La vera storia di Alessandro Cattaneo
di Giovanni Giovannetti
Concorso blindato e stipendio garantito al plurindagato dirigente Moro, che se lo licenziamo quello parla… Il premio al rappresentante apicale del partito del cemento… La meritocrazia formato lecca lecca, e chi non lecca le becca… Vuoi vedere che il “ragazzo dei gazebo” o si formatta berlusconiano o…
Corsi e riconcorsi
Il dirigente comunale Ambiente e Territorio architetto Angelo Moro lo ricordiamo più che vivace nel sostenere la illegittima lottizzazione Greenway in pieno parco della Vernavola (lottizzazione poi cancellata dal Tar, annullamento confermato dal Consiglio di Stato). A lui si erano rivolti molti consiglieri comunali di destra e di sinistra timorosi di dover rispondere penalmente del voto favorevole a quella speculazione, e da Moro avevano ricevuto conforto e rassicurazioni: così maturò l’okkei bipartisan agli interessi più che partisan, diciamo famigliari, dell’ex presidente della Commissione comunale territorio, di cui le due signore proprietarie di quei terreni sono parenti.
Interesse pubblico o interessi? Di certo non conforta leggere che, oltre alla lottizzazione Greenway persino l’ascesa del Moro a un così alto incarico avrebbe manifestato evidenti smagliature: Angelo Moro non venne assunto dopo un regolare concorso pubblico ma ottenne un contratto biennale per “Avviso pubblico”, “Avviso” del 6 agosto 2009.
Teniamo d’occhio le date. Passi il silenzioso periodo estivo (tradizionalmente congeniale alle malefatte), passi persino l’assunzione a termine nonostante l’articolo 97 della Costituzione (che prescrive l’accesso mediante concorso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni). Passi tutto questo, già che a non quadrare sono anche, quando non soprattutto loro, le date.
17 ottobre 2008: la Giunta Capitelli (centrosinistra) delibera l’assunzione di un dirigente a tempo pieno e indeterminato per il settore Ambiente e Territorio. Ne consegue (10 novembre) il “concorso pubblico per esami” a copertura del posto indicato.
30 luglio 2009: appena eletto, Cattaneo frettolosamente revoca la prova, sebbene fossero intanto pervenute diverse domande.
Lecito? Illecito? Vedremo poi. Qui fa testo la “Determinazione dirigenziale” di revoca, a firma dell’allora responsabile ai Servizi interni Donato Scova, che, ahi ahi, reca la data del 27 agosto 2009. Sta a dire che l’“Avviso” da cui consegue l’affrettata assunzione di Moro precede la revoca del concorso invece di seguirla. Di più: stando alla legge, l’assunzione per contratto a tempo determinato è lecita «solo nel caso in cui si accerti l’impossibilità, o comunque la grave difficoltà, a reperire tali figure professionali secondo le normali procedure» (art. 68, comma 1 dello Statuto comunale).
Insomma, come ha scritto Rocco Lamanna della Confederazione Unitaria di Base, siamo di fronte a «evidenti e gravi violazioni di leggi e di regolamenti» resi innegabili dall’immotivata revoca del bando, questo sì emanato nel rispetto della legge; gli illeciti hanno danneggiato anche «coloro che avevano avanzato domanda di partecipazione al concorso pubblico». Sempre secondo il sindacato, si è indotti a ritenere «che l’Amministrazione abbia inteso volutamente pubblicare l’avviso in tutta fretta nel periodo feriale, nonostante fosse ancora vigente il bando di concorso pubblico».
In vista della scadenza del contratto offerto nel 2009 all’architetto Angelo Moro, il 18 ottobre il Comune ha finalmente bandito il nuovo concorso. Chi lo ha vinto?
Toh, lo ha vinto l’architetto Moro Angelo. Una nomina annunciata, una gara del cui esito siamo stati facili profeti, un concorso «ad personam».
Le domande andavano presentate entro il 4 novembre e le prove sono state fissate tra l’11 e il 28 novembre; dal 18 ottobre al 4 novembre si contano 17 giorni, mentre «Le domande di ammissione al concorso – recita l’art. 4, comma 1 Dpr 9 maggio 1994 n. 487 – devono essere indirizzate e presentate […] entro il termine perentorio di giorni trenta dalla data di pubblicazione del bando nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica», avvenuta per estratto il 25 ottobre, solo dieci giorni prima della scadenza.
Per due anni il Moro ha mantenuto lo stesso incarico, in forza di un contratto biennale (seguito di un “Avviso pubblico” del 6 agosto 2009) e dopo il frettoloso nonché illecito ritiro di un eguale concorso disposto da Cattaneo, poiché non è ammessa la revoca immotivata di un concorso pubblico già bandito.
Come pare evidente, l’architetto in questione sembra aver avuto molti santi protettori in quel paradiso, e si capisce: come dimenticare la falsa certificazione che spianò la strada alla lottizzazione abusiva Green Campus al Cravino o quell’altra grana della lottizzazione “Punta Est” al Vallone, luogo dove, come in una generosa matrioska, le annunciate abitazioni e servizi per studenti e professori sono state via via declinate in 70 appartenenti di varie metrature, da offrire sul libero mercato. Ma il Prg tuttora vigente non indica la destinazione a servizi, in quelle aree?
Chi ha pilotato questa transizione da servizi a residenziale, in deroga al Prg, senza che la variante fosse stata prima approvata in Consiglio comunale?
L’onorato dirigente, per cui Cattaneo tanto si è speso, è ora indagato per abuso d’ufficio e associazione a delinquere. A “formattare” il Moro ci penserà la procura.
Il Patriarca
Domenica 9 dicembre 2012, festa del santo patrono, Cattaneo ha conferito il premio di San Siro a Gian Paolo Calvi dello Studio Calvi e padre di Gian Michele (Studio Calvi), progettista e direttore dei lavori della truffa urbanistica di Green Campus al Cravino. Il patriarca Gian Paolo non è da meno: suo il progetto di un clamoroso illecito urbanistico in via Langosco, in pieno centro storico, al Monastero di Santa Clara. Dunque non deve stupire se, pochi giorni dopo il benestare comunale all’ennesimo “sacco” pavese, coerentemente il sindaco filo-cemento ha conferito la massima onorificenza civica al progettista della cementificazione (non priva di autoironia, la motivazione sottolinea che «nella sua cinquantennale esperienza nella progettazione edilizia e di recupero, Calvi rappresenta l’eccellenza cittadina…»). Con buona pace per gli orti delle Clarisse, il cui destino sembra ormai segnato: due palazzine, dodici appartamenti in una delle poche “aree verdi” residue nel centro storico.
Il dovuto rispetto al luogo di per sé sarebbe potuto bastare; nondimeno poteva bastare lo sfumato ricordo di quell’analogo intendimento fermato, nel 1996, dall’allora commissario prefettizio Domenico Gorgoglione. Ma a ribadire che l’area è inedificabile concorrerebbero anzitutto le norme; norme disattese quel tanto che è servito a favorire un illecito; illecito al solito avallato da certificazioni comunali d’azzonamento assai confuse (quella del 9 luglio 2010 reca la firma del plurindagato diligente dirigente Moro).
Proprietà e amministrazione Cattaneo orchestravano di avvalersi della perequazione: io Comune ti autorizzo a fare business nel centro storico in cambio… di 3.390,30 metri quadri di terreno agricolo al quartiere Sora, lontana periferia cittadina, terreno di cui Delta condivide la proprietà con la Immobiliare Nuova srl di Carmine Napolitano (488 mq sono di Delta e 2.902,30 di Napolitano: aree agricole in proprietà a due società immobiliari? Sarà…) Peccato che la cessione “gratuita” di altre aree sia consentita solo «in zona avente la medesima destinazione» (art. 36bis, comma 5 delle Norme tecniche di attuazione – Nta – del Piano regolatore generale – Prg). Peccato che la stessa Giunta comunale nella sua deliberazione del 16 ottobre scorso ammetta che l’area da acquisire si trovi in zona agricola, peraltro immodificabile.
Si aggiunga che l’area è chiaramente disciplinata da norme che decretano il centro storico quale monumento «unitario e inscindibile»: dunque verde e parchi urbani pubblici e privati non sono né frazionabili né tanto meno edificabili «e devono essere mantenuti a verde» (art. 12 comma 12 Nta del Prg), in particolare le aree e i giardini di evidente pertinenza storica, come sono le Ortaglie di Santa Clara. Ma vallo a spiegare ad Alessandro Cattaneo e agli amici loro dello Studio Calvi.
«Noi siamo quelli che ogni giorno nelle amministrazioni locali, tra la gente e nelle comunità operano una politica attenta al territori e genuinamente democratica», ha scritto Alessandro Cattaneo. Ma vallo a spiegare ai “formattatori” e a chi pensa che i bambini li porti la cicogna.
La meritocrazia formato lecca lecca
Dicembre 2011. «Sei zelante? Applichi i regolamenti con scrupolo e dunque rompi i coglioni? Allora sarai messo nella condizione di non nuocere». Lo deve aver pensato il giovane sindaco nel conferire con il dirigente comunale del settore Ecologia Guido Corsato, che lui voleva trasferire alla direzione della Civica biblioteca Bonetta. E che c’entrano l’inquinamento di acque e suoli con la promozione della lettura? Che c’azzecca un dirigente laureato in Giurisprudenza e Scienze politiche e nessuna specializzazione in Archivistica Paleografia, ovvero privo del titolo richiesto? Al settore Ecologia Corsato è tenuto a vigilare sulle bonifiche, professionalità che deve avere più d’un punto in comune con le pagine dei libri, già che ora il sindaco “antimafia” lo vuole elevare a quell’incarico.
Il motivo? Più d’uno: fra l’altro, grazie a Corsato sono nel tempo emersi non pochi problemi relativi alla bonifica di alcune tra tra le maggiori aree dismesse cittadine.
Corsato e Vito Sabato. Gli “amici degli amici” e le persone tutte d’un prezzo vedono nell’incorruttibile Sabato un «rompicoglioni». Al combattivo funzionario del settore Polizia municipale, nel marzo 2012 il Comune di Pavia ha notificato una sanzione disciplinare. Un provvedimento assai grave (non si registrano atti analoghi negli ultimi vent’anni), un avvertimento, preludio del licenziamento. Il motivo: venerdì 23 marzo, mentre le sirene blu di Polizia e Carabinieri illuminavano il Mezzabarba, Sabato sarebbe stato sorpreso… in compagnia di uno tra i numerosi indagati comunali? No, lo hanno visto «permanere a lungo in piazza Municipio in compagnia di altre persone estranee all’Ente».
Delle ore dedicate dal funzionario al lavoro straordinario, ore non retribuite, si è ormai perso il conto, così come la contabilità delle sue numerose denunce in Procura (gli illeciti urbanistici di a Punta Est o alla Snia, gare d’appalto truccate nei lavori di segnaletica stradale, dirigenti comunali così attenti al bene comune da portarselo a casa loro, ecc.), denunce che hanno dato luogo a processi e condanne: ad esempio, il processo all’ex dirigente dell’ufficio Mobilità e Trasporti Antonio Capone, condannato a quattro anni di reclusione per falsi, truffa aggravata e continuata, peculato, violenza privata e continuata in quanto capofila di un «sistema criminale» in voga da anni – ha arringato il pm Bernardo Valli – e di una «radicata prassi corruttiva», che mirava alla «disinvolta e criminale gestione del pubblico denaro» e degli appalti stradali, nutrita dalle «pressioni di assessori che non hanno esitato a minacciare di licenziamento funzionari onesti, che hanno avuto solo la colpa di denunciare i fatti a cui stavano assistendo», l’esempio «di come a Pavia può esserci un malaffare diffuso nella gestione degli appalti e l’asservimento sistematico del pubblico agli interessi del privato». E Cattaneo che fa? Plaude il funzionario dalla “schiena dritta”? No, plaude la notifica di una gravosa sanzione disciplinare, forse «in nome dei tanti che hanno creduto nel valore della meritocrazia per rinnovare il centrodestra italiano».
Sindaco ambivalente o sindaco ambinvalente? Per una volta ha forse ragione persino Ettore Filippi: parafrasando Tito Livio («Mentre a Roma si discute, si perde Pavia») l’amico degli amici non può che biasimare la pelosa linea conflittuale del Cattaneo avversa all’establishement Pdl, da Abelli su su su fino a Berlusconi. Motivo per cui, scrive nel ‘pizzino’, «Le è stato tolto l’unico terreno di gioco in cui le Sue ragioni potevano essere giocate: le primarie! E se si dovessero tenere (perché il Pdl funziona ormai come le vecchie vignette di Guareschi ed il “Contrordine, compagni!”) il problema si complica addirittura, poiché le offese restano». Ma in quale partito pensi di giocare la partita? Ma dove vai, sembra dire: altro che Roma, altro che sindaco. Di questo passo ti ritroverai in piazza della Vittoria a montare “gazebo”.
(3 – fine)
Leggi anche [prima parte] e [seconda parte]
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