Archive for the ‘giovanni giovannetti’ Category

Immediata revoca del sequestro

17 Maggio 2014

L’istanza di revoca immediata del Decreto di sequestro preventivo del volantino “Vota Mafia?” rivolta al Procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Pavia presentata stamane, 17 maggio, dall’avvocato Franco Maurici per conto di Giovanni Giovannetti e Walter Veltri.

Il PM e il GIP avrebbero dovuto accertare innanzitutto se il fatto menzionato nel volantino sia o non sia vero. Stupisce che entrambi non abbiano cognizione dell’indagine Infinito e dei susseguenti provvedimenti giudiziari da cui risulta al di là di ogni possibile dubbio che il Cattaneo ha incontrato almeno tre volte Pino Neri, appena reduce dalla detenzione per una condanna a 9 anni per narcotraffico: la prima volta a casa di Neri, la seconda nello studio di lui, la terza al brindisi riservato agli intimi per celebrare la vittoria alle elezioni amministrative del 2009. È un fatto notorio che successivamente Pino Neri è stato condannato dal Tribunale di Milano a 18 anni per associazione mafiosa in quanto capo-reggente della ‘Ndrangheta in Lombardia.
È lecito altresì congetturare che il Cattaneo si sia rivolto a Pino Neri, che non risiedeva a Pavia, per ottenere il sostegno elettorale degli aderenti o simpatizzanti dell’associazione criminale da lui rappresentata.
Ciò premesso in punto di fatto, non può essere proibito – almeno in uno Stato di diritto – a un giornalista e a un Consigliere comunale candidato a Sindaco di esprimere, nel corso della campagna elettorale, un giudizio negativo anche pesante su un comportamento siffatto. Comportamento che rimanda necessariamente a un soggetto preciso. È notorio che la giurisprudenza in materia di polemiche elettorali è molto liberale; addirittura, se non ricordo male, una sentenza della Suprema Corte ha assolto proprio in occasione di una controversia tra candidati, colui che aveva dato del “mafioso” a un concorrente che mafioso non era, ritenendo che il termine in campagna elettorale assumesse esclusivamente una connotazione politica.
Si noti ciò che il Cattaneo ha riferito al Tribunale di Milano: «ricordo una mattina che velocemente fui chiamato all’ultimo e passai in studio in piazza della Vittoria», e cioè nello studio di Neri. Dunque i rapporti tra i due erano tanto stretti che il Neri poteva convocare nel suo studio, ovviamente per fini elettorali, il futuro Sindaco di Pavia. (more…)

Mafie Mezzebarbe? Non esiste…

16 Maggio 2014

Note a margine del sequestro preventivo di un volantino
disposto dalla locale Procura

di Giovanni Giovannetti

Al. Cattaneo detto Pupo ha querelato me e Walter Veltri per un volantino in cui si rivela – sai la novità – che «il sindaco di Pavia è stato per almeno tre volte gradito ospite del capo della ‘Ndrangheta lombarda “compare Pino”, accompagnato dal tradizionale nonché beneaugurante taglio della caciotta». Per la verità, il sindaco Cattaneo ha ragione: tutto si può dire, fuorché a lui «beneaugurante» quel taglio di caciotta.
Quanto al resto, è affermare che l’acqua è bagnata. Fra l’altro, due di questi tre incontri fra “dritti” sono stati l’argomento focale della sua deposizione ai giudici del processo alla ‘Ndrangheta lombarda, nell’aula-bunker milanese di via San Vittore il 5 luglio 2012.
Come lo stesso Cattaneo ha dichiarato (Verbale, pagg. 163-64), all’abbraccio con gli amici degli amici lui ci andò insieme al comune conoscente Francesco Rocco Del Prete, uno tra i più solerti fiancheggiatori del giovane candidato. Davanti ai giudici, per la prima volta Cattaneo ha dovuto ammettere gli incontri: a casa di Neri «eravamo una dozzina, una quindicina di persone, c’era un architetto di Milano, che mi ricordo perché era vicino a me, c’erano delle signore, credo che fossero la moglie del dottor Neri o adesso non mi ricordo, c’erano anche delle signore, c’era l’unica persona che ricordo era poi il dottore, dottore non è, però signor Dieni [Antonio Dieni, imprenditore edile e braccio politico di Neri], e poi c’era il papà di Francesco Del Prete, c’era forse anche qualcun altro». (more…)

Panoramica pavese

7 Maggio 2014

Pavia pre-elettorale. Ai microfoni di “Radio popolare” la direttrice de “La Provincia Pavese” Pierangela Fiorani, Mauro Vanetti e Giovanni Giovannetti (lunedì 5 maggio 2014).

Grana padano-calabrese

23 aprile 2014

di Giovanni Giovannetti

Prima del 16 luglio 2010 una manifestazione antindrangheta con a capo gli amici degli amici si era vista solo a Cosenza o a Reggio. Quella sera Pavia assiste a due opposti cortei antimafia: da una parte i cittadini incazzati neri; dall’altra, molti amici di Carlo Chiriaco e di Pino Neri, con in testa il sindaco bardato a festa e la fascia tricolore, lo stesso sindaco più volte gradito ospite a casa di “compare Pino” reduce dalle patrie galere dopo una condanna a 9 anni pernarcotraffico, lo stesso sindaco eletto l’anno prima proprio con il contributo del capo della ‘Ndrangheta lombarda.
Manifesta Ettore Filippi, l’ex assessore tutto d’un prezzo recentemente ai “domiciliari”, che aveva candidato nelle liste di “Rinnovare Pavia” le persone indicate da Chiriaco e da Neri e posto a revisore dei conti Asm il chiacchieratissimo Pietro Pilello da Palmi, suo sodale e commercialista. Manifesta suo figlio Luca (è tra i più citati nell’ordinanza del Gip milanese) che, nel maggio 2010, ha assunto ad Asm Lavori l’ingegner Francesco Rocco Del Prete, quello «nella piena disponibilità» del capo della ’Ndrangheta lombarda Pino Neri. Manifesta l’assessore Antonio Bobbio Pallavicini, l’anno prima sorpreso nei più esclusivi ristoranti della Locride in compagnia di Neri e del suo braccio politico Antonio Dieni. Manifesta l’assessore Luigi Greco (Pdl), già socio in affari della moglie prestanome dell’indagato Rodolfo Morabito (cugino di Chiriaco), dell’amante prestanome di Chiriaco e di un parente prestanome del pluricondannato per mafia e narcotraffico Salvatore Pizzata. Manifesta Valerio Gimigliano, consigliere comunale Pdl e membro del Cda dell’Azienda servizi alla persona (Asp – Chiriaco ad un certo “Peppino”: «quel consiglio di amministrazione me lo sono scelto io…»), in rapporti anche con Pino Neri. E chissà se tra i manifestanti c’era anche il fantomatico “Peppino”, a cui l’ex direttore sanitario dell’Asl pavese nell’agosto 2009 confidava la necessità di «costruire un centro di potere» a Pavia.
Assente giustificato Dante Labate: eletto nel 2005 con il contributo dell’amico e sodale Pino Neri, per Labate presenziare a una marcia antindrangheta forse è troppo.
Il sindaco Alessandro Cattaneo ora cerca la riconferma.Nella sua lista civica, un paio di candidati sono in quota a Ettore Filippi e un terzo, Giovanni Demaria, è migrato per tempo in Forza Italia. E proprio nel partito di Dell’Utri ritroviamo impuniti proprio loro: Luigi Greco, Antonio Bobbio Pallavicini, Dante Labate e Valerio Gimigliano.

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Cent’anni di gratitudine

18 aprile 2014

In ricordo di Gabriel García Márquez
di Giovanni Giovannetti

Ah, Gabo no, te ne sei andato. Dove cominciare questo breve ricordo? Forse dalla tardiva lettura di Cent’anni di solitudine, sedicesima edizione, “Universale Feltrinelli”; o forse da quel nostro breve incontro a Sant’Antonio de los Baños, la “tua” Scuola di cinema presso La Habana.
Era la primavera 1989, e in molti bivaccavamo a Cuba in attesa di Gorbaciov, venuto a dire ai cubani che la fiesta era finita. Ne ho così approfittato per una incursione fotografica tra gli scrittori locali: Eliseo Diego… Anton Arrufat… Pablo Armando Fernandez… Miguel Barnet… A tutti chiedevo notizie di te: «Sarà a Cuba in questi giorni? Possibile vederlo?» Presi anche nota dei voli per Mexico City, dove tu, colombiano, risiedevi da molto tempo.
A La Habana ero ormai in buoni rapporti con molti, e in particolare con Tomas Gutierrez Alea detto Titon, regista e amico di entrambi. Fu lui ad aprire il varco: «Si, verrà, ti faccio sapere».
Mi fece sapere: «È qui da ieri, l’ho visto a casa di Maruccia, gli ho parlato di te e lui… eh, lui ha detto che vuole dei soldi, così lì per lì ho lasciato perdere. Ma a tarda notte salutando mi dice: “puoi dire a quel tuo amico di venire lunedì alle ore 12 alla Scuola di cinema”».
Scuola di cinema di San Antonio de los Baños, a una cinquantina di chilometri da La Habana, finanziata da Gabo anche grazie ai quattrini del “Nobel”, ottenuto nel 1982. Con Alessandra Riccio de “l’Unità” siamo lì per tempo, diciamo due ore buone prima dell’appuntamento: tra oltre 700 inviati a Cuba in quei giorni, solo a noi è dato incontrarti, al di sopra di ogni controllo e protocollo (e molti avrebbero voluto da te un’intervista, un commento…)
Sant’Antonio è un paese da Lego o cartone animato, con la piazza rettangolare e la caserma dei pompieri con i mezzi pronti a mezza porta. Qui la vita scorre lenta. La Scuola di cinema è fuori dal paese: edifici luminosi, verde, palme. Ti vediamo scendere da un’auto enorme, nera, non ricordo di quale marca, ci veniamo incontro. Saluti, si chiacchiera e intanto fotografo. Alessandra timidamente fa qualche domanda – la visita di Gorby… Fidel… l’economia… – rispondi senza reticenze, forse perché già la conosci: lei, studiosa di letteratura ispano-americana, innamorata di Cuba e Fidel l’avevi già incontrata a Città del Messico quando, nel 1968, uscì anche in Italia Cent’anni di solitudine, il tuo romanzo più famoso. Ho con me l’edizione economica Feltrinelli, vorrei la dedica: nemmeno lo chiedo, capisci: «Para Giovani, O’el amigo, Gabriel, ’89 La Habana».
1989. Il mondo sta rapidamente cambiando: 4 giugno, piazza Tienammen; 9 novembre, cade il Muro.
Ciao, amico.

Palafitta vistafiume

14 aprile 2014

Perdona loro, che sanno quello che fanno

A sinistra il Ticino, a destra i capannoni dell’Arsenale, in mezzo – rivafiume – i capannoni dell’ex maneggio che verranno sottoposti a «intervento di manutenzione straordinaria» così da poter ospitare, fra l’altro, «la residenza del custode o – e sottolineo o – del titolare dell’attività»: un bell’appartamentino vistaticino, forse su palafitte, poiché in fascia B (aree di esondazione), là dove sono vietati nuovi insediamenti. Una Relazione dell’Arpa riferisce che ogni nuovo insediamento a destinazione residenziale lì «è vietata». Punto. Ma è lo stesso Pgt a indicare problematiche: ad esempio, i triangolini in nero qui sotto stanno a indicare il «tratto di sponda fluviale in erosione attiva o potenziale»; il puntinato rosa segnala le «aree inondabili anche in caso di piene non del tutto eccezionali»; la riga rossa, è lì a delimitare i confini della “fascia B” soggetta alle periodiche inondazioni. Se lo sanno, perché lo fanno? (G.G.)

Ladro?

10 aprile 2014

Il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo ha querelato Insieme per Pavia per un volantino [questo] in realtà su… Ettore Filippi. Possibile che l’imberbe Pupo catodico ogni volta che sente dire “ladro” subito pensa che si stia parlando di lui?

«Si annulli il Pgt»

9 aprile 2014

Ricorso di Italia Nostra al Capo dello Stato
da Pavia, Giovanni Giovannetti

Più che un Piano di governo del territorio, quello pavese deliberato dal Consiglio comunale il 15 luglio 2013 sembra un vero e proprio guanto di sfida a norme e regolamenti. Nella sua versione finale, scritta con la penna di Attila, il Piano è anche indebitamente difforme da quello adottato dallo stesso Consiglio il 20 dicembre 2012.
A riprova, si legga il Ricorso straordinario al Presidente della Repubblica inoltrato da Italia Nostra che – di concerto con Pavia monumentale e Insieme per Pavia – ne chiede l’annullamento.
Se il Pgt adottato nel 2012 si limitava ad «interventi su aree libere [in realtà sono aree di complemento], privilegiando la riqualificazione di ambiti già compromessi da precedenti trasformazioni edilizie», nella sua estensione finale, come si legge nel Ricorso, esso abbandona «il criterio della limitazione del consumo di suolo accolto dal Pgt adottato, stravolgendone le previsioni in termini sia qualitativi sia quantitativi», provocando un aumento della superficie lorda di pavimento di ben 21.607 mq e l’ingombro di aree verdi fino a circa 13 ettari complessivi.
Un barbaro colpo di mano poiché, dopo un così radicale cambiamento (o ripristino dei vecchi intendimenti, forse riposti in un cassetto ai primi tintinnar di sciabole della Procura), il Pgt era da ripubblicare, come già aveva chiesto il 15 luglio 2013, in solitudine, il consigliere comunale Walter Veltri di Insieme per Pavia. Negligenza che ha impedito «all’ente ricorrente di proporre osservazioni in merito a previsioni che comportano la inutile cementificazione di aree verdi di grande qualità ambientale, sottoposte a vincolo paesaggistico». E invece…
Ignorato l’articolo 9 della Costituzione; ignorate sentenze del Consiglio di Stato; ignorata la Carta del Restauro, che configura i centri storici e i nuclei storici quali organismi unitari da regolare in base a criteri di salvaguardia omogenei; ignorate le numerosissime norme e leggi di carattere generale, regionali e statali, che decretano «tassativo e inderogabile» l’obbligo di conservazione di Beni culturali «di interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico» inclusi beni paesaggistici, ville, giardini e parchi: come si può leggere, è vietatissimo qualsiasi intervento che possa recare pregiudizio alla conservazione del patrimonio culturale, compresa la «destinazione ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico».

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Ego te absolvo…

4 aprile 2014

Ettore Filippi è un voltagabbana in rapporti diretti con apicali capobastone calabro-pavesi; anche dalla sua cadrèga nel Cda del Policlinico, persino da lì, pare che l’ex birro tutto d’un prezzo avesse trescato nel favorire il cambio di destinazione d’uso di alcuni terreni appartenenti al San Matteo. Lo si legge in un mio articolo del dicembre 2011, per il quale l’ex assessore al suo Bilancio mi aveva querelato; lo si constata ora nella richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero Mario Andrigo: «non paiono esservi dubbi circa l’aderenza alla realtà delle notizie riportate dal Giovannetti nell’articolo oggetto di querela. È infatti vero che Filippi cambiò spesso schieramento politico, che nel corso della sua permanenza nel Cda del San Matteo si verificò il cambio di destinazione d’uso di alcuni terreni, che Neri ebbe rapporti con lui per le elezioni amministrative e che lo stesso Neri era un esponente di spicco della ‘Ndrangheta lombarda impegnato a tessere relazioni con esponenti politici locali. Di contro non risultano utilizzate dal Giovannetti espressioni e/o toni che abbiano oggettivamente travalicato i limiti – per come sopra ampiamente ed esemplificativamente descritti – della critica politica, posto che i riferimenti al “malgoverno”, ai “chissà chi altri”, alla “Francia o Spagna purchessemagna” paiono aderenti a fatti e vicende concrete, riferibili tutte al ruolo di amministratore pubblico e politico del querelante». (G.G.)

Un tale, oggi agli arresti, tempo fa mi aveva querelato per un articolo pubblicato dal settimanale “Il Lunedì” da lui ritenuto diffamatorio. Come leggiamo nella richiesta di archiviazione del Pm al Gip, «in particolare il Filippi si duole di tale articolo sotto tre profili. Per essere definito “amico degli amici”, con riferimento ai rapporti con Neri Pino, quest’ultimo a sua volta definito dal Giovannetti, nel citato articolo, “capo della ‘Ndrangheta lombarda” e “locale capobastone calabro-pavese”, così insinuando la natura illecita dei rapporti tra lo stesso Filippi e il Neri; per essergli ini attribuita l’intenzione, in qualità di componente del Cda del San Matteo, di “pilotare” una speculazione immobiliare in favore dell’ente e “chissà che altro”; per essere ivi definito “locale voltagabbana” che per decenni ha “mal governato”, “con la Francia o con la Spagna purché se magna”. Secondo il Filippi, inoltre, sarebbe falso sia che egli abbia mai “amministrato” per conto di “chissà chi altri”, sia che egli abbia intrattenuto rapporti con il Neri Pino prima o durante l’ultima campagna elettorale per il Comune di Pavia. Prima di analizzare nel dettaglio le doglianze del Filippi occorre premettere che l’indagato, per il tramite di una Memoria versata agli atti, ha diffusamente contestato gli addebiti che erano stati formulati dalla Procura della Repubblica di Cremona nell’avviso di conclusione indagini già notificato antecedentemente alla trasmissione degli atti a questo ufficio per competenza territoriale. Peraltro il Giovannetti nella citata Memoria, si assume espressamente la paternità dell’articolo incriminato, circostanza che esime da ogni indagine ulteriore sul punto. Va ulteriormente premesso che la vicenda si inquadra nell’ambito dei limiti al diritto di cronaca e di critica politica, essendo pacifica, da un lato, la qualità di amministratore pubblico del querelante (in quanto già appartenente in passato alla Giunta della Municipalità di Pavia, ed attualmente membro del Cda del Policlinico San Matteo, essendo ivi nominato proprio in rappresentanza del Comune di Pavia), ed essendo altrettanto pacifica l’attività di scrittore, editore e blogger dell’indagato, (more…)

Frocio e basta?

3 aprile 2014

Con Carla Benedetti a Soriano nel Cimino a raccontar di Petrolio, della morte di Pier Paolo Pasolini e dei possibili mandanti. La vicina torre di Chia era un rifugio di Pasolini, che qui ha anche girato alcune scene de Il Vangelo secondo Matteo.

Modello calabrese

28 marzo 2014

Cattaneo: Scopelliti, uno di noi
di Giovanni Giovannetti

Il governatore calabrese ed ex sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti è stato condannato in primo grado a sei anni per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico.
E dire che il 29 maggio 2009, nel corso della campagna elettorale pavese, si è sentito Alessandro Cattaneo lodare la buona amministrazione dell’allora sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti, salito a Pavia per sostenere Dante Labate; al candidato calabro-pavese lo aveva consigliato Carlo Chiriaco («a te che sei mio fratello…»): «così scatta il meccanismo dell’identità calabrese».
Dopo la visita a Cattaneo, a Labate e ai locali calabresi del centrodestra, quell’anno Scopelliti «incontra a Milano Paolo Martino, il boss della ’Ndrangheta legato alla cosca De Stefano». Martino (già latitante, precedenti per omicidio, fatti di mafia e narcotraffico) viene nuovamente arrestato per associazione mafiosa il 13 marzo 2011. Secondo gli inquirenti, è «diretta espressione» in Lombardia della famiglia reggina dei De Stefano – con cui è imparentato – e di Giuseppe Romeo e Francesco Gligora, boss delle cosche di Africo. Interrogato dal Gip Giuseppe Gennari, Martino conferma di conoscere Scopelliti, così come «suo fratello Francesco, che sta a Como e fa l’assessore. Io, signor giudice, conosco un po’ tutti».
Già in solidi rapporti con il clan vigevanese dei Valle, dall’inchiesta Infinito emergerebbero rapporti anche tra Martino e Carlo Chiriaco (da una conversazione del 28 dicembre 2008 tra l’odontoiatra e il cugino Rodolfo Morabito): Chiriaco – «l’altro giorno ho incontrato a Paolo Martino, tu dici come campa Paolo, non lo so…»; Morabito – «ma chi è questo?»; Chiriaco – «Martino, minchia… è ai livelli di Nirta eh… ora, è apparso adesso, dieci mesi… residuo pena… ora penso che non ne ha più… quando hanno ucciso a… [pausa] …no a Paolo, a coso… il maggiore, come si chiamava? Giorgio… quando hanno ammazzato Giorgio De Stefano, cioè quando… gli hanno sparato a Giorgio, no? …sono stati i Tripodi, quelli là di… Sambatello no, Tripodi… il primo a scendere… i cosi, è stato lui, quello che gli ha ammazzato il cognato poi a Tripodi, lui era uno che… [inc.]… anni… [inc.]…».

Cosa non garba al Busiardìn?

26 marzo 2014

di Giovanni Giovannetti

Come già altre volte in passato, ancora una volta  “La Provincia Pavese” evita di pubblicare questa mia lettera in risposta a Marco Bellaviti. Proviamo allora a metterne un paio delle censurate in sequenza, così da evidenziare elementi comuni e magari capire meglio cosa non piace al Busiardìn. La replica a Bellaviti:

«Brandendo l’ordinanza della Corte di Cassazione sulla convenzione postuma tra Comune e Green Campus, in una inquietante lettera alla “Provincia Pavese” l’assessore all’Urbanistica Marco Bellaviti allude a corsie per chi si ripromette il “sacco” cittadino, spacciando tutto questo per «cultura dell’impresa», a partire dal Centro storico già sotto assedio delle betoniere. Infatti il nuovo Pgt ne annuncia la sostanziale distruzione: come leggiamo, «nelle aree libere di pertinenza» e persino «all’interno dei cortili» sarà consentito costruire ben 4 metri cubi per metro quadrato. Parola di Marco Bellaviti. L’assessore si concede una «breve riflessione sul ruolo avuto dall’amministrazione comunale» nel salvaguardare con la convenzione-sanatoria Green Campus i privatissimi interessi di taluni «su imput del sindaco Cattaneo» nella certezza che «l’interesse della collettività» a Pavia risponda a quello dei Calvi, dei Marazza, dei Damiani, dei Trotta, ecc., persone attualmente indagate. E dunque che c’era di male nel favorire plusvalenze milionarie nella compravendita di quei terreni, rivenduti da Calvi e Marazza ai Damiani per 6.203.200 euro; terreni che, solo pochi mesi prima, erano costati 1.813.000! Niente male. E se una mano lava l’altra, per detersivo mettiamoci due benemerite certificazioni comunali che attestano una falsa destinazione a espansione residenziale (classificandola zona “C”) quando in realtà i terreni erano per attrezzature ed impianti di interesse generale (zona “F”). Illecito nell’illecito, la ghiotta speculazione e la successiva truffaldina messa in vendita sul libero mercato immobiliare ignorano che, nel frattempo (19 novembre 2008, dunque prima dell’autorizzazione comunale a costruire, del 4 novembre 2009), era decaduto il vincolo pre-espropriativo a Servizi universitari (U1) introdotto dal Piano regolatore generale il 19 novembre 2003, con la conseguente derubricazione dei terreni. L’illecito cede così il campo alla ben più grave lottizzazione abusiva dei fabbricati: un reato molto serio, che ha provocato il sequestro dell’area, preludio alla confisca e al passaggio dei beni al Comune (semmai qui stava l’interesse collettivo). (more…)

Gregorio Magno magno

24 marzo 2014

da Pavia, Giovanni Giovannetti

Querelarmi porta sfiga e ora lo sa pure Ettore Filippi, da giovedì 13 (!) agli arresti, querela archiviata lunedì 17 (!!).
E dire che sarebbe bastato chiedere. Fra gli altri, già la sapevano Carlo Chiriaco e Pino Neri (poi condannati in primo grado a 13 e 18 anni di reclusione); la sapevano Piera Capitelli e Roberto Portolan (infine spariti dalla scena politica); e ben la sapevano Gregorio Praderio e Angelo Moro, più che remunerati dirigenti comunali Ambiente e Territorio, poi indagati o a giudizio.
A contarle, tra denunce e querele sono più di venti, tutte vinte o archiviate, ma a quelle per diffamazione del Praderio mi ero fatalmente affezionato (ne avesse vinta una…), e più di me ne ha nostalgia l’avvocato Maurici, al quale l’illustre architetto soccombente ha dovuto rifondere fior di spese legali.
Ora lui è riparato a Milano, ma a volte torna. In una lettera alla “Provincia Pavese” l’ardimentoso fautore dell’abbattimento abusivo di uno dei quattro edifici della Snia monumentale sotto tutela, il leggendario stakanovista sorpreso a licenziare varianti in corso d’opera al Carrefour lungo la Vigentina – anche a lavori ormai ultimati – ora si dipinge beatamente smemorato e non ricorda «di avere dato mai, né in questo caso né in altri casi, “disposizioni” per il rilascio di sanatorie in assenza delle necessarie convenzioni urbanistiche». (more…)

La figlia di Dario M.

22 marzo 2014

da Pavia, Giovanni Giovannetti

Alcune lettere di Marta Maestri, figlia dell’imprenditore di cui Ettore Filippi era a libro paga, «quello che in Comune apre tutte le porte». La prima è del 20 dicembre 2012, poco dopo che ignoti erano entrati in casa mia senza rubare nulla e poco prima che la casa venisse data alle fiamme: «Signor Giovannetti, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, come lei mi attengo ai fatti e cito suo commento su fb: “Picconate alla sede di Insieme per Pavia dopo la consegna in procura del faldone su Punta Est. Croci per Maurici alla notizia di iniziative su Cascina Spelta. Autocombustione dopo la conferma della cassazione del sequestro di Punta Est. Il cerchio è ristretto…”». Dieci giorni dopo, la notte tra il 30 e il 31 dicembre 2012 ignoti hanno dato fuoco a casa mia. Le carte dell’inchiesta pavese indicano in Dario Maestri il possibile mandante di intimidazioni e incendi e Ciro Manna quale presunto esecutore materiale.

La mattina di mercoledì 7 febbraio 2013, otto agenti della polizia municipale hanno sequestrato il pullman usato come ufficio vendite nel cantiere di Cascina Spelta, viale Lodi, là dove la Cortazza di Dario Maestri sta costruendo residenze di lusso nell’alveo della Vernavola. 
Questo il comitato di accoglienza:
Dario Maestri «Siete degli sporchi comunisti, ma vedrete come cambieranno le cose dopo le elezioni». Infine la profezia: «Finora abbiamo scherzato, ma da domani iniziamo a fare sul serio. Dovrete pagare tutto».
La mattina seguente l’imprenditore edile pavese si è ritrovato agli arresti domiciliari, accusato di corruzione… Interviene allora l’albanese Altin Prenga della Ct Immobiliare, l’impresa che ha in appalto i lavori:
«Permettetevi a fare queste cose in Campania o in Calabria, e poi vedete quello che vi capita».
Socio di Prenga è tale Ciro Manna, precedenti in Campania per contrabbando, arrestato giovedì 13 marzo 2014 per corruzione e minacce aggravate. Entrambi sono indagati dalla Procura pavese per la lottizzazione abusiva di Punta Est. (more…)