di Giovanni Giovannetti
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«Il fumo avvolgeva le case, saliva su e spariva. A intervalli sempre più brevi le avvolgeva, saliva su e spariva. Il fuoco dovevano averlo spento in fretta. Forse avevano già lasciato il luogo dell’incendio. Probabilmente un esperto stava rimuovendo le macerie. Cercava degli indizi. Incendio doloso». Il passo è ripreso da Accusata (Effigie, 2008) romanzo della scrittrice svizzera Mariella Mehr di cui sono l’editore italiano.
La notte tra il 30 e il 31 dicembre 2012 uno o più piromani hanno dato fuoco a casa mia. Se le fiamme si fossero via via propagate all’intero seminterrato, non saremmo qui a lamentare danni in fin dei conti contenuti (qualche centinaio di libri andati in fumo e poco più). E tra i libri sul bancale andato in cenere, singolarmente c’era anche Accusata.
Un “ladro” mi aveva già fatto visita un paio di settimane prima: aveva aperto i cassetti e gli armadi in tutte le stanze per poi andarsene senza rubare niente. Un avvertimento: quasi a dire «non sentirti al sicuro nemmeno in casa tua». O forse cercavano documenti, e non trovandoli sono poi tornati intenzionati a risolvere quel loro “problema” in altro modo.
A meno di non credere a una precoce visita della befana, sembra scontato il nesso con alcune delle battaglie sulla criminalità urbanistica condivise con Franco Maurici e Walter Veltri, anche loro colpiti da atti intimidatori. Ma già il 16 febbraio 2012, le vetrine di Insieme per Pavia erano state distrutte a picconate; anche in questo caso non era la prima volta.
Il 17 maggio al blog Direfarebaciare è stato inoltrato questo anonimo commento: «Stanotte è morto un mio amico. Siate più buoni. Non fate che qualcuno desideri danzare sulle vostre tombe».
L’incendio di una abitazione civile non ha precedenti a Pavia. Le fantomatiche mafie? No, si direbbe una reazione emotiva: voi danneggiate noi e noi danneggiamo voi, distruggendo vetrine, bruciando case e auto.
«Nella fattoria di Huber – scrive Mariella Mehr sempre in Accusata, che è la storia di una piromane – sono bruciate le mucche nella stalla. Sono bruciati il cavallo e un paio di maiali, i gattini appena nati nel fienile. Soltanto i polli sono riusciti a salvarsi. Sono scappati in tutte le direzioni, varcando il recinto». Nel villaggio «c’erano i furbi e gli ingenui, persone che sembravano capirci qualcosa di incendi e che con le loro espressioni saccenti ostacolavano il lavoro dei vigili del fuoco, e gli altri, gli ingenui, che si lamentavano disperati. Eppure anche nei loro occhi brillava una scintilla sospetta».
Dopo il rogo di casa mia la solidarietà di molti – il sindaco e l’ex vicesindaco tra i primi – è stata ben gradita. Ma ancora più gradito sarebbe stato l’abbozzo di una riflessione autocritica da parte di chi – a destra così come a sinistra – per decenni omertosamente ha taciuto le illecite istanze corruttive, favorendo così la rassegnazione (quando non l’assuefazione), di fronte ad una truffaldina deroga alle regole capace di minare la coesione civica: quel laissez-faire popolare alla progressiva irrisione delle norme civili – a partire dalle più elementari – che, contaminando il senso comune, inavvertitamente fa da brodo di coltura per ogni successivo violento arbitrio.
È anche questo il senso della bella lettera alla “Provincia Pavese” di Giulio Guderzo – professore emerito di Storia del Risorgimento – che ringrazio e di seguito ripropongo. «Che ne è della “mia” civile Pavia?», si domanda Giulio Guderzo pochi giorni dopo l’attentato incendiario: «possibile che il degrado sia arrivato a incidere nel corpo sociale tanto in profondità da rendere possibile (e in sostanza sopportato) un modo di “far politica” che nei miei anni verdi imparavamo a conoscere solo attraverso libri e film e ci pareva cosa davvero di un altro mondo?» Negli anni Cinquanta e Sessanta sull’urbanistica – lo abbiamo scritto: sono stati anni di cementificazione borderline – lo scontro era stato acceso «ma a nessuno sarebbe venuto in mente di ricorrere ad “armi” che non fossero quelle della penna!» Nemmeno fossimo a Corleone. Già, Corleone, la Pavia del Sud, senza offesa per i siciliani e la loro cultura antimafia, pericolosamente assente in questo profondo Nord.
Il caso Giovannetti: ma che ne è della mia civile Pavia?
di Giulio Guderzo
Leggo con accorato stupore la notizia del nuovo attentato incendiario alla casa di Giovanni Giovannetti. Ma che ne è della civile – anche se, politicamente, tanto più infuocata – Pavia dei miei anni verdi? Allora, dalle colonne della “Provincia” e del “Giornale di Pavia”, per ragioni edilizie e urbanistiche, ci si combatteva su opposti fronti anche più aspramente d’oggi, ma a nessuno sarebbe venuto in mente di ricorrere ad “armi” che non fossero quelle della penna! Perché ha un bel dire il consigliere Martini che questi «nuovi» episodi di delinquenza non si possono, «senza riscontri oggettivi», attribuire a quelle ragioni, ma mi chiedo e chiedo a lui che cosa, a suo parere, colleghi l’uno all’altro gli episodi medesimi se non le ragioni edilizie e urbanistiche indicate! Spero e mi auguro che il consigliere Martini non pensi ad autoattentati praticati da Giovannetti (ma per interposta persona, perché lui era altrove) Maurici, Ferloni, Veltri, per farsi una rumorosa pubblicità in vista delle prossime elezioni (ma chi di loro è candidato?). Torno alla domanda iniziale: che ne è della “mia” civile Pavia? Possibile che il degrado sia arrivato a incidere nel corpo sociale tanto in profondità da rendere possibile (e in sostanza sopportato) un modo di “far politica” che “allora” imparavamo a conoscere solo attraverso libri e film e ci pareva cosa davvero di un altro mondo? Perché di quell’“altro mondo” erano pratica corrente pizzo e tangenti, “padrini”, incendi dolosi e “avvertimenti” vari. Da noi, alle elezioni, ci si sfidava e si combatteva con opposte visioni sul futuro di Pavia, ma a nessuno sarebbe saltato in mente di “avvertire” Pedrazzini o Grassi, Sinforiani, Fassina o Giovanni Vaccari, e nemmeno Elio Veltri! O sono io che, invecchiando, non ricordo più bene quegli anni? Qualche coscritto vuole aiutarmi?
(“La Provincia Pavese”, 4 gennaio 2013)
Tag: criminalità urbanistica, giovanni giovannetti, Giulio Guderzo, Insieme per Pavia, Mariella Mehr, Pavia città criminale
27 settembre 2019 alle 12:26 |
[…] La notte tra il 16 e 17 dicembre qualcuno è entrato in casa di Giovannetti frugando dappertutto e lasciando aperti tutti i cassetti. Nulla è stato rubato. La notte tra il 30 e il 31, vigilia di Capodanno, uno o più piromani hanno dato fuoco alla casa, incendio che grazie al pronto intervento di uno dei vicini è stato “limitato” al seminterrato, dove Giovannetti tiene i locali e i materiali della sua attività di editore (Effigie Edizioni). […]