Pavia, 25 luglio 2007, ex Snia Viscosa le ruspe della banda Filippi-Capitelli abbattono un edificio della storica fabbrica.
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Il sindaco Piera Capitelli (centrosinistra) aveva disposto l’abbattimento di uno dei quattro fabbricati sotto tutela dell’ex Snia Viscosa, ignorando il vincolo del Piano regolatore (successivamente anche la Soprintendenza ai Beni monumentali) e senza il sostegno di perizie asseverate. Proprietà e pubblica amministrazione lo avevano già deciso da molto tempo, già nel corso dell’amministrazione Albergati (sindaco dal 1996 al 2005), ben prima dell’emergenza Rom che – numerosi – alla Snia mantenevano una temporanea nonché abusiva dimora. Anzi, ancora una volta furono le vittime, l’appiglio che giustificò le ruspe: criminalizzare i Rom rumeni per poi invocare «l’ordine la sicurezza e la legalità».
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Il Piano integrato di intervento messo a punto nel 2004 da Tema Engineering di Michele Ugliola («consulente di fiducia» di Luigi Zunino, arrestato nel luglio 2011 per una storia di tangenti a Cassano d’Adda e per un giro di fatture false intorno all’area Falk di Sesto San Giovanni, oltre alle mazzette al leghista Boni) per conto della proprietà, la Tradital – società del gruppo Risanamento di Zunino – venne approvato semiclandestinamente dalla Giunta pavese il 24 marzo 2006: nonostante i vincoli, scompariva la fabbrica e al suo posto disegnava un bel Centro commerciale, in aggiunta all’incremento di 15.000 mq della parte residenziale.
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Sono trascorsi cinque anni, ora l’epilogo: la suprema Corte di Cassazione ha infatti annullato l’archiviazione disposta dal Tribunale di Pavia il 25 settembre 2009 del procedimento penale a carico di Capitelli, all’epoca indagata per quell’abusivo irresponsabile abbattimento, preludio al successivo sgombero di 222 persone – di cui 84 minori – da parte di un sindaco che aveva altresì ritirato gli operatori sociali da quell’area – creando all’ex Snia una condizione di extraterritorialità – e negato ai bambini l’accesso ad asili e scuole («nessuno di questi bambini verrà prossimamente inserito nelle scuole perché costituirebbe un incentivo per le famiglie a radicarsi sul territorio»). Non a caso, Capitelli venne plaudita in particolare dai nazi di Forza Nuova (stessa faccia, stessa razza).
Ritorniamo a quei giorni attraverso alcune poesie di Anna Ruchat.
Anna è stata tra chi nel 2007 più si è speso nell’invocare una soluzione ponderata all’emergenza umanitaria in corso dentro la Snia. (G. G.)
* * *
Batte il sole di luglio
mentre i muri crollano
e non sono le bombe
e la terra non trema
vengono giù a tranci
le lastre di cemento
mentre le bocche spalancate delle ruspe
con i loro denti di ferro
si mangiano via i mattoni
e la storia
* * *
Come rossi dinosauri nella polvere
aggrediscono
con artigli metallici
i muri della vecchia fabbrica
cadono
i cornicioni merlettati
Pezzi di realtà in riuso
precipitano su un presente distratto
e arrogante
* * *
Si allunga la notte
dentro questo relitto di naufragio
uno sgusciare di topi segna
il confine tra il nostro mondo
e il ventre cieco della città
di quanta casa ha bisogno un uomo?
di quanta vita
meglio delle fogne di Bucarest
dicono loro
una stanza di cartone
e bambini che corrono
a chiedere scarpe e colori
* * *
E ora tocca a noi affrontare il vento
a noi uomini d’argilla
con il cuore stretto tra i binari
a noi arruolati per un altro destino
che fermi
con le domande di sempre sul precipizio
di una terra senza grammatica e piena di segreti
rimaniamo a bocca chiusa
poi
oltre la soglia di casa
la mia voce tira dritto
tra rumori di pentole
e un mondo di fotografie troppo belle
per essere di carta e raccontare
soltanto fantasmi
* * *
Miei angeli senz’ombra
custodi di un mondo protetto
guardiani del lutto
aprite i cancelli
guardate l’avreste mai detto?
la vita è la fuori
tra quelle macerie
che non hanno visto la guerra
tra i mattoni e la calce
dentro la terra
impregnata di benzene
sulle facce sporche dei bambini
guardate
è qui la vita
nella passione tardiva
nell’amore che si confessa
e tradisce
nella tenerezza che strappa
altre lacrime