La vera storia di Alessandro Cattaneo
di Giovanni Giovannetti
A Foggia come a Pisa incontro amici plaudenti il sindaco pavese Alessandro Cattaneo, capofila dei “formattatori” Pdl. Loro guardano la televisione, io no, ma li capisco. In fondo, nel 2009 non pochi tra noi l’avevano inteso quale male minore, dopo anni di centrosinistra calce e secchiello e di affarismo a tutta betoniera impossibile, dicevamo, che possa andare peggio. Molti pavesi hanno infine dovuto ricredersi, poiché al peggio non c’è mai fine.
Non resta che cercarlo su youtube. Eccolo lì, ganzo e sicuro di sé comiziare di «valori… contenuti… credibilità…»; rimarcare la «legalità» tra i suoi «princìpi inderogabili»; biasimare «chi in questi anni ha praticato il clientelismo». Sarà lo stesso Cattaneo sindaco di Pavia? Perché in riva al Ticino…
Good morning mafia
Luglio 2010. Nell’ambito dell’inchiesta antimafia Infinito, a Pavia vengono incarcerati Carlo Chiriaco (direttore sanitario della locale Asl, responsabile Pdl per il tesseramento, tra i coordinatori della campagna elettorale di Cattaneo) e l’avvocato tributarista Pino Neri. Quest’ultimo – reduce da 9 anni di galera per narcotraffico – è accusato nientemeno di sedere a capo della ‘Ndrangheta lombarda. Cattaneo negherà d’averlo mai incontrato.
5 luglio 2012. Deponendo al processo milanese alla ‘Ndrangheta, il sindaco sbugiarda se stesso, dovendo ammettere l’evidenza dei suoi temerari incontri elettorali con il capo lombardo della piovra calabrese. E non sono state cene da cento coperti al ristorante “La Cueva” dell’amico degli amici assessore Greco, ma tra pochi intimi nella casa di Neri a San Martino Siccomario. Non pago, lo vorrà nuovamente omaggiare nel suo studio in Piazza della Vittoria (il tempo di un brindisi, per carità). Insomma, già nel maggio 2009 l’inconsapevole futuro sindaco era stato per almeno due volte gradito ospite di un noto pregiudicato in odore di mafia e dalle dita sporche di polvere bianca, la seconda per un sobrio aperitivo elettorale accompagnato dal tradizionale nonché benaugurante “taglio della caciotta” alla calabrese. All’incontro con gli amici degli amici lui ci andò insieme al comune conoscente Francesco Rocco Del Prete – candidato da Neri nella lista di Ettore Filippi – uno tra i più solerti fiancheggiatori del giovane sindaco.
Il ritorno della memoria formattata al primo cittadino, tutto sommato sarebbe da salutare con grande favore se non fosse che prima di un tale restyling il sindaco ha mentito, e non è bello mentire ai cittadini.
Cinque mesi dopo aver brindato insieme all’imberbe candidato, il 31 ottobre 2009 Pino Neri innalzerà di nuovo in alto il suo calice al Circolo “Falcone e Borsellino” di Paderno Dugnano, per festeggiare la rinnovata concordia tra “Locali” padane e la terra madre, dopo che il 14 luglio 2007, al bar “Combattenti e reduci” di San Vittore Olona, Michel Panajia e Antonino Belnome avevano ammazzato Carmelo Novella, che mirava all’autonomia dalla Calabria.
Il sindaco antindrangheta eletto a sua insaputa con i voti della ‘Ndrangheta ora è il capofila dei “formattatori”, l’11 maggio 2012 a convegno in una sala cittadina. In prima fila sedeva Luigi Greco, indicato quale socio in affari e prestanome di un incarcerato per mafia. Poco distante era in ascolto Ettore Filippi, l’ex poliziotto amico dei mafiosi fresco della conferma quale suo rappresentante nel Cda dell’ospedale San Matteo (e il figlio Luca alla presidenza di Asm Lavori). Il 29 maggio 2012 padre e figlio sono stati raggiunti da un avviso di garanzia: l’accusa ipotizzata è associazione a delinquere, corruzione e truffa. Nell’inchiesta Infinito l’ondivago Filippi figura citato ben 57 volte, non esattamente tra gli investigatori.
Alla notizia della condanna a 13 e 18 anni per Chiriaco e Neri (6 dicembre 2012), come Totò Cuffaro prima di lui Cattaneo così commenta: «magari ho stretto la mano a qualche pregiudicato e lo faccio ancor oggi, dato che stringo almeno trecento mani al giorno…»
Lacrime e sangue altrui
Settembre 2009. Il sindaco “formattatore” formatta “al buio” 17 Rom rumeni dall’area Necchi. “Al buio” significa senza prevedere alcuna successiva sistemazione d’emergenza: undici adulti e sei bambini hanno così dovuto bivaccare sotto un ponte. Motivo: «S’impone il ripristino della legalità». Quattro minori sono i figli di Narcisa e Tanase, che fino al giorno prima ogni mattina andavano a scuola – banchi rimasti vuoti, alla faccia dei diritti costituzionali e universali dei minori (sindaco! S’imporrebbe «il ripristino della legalità»).
Tanase poteva esibire un regolare contratto di lavoro, al quale ora vuole rinunciare per stare vicino alla sua famiglia in mezzo a una strada. Tanase – che pure sarebbe stato in grado di pagare un affitto – dai locatori pavesi si era sentito rispondere: «Albanesi e marocchini sì, rumeni no»; e somiglia tanto a quel sinistro «vietato l’ingresso ai cani e agli italiani» o all’analogo «non si affitta ai meridionali» di cui si parla nei libri di storia, quando i rumeni eravamo noi.
La sera dopo l’allontanamento, Cattaneo era accorso scodinzolante ad asciugare le lacrime dell’assessore provinciale Rosanna Gariboldi, moglie del suo (ex) referente politico on. Giancarlo Abelli detto “il faraone” e titolare con il marito di un conto cifrato presso la banca J. Safra nel paradiso fiscale di Montecarlo. Per sua stessa ammissione, l’assessora si era macchiata di evasione fiscale e riciclaggio di denaro. Ma disse che erano sue faccende private, così come i quattrini estero su estero a uno degli uomini più ricchi del Paese, il re delle bonifiche e dei bonifici Giuseppe Grossi: un «caro amico» di Abelli e consorte, un amico arrestato per un “nero” di 22 milioni in euro manovrati in Svizzera dall’avvocato di Chiasso Fabrizio Pessina. Dal Grossi – o meglio, dal Pessina – la signora si è vista restituire 632mila euro. Arrestata per riciclaggio, lady Abelli ha patteggiato una condanna a 2 anni e la restituzione di 1.200.000 euro, saldo del conto “balneare”, conto che negli ultimi otto anni ha registrato movimenti per 3 milioni e mezzo di euro: 12 in entrata per 2.350.000 euro e tre in uscita per 1.294.000. Sindaco! S’imporrebbe «il ripristino della legalità» e una maggiore prudenza nel sostenere o addirittura plaudire pubblici amministratori che esportano capitali dalla dubbia provenienza.
Bananopoli
Sempre in tema di «legalità»: l’11 maggio 2010 il Tribunale di Pavia ha accolto il ricorso di Radu Romeo, cittadino rumeno accusato dal Cattaneo di non essere «immune da precedenti penali e di polizia», di condurre «un tenore di vita non idoneo alla sua situazione» e di non essere «integrato nella società italiana». Dunque, recita un’informativa comunale, «si sospetta che il suddetto possa trarre il proprio sostentamento da attività illecite». Nelle motivazioni del Giudice di pace si legge che Romeo è un «lavoratore autonomo integrato nel tessuto socio economico del Paese, dispone per se stesso e per i propri famigliari di risorse economiche sufficienti per la conduzione di un’esistenza dignitosa, non è un onere a carico dell’assistenza sociale […] e non rappresenta un pericolo per la società». Sono motivi sufficienti per annullare il provvedimento prefettizio, emesso il 12 novembre 2009, dodici giorni prima che Radu – in forza di quella cartastraccia – venisse cacciato per ordine di Alessandro Cattaneo dal centro di Fossarmato insieme a moglie e figli.
Non era la prima volta. “La Provincia Pavese” di venerdì 11 settembre, in prima pagina aveva dato risalto alla notizia di casi di pedofilia tra i minori di etnia Rom ospiti della struttura comunale di via San Carlo. Testualmente, Cattaneo ha riferito di «informative dalle quali risultano casi di prostituzione minorile e altri episodi illeciti» esercitati all’interno della struttura comunale.
Si riveleranno tutte balle, costruite ad arte dal sindaco “formattatore” e menzognero per legittimare lo sgombero, il 24 novembre 2009, di otto famiglie, al solito “al buio”: uomini donne e undici bambini (c’erano anziani, una donna al sesto mese di gravidanza, un neonato; tra loro anche la famiglia di Radu Romeo) cacciati dai due centri comunali di San Carlo e Fossarmato; anche persone mai raggiunte dall’ordinanza prefettizia, eppure allontanate: «Motivi di ordine pubblico» (ordine mai formalizzato dal sindaco Cattaneo) e in «accordo con la prefettura» (falso: il numero delle famiglie sgomberate è circa il doppio di quello dei decreti di allontanamento prefettizi).
Buttati in mezzo a una strada nel gelido inverno con la conseguente, e se possibile ancor più terribile, interruzione del percorso scolastico dei figli minori. Echissenefrega, sembra dire il sindaco: i Rom non sono persone ma fastidiosi “scarti umani”.
Sta forse qui il «Rinascimento possibile ed auspicabile» su cui insiste Cattaneo quando è a spasso per il Paese.
(1 – continua)
11 dicembre 2012 alle 22:17 |
devo vedere un tale soggetto colluso con le mafie con una citta’ come pavia che è peggio della calabria parlare di valori
non so come si faccia a sopportare queste cose che paese destinato alla catastrofe
12 dicembre 2012 alle 19:42 |
Semplicemente siano dei pecoroni.Non è tollerabile che un primo cittadino eletto con voti di dubbia provenienza possa restare indisturbato per anni al Mezzabarba e vantarsi pure, di essere un formattatore non solo nelle tv locali, ma anche nazionali. Tutti sanno che Cattaneo è una creatura del mitico Faraone (Abelli). Meditate pavesi, meditate…..
12 dicembre 2012 alle 19:47 |
Caro Giovannetti, sei l’unico rimasto a salvare Pavia.Lui non si dimette,ma con il suo sorriso Durbans va alla conquista di Roma, altrimenti dovrebbe riprendere a fare il pendolare Pavia Milano e alzarsi presto al mattino, mentre ora va in Comune con tutta tranquillità e come tu sai, non riceve i cittadini, soprattutto quelli onesti.
15 dicembre 2012 alle 19:32 |
Un simile inetto senza scrupoli, burattino di potentati e mafie, non può che finire male.
Mentre a livello nazionale, data la sua totale insipienza e mancanza di personalità, ha fatto soltanto la figura del pirletta qual’è: un personaggio inutile, incapace di parlare, se non recitando frasi fatte a memoria, privo di cultura e di una qualsivoglia idea politica originale. Perfetto per fare il “trombato” dal nano mafioso, insieme agli Alfano, Crosetto, Meloni e compagnia…