«In nome del popolo italiano, il ricorso è respinto. Il Tribunale condanna gli attori a rifondere ai convenuti 3.900 euro in spese legali». Gli “attori” sono il dirigente comunale del settore Ambiente e Territorio Angelo Moro (ormai ex, poiché interdetto dai pubblici uffici) e quell’altro funzionario, Fabio Panighi; Io, Giovannetti, il “convenuto”. Ero stato denunciato per diffamazione a mezzo stampa. Al solito per averli – a loro giudizio – «ridicolizzati» in alcuni articoli, su Direfarebaciare e sul settimanale “Il Lunedì”, là dove denunciavo la lottizzazione abusiva “Greenway” in pieno Parco della Vernavola, da loro temerariamente avallata prima in commissione Territorio, poi in Consiglio comunale (19 aprile 2010). Le due delibere verranno successivamente cancellate dal Tar; sentenza definitivamente confermata il 13 novembre 2012 dal Consiglio di Stato, in cui fra l’altro viene rilevata «la contraddittorietà dell’operato della stessa Amministrazione che clamorosamente disattende le determinazioni di tutela ambientale che pure ha avuto cura di imporsi, obliando di attivare la procedura di carattere precauzionale e preventivo Vas, comunque senza valutare l’assoggettabilità o meno del piano in questione a tale verifica di compatibilità ambientale».
A Moro e Panighi si erano rivolti consiglieri comunali di destra e di sinistra, timorosi di dover rispondere penalmente del voto favorevole a quella speculazione, e da loro avevano ricevuto conforto e rassicurazioni. Così maturò l’okkei bipartisan agli interessi più che partisan, diciamo famigliari, dell’ex presidente della Commissione comunale territorio, il compagno Alberto Pio Artuso (Pd) di cui le signore Trabatti e Danelli – proprietarie di quei terreni – sono parenti.
Fra l’altro, sui vincoli (espropriativi e non conformativi) e sull’obbligatorietà della Vas, la Valutazione ambientale strategica disattesa, Panighi si era spinto a dichiarare il falso.
A seguire, il testo integrale delle “note conclusive” dell’avvocato Franco Maurici, accolte dal Tribunale pavese. L’avvocato al più presto emetterà fattura e sentitamente ringrazia.
Tribunale di Pavia – Causa n. 325/2011 R.G. – Udienza 26.2.2013
Note conclusive di Giovanni Giovannetti + 2 – convenuti – Avv. Francesco Maurici
Contro Angelo Moro + 1 – attori – Avv.ti Pasquale Cerbo e P.R. Sicari
La perequazione è una «modalità dell’indennizzabilità dei vincoli a contenuto espropriativo» (Corte Costituzionale, sentenza n. 179/1999), che consente al privato di evitare l’espropriazione offrendo di trasferire al Comune la proprietà di un’area in cambio di una volumetria da realizzare in un’area limitrofa o in altra area esterna appartenenti al privato.
La Corte Costituzionale nella sentenza n. 179/1999 ha enunciato due principi in tema di perequazione:
a) è alternativa all’espropriazione;
b) deve essere regolata da una legge specifica: «il necessario intervento legislativo dovrà precisare le modalità dell’indennizzabilità dei vincoli a contenuto espropriativo».
Il Comune di Pavia, prima ancora che la materia fosse regolata da una legge regionale, ha introdotto la perequazione non nelle zone residenziali di espansione o in quelle destinate a servizi, dove appare plausibile, ma nelle zone non soggette a trasformazione (urbanizzazione e cementificazione) per consentire agli speculatori, tra cui alcuni consiglieri comunali, di realizzare enormi rendite fondiarie costruendo nel verde pubblico o in zona agricola.
1. Giovanni Giovanetti è l’unico giornalista che, in una città sonnolenta come Pavia, ha pubblicato numerose inchieste sulla pubblica amministrazione e in particolare sull’urbanistica subendo – come è notorio – l’incendio della sua abitazione.
2. L’adozione prima e l’approvazione poi di una lottizzazione nel bacino della Vernavola (a 40 metri da entrambe le sponde del fiume, dove la falda zampilla in superficie) fu oggetto di aspre critiche da parte di intellettuali, sportivi e cittadini.
3. Giovannetti, nell’articolo per cui è causa, appuntò le critiche nei confronti di Moro e Panighi, al primo subordinato, perché a ragione individuò nei loro pareri tecnici la causa prima dell’approvazione del Piano di Lottizzazione.
Sia dalle dichiarazioni degli amministratori pubblicate da “La Provincia Pavese”; sia dagli interventi degli stessi durante l’adunanza consiliare del 19 aprile 2010 risulta inequivocabilmente che Moro e Panighi rappresentarono ad assessore e consiglieri comunali l’impossibilità di una scelta differente. Per vero solo in caso di opzioni alternative si può parlare di decisione di carattere politico.
Fabrizio Fracassi (verbale 19 aprile 2010): «Io non sono un legale, faccio il politico. Con un dirigente nuovo che si è trovato tutto pronto e il collaboratore che ho qui di fianco abbiamo guardato tutto e sentito pareri legali; non mi posso permettere nel caso in cui le persone che hanno presentato questa richiesta possono andare a presentarsi e chiedere i danni per il fatto che non abbiamo approvato l’operazione» (pag. 23).
«Mi sono affidato a coloro che sono i miei collaboratori nell’ambito comunale…» (pag. 24).
«Hanno risposto i tecnici, non la politica» (pag. 25).
Sandro Bruni: «…l’Amministrazione decide sulla base di quello che viene definito dal funzionario… non l’abbiamo approvata questa cosa quando eravamo all’opposizione perché non ci è piaciuta. Il PRG precedente non ci piaceva ma anche non ci piace… non è detto che se uno ha un pezzo di terreno a verde debba per forza poter costruire» (pagg. 25-26). «…la legittimità la danno gli uffici, non la diamo noi» (pag. 26) .
Andrea Albergati: «Ho fiducia nel’architetto Panighi con cui ho lavorato» (pag. 31).
Matteo Mognaschi: «Il PRG prevedeva tutto ciò: è stata una scelta obbligata» (pag.40)
Paolo Bobbio Pallavicini: «…..non possiamo far altro che basarci sul parere di legittimità espresso dal funzionario ed espresso dal settore comunale competente…».
Dunque proprio gli attori propugnarono l’impossibilità di una decisione differente.
Le espressioni satiriche (carabinieri, protesi dell’assessore), molto spiritose, ben si attagliano al comportamento invasivo di Moro e Panighi.
5. La perequazione è possibile solo se preesista un vincolo ablativo, che comporta per l’ente pubblico una duplice facoltà o di espropriare tutta l’area o di accettare la proposta del privato di cedere in tutto o in parte l’area in cambio dell’attribuzione di una volumetria a realizzare o in un’area esterna o in altra parte dell’area.
È indubbio che, decaduto il vincolo pre-espropriativo su un’area, non è più ammissibile la perequazione posto che non è possibile indennizzare un vincolo ormai
inesistente.
Altrimenti si verificherebbe una situazione paradossale a vantaggio del privato: il Comune perderebbe ogni potere di espropriare l’area dopo 5 anni dall’imposizione del vincolo espropriativo;
Il privato invece manterrebbe a tempo indeterminato, addirittura per sempre, la facoltà di offrire al Comune, anche riluttante, parte o tutta l’area in cambio di una certa volumetria da realizzare in loco o all’esterno.
Questa è appunto la tesi illogica e temeraria sostenuta dal dott. Panighi e ribadita il 19 aprile 2010 durante il Consiglio comunale: «Con riferimento alla questione della decadenza dei vincoli, questi non sono vincoli espropiativi, ma sono vincoli conformativi, quindi non si pone il problema della decadenza del vincolo» (verbale 19 aprile 2010 pag. 36). «Permangono nella loro efficacia finché è efficace lo strumento urbanistico» (pag. 38).
Invece la particolarità della perequazione consiste in questo: che le disposizioni conformative (gli indici di edificabilità che conformano suolo e fabbricati) sono applicabili solo al termine di un percorso ablativo:
a) introduzione dei vincoli intesi all’espropriazione o alla limitazione del diritto di proprietà;
b) attribuzione al proprietario di diritti edificatori da parte del Comune;
c) trasferimento al Comune, in tutto o in parte, dell’area vincolata.
Questo percorso preliminare all’edificazione non può certo ritenersi conformativo del suolo e può essere regolato non dal Comune ma, in forza agli artt. 42 co. 3 e 117 co. 2 della Costituzione, solo dalla legge, che deve prevederne i casi.
L’indignazione per tanta superficialità manifestata con espressioni critiche non offensive o denigratorie è più che giustificata. Si tratta di critica politica perché riguarda questioni di interessa pubblico attinenti all’assetto del territorio e alla gestione urbanistica e pertanto scriminata anche se avesse carattere offensivo.
Tacciare di temerarietà, invitare a rileggere un articolo costituiscono valutazioni perfettamente giustificate dal contesto. La critica è politica solo se rivolta ai politici e non ai dirigenti e ai funzionari? Anche questa è una preposizione temeraria.
6. È indubbio infine che gli attori, come hanno dichiarato i testimoni, hanno sostenuto anche che i vincoli in questione, proprio nel presupposto errato del carattere conformativo e della conseguente ultrattività, possano decadere solo a richiesta congiunta del privato e dell’ente pubblico.
Il memorandum del consigliere Ferloni allegato al verbale del 19 aprile 2010 critica proprio questo argomento esposto da Panighi e avallato da Moro prima del 19 aprile 2010.
7. Giovannetti nell’articolo in questione denuncia la totale illegittimità dell’approvazione del Piano di Lottizzazione. Essa è stata dichiarata dal Tar Lombardia e dal Consiglio di Stato per un motivo pregiudiziale e assorbente: la mancanza della Valutazione Ambientale Strategica.
Il Consiglio di Stato in proposito censura senza mezzi termini «la contradditorietà della stessa Amministrazione che clamorosamente disattende le determinazioni di tutela ambientale che pure ha avuto cura di imporsi, obliando di attivare la procedura di carattere precauzionale e preventivo della VAS, comunque senza valutare l’assoggetabilità o meno del piano in questione a tale verifica di compatibilità ambientale» (pag. 21).
Ma Moro e Panighi non hanno affatto obliato la deliberazione della Giunta Municipale di Pavia 4 luglio 2008 n. 171 in proposito. Più volte il 19. aprile 2010 fecero riferimento ad essa i consiglieri comunali Vigna e Ferloni, e Panighi rispose con disinvoltura: «Con riferimento alla VAS è stato verificato nel corso dell’istruttoria che la proposta non era sottoposta alla relativa verifica».
In un secondo intervento smentì la prima dichiarazione: «Con riferimento alla VAS l’istruttoria di questo progetto è durata due anni. Ci sono state due conferenze di servizi, un parere preventivo di compatibilità da parte del paesaggio. Nel corso dell’istruttoria non è emersa l’esigenza di verifica sotto questo profilo». Dunque nessuna verifica, soltanto non è emersa l’esigenza della verifica!
Giovannetti non ha certo bisogno di «procacciarsi una facile fama a livello locale», dato che è conosciuto sia come fotogafo, sia come giornalista ed editore a livello nazionale (v. “Corriere della Sera” 6 febbraio 2013 pag. 35; “L’Espresso” 17 gennaio 2013 pagg. 53-55 che si allegano).
In conclusione, Giovannetti ha esercitato solo il diritto di cronaca e di critica politica colorandola con espressioni satiriche assai efficaci a rappresentare l‘acquiescenza dell’assessore alle interpretazioni assurde degli attori.
La presente causa è una delle tante promosse contro Giovannetti per impedirgli di denunciare le malefatte di certi amministratori, dirigenti e funzionari, nel tentativo di ottenere una condanna pecuniaria che gli impedirebbe di continuare la sua meritoria battaglia per la legalità, poco condivisa da altri giornalisti pavesi.
Non è vero che tutte le decisioni amministrative sono da ascrivere ai politici. Moro, non Fracassi, è stato sospeso di recente dalle sue funzioni. Panighi, non Fracassi, deve rispondere per l’omessa effettuazione della VAS, che pure era stata rilevata in Consiglio Comunale il 19 aprile 2010.
Nessun risarcimento possono pretendere gli attori mancando la lesione dei diritti vantati e comunque qualsiasi prova in proposito.
Pavia, 13 febbraio 2013
26 febbraio 2013 alle 14:44 |
!!! che fantastico tribunale che c’è lì !!! hanno capito tutto !!! Giovannetti non ha certo bisogno di «procacciarsi una facile fama a livello locale» !!! Giovannetti ha esercitato solo il diritto di cronaca e di critica politica colorandola con espressioni satiriche assai efficaci !!!! La presente causa è una delle tante promosse contro Giovannetti per impedirgli di denunciare le malefatte di certi amministratori, dirigenti e funzionari !!! nel tentativo di ottenere una condanna pecuniaria che gli impedirebbe di continuare la sua meritoria battaglia per la legalità !!! poco condivisa da altri giornalisti pavesi !!!
26 febbraio 2013 alle 15:15 |
!!!?
26 febbraio 2013 alle 15:26 |
E’ il solito pirla, Giovanni….
Per intanto Moro è stato sbattuto fuori dal comune a calci in culo. Peccato che abbia dovuto pensarci la magistratura, visto che lui non faceva altro che obbedire agli ordini dei suoi notissimi padroni che l’avrebbero tenuto lì mille altri anni ancora a fare porcherie.
Domandagli se per caso sa qualcosa su un altro avviso di garanzia…