Ingerenze

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Interferenze elettorali russe o americane. Nulla di nuovo
di Giovanni Giovannetti

Dal 2014 a oggi la Russia avrebbe foraggiato con 300 milioni di dollari partiti e leader politici di 24 Paesi, anche europei, così da influenzare le loro politiche. Lo sostiene il Dipartimento di Stato americano, stando però nel vago, vale a dire senza fare nomi o esibire documenti. Per il presidente del Copasir Adolfo Urso «al momento l’Italia nel report americano non c’è»; per l’ex ambasciatore degli Stati uniti presso la Nato Kurt Walker, ne avrebbero invece beneficiato la Lega di Salvini, Forza Italia di Berlusconi e Fratelli d’Italia di Meloni e Urso, vale a dire tre partiti che poco o nulla sembrano piacere al segretario di Stato americano Tony Blinken e agli ambienti latori della “soffiata”. Insomma, da Washington si getta il sasso e si nasconde la mano, così che la denuncia dell’ingerenza appare essa stessa un’ingerenza.

Untori

In tema di interferenze elettorali le grandi potenze sembrano fare a gara nell’emularsi, tanto che, secondo uno studio della Carnegie Mellon University (Pittsburg, Stati uniti), dal 1946 al 2000 americani e russi «sono intervenuti in circa un’elezione su nove», ovunque nel pianeta. Anche in Italia. Ma qui a primeggiare sono gli americani: stando agli studiosi di Pittsburg, da noi si contano ben otto “ingerenze” di Washington e, per contro, “solo” quattro di Mosca.
Conti alla mano, in Italia tra il 1948 e il 1972 gli Stati uniti hanno occultamente finanziato partiti di destra, come il Movimento sociale italiano; di centro, come la Democrazia cristiana; e di sinistra “amica”, come il Partito socialdemocratico – non disdegnando “contributi” a singoli politici – per un ammontare di 75 milioni di dollari, quasi tutti versati alla Dc.
Sul fronte opposto, tra il 1950 e il 1981 il Cremlino ha sostenuto il Partito comunista italiano con 113 milioni di dollari, un quarto dell’intero Fondo di assistenza internazionale destinato dai sovietici ai partiti e alle organizzazioni operaie di sinistra. Nello stesso arco di tempo si calcola che circa 40 miliardi di lire siano stati versati al Partito socialista (20 milioni e mezzo di euro complessivi); 35,2 miliardi al Partito socialista di unità proletaria (18 milioni di euro); 9 miliardi e mezzo alla Cgil (4 milioni e mezzo di euro); 7,7 miliardi al partitino comunista di Vittorio Vidali nel Territorio libero di Trieste (4 milioni di euro) e, dopo lo “strappo” del 1981-1982, 6,34 miliardi alla fazione filosovietica di Armando Cossutta (3 milioni e duecento mila euro).
Il cordone ombelicale e finanziario tra l’Urss e il Pci verrà reciso solo nel 1981. Fino ad allora, a cadenza periodica, un corriere del Kgb ha recato a Roma una valigia con il deliberato in dollari: 6 milioni e 250 mila nel 1974; 4 milioni e 875 mila nel 1975; 5 milioni e 500 mila nel 1976; 4 milioni e 530 mila nel 1977; 3 milioni e 115 mila nel 1978; 4 milioni nel 1979 e 2 milioni nel 1980. Il 15 dicembre 1981 (due giorni dopo il colpo di Stato del generale Wojciech Jaruzelski in Polonia), in televisione Enrico Berlinguer afferma che considera esaurita la spinta propulsiva della Rivoluzione d’ottobre. È lo strappo finale, e il Cremlino chiude il rubinetto.
Negli anni a seguire i quattrini del Fondo assistenza li incasserà in qualche misura il solo Cossutta, destinandoli alle sue iniziative editoriali, come la rivista “Orizzonti” o come il quotidiano “Paese Sera”. La fazione di Cossutta otterrà anche qualche “fonte indiretta”, come il “pizzo” sulle transazioni commerciali tra alcune ditte italiane e straniere e l’Unione sovietica.

Con la Francia o con la Spagna…

Ma i più abili nel far cassa a quel tempo sono i socialisti, unti da Est e poi da Ovest. Come nel 1962 – vigilia di centro sinistra – quando a coprire il buco di bilancio del partito allora guidato dal premio Stalin Pietro Nenni provvede occultamente la Standard Oil of New Jersey meglio nota come Exxon, che in Italia è rappresentata dalla Esso del petroliere ed elemosiniere democristiano Vincenzo Cazzaniga. Ovviamente sono elargizioni “a buon rendere”, finalizzate a un ritorno misurabile in sanatorie fiscali e dilazioni nel pagamento delle tasse, tali da consentire a Exxon un risparmio netto calcolato nel 1962 in 89,4 milioni di dollari ogni quattro mesi! Come scrive Cazzaniga alla casa madre negli Stati uniti, il budget di 600mila dollari a sua disposizione per le “relazioni pubbliche” è il prezzo da pagare «se vogliamo fare affari in Italia».
Altri quattrini il Psi li ha nientemeno che dal Sifar, il Servizio segreto militare italiano: sono una decina di milioni in fondi neri che tra il 1962 e il 1964 il Servizio eroga all’“Avanti” diretto da Giovanni Pieraccini, uno dei suoi occasionali informatori.
Solo fondi russi o americani o dell’Arabia saudita a nutrire l’onnivoro apparato dirigente di partiti e partitini? Niente affatto, ma ripercorrere le tristi pagine della corruzione politica e del finanziamento indebito della politica richiede tanto spazio, troppo, e in questa sede ci limiteremo a una breve digressione locale, curiosa, poiché in una ridente città lombarda partiti formalmente avversari si erano consorziati nell’intascare tangenti. Il bottino era poi equamente spartito tra socialisti, comunisti e democristiani (e qualche briciola cadeva anche sui partiti minori).

Tangentopoli pavese

26 marzo 1992. A Pavia vengono arrestati il democristiano Giuseppe Girani e il comunista Giuseppe Inzaghi, membri del Cda dell’ospedale San Matteo; il primo detiene la delega al patrimonio, il secondo all’edilizia. Sono al vertice di una «cupola» che lucra sugli appalti al San Matteo, «una congrega di politici e amministratori – come scrive il 5 luglio 2010 il direttore della “Provincia pavese” Sergio Baraldi – che avevano trasformato reparti e lavori che servivano per ampliare l’ospedale, in un losco giro di tangenti». Baraldi rincara poi la dose: «Ci accorgiamo che una vera e propria associazione a delinquere, invece di fare politica al servizio dei cittadini, si preoccupava di dirigere i propri affari, di occupare le istituzioni per spremere denaro ed accrescere il suo potere». Associazione a delinquere? Il 4 giugno vengono incarcerati altri membri del Cda, tra cui il socialista Luigi Panigazzi: come spiegherà, «le bustarelle, erano un sistema, non si poteva fare diversamente…» Tutti condannati? No, tutti assolti.

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