Pavia deve svegliarsi

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di Mons. Gianfranco Poma*

Il commento su “il Ticino” di mons. Poma a poche settimane dalle elezioni del 25 maggio: «Occorre una profonda rinascita morale che ci liberi tutti dall’idolatria del dio-denaro al quale tutto è sacrificato, per riscoprire la bellezza della vita, delle relazioni autentiche e piene» «Occorrono persone umili, che trovino la loro forza solo nella rete di relazioni sincere, libere da promesse di poteri occulti, di antica o nuova generazione mafiosa, che offre sostegno solo per avvolgere poi con le sue branchie chi è chiamato a pensare al bene comune. Occorre…: ma tutto è possibile con l’impegno di ciascuno di noi, quando non ci accontentiamo di aspettarci dagli altri, senza assumerci la responsabilità personale di scelte non delegabili, ciò a cui anche noi dobbiamo collaborare perché avvenga» «Pavia ormai gode di tristi, intollerabili primati nazionali che non è possibile ignorare. I legami con la ’ndrangheta a Pavia, sono ormai noti a tutti. L’onestà di chi è chiamato ad amministrare Pavia deve iniziare dal coraggio di affrontare senza occultarli, o senza attribuirli ad altri, i problemi reali della città» «Occorrono persone che amino Pavia: amare Pavia significa impegnarsi per il bene della città, il bene comune».

A poche settimane dalla prossima tornata elettorale per il rinnovamento dei rappresentanti al Parlamento Europeo e, per noi, degli Amministratori della nostra città, è necessario che ciascuno di noi prenda atto dell’importanza di ciò che ci attende. Certo, si tratta di momenti normali della nostra vita democratica: eppure, non è detto che ciò che è normale debba essere vissuto come un’abitudine scontata, quasi annoiata. La democrazia, «forma di governo non perfetta, ma la migliore che finora sia stata trovata», va continuamente riconquistata da persone che la amano, la difendono, la rinnovano con la loro responsabilità, intelligenza, partecipazione, freschezza.
Oggi, ciò che è normale è pure nuovo: tutto è radicalmente cambiato e chiede di essere nuovamente interpretato con lucidità per essere pienamente vissuto. In un mondo che vuole rinascere, il rischio è di essere fermi a trattenere il passato, diventare vecchi, delusi di fronte ad una vita nuova che vuole sbocciare. «Ecco, io faccio nuove tutte le cose e tu non te ne accorgi», diceva già Isaia, un vecchio profeta, che era pure un politico. Non si può lasciarsi prendere dalla tentazione dell’astensione, in un momento che richiede la lucida partecipazione di tutti. Ma certo, per poter vedere il nuovo che nasce, occorre avere gli occhi limpidi e un cuore libero: «non lasciarsi rubare la speranza».
Occorre una profonda rinascita morale che ci liberi tutti dall’idolatria del dio-denaro al quale tutto è sacrificato, per riscoprire la bellezza della vita, delle relazioni autentiche e piene. Occorre il coraggio della libertà interiore che ci salvi tutti da penosi servilismi ai leaderismi di turno, ai populismi vuoti, ai “capitan fracassa” ridicoli se non fossero drammatici, al pressapochismo di una politica senza anima e senza ideali, per intraprendere strade illuminate dalle nuove acquisizioni della scienza, nella dimensione ormai universale del villaggio globale, animate dall’Amore per la vita che ci è donata. Occorrono persone nuove, libere dalla protezione di inamovibili vecchi molossi assetati di potere, finalizzato unicamente a difendere con il denaro la loro ormai patetica pochezza, che sappiano interpretare e dirigere la bellezza di un progetto nuovo di vita.
Occorrono persone umili, che trovino la loro forza solo nella rete di relazioni sincere, libere da promesse di poteri occulti, di antica o nuova generazione mafiosa, che offre sostegno solo per avvolgere poi con le sue branchie chi è chiamato a pensare al bene comune.
Occorre…: ma tutto è possibile con l’impegno di ciascuno di noi, quando non ci accontentiamo di aspettarci dagli altri, senza assumerci la responsabilità personale di scelte non delegabili, ciò a cui anche noi dobbiamo collaborare perché avvenga.
Vedere, comprendere, decidere, agire e poi verificare: ciascuno di noi è chiamato a giocarsi la propria forza, nella novità di questo momento della storia. Questo anche qui, a Pavia. È bella Pavia, città così a livello d’uomo, così intensa di cultura, ricca di storia, di Santi (non solo, ma basterebbe, Sant’Agostino), città in cui più che mai si respira un’aria di universalità… Ma anche Pavia deve svegliarsi: non basta ormai più cullarsi sul suo passato.
Occorre ormai fare delle scelte per il “governo” di Pavia.
Occorrono persone oneste: ma anche l’onestà assume, oggi, una fisionomia nuova. L’onestà è la sincerità di non manipolare la verità unicamente per una falsa popolarità. È il coraggio di affrontare i problemi veri, ammettendo i propri limiti. È la libertà di fronte a “faraoni” vecchi o nuovi che cercano unicamente il potere a proprio vantaggio. È la trasparenza nelle decisioni e nelle scelte.
Pavia ormai gode di tristi, intollerabili primati nazionali che non è possibile ignorare. I legami con la ’ndrangheta a Pavia, sono ormai noti a tutti.
L’onestà di chi è chiamato ad amministrare Pavia deve iniziare dal coraggio di affrontare senza occultarli, o senza attribuirli ad altri, i problemi reali della città.
Occorrono persone competenti: non basta la buona volontà. Com’è il lavoro, l’economia, la vita a Pavia? Bisogna conoscere Pavia per ridarle il volto della città nella quale è bello vivere. A Pavia ci sono tanti giovani, universitari in modo particolare, di ogni parte del mondo. Cosa offre Pavia ai giovani? Pavia è città di anziani: come vivono a Pavia? È bella Pavia: ma è pulita Pavia? E le vecchie stradine del centro di Angelini: come sono, invase da macchine in ogni angolo, in un traffico che non lascia respiro…? Ci vuole un progetto vero su Pavia, che valorizzi, stimoli… Occorrono persone che amino Pavia: amare Pavia significa impegnarsi per il bene della città, il bene comune. Quante iniziative interessanti ci sono a Pavia: bisogna che ne diventino la vita, uscendo dagli interessi particolari di coloro che le promuovono. Significa amare la sua bellezza: fare piani adeguati che regolino il traffico cittadino, rendano vivibili le sue piazze, i muri siano puliti, le strade non costituiscano un continuo pericolo per gli anziani…
Significa fare di Pavia una città più accogliente, nella quale la sicurezza di chi è debole sia più protetta da furti, truffe… Il momento che stiamo vivendo chiede a tutti un risveglio di presa di coscienza della propria personale responsabilità, partecipazione, operatività.
L’occasione elettorale chiede a tutti di non adagiarsi in un pigro, rassegnato pessimismo: bisogna valutare, scegliere, decidere, e poi verificare. Chi si candida a cariche pubbliche, sappia di candidarsi a un servizio per il bene comune, ritrovi il senso della politica, a qualsiasi livello, come «la forma più alta di carità» e cerchi di volare alto.

* settimanale “Il Ticino”

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