Archive for the ‘cammina cammina’ Category

A volte ritornano

18 ottobre 2011

Cammina cammina di nuovo a Napoli

Premio Napoli 2011 ai Miracoli

La passeggiata per le strade del quartiere napoletano di Ponte Nuovo guidata da Italo Ferraro e gli interventi all’Orto Botanico di Aldo Masullo, Roberto De Simone, Guido Piccoli, Isaia Sales, Giovanni Giovannetti e Serena Gaudino.

Passo dopo passo

10 settembre 2011
Giovannetti, Moresco e il Cammina cammina al festivaletteratura di Mantova

evento 91 venerdì 9 settembre 2011 ore 11 Teatro Bibiena € 4.50 CI SIAMO MESSI IN MOTO Il viaggio di Cammina cammina raccontato da chi l’ha fatto Antonio Moresco, Tiziano Colombi, Giovanni Giovannetti e gli altri camminanti

Ciao belli

23 luglio 2011
Dentro un sogno più grande
di Giovanni Giovannetti

 

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Per due mesi sono stato in cammino da Milano a Napoli. 1.200 chilometri inseguendo un sogno più grande, volto a tirare fuori il meglio dalle persone e fuori da parole d’ordine solo politiche. Abbiamo camminato in 650, una piccola parte di quel Paese reale capace di forza rigenerativa e prefigurazione (linfa vitale in questi tempi grami), persone accomunate da un’idea di nazione saldamente ancorata al principio di cittadinanza, così come recita la nostra Costituzione. In cammino per ridare spazio ai sentimenti e senso ad alcune parole: salute, forza interiore, capacità di pensiero, fervore, allegria, altruismo, rifiuto dell’ingiustizia, amicizia, amore, libertà…
Ad esempio, la libertà e quel solco che oggi separa i diritti individuali dall’insistita domanda di sicurezza. Ma quale sicurezza, o insicurezza? Quella indotta del presunto aumento dei furti e delle rapine? (balle: aumenta solo la violenza entro le mura domestiche) Oppure quella reale legata all’economia criminale e illegale (soffocante: oltre il 40 per cento del Prodotto interno lordo nazionale) che stanno consegnando il Paese all’oblio?
Dai media sembra scomparsa la realtà: non è l’insicurezza ad aumentare, tanto meno la sua percezione, aumenta la manipolazione mediatica alla quale veniamo sottoposti dai giornali e soprattutto dalle tivù. Perché continuano a raccontarci bugie? Zygmunt Bauman risponderebbe che il potere teme l’eccesso di paura, e allora lo indirizza su obbiettivi innocui, ad esempio trasformando zingari e stranieri in minacce aliene più temibili delle mafie e più allarmanti della perdita di valore dei salari, o del progressivo aumento delle famiglie in difficoltà economiche. Un potere e una politica indifferenti all’etica, rinchiusi in partiti-chiesa invasivi al punto da essersi progressivamente sostituiti alle persone – unico soggetto razionale e morale, direbbe Roberta De Monticelli – allontanandosi così dal dettato costituzionale. Sì. Perché se il bene ultimo di ogni democrazia è la libertà individuale, la necessaria disciplina dei diritti e dei doveri non può che trovare nella Costituzione le sue regole.
Anche per questo motivo da Milano a Napoli il “Cammina cammina” ha voluto accogliere solo adesioni individuali, ovvero singole persone accomunate da sentimenti condivisi, cittadini disposti a mettersi in gioco anche fisicamente in questa esperienza civile tra rumorose periferie corrotte, lungo sentieri in appartati boschi secolari o in silenziosi borghi medievali. Questo sguardo ha avuto nella storica via Francigena (e poi nell’Appia antica) un suo motivo culturale unificante: quell’Italia “altra”, parallela e solidale che, con afflato unitario, non rinuncia a sognare e a fare cose, insieme.
Di questo Paese fanno parte persone come il prefetto Ferdinando Buffoni, che a Pavia ci ha affidato una bandiera tricolore, poi consegnata al neo-sindaco napoletano De Magistris. O come i ragazzi di Libera, che a Casal di Principe (Caserta) non arretrano di fronte alla Camorra, continuando a operare per l’inserimento nel mondo del lavoro delle persone con disturbi psichici, o a riconvertire a biologico le terre confiscate a Sebastiano Ferraro (clan Sandokan Schiavone), nonostante il recentissimo taglio doloso del sistema di irrigazione dei coltivi e altre insistite minacce, immaginando se stessi quali sentinelle del territorio; perché – come ci hanno detto – «dalla Camorra ti puoi difendere, ma si resta impotenti di fronte alla malapolitica». Tutori del paesaggio, agricoltori “custodi del territorio” come Pierluigi Petrelli di Paderna presso Piacenza, un imprenditore agricolo deciso a scommettere su riforestazione e agricoltura senza additivi (già a Paderna era emerso questo tema dell’agricoltura come custode del territorio, agricoltori guardiani della natura). O come la tenera coppia che a Sermoneta (Latina) abbiamo visto felice di fronte alla improvvisata serenata sotto casa per il cinquantesimo anniversario del loro matrimonio. O chi felice non è: come Luigi, 56 anni, un esperto macellaio oggi disoccupato costretto a chiedere l’elemosina a Sarzana (La Spezia) davanti al convento di San Francesco. O Ciro, saldatore napoletano cinquantenne incontrato a Vetralla (Viterbo), senza lavoro e senza un soldo, ospite insieme a noi della locale parrocchia.
Camminando sul binario della Francigena il paesaggio si fa orizzontale, binario che simbolicamente riassume l’idea di quest’altra Italia che rallenta e aspetta tutti: l’Italia che non abbandona chi patisce disagi o di chi propone alternative più ragionevoli al modello di sviluppo senza progresso che muove dietro l’inutile, vorticoso e devastante consumo dei suoli e delle economie parassitarie o illegali o criminali – mafiose e no – che stanno progressivamente soffocando il Paese.

Cammina cammina lunedì 4 luglio

13 luglio 2011

Napoli. Missione compiuta

Cammina cammina domenica 3 luglio

12 luglio 2011

da Sant’Angelo in Formis a Napoli Scampìa

Cammina cammina sabato 2 luglio

11 luglio 2011

da Calvi Risorta a Sant’Angelo in Formis


Cammina cammina venerdì 1 luglio

10 luglio 2011

da Sessa Aurunca a Calvi Risorta

Cammina cammina giovedì 30 giugno

9 luglio 2011

da Formia a Sessa Aurunca

Cammina cammina mercoledì 29 giugno

9 luglio 2011

dall’Abbazia di San Magno a Formia

Cammina cammina martedì 28 giugno

9 luglio 2011

da Terracina all’Abbazia di San Magno

Cammina cammina, fragole e puffi

6 luglio 2011
da schegge di cotone di Emanuele Di Giacomo
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Negli ultimi anni di Liceo, quando si cominciava a fantasticare di mitici viaggi estivi all’estero, le opzioni erano sempre le stesse: interrail e campi di lavoro all’estero. Tra questi ultimi, quello che puntualmente rispuntava fuori a intervalli regolari neanche fosse una leggenda metropolitana, era la raccolta delle fragole in Finlandia, a luglio, perché in Finlandia fa freddo e le fragole maturano più tardi. Quello che mi sono sempre chiesto è: primo, perché sempre la Finlandia e sempre le fragole, e non magari la Norvegia e le susine o le pere e l’Ungheria? Secondo, perché in Finlandia continuano a piantare fragole se non hanno abbastanza persone per raccoglierle? Finì che comprai un biglietto per l’interrail. Così la raccolta delle fragole finlandesi è rimasta nella lista delle «cose strampalate da fare prima di morire», insieme a «costruire un modellino di galeone con i fiammiferi», «vivere in una comune per un po’ di tempo» e «comprare il pulmino della volkswagen da figlio dei fiori».  (E comunque ho controllato su internet, cercano raccoglitori anche per quest’estate; se non altro la mia pigrizia non ha avuto effetti collaterali sull’economia agricola del Nord Europa).
Sicuramente in questa lista ha tutto il diritto di starci anche la bizzarra idea di andarsene a piedi da Milano a Napoli. Lo stanno facendo in questi giorni le Tribù d’Italia. Così io e Ottavia abbiamo deciso di approfittare del passaggio a Roma di Cammina cammina e ci siamo uniti al gruppo. Il nostro fisico da collaudatori di divani ci ha sconsigliato di avventurarci su una durata superiore ai due giorni, perciò li abbiamo accompagnati il 21 e 22 giugno  in questo percorso a piedi «per ricucire con i nostri passi un Paese che si vuole sempre più disunito e devastato». (more…)

Cammina cammina lunedì 27 giugno

6 luglio 2011

dall’Abbazia di Fossanova a Terracina

Cammina cammina, io sono con te

4 luglio 2011

di Giacomo D’Alessandro

Caro amico mio, quando svoltata la curva, quel giorno tra Siena e Ponte d’Arbia, ho visto un insperato gruppo di camminatori, per giunta con un tricolore, i miei occhi già cercavano una sagoma in particolare, che non è stato difficile individuare.
Quella corsa, quei sorrisi e quell’abbraccio che – tu mi dici – è ben documentato fotograficamente (ma non lo è l’emozione e la gioia che ci esplodevano dentro) sono state per me quell’indicibile “sono tornato a casa”.
Ci sono luoghi in cui accadono cose che dicono al tuo cuore, “devo essere lì”, che ti insegnano il momento e il luogo per essere “al tuo posto nel mondo”, tanto da farti scombinare ogni scaletta di priorità, ogni senso di responsabilità e pigrizia per fare quello che dom Helder Camara ha magistralmente descritto: “partire è uscire da sé”. In questo gesto rivoluzionario e di rottura, che si osa fare, già stanno i semi della bellezza che può sbocciare nel viaggio, per diventare frutto maturo nel ritorno.

Ecco, il ritorno. Luogo immenso e completamento del viaggio, sua sublimazione concreta nel grande sentiero della propria vita, cammino decisivo e solitario in cui disfare, inventariare, scoprire e lasciarsi emozionare da ciò che nello zaino, dal viaggio, si è accumulato di inedito.
Il ritorno. Chi parte non per fuga, né per amore di sport, nemmeno per propositi unicamente astratti e spiritistici, chi parte non per guadagno sicuro, chi parte per vivere e diventare uomo e fratello, scoprire il mondo e la comunità, intessere coi propri passi un orizzonte che chiama e non va più fatto aspettare, costui accetta il rischio di perdere la propria vita per trovarla davvero. Di esporre se stesso, sicurezze e rabbie, sofferenze e convinzioni, all’inaspettato del viaggio-incontro. Si può avere fede, giorno dopo giorno, che la via non tradisce. Che il viaggio non lascia soli. Lo può testimoniare il nostro impensato amico Immanuel, che si è messo in strada per cercare il suo tempo, per conoscere se stesso, per poter discernere e decidere della sua vita, e ha scelto di farlo da solo, tra i pellegrini per Roma e per Gerusalemme. Solo, Immanuel, non lo è stato. Ha trovato con chi condividere un po’ del suo cammino. E’ come se la sua ricerca già desse frutti, se la sua scommessa fosse vinta. La sua vita, il suo viaggio, saranno forse uguali a prima? E non forse più ricchi di cose nuove e doni impensabili?
Tu ne sai qualcosa. Direi molto. Forse più di tutti. Quanto ti si è messo in moto, dentro, da quando sei partito? Quanti volti hai approcciato, quante voci hai memorizzato, nella fatica dei passi sotto il sole, quanti nomi hai chiamato, quanti corpi hai visto camminare, e poi lasciare, a loro tempo, per forse non ritornare più?
E’ dura per chi non può continuare con voi. Ma per chi resta? Quanto è dura affezionarsi e stare bene, trovare compagni di viaggio straordinari e poi restarne privi? Dovendo sempre, però, andare avanti, voi. Il viaggio disperde il nostro cuore quanto il nostro ardore di scopo iniziale. Disperde il nostro scopo. Che ben presto, capiamo, non è più propriamente la meta, bensì il cammino stesso. Il “come si cammina insieme”, il calderone degli incontri e delle condivisioni, dei pezzi di vita e d’anima che gli altri ci portano, la fatica, successi e cadute, della conciliazione delle nostre diversità perché si parta, si cammini e si arrivi col sorriso nel cuore, con una buona parola per gli altri, con un arricchimento fresco per noi. Sapendo a fine giornata di non aver fatto solo dei passi geograficamente accostati ai passi degli altri. Ma ben di più.

Veniamo dalla notte buia
notte fredda e scura
viviamo nella notte buia
e in essa moriremo
lottiamo per il pane e le rose
lottiamo per una giustizia
ci rispondono coi cannoni
morte e distruzione…

Sono le parole de La Lunga Notte di Cisco…
Le ho pensate per te, per il cammino interiore che questo viaggio ti ha suscitato, in merito alla tua vita, all’impiego del tuo tempo e delle tue energie. Ogni uomo è chiamato a scoprire i suoi talenti, le sue capacità, predisposizioni, e a non tenerle per sé, mettendole a disposizione degli altri. Specie dei più deboli.
La maggior parte del nostro mondo vive nella lunga notte. Quelli dal futuro negato, quelli che hanno qualcosa da piangere, quelli che vengono lasciati a vivere nell’ombra. Con tutte le realtà, le storie e le strutture in cui ciò si manifesta.
Mi hai raccontato del tuo viaggio tra queste persone, delle tue buone battaglie contro chi relega i più piccoli nelle ombre della notte. Ora hai avuto il coraggio di metterti in strada, di esporti alle correnti e agli sconvolgimenti di un cammino con altri. Un giorno al ritorno, potrai respirare l’inesprimibile commozione che tutto ciò ti ha portato, lasciando uscire quelle lacrime che ad ogni partenza significativa – mi dici – ti salgono. Saranno lacrime di gioia, lacrime di consapevolezza. Lacrime di verità.
Non avere paura. Non sei stato fermo. Non hai reso la tua vita una routine dove tutto è previsto e deciso, dove i giochi sono fatti. Il coraggio giorno dopo giorno di manovrare i tuoi piedi dolenti, di buttare il tuo corpo in strada, la tua mente e il tuo cuore esposti a venti e correnti, impatti, cadute, bonacce e sollievi, dicono di te che non ti sei fermato. Che puoi fare tutto ciò che vuoi. Che sei un uomo libero.
In questa libertà c’è anche la possibilità di cambiare, come hai detto già in questi giorni, l’approccio alla tua vita.

Dura la vita, che vita dura
sulla strada sempre dalla parte scura
Dura la vita, che vita dura
passare tutto il tempo dalla parte scura
Dura la vita, che vita dura
camminando sulla strada dalla parte scura!

Non penso di fare della retorica o della superbia nel dire che ci sono persone chiamate a stare “dall’altra parte”, dalla parte dell’umanità che arranca, che subisce, che ha sete di giustizia. Tu sei fra queste. Spero di mostrare con la mia vita e le mie scelte di esserlo anch’io. Ci sono persone che, nonostante tutto, si sentono sempre una innata responsabilità nei confronti del mondo, della comunità umana. Persone che per vie diverse, origini lontane, percorsi ed esperienze, insegnamenti e testimonianze unici e irripetibili, si mettono “dalla parte scura” del cammino, consapevoli di lottare “con le cerbottane contro i carri armati”, come dice un mio amico fotografo.
In nome dei più deboli, degli sfruttati, della nostra cos
cienza, dei diritti, della storia, ma soprattutto di un credo comune, il credo autentico di ogni tempo e luogo, che supera le religioni e le culture; la fede nell’uomo. In nome di una felicità che non possiamo sopportare di possedere in privato a scapito di altri, altri relegati dal nostro sistema “dalla parte scura” della strada.
Noi camminiamo con loro. Per loro. Per noi. Per essere persone vere, autentiche, che sanno amare, che credono nella libertà, verità, giustizia. Che diventano portatrici di fratellanza.
Cerca, amico mio, continua a cercare il tuo modo per essere felice, sereno, realizzato, pieno. Questo non esclude per forza di continuare la tua missione dalla parte scura. Si può camminare in questa fatica continua essendo prima di tutto felici per sé, in sé? Io credo di sì. Me lo hanno testimoniato alcune persone che – a loro modo e secondo la loro strada – hanno dato la vita per il mondo. Continuano a farlo. Da fuori questo loro resistere, sognare, avanzare è letto quasi solo come sacrificio, questa parola opprimente e da fuggirsi. Ma “sacrificio” vuol dire originariamente “fare qualcosa di sacro”, ovvero di “inviolabile”. Qualcosa di incisivo come segnato a fuoco sulla pelle del mondo. Si tratta del nostro modo di camminare, che può essere qualcosa di impercettibile e fine a se stesso, o qualcosa che incide, che cambia.
Cambia noi stessi e il nostro modo di stare nel mondo, cambia quello degli altri. Camminare dalla parte scura è la gioia di scegliere, ogni giorno, per ogni passo, di rinunciare al benestare privato, allo schema di sistema, alla gloria di carriera, consenso, trionfo, di superiorità, di ricchezza. E’ una scelta, in felicità. La scelta apparentemente di una rinuncia, in realtà di un guadagno molto più grande di qualunque altro. Il viaggio ce ne dona a tratti l’assaggio, di questa ricchezza che la nostra scelta disvela.

E dunque cerca. Con il tuo coraggio e i tuoi grandi doni, la tua capacità di affetto che tutti accoglie e rallegra. Cerca questo stare con gioia, in te stesso e con gli altri, rinnovando comunque la scelta della parte scura.
Non al denaro, non all’amore, né al cielo. Perché possiamo trovarci al termine dei nostri giorni felici, sereni di fronte all’ultimo viaggio; e un ridere rauco, e ricordi tanti. E nemmeno un rimpianto.
Camminando sulla strada sempre dalla parte scura. Da uomini vivi, e felici.
Credo anch’io che questo mondo non ha bisogno di eroi, ma di testimoni.
Di persone pronte a morire per esso. Ma soprattutto capaci di vivere per il mondo.
Di persone che parlino con la propria vita.
Cammina, cammina. Io sono con te.

Pavia, 13 giugno 2011

Cammina cammina domenica 26 giugno

4 luglio 2011

 da Sezze all’Abbazia di Fossanova

cammina cammina 2011 da Milano a Napoli