Meno case più chiese

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di Paolo Ferloni

Case vuote a Pavia e provincia. Quel che il centro-destra non dice, non vede, non sa o non vuole sapere.

Diversamente da chi nutre istinti più snob dei miei in questa città, trovo che sia istruttivo leggere con cura la “Provincia Pavese” in giorni come il 30 settembre. E anche divertente.
Un titolo in prima pagina annuncia che il mercato immobiliare è in «una crisi infinita: a Pavia sono 4.000 gli alloggi invenduti», se mai qualcuno dal 2008 non se ne fosse ancora accorto. Stefano Romano a pag. 10 precisa i termini del coma profondo in cui versa il settore edile, con «una compravendita portata a termine su cinque […] Il capoluogo soffre, la provincia soffre di più».
Si può capire che gli agenti immobiliari siano in difficoltà da 6 anni, dopo i tempi della crescita senza soste. Alla gente pare ormai chiaro che la stessa parola e nozione di crescita illimitata sia un assurdo teorico e pratico. A un cittadino curioso e non coinvolto in compravendite e nel sacro mercato-rifugio del mattone piacerebbe poi sapere quanti siano oggi in città gli alloggi vuoti e inutilizzati. Il Comune potrebbe effettuare un lavoro statistico – non difficile per i suoi uffici e ben preparati dirigenti – e produrre un censimento mirato che dica quanti alloggi a Pavia siano vuoti e inutilizzati, indipendentemente dal fatto che si voglia venderli o comprarli. Sarebbe utile accertare quanto del patrimonio edilizio esistente sia considerato obsoleto, da restaurare e recuperare, e quanto sia invece pregevole e da preservare tal quale; e infine sarebbe bene capire se esista ancora, e in che misura, l’abitudine di affittare a studenti universitari camere “in nero”. Sono informazioni che il sindaco di centro-sinistra Depaoli potrebbe essere lieto di dare a chi l’ha votato.
Passando alla provincia, cioè a Voghera, anche Daniele Ferro riempie quasi tutta la pag. 19 con un articolo dall’attraente titolo «Case fantasma, pronte e vuote», illustrato da foto di edifici graziosi, a metà colorati in rosa, «villette ancora da finire perché non si trovano acquirenti» in via Negrotto Cambiaso, Laterale Est, che «dai terrazzi offrono una vista che spazia sul torrente Staffora».
Bontà sua, l’architetto progettista intervistato ammette che «non c’è mercato, non solo a Voghera», perché essendo venuto qui da Merate, conosce anche Lecco Monza e Milano: «c’è tanto di quell’invenduto che non si capisce perché s’investe in nuove costruzioni. È troppo rischioso». Più stupido che rischioso, pensa un lettore sereno e neutrale. A meno che invece investire in edilizia serva a riciclare e ripulire denaro sporco, proveniente da affari di tipo indicibile.
Anche al sindaco di Voghera, votato con successo dal centro-destra, si potrebbe chiedere di effettuare il censimento delle case vuote e inutilizzate in città. Ma con scarse speranze che se ne occupi: egli è stato rieletto proprio dopo aver approvato un Piano di Governo del Territorio (PGT) che destina vaste aree verdi a nuova edilizia. Non pare che altri politici di centro-destra si siano accorti della crescita eccessiva del settore: i sindaci di Vigevano e Mortara, ad esempio, non si sa se abbiano un’idea sulle magnifiche sorti e progressive dell’edilizia nelle rispettive città.
Che fare delle case vuote? Su questo punto interviene a pag. 20 Alessandro Disperati, riferendo con cura le motivazioni della risposta che ad analoga domanda ha fornito lunedì scorso l’intero consiglio comunale di una ridente località della Valle Staffora: «Migranti all’ex-albergo – Da Godiasco un secco no». Nemmeno «l’ex Hotel Italia […] struttura abbandonata da anni che attualmente non gode più dei requisiti di abitabilità e che dovrebbe essere ristrutturata per poter ospitare i profughi», dice il sindaco, sostenuto da maggioranza e minoranza compatte, può essere disponibile per accogliere trenta migranti come ha chiesto il Prefetto. Si può capire che i buoni e felici consiglieri comunali di Godiasco non abbiano gradito i ventidue migranti già accolti all’Hotel Villa dei tigli di Salice Terme, anch’esso vuoto. O almeno gradiscono, se proprio si vuole accogliere qualcuno, ospitare a Salice qualche anziano che si paghi le cure termali?
Ma non dicono e non sanno cosa fare di edifici (vecchi) vuoti in centro al paese.
Per completare il quadro della stupidità edilizia in provincia, a pag. 37 Sandro Barberis avverte che anche a Garlasco si prevede allegramente – dando la colpa, o il merito, al sindaco precedente – di costruire un nuovo centro commerciale Eurospin e qualche nuovo condominietto su aree promosse nel PGT da uso agricolo a usi residenziali e commerciali. Avanti tutta, buon cemento e buona fortuna!

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