da Pavia, Giovanni Giovannetti
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«Se se ne fossero andati da soli, avremmo chiuso un occhio. Noi abbiamo proposto una soluzione temporanea, l’hanno rifiutata. Quindi il Comune ha deciso di denunciarli e provvederemo alla cancellazione per cinque anni dalla graduatoria per l’assegnazione delle case popolari». Così l’assessore ultracattolico Sandro Assanelli dal quotidiano locale il 3 settembre, a tuonare punizioni divine per la famiglia di Luca Capuozzo, cuoco quarantacinquenne diabetico e senza più un lavoro, con moglie e figlio piccolo. Perso il lavoro, persa la casa, dal ciellino Assanelli si è sentito rivolgere questa proposta, la solita: moglie e figlio ospiti a pagamento presso il Centro di accoglienza alla vita (400 euro mensili, di cui 200 li paga il Comune); lui, cronicamente malato, in un dormitorio aperto solo nottetempo, dalle 20 alle 8.
Assanelli è molto credente; per l’assessore, l’unità della famiglia viene prima di ogni altra cosa. Così come il diritto dei minori agli affetti famigliari oltre che alla vita, ma solo quando si tratta di embrioni.
Di un tale inumano smembramento, ovviamente la famiglia Capuozzo non ha voluto nemmeno sentir parlare e ha occupato una casa comunale da tempo vuota e male in arnese, dandosi poi da fare per renderla accogliente: «devo fare l’insulina quattro volte al giorno, prendo sei pastiglie, sono invalido». Insomma, Luca e Roberta non hanno fatto i bravi, si sono lamentati e «i servizi sociali ci hanno detto che il nostro comportamento aveva inciso sul fatto di non trovare soluzioni alternative». Nonostante l’acclarata emergenza, a loro non è stata aperta nessuna corsia preferenziale in deroga (figurano al 349° posto della graduatoria: molto in basso), come invece prevede l’art. 14 del Regolamento regionale 1/2004: «Il Comune che ha indetto il bando, in deroga alla posizione in graduatoria, […] può disporre con specifico atto, in via d’urgenza, l’assegnazione di un alloggio di ERP ai nuclei familiari che: […] d) necessitino di urgente sistemazione abitativa, anche a seguito di gravi eventi lesivi dell’integrità psico-fisica e personale, con particolare riguardo alle donne e ai minori; e) siano privi di alloggio o si trovino in alloggio antigienico ovvero in alloggio improprio, benché collocati in graduatoria, e per i quali non sia stato possibile provvedere alla sistemazione abitativa del nucleo familiare, con l’ordinaria procedura della graduatoria, entro i tre mesi successivi dalla data di pubblicazione della graduatoria stessa».
A dirla tutta, pare evidente che i Capuozzo abbiano agito in stato di necessità, a fronte del Comune inadempiente; e tra le prerogative dell’assessorato ai Servizi sociali non sono contemplate “punizioni” ma la corretta applicazione del procedimento amministrativo. Mettiamola così: qualora Assanelli formalizzasse la minacciata sospensione dall’elenco per una casa popolare lui – e non loro – sarebbe perseguibile, per abuso d’ufficio. Senza escludere la richiesta di risarcimento danni al Comune.
A Pavia ci sono case senza inquilini e inquilini senza case. Ci sono anche inquilini ammalati come Luca, padri di famiglia che non possono permettersi lunghe “degenze” presso pubblici dormitori. E ci sono 191 alloggi Aler e 90 comunali formalmente inagibili e al momento non assegnabili a chi sta in graduatoria. A Pavia si registra anche il maggiore aumento percentuale degli sfratti in Lombardia (+ 50,4 per cento) ovvero la regione italiana in cui si è più ricorso all’ufficiale giudiziario, a fronte di una morosità spesso incolpevole: perduto il lavoro, si perde la casa. E il peggio è alle porte.
Tralasciando ogni allusione al fabbisogno di “poveri” così da poter giustificare le pubbliche elargizioni in denaro a privatissime strutture d’area («non c’erano altre soluzioni» hanno detto) viene da domandarsi a quale pubblica amministrazione appartenga l’Assanelli. Impensabile sia la stessa che recentemente ha riconosciuto ai plurindagati dirigenti comunali Angelo Moro e Francesco Grecchi rispettivamente 12.235 euro e 23.948 euro quale “indennità di risultato”: invece di denunciarli, “quel” Comune li ha premiati per aver conseguito buona parte degli obbiettivi politici indicati quest’anno dalla Giunta. Quale “risultato” per Moro? Forse la falsa certificazione Green Campus… il depistaggio sulla lottizzazione abusiva Greenway… l’illecita Concessione edilizia per Punta Est o per i capannoni di via Emilia o per il Centro benessere Campus Aquae… E quale per Grecchi? Dirigente e diligente nel sottoscrivere convenzioni con i lottizzatori abusivi di Green Campus o a far casini in via Emilia.
È la stessa pubblica amministrazione rappresentata nel Cda dell’ospedale San Matteo da tale Ettore Filippi, indagato per associazione a delinquere, a giudizio per diffamazione. Suo figlio Luca (anche lui è indagato per associazione a delinquere, finalizzata alla truffa) rappresenta Assanelli nel Cda di Asm, condividendo il tavolo con tale Alberto Pio Artuso, a giudizio per abuso d’ufficio. Anche per loro non si registrano denunce comunali, semmai la riconferma negli incarichi.
Che dire poi di quell’altro, l’ex sindaco di Borgarello ed ex cerimoniere della Compagnia delle opere, il ciellino Giovanni Valdes (condanna in primo grado a 1 anno e 4 mesi di carcere; sentenza confermata in appello): a sbullonarlo dalla cadréga di primo cittadino ha dovuto provvedere il Dipartimento distrettuale antimafia.
All’Assanelli indichiamo allora questa corroborante lettura: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello» (Matteo 7,1-5).
Tag: Sandro Assanelli, sfratti
3 settembre 2013 alle 11:02 |
Davvero che chiunque vada ad occupare un posto pubblico di autorita’ si dimentica egli stesso di dove viene, ma tutti questi che si credono galantuomini prima o poi pagheranno. La Bibbia dice il vero che una persona non dovrebbe essere eletta piu’ di due volte perche’ prima o poi si fara’ corrompere, e si loro poi si cominceranno a sentire i proprietari del luogo di dove lavorano, cosi’ non interessa piu’ nulla di coloro che gli hanno dato il voto, io vi dico cercate Dio e chiedete perdono.
3 settembre 2013 alle 12:37 |
Le dimissioni.. e SUBITO!
4 settembre 2013 alle 23:28 |
“Che dire poi di quell’altro, l’ex sindaco di Borgarello ed ex cerimoniere della Compagnia delle opere, il ciellino Giovanni Valdes (condanna in primo grado a 1 anno e 4 mesi di carcere; sentenza confermata in appello): a sbullonarlo dalla cadréga di primo cittadino ha dovuto provvedere il Dipartimento distrettuale antimafia”.
Purtroppo nessuno ha ancora provveduto a sbullonarlo anche dalla cadrega da consigliere di amministrazione della Fondazione Mondino, dove costui dovrebbe rappresentare la regione lombardia: cadrega che comporta una lauta indennità (superiore ad uno stipendio medio) e di durata ancora considerevole, visto che tempo fa il cda ha pensato bene di autoprolungare la propria permanenza in carica…
9 settembre 2013 alle 13:13 |
Malato e senza lavoro, occupa una casa “Abusivo per disperazione”
Pavia, il dramma di Luca Capuozzo, diabetico di 45 anni, e della sua famiglia
di Manuela Marziani
La famiglia che ha occupato una casa in via Reale (Torres)
Pavia, 8 settembre 2013 – In casa c’è sempre qualcuno. Se uscissero, avrebbero paura di ritrovare la serratura cambiata e la porta sprangata. Vivono nel terrore di non avere più un tetto sulla testa Luca Capuozzo e la sua compagna Roberta Struppia, perché hanno occupato l’alloggio popolare di via Reale e l’altro giorno hanno ricevuto una lettera nella quale venivano invitati a lasciare quella casa entro 48 ore.
«Dove andiamo?» si domanda Luca Capuozzo, 45 anni, che ha dovuto lasciare il suo lavoro di cuoco a causa di una neuropatia diabetica. «La soluzione che i Servizi sociali mi hanno proposto non è adeguata a me – dice -. Non posso andare al dormitorio perché si entra alle 22 e si esce alle 7. Io mi faccio quattro iniezioni di insulina al giorno e prendo 6 pillole. Inoltre, dopo mangiato, mi prende la stanchezza e devo riposare».
A causa della malattia, tutta la parte destra del corpo di Luca Capuozzo è come se fosse addormentata, segue una dieta ferrea suddivisa in 5 pasti al giorno. Finché ha potuto, ha lavorato e vissuto abbastanza bene con la sua compagna e un figlio che ha 7 anni e andrà in seconda elementare. «Con il mio lavoro guadagnavo bene – ha aggiunto l’ex cuoco -, la mia compagna lavorava come domestica guadagnando 600 euro al mese e potevamo permetterci di pagare un affitto di 730 euro. Ora però io non posso più lavorare, perché in cucina si assaggia e non posso assumere neanche un granello di zucchero, vivo sulle spalle della mia compagna. Proprio a lei hanno proposto di andare al Centro aiuto alla vita pagando 400 euro al mese, che poi sono diventati 200 grazie a un contributo comunale. La nostra cagnolina, che è cresciuta con nostro figlio, doveva andare al canile. Ma che soluzione è? I Servizi sociali non hanno voluto comprendere il nostro caso, neppure dopo aver visionato i certificati ospedalieri».
Dopo aver consegnato le chiavi dell’alloggio privato nel quale vivevano, hanno deciso di occuparne uno sfitto. «Era un’abitazione chiusa perché ufficialmente inagibile – ha aggiunto il 45enne -. In realtà sono usciti gli operai per allacciarci le utenze e hanno visto che è tutto in regola. E sono molte le case sfitte a Pavia. Di fronte a noi ce ne sono 5 ristrutturate da poco che non vengono assegnate. Intanto la gente finisce per strada. Ieri hanno sfrattato un ragazzo straniero con due bambine. Ora vivono in strada. E per strada ho visto finire anche degli 80enni con il morbo di Parkinson e il catetere. La risposta del Comune davanti alla nostra forzatura è che ci cancelleranno dalle graduatorie per un alloggio popolare. Eravamo al 349° posto, quando mai avremmo potuto avere una casa, se quelle poche che erano state promesse a gennaio saranno assegnate il prossimo anno?».
manuela.marziani@ilgiorno.net