«In certi momenti bisogna immaginare e realizzare proprio l’impossibile – ha scritto Antonio Moresco – perché l’impossibile può diventare la sola cosa possibile, la sola strada degna di essere percorsa». Rileggendo questo passo della “lettera aperta” di Antonio al Parlamento europeo, per assonanza mi è balzata alla mente A chi esita, la toccante poesia di Brecht che Toni Servillo legge nel film di Roberto Andò Viva la libertà: eccola.
Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando si era appena cominciato.
E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze, ha preso
una apparenza invincibile. E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può più mentire.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.
Che cosa è ora falso di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto?
Su chi contiamo ancora?
Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più
nessuno e da nessuno compresi?
O contare sulla buona sorte?
Questo tu chiedi. Non aspettarti nessuna risposta
oltre la tua.
(Bertolt Brecht, An den Schwankenden – A chi esita, in Poesie 1934-1956, Einaudi, 2005)
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