaco Cattaneo, dimettiti”

  1. Anonimo Says:

    Il formattatore Cattaneo andava a casa di Neri, a San Martino, e se ne tornava a casa sua con forme di pecorino calabro stagionato in grotta. E questo è un fatto.
    Il formattatore Cattaneo andava nello studio di Neri, in piazza della Vittoria, e partecipava alle riunioni che il galantuomo organizzava per procurargli voti. Per ricambiare il dono del calabro formaggio, faccia d’angelo portava al seguito vassoi di pasticceria e bottiglie di spumante. E questo è un fatto.
    L’assessore Pietro Trivi pagava cene elettorali tramite Carlo Chiriaco per racimolare voti. E questo è un fatto.
    L’ex vicesindaco ed ex investigatore di rango Ettore Filippi Filippi, pur sapendo perfettamente che Pino Neri è pregiudicato (condannato in via definitiva), parla con lui per ottenere voti e candidati da inserire nella sua lista. E questo è un fatto.
    Nel corso delle dichiarazioni spontanee rese da Pino Neri ai giudici che lo hanno condannato, il pregiudicato ha affermato: “Se Filippi avesse pensato che ero un criminale, non sarebbe venuto da me per chiedermi voti”. E questo è un fatto.
    Infatti Ettore Filippi Filippi, proprio come suo figlio Luca, pensava che Pino Neri fosse un cherubino disceso dal cielo, casualmente rimasto vittima di un grave errore giudiziario e, quindi, degno di essere introdotto nei palazzi della politica pavese. Dunque, oggi Pino Neri è rimasto vittima di un altro gravissimo errore giudiziario.
    In altri paesi europei, ministri e deputati si dimettono uando si scopre che la loro tesi di laurea è stata scopiazzata, oppure quando dichiarano che a guidare un’autovettura passata con il rosso non erano loro, e poi si scopre che hanno mentito.
    Invece noi continuiamo a tenerci uesto tipo di personaggi.
    Che schifo!!!! Ma che cazzo di Paese è diventata l’Italia? ma che cazzo di persone siamo diventate noi, neanche più capaci di prendere soggetti di tale spessore a calci nel culo?

  2. ggiovannetti Says:

    Alla città 300mila euro per il danno d’immagine
     
    di Maria Fiore (“La Provincia Pavese”, 6 dicembre 2012)

    Accolta la richiesta del Comune di Pavia, risarcimenti anche alla Regione L’ex dirigente dell’Asl dovrà restituire circa 200mila euro di stipendi
     
    MILANO. Due anni e mezzo fa, il 13 luglio del 2010, la città di Pavia si svegliò con la sensazione di avere avuto per anni la mafia in casa e di non essersene nemmeno accorta. La sentenza di ieri sembra confermare quel sospetto. Per il danno di immagine che la città avrebbe sofferto i giudici di Milano hanno deciso 300mila euro di risarcimento a carico di Pino Neri e di Carlo Chiriaco e a favore del Comune di Pavia, rappresentato dal sindaco Alessandro Cattaneo, che si era costituito parte civile. «La sentenza accoglie totalmente la nostra richiesta e non posso che essere soddisfatto», si milita a dire l’avvocato del Comune, Gian Luigi Tizzoni, al termine della lettura del verdetto. «Le sentenze si rispettano e non si commentano – aggiunge il sindaco Cattaneo –. Certo questa decisione conferma che la scelta del Comune di costituirsi parte civile era legittima. Due anni fa dicemmo che la città aveva l’occasione di uscire da questa vicenda più forte: quella dichiarazione si è trasformata in un percorso che ha permesso a Pavia di rilanciare la propria immagine e di uscire da quella vicenda con più anticorpi e consapevolezza». Quello alla città di Pavia non è l’unico risarcimento che i due principali imputati del maxi-processo per ’ndrangheta dovranno pagare. Nei confronti di entrambi, infatti, si erano costituiti anche Regione Lombardia, la presidenza del Consiglio di Ministri e le associazioni anti racket. Neri e Chiriaco dovranno pagare in solido, insieme agli altri imputati, anche il risarcimento alla Regione Lombardia, fissato in un milione di euro. Cinquecentomila euro, invece, vanno alla presidenza del Consiglio dei Ministri. Risarcimenti anche ai ministeri dell’Interno e della Difesa, mentre 300mila euro di danni sono stati decisi per la Regione Calabria. Chiriaco, inoltre, è stato condannato al pagamento di 200mila euro da dare alla Regione Lombardia per gli stipendi presi come direttore sanitario all’Asl di Pavia. Contro i risarcimenti decisi dai giudici si scaglia l’avvocato di Chiriaco, Oliviero Mazza. «Mi chiedo come si possa liquidare un risarcimento nei confronti del Comune di Pavia quando è stato appurato, nel dibattimento, che non è mai esistita alcuna locale di ’ndrangheta a Pavia», dice il legale. E sulla cifra che dovrà essere restituita alla Regione l’avvocato aggiunge: «La tesi che è passata è che Chiriaco non avrebbe meritato gli stipendi perché mentre ricopriva un incarico pubblico avrebbe fatto altro. Ma questo non è vero e l’indagine prefettizia sull’Asl lo ha dimostrato».

  3. ggiovannetti Says:

    Come Totò Cuffaro prima di lu, il sindaco Alessandro Cattaneo il 6 dicembre sul “Giorno” riferisce che «Magari ho stretto la mano a qualche pregiudicato e lo faccio ancor oggi, dato che stringo almeno trecento mani al giorno…». Stringe le mani o bacia le mani?
    Non più un’istruttoria, non più un dibattimento ma la sentenza di un Tribunale di questo Stato ha messo in chiaro chi ha favorito l’ascesa di Cattaneo al Mezabarba. Possibile che a Pavia – a destra così come a sinistra – si continui a eludere il portato politico del verdetto sulla ‘Ndrangheta lombarda (voto mafioso a rendere, colonizzazione delle Istituzioni. ecc. eccc. ecc.)? Tace il Partito democratico; tace Sel; tacciono gli appartenenti a quella destra solita a riempirsi la bocca di “legalità”. Allora provocatoriamente ribaltiamo il discorso: cari compagni, cari amici, cari camerati, ditemi per quale motivo un sindaco eletto con i voti dell’indagato Ettore Filippi Filippi amico degli amici, con i voti dei faccendieri nonché immobiliaristi e, non da ultimo, con i voti della ‘Ndrangheta, non debba lui stesso fare un passo indietro, dimettersi per poi riproporsi – che so, a capo di una lista civica, “di destra” diciamo “etica” – ripulita da merde, caccole e merdine. Perderebbe? Allora riferite in quale misura lobbies e poteri forti immobiliari e/o criminali ancora oggi possono determinare l’orientamento politico della pubblica amministrazione locale in forma di voto di scambio. Ditemi anche se tali equilibri si inscenano a partire dal 2009 o se c’erano anche prima…

  4. Anonimo Says:

    Il formattatore rilascia dichiarazioni a seconda delle convenienze e dei fatti che accadono. Prima della sentenza? leggete un po’ che schifo di dichiarazione aveva rilasciato, sempre alla Provincia, appena il 9 novembre 2012 (neanche un mese fa).

    «L’accusa fa il suo mestiere – si limita a dire il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo –. Noi abbiamo partecipato a tutte le fasi del processo e quindi non ci resta che aspettare la sentenza». Ma sostenere che la città è stata danneggiata non vuol dire anche ammettere che la vita politica è stata inquinata, come dice l’accusa? «In realtà anche il pubblico ministero Alessandra Dolci, durante la mia testimonianza al processo, non ha mai fatto riferimento, nelle domande, a un sistema esistente a Pavia – risponde Cattaneo – ma ha sempre lasciato intendere che stiamo parlando di casi isolati».

    Quindi, per il bel fanciullo lanciatosi nell’agone politico, la mafia a Pavia non esiste. A lui la Dolci non ha posto domande su un sistema mafioso a Pavia, e anzi di più: ha sempre lasciato intendere (e lui che è sveglio ha inteso bene) che “stiamo parlando di casi isolati”.
    Invece la Dolci non ha lasciato intendere proprio nulla. Invece ha SOSTENUTO che la ‘ndrangheta a Pavia ha condizionato le elezioni comunali del 2009.
    Ci vuol davvero poco a capire quel che si vuole quando, come Cattaneo, si è andati a casa di un mafioso a fare bisboccia oppure al suo studio per gli incontri elettorali che Neri organizzava per lui.
    Cattaneo, ma con quale coraggio parli di formattazione e di rinnovamento?
    Ma togliti dai coglioni e và a ca’ tua, va!

  5. #vogliamoleprimarie Says:

    Ma han fatto le primarie per decidere chi portava il formaggio piuttosto che i pasticcini?

    • Anonimo Says:

      E’ un dubbio che non è stato ancora risolto, sai? Così, giusto per non sbagliare, si ricorreva allo scambio dei ruoli: io do un formaggio (e i voti) a te, tu porti i voti a me….
      A proposito: quel tale insediamento che il PGT prevede venga realizzato in piazzale Europa mi sembra proprio molto simile a quello che voleva realizzare Chiriaco, una volta che i personaggi da lui indicati fossero stati eletti. Come si spiega? Che c’entri per caso qualcosa quel famoso personaggio che si occupa così tanto delle pratiche edilizie dei suoi amici?

  6. ggiovannetti Says:

    Cara Maria Fiore, “solo” il Pd va all’attacco? (sic!)

    (dalla “Provincia Pavese” di oggi, sabato 8 dicembre)

    Sentenza che imbarazza Solo il Pd va all’attacco
     
    Maggioranza e big del centrodestra cauti: «Aspettiamo le motivazioni» Il centrosinistra: «Invece c’è da allarmarsi, le infiltrazioni sono dimostrate»
     
    di Maria Fiore wPAVIA La politica pavese reagisce con qualche silenzio di troppo e un po’ di imbarazzo al verdetto di condanna deciso dai giudici di Milano per l’ex direttore sanitario dell’Asl Carlo Chiriaco e l’avvocato pavese Pino Neri. Ma c’è anche chi, sfiorato due anni fa dall’inchiesta, tira un sospiro di sollievo per la chiusura della vicenda (del primo capitolo, almeno). Altri, invece, non hanno dubbi: i giudici hanno deciso che Chiriaco, condannato a 13 anni di carcere, è un concorrente esterno della ’ndrangheta e questo, visto il ruolo da lui svolto per anni all’interno della sanità e della politica pavese, non può essere privo di conseguenze. Come non può esserlo la condanna a 18 anni di carcere dell’avvocato pavese Neri. «La sentenza dice chiaramente che anche qui, in questa città, la ’ndrangheta si è infiltrata, nella società e nella politica – secondo Antonio Ricci, segretario cittadino del Pd –. Non va infatti dimenticata la carriera politica di Chiriaco e nemmeno di Pino Neri. Il primo è stato anche direttore sanitario della nostra Asl, mentre del secondo dobbiamo ricordare le cene elettorali a cui lo stesso sindaco Alessandro Cattaneo ha confessato di avere partecipato». Il riferimento è alla testimonianza del primo cittadino al processo di Milano: in aula aveva ammesso di essere stato invitato a casa di Pino Neri, in occasione delle elezioni del 2009. Proprio attorno a queste elezioni, e al sostegno di Pino Neri al candidato Rocco Del Prete, si era concentrata l’attenzione dei magistrati. Se la parola “dimissioni”, rivolta alla giunta di Pavia, viene appena sussurrata dopo il verdetto, per Ricci «è necessario ribadire alla città che la politica non può nascondersi e che chi non ha comportamenti più che trasparenti va isolato dal contesto sociale e politico». Per Chiriaco l’accusa ha insistito sul ruolo avuto nelle elezioni regionali del 2010 e sui presunti rapporti, in quella circostanza, con personaggi contigui alla mafia. Durante la stessa competizione elettorale Chiriaco esplicitò il suo sostegno politico all’esponente del Pdl Giancarlo Abelli. Che ha poca voglia di parlare della sentenza. «Le sentenze si rispettano e non si commentano – spiega l’onorevole –. Chiriaco ha fatto politica a Pavia per oltre 30 anni. I giudici hanno ritenuto di condannarlo, ma sono due cose diverse. Ogni altro accostamento è strumentali, fazioso e malizioso. Non credo, comunque, che nella politica si sia mai infiltrata alcuna organizzazione criminale. Per il resto parliamo di responsabilità personali». Anche Maurizio Niutta, direttore generale dell’Asp, ha avuto modo di conoscere Chiriaco quando era direttore sanitario del Santa Margherita. «Ogni opinione deve essere espressa con quelle riserve che impone il giudizio di primo grado – si limita a dire Niutta –. Dal punto di vista giudiziario si leggeranno le motivazioni della sentenza e ognuno avrà modo di formarsi un suo convincimento. Spero solo che non ci siano strumentalizzazioni politiche perché anche in altre situazioni si è visto che i rigorosi censori dei comportamento altrui sono soggetti a clamorosi inciampi». Nessun commento, invece, dall’assessore Pietro Trivi, che insieme a Chiriaco ha subito un processo per corruzione elettorale da cui è uscito assolto, come pure l’ex direttore sanitario dell’Asl. E’ invece un fiume in piena l’assessore Luigi Greco, che due anni e mezzo fa si era attirato il sospetto di essere “socio in affari” con Chiriaco. «Passavo per il prestanome di Chiriaco – precisa Greco –. E invece nei miei confronti non è mai emerso nulla. La magistratura ha fatto quello che doveva fare. Ma bisogna anche dire che se Chiriaco è un concorrente esterno, con lui hanno parlato tutti i politici, di ogni schieramento. E nessuno ha mai pensato che fosse un mafioso»

  7. Anonimo Says:

    Minkia, si si mette pure Greco a dire che nei suoi confronti non è emerso nulla (di penalmente rilevante).
    Deve essersi dimenticato di quando Chiriaco diceva da dove venivano i soldi investiti per mettere su La Cueva e delle risposte di Filippi Filippi junior che rispondeva ridendo : “Lo so, lo so…. io Greco lo conosco bene, non ha una lira. Dove avrebbe potuto trovare i soldi?”

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