Magnavano a sbafo

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Il secondo esposto di Insieme per Pavia alla Procura sulle malefatte del Cda di Asm, a firma di Walter Veltri. Alle illecite diarie a forfait si aggiungano la documentazione negata e l’uso apparentemente disinvolto della carta di credito aziendale.

Al Sig. Procuratore della Repubblica
piazza del Tribunale 1, Pavia

Il 19 ottobre 2011 il Cda di Asm deliberava di assegnare un rimborso mensile, denominato “beneficio forfettario” in sostituzione del rimborso a piè di lista, subordinato alla compilazione di un apposito “report di trasferta”: al Presidente 2.500 euro, al Vice Presidente 2.000, al Direttore generale e ai consiglieri 1.500 motivando questa decisione con l’obiettivo di evitare «aggravi amministrativi per la società che altrimenti risulterebbe tenuta alla puntuale contabilizzazione di tutte le spese anche minute».
Al Presidente dr. GianPaolo Chirichelli i rimborsi sono stati effettuati dietro presentazione della fattura. Dal mese di ottobre 2011 al mese di luglio 2013 gli sono stati corrisposti complessivamente euro 66.550 (3.025 euro al mese Iva compresa).
Dalla documentazione in mio possesso risulta che per lo stesso periodo, per l’attività aziendale, è stata utilizzata la carta di credito dell’azienda per un importo complessivo di euro 11.679,25 così suddiviso: anno 2011, euro 1.129,06; 2012, euro 5.458,97; 2013, euro 5.091,25.
Dal compenso forfettario è stata detratta la somma di euro 5.947,73. Dai riepiloghi a firma del direttore amministrativo dr. Antoniazzi risulterebbe che il Presidente abbia percepito, per il periodo ottobre 2011-luglio 2013, per benefici forfettari euro 60.603 senza giustificazioni. Lo stesso dr. Antoniazzi in data 19 settembre 2013 ha informato il Presidente che «il saldo contabile della scheda costi carta di credito Asm Pavia a Lei in uso è, ad oggi, zero». Dall’esame dei cedolini paga risulta che il direttore generale dr. Claudio Tedesi ha percepito, per il periodo ottobre 2011-agosto 2013, per benefici forfettari complessivamente euro 18.000. Per lo stesso periodo ha effettuato spese, per l’attività a favore della società, con la carta di credito aziendale per un totale di euro 32.978,85. Essendo le somme utilizzate con la carte di credito maggiori rispetto all’importo complessivo erogato per benefici forfettari, il dr. Tedesi non ha avuto diritto a ricevere alcun beneficio forfettario. Infatti il dr. Antoniazzi ha certificato che al 1° ottobre 2013 , data della dichiarazione «tutti i rimborsi richiesti sono stati regolarmente saldati dal Direttore Generale». Non avendo ottenuto la documentazione non è possibile verificare la veridicità delle certificazioni del direttore amministrativo come non è possibile esaminare le pezze giustificative a supporto della somme utilizzate con le carte di credito. Dai cedolini paga risulta che tra i consiglieri di amministrazione l’unico ad aver percepito il beneficio forfettario è stato Luca Filippi Filippi. Gli sono stati corrisposti complessivamente euro 31.500. Dalla documentazione fornita non risulta che il consigliere abbia effettuato spese per l’attività di amministratore, per cui non si comprende a che titolo abbia percepito il beneficio forfettario. Dunque ho più volte richiesto all’azienda di ottenere copia dei seguenti documenti:
1) – copia delle fatture del Presidente dal mese di ottobre 2011 al mese di agosto 2013;
2) – copia degli estratti conto delle carte di credito aziendali in uso al Presidente e al Direttore generale per lo stesso periodo;
3) – copia cedolini paga del Direttore generale e dei Consiglieri Cda di Asm sempre per lo stesso periodo; L’azienda ha rifiutato la consegna adducendo che «la pretesa dei consiglieri comunali di accedere direttamente alla contabilità sociale è incontestabilmente una pretesa giuridicamente illegittima e un comportamento collusivo degli amministratori avrebbe posto in essere una violazione delle norme che regolano i rapporti tra società e soci» (sentenza Cassazione n.13381 del 15 ottobre 2013). Ritengo che il rifiuto sia manifestamente illegittimo.
Infatti non ho preteso di esaminare tutta la contabilità dell’azienda ma solo di ottenere copia dei suddetti documenti atti a comprovare le spese effettivamente sostenute per viaggi, missioni ,alberghi, pasti etc. cioè le spese effettivamente attinenti all’attività aziendale. Sarebbe paradossale impedirmi di fare questo controllo alla luce del decreto legislativo n. 33/2013, che impone agli amministratori di nomina del Comune di pubblicare non solo i redditi ed il patrimonio ma anche i compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica, gli importi di viaggio di servizio e le missioni pagati con soldi pubblici.
Il Consigliere comunale ha il diritto dovere, nell’esercizio delle sue funzioni, di esaminare i documenti suindicati per accertare se, per avventura, non siano state effettuate anche erogazioni del tutto estranee all’attività aziendale. Occorre un penetrante controllo delle spese sostenute dagli amministratori posto che le attuali cronache giudiziarie rivelano che in tutta Italia gli amministratori pubblici fanno un uso assai disinvolto del denaro pubblico.
Si chiede, pertanto che la S.V. voglia acquisire copia dei documenti sopra indicati, dato che il rifiuto di consegnarli ad un Consigliere comunale comporta “veemente suspicione”.
Si chiede, inoltre, che la S.V. voglia esaminare se nel rifiuto sopra indicato si possano ravvisare gli estremi del reato di omissione di atti d’ufficio o di altri più gravi reati. Dichiaro di intervenire nelle eventuali indagini preliminari conseguenti al presente esposto in surroga del Comune di Pavia. […]

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Una Risposta to “Magnavano a sbafo”

  1. Anonimo Says:

    Anche chi non paga le tasse e non versa i contributi inps per i propri dipendenti ruba. O no?

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