…per una terra incompiuta
di Domenico Brancale
…solo un presente senz’ombra di presente
Michele Ranchetti
La fiamma che alimenta le cose si spegne lasciando nell’orbita delle nostre pupille geometrie inconsolabili, simulacri – rimorsi nel vento.
Ascolta la vista di colui che tace. Ascoltala farsi cammino tra le cose che non sono mai state – mai resti. Ascoltala piegarsi all’orizzonte inciso nella linea che sparge il mare.
Qui ti chiamano Ionio. Il mio sguardo lontano abita la linea di questa promessa.
Briser le soleil, direbbe Le Corbusier. Non aver altra soluzione che frangere i raggi del sole. Briser la terre, direbbe un vecchio. Non aver altra soluzione che di frangere la pietra.
Chi frequenta il vuoto allunga le braccia per sfiorarti.
Come la carne, l’aria sa essere umida intorno alle vertebre di cemento in cui il midollo del ferro grida e incendia il tempo. Nessuno direbbe pilastri.
Anche questo è lo spazio che immobilizza il tempo.
Il cielo fa da parete alla piega della fronte. Non oso specchiarmi nel simulacro del mio volto.
Il cemento armato dei nostri pensieri fugge tutta la pena verso l’aria. Fugge dove non si può arrivare. Ogni dove resta sospeso.
Questi metalli che oscillano nella voce perché tu esista nel bianco. Siamo una lingua incompiuta.
Voce di uno: «Qui non resta che cingersi intorno al paesaggio qui volgere le spalle»
Tag: Controre, Domenico Brancale, effigie, le Ginestre, libri
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