di Alessandro Ceni
Il primo paesaggio si apre
su un gloria di grazie,
e la spilla sulla bocca un’abrasione
è quella troppa terra che i pirati
commerciano con sordomute vele
entrando nei guasti di un
inverno precoce,
in una piscina di paglia cammino
cammino fino a farmi
salvare il cervello,
vorrai allora
del mio suolo fare l’occasione
e guarirmi, mentre bianco il
secondo paesaggio su un accumulo
di gioia e frigidi il sole miagola
i soliti squali da un ospedale
di sani, pare misero e preso
allevandosi a
vivere alla via così sul
dorsale del mondo sceso
a rammendare mura con chiodi
alle braccia, re
che nel terzo paesaggio correvi
correvi con in bocca il fiuto
di un cane o la sua fede
magnificata d’accessi avvenire
da una trinità di tendini
ambi e ritegni m’udiranno
arrivare, fiume
slittato nel parco per una esitazione
d’amore dalla barca che resse
impari mete di un varo verso a cui
perfino vedere
era soltanto troppo, andandosene,
la caccia attonita pallida di stormi
riprovati in un quarto di paesaggio,
mantidi ammanettate da un
rituale dell’alba, celle d’apostoli che
fuggono la mia lingua livida in un coro.
Tag: Alessandro Ceni, effigie, La ricostruzione della casa, le Ginestre, libri
Rispondi