Archive for the ‘Mimmo Damiani’ Category

I have a dream

15 aprile 2014

di Mimmo Damiani

Arsenale. Mercoledì 16 aprile, ore 21, al Collegio Valla, assemblea pubblica promossa dal Comitato civico “Arsenale Creativo”.

Ho fatto un sogno. C’era una delegazione di Sindaci tedeschi ed olandesi a Pavia per studiare l’esempio dell’Arsenale delle buone idee e prassi da poco inaugurato in città. Uno spazio di oltre 140.000 mq, in cui si era trasformata un’area dismessa in un luogo pieno di vita, relazione e professionalità, frequentato giornalmente da migliaia di persone. Uno spazio totalmente autosufficiente dal punto di vista energetico e dove, con intelligenza creativa, si è riusciti a coniugare il fascino di antichi edifici storici con le moderne tecniche costruttive ecocompatibili. Un’area ove sono presenti: spazi attrezzati per la musica al chiuso ed all’aperto e sale prove per i gruppi; un capannone dedicato al teatro ed agli artisti di strada, concepito anche per ospitare e dare alloggio alle compagnie; una sala-cinema che propone film fuori circuito e con annesso laboratorio di montaggio e fotografia; una scuola-modello progettata direttamente dagli studenti che la frequentano; una cohousing per anziani che si autogestiscono mettendo servizi in comune e costruita a fianco di un’analoga struttura per studenti universitari; un laboratorio per il recupero ed il riuso di mobili ed elettrodomestici ove ridare vita a ciò che sarebbe solo immondizia; una ciclofficina; due ristoranti a kilometro zero gestiti di giorno dall’Apolf e dalle altre scuole professionali di ristorazione; una piazza del mercato dedicata ai negozi equosolidali, a quelli specializzati nei prodotti ecocompatibili, alle agenzie per il turismo sostenibile, alle botteghe di tipicità etniche e del mondo; un Centro di Ricerca sulla biomedicina e biotecnologia; orti e giardini urbani; piste ciclabili collegate con la sponda del Ticino; parchi giochi e panchine in legno costruite dalla falegnameria del carcere di Torre del Gallo; un ponticello sul Navigliaccio; laboratori artigianali per il recupero di vecchi mestieri e per insegnare l’auto-produzione; coworking specializzati in settori innovativi; la Casa di tutte le Associazioni di volontariato; Una struttura abitativa temporanea di appoggio per le famiglie sfrattate; gli uffici informativi della Protezione Civile; e tanto altro ancora. (more…)

Risposta a don Cervio

2 marzo 2014

Sulla “Provincia Pavese” questa mia replica alle odiose farneticazioni del parroco di Albonese in risposta a un intervento sui migranti di Mimmo Damiani, lettere di seguito riportate.

Patrioti gli stranieri  di Giovanni Giovannetti

Caro don Cervio che non conosce la storia di uno come Mimmo Damiani (altrimenti non si azzarderebbe a dire così tante fesserie), patriota non è Lei ma gli stranieri. Gli immigrati vantano un tasso di attività del 73 per cento (12 punti superiore a quello degli altri italiani) e con il loro lavoro contribuiscono in misura del 9 per cento alla ricchezza nazionale: oltre 4 miliardi di euro di gettito fiscale, a fronte di una spesa sostenuta «per loro» di 1 miliardo, in larga parte sprecata per contrastarne l’immigrazione. Una visione miope, violenta e poco patriottica: fra l’altro, sulle spalle dei giovani nuovi arrivati grava anche la salute malferma dell’Inps, che senza di loro non saprebbe come pagare la pensione ai nostri anziani, affidati a oltre un milione di badanti (il doppio dei dipendenti del sistema sanitario nazionale) delle quali l’80 per cento lavora in nero.
Secondo recenti ricerche, i lavoratori stranieri assicurati (nell’insieme sono 2.727.254, il 12,9 per cento, un ottavo dei 21.108.368 lavoratori iscritti all’Inps) hanno versato nelle casse dell’ente previdenziale 7,5 miliardi di euro. Insomma, come si legge nel Dossier Statistico Immigrazione 2012 – 22° Rapporto Caritas e Migrantes, gli stranieri danno molto più di quanto ricevono, poiché i pensionati stranieri (110.000 persone nel 2010) incidono appena per il 2,2 per cento. Vista l’età media nettamente più bassa di quella degli italiani (31,1 anni contro 43,5), è un andamento destinato a durare per molti anni.
Il 63,2 per cento dei lavoratori immigrati assicurati opera alle dipendenze di aziende, oppure sono lavoratori domestici (17,6), operai agricoli (8,5), lavoratori autonomi (10,8). Dunque, ogni 10 lavoratori immigrati, 9 sono impiegati nel lavoro dipendente e uno solo svolge attività autonoma. (more…)

Sante parole

27 febbraio 2014

 

Caro amico ti scrivo…

4 febbraio 2014

Una lettera di Paolo Ferloni a Mimmo Damiani

“La Piazza e il Ponte” con il lungo articolo di Mimmo Damiani apparso su “Il Lunedì” del 3 febbraio 2014 ha passato in rassegna l’insieme degli argomenti in discussione oggi al proprio interno e in Pavia.
Però il titolo non va. Eh no!
«Abbiamo perso»? Ma chi? Chi ha perso? Che cosa abbiamo perso? Per ora? Ma quale ora?
Non c’è stata ancora gara. Per aver perso, occorre aver partecipato.
Finora “La Piazza e il Ponte” ha partecipato soltanto al dibattito culturale cittadino.
Nel fare ciò non ha perso nulla, semmai ha guadagnato consensi e ha dato contributi. E il 25 maggio 2014 cosa mai avrà perso?
Quando i nomi dei candidati di una lista sono sostenuti dal numero giusto di firme (vere), registrati dal Tribunale, esposti al pubblico (ludibrio o ammirazione, chissà), e votati nel segreto della cabina elettorale, e infine letti nello spoglio delle schede e contati, solo al termine di questa faticosa e concreta vicenda si sa e si capisce chi ha perso e chi ha vinto. (C’è chi crede e sbandiera di aver vinto ma con firme false. Vincitori falsi: come Formigoni e Cota).
E comunque si capisce poco: perché si tratta pur sempre di statistica, la disciplina meno facile del mondo. E di comunicazione: al giorno d’oggi spesso fraintesa e fuorviante, visto che sempre meno gente sa leggere, anche se tutti credono – crediamo – di saper parlare e di saper scrivere.
In questa città è bene continuare a fare cultura (e politica). E insegnare la nobile arte della lettura.
E chi vuole si candidi. Non importa se non sarà eletto stavolta. Intanto si esercita.
Se “La Piazza e il Ponte” non parteciperà con una sua lista, pazienza. Sarà meglio però se alcuni dei suoi aderenti si candideranno in altre liste. I cittadini potranno votarli. E si vedrà quante preferenze saranno in grado di ottenere. E se saranno eletti, cosa diranno e faranno.

Abbiamo perso (per ora)

30 gennaio 2014

Poca Piazza e ancor meno Ponte
da Pavia, Mimmo Damiani

Mimmo è per me come un fratello e con lui – a fronte dell’emorragia morale e politica causata da decenni di ruberie e malgoverno – qui a Pavia abbiamo provato a sostanziare un tanto visionario quanto consapevole, concreto, pulito governo della bellezza e dei beni comuni – tipo Cln – dal programma trasparente e contenuto: insieme per fare ordine e ridonare dignità alla politica tout court per poi, in tempi migliori, restituire la pubblica amministrazione a sguardi contrapposti e tuttavia epurati da affarismo e incrostazioni mafiose, così come nel 1945 si fece con il fascismo.
Dopo anni di malgoverno, dopo le indagini sulla criminalità urbanistica e mafiosa, illusoriamente si è creduto fosse possibile chiudere con questo presente-passato ammorbante per ripartire da un progetto condiviso di città (lavoro, beni comuni, monumenti e centro storico, ridefinizione delle periferie, welfare locale, nuovi entusiasmi e progettualità, ecc.), che il fondo lo si fosse già toccato e che dovessero prevalere il buonsenso, la consapevolezza, la ragione e il sogno (sì, il sogno!). Insomma, un’idea condivisa di comunità a partire da schieramenti rodati in battaglie vinte come, ad esempio, quella referendaria su acqua bene comune e nucleare. Invece, al solito l’hanno vinta i bottegai e gli interessi di bottega, il gioco piccolo del posizionamento individuale di piccoli politicanti intenti a librare il loro svettante nanismo entro una ancor più piccola sfera autoreferenziale, soldatini lì a coltivare nella migliore delle ipotesi i presunti interessi di partito anziché progetti condivisi. E la città va a rotoli. E pure la centralità della politica (non da oggi). E il Partito democratico autolesionista perde occasioni ed elettori, e non sa più vincere (Amministrative 1996: 14.772 voti, 36% – 2000: 13.509, 34.11% – 2005: 12.779, 31.71% – 2009: 12.305, 29.84%). E alla sua sinistra le cose vanno anche peggio! Impotenti a cento all’ora contro un muro, fregandosene. A cambiare logica e scenari ci hanno provato Piazza e il Ponte e Insieme per Pavia. Inutilmente. Di seguito riprendo il bilancio di questo mio fratello, scritto anche a nome o quasi de La Piazza e il Ponte. Concludo con una domanda: ma a Pavia, in prospettiva anche futura, servono due movimenti civici distinti eppure speculari?
(G. G.)

Nel Settembre 2012 un gruppo di cittadini pavesi, di età e storie diverse, provenienti in particolare dal mondo dell’ associazionismo, della cultura e delle professioni, decide di impegnarsi direttamente, in vista delle prossime elezioni comunali.
Una decisione presa a partire da una triplice consapevolezza: da un lato il sentirsi responsabili della drammaticità che oggi attraversa l’esistenza dell’intero pianeta non meno che le vite dei nostri figli, su cui gravano pesantissimi debiti ambientali, economici ed etici. Dall’altro il riconoscimento delle grandi potenzialità di Pavia, per i suoi caratteri storici, geografici, ambientali, per le sue eccellenze culturali, formativi, sanitarie e per il suo respiro internazionale, che le consentirebbero di diventare un “modello del buon vivere”. Infine il dato di fatto che il mondo è ormai (volenti o meno) un insieme di città, che influenzano fortemente stili di vita, comportamenti collettivi e modalità di governo della cosa pubblica: se le città cambiano anche il mondo cambierà. E molte città sono cambiate e stanno cambiando, offrendo a tutti un grande patrimonio di buone prassi e buone idee che chiedono solo di essere applicate.
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Cari Cinquestelle…

29 novembre 2013

di Mimmo Damiani *

Coalizione civica? Una settimana fa da questo blog e sul “Lunedì”, Insieme per Pavia ha lanciato la proposta di un governo civico di salute pubblica dopo i guasti indistintamente causati dalle giunte Albergati e Capitelli (centrosinistra) e Cattaneo (destra). Un invito a immaginare una gestione di Pavia come bene di tutti e non solo per chi ha entrature al Mezzabarba. In replica all’appello, secondo Cesare Del Frate e Iolanda Nanni «Il M5S ha idee e obiettivo chiari, ha posto le proprie condizioni a tutela dell’autentica vocazione civica di un qualsivoglia polo e non mercanteggerà su condizioni necessarie poste nell’esclusivo interesse dei cittadini». Le condizioni poste «nell’esclusivo interesse dei cittadini» (cinquestelle?) erano: «nostro il sindaco, nostro il programma, nostre le regole». Tutto «nostro». Come è evidente, sono proposte irricevibili. Peccato, e comunque la porta rimane aperta. Agli amici Cesare e Iolanda ha risposto qui Stefania Vilardo (lista civica Insieme per Pavia). Ora interviene Mimmo Damiani (movimento civico La Piazza e il Ponte).

Cari Cesare del Frate e Iolanda Nanni
, ho letto adesso la vostra risposta un può piccata all’invito pervenuto l’altro giorno da “Insieme per Pavia”. Poiché sono in indirizzo di entrambe le comunicazioni (in qualità di uno dei coordinatori del movimento civico verso le comunali di Pavia “La Piazza e il Ponte”) mi permetto rispondervi pubblicamente. (more…)

Cambi di stagione

27 agosto 2013

da Pavia, Cesare Del Frate *

Leggo l’articolo «Centrosinistra unito per battere Cattaneo» sulla “Provincia Pavese” di domenica 25 agosto. Guardo le facce che si mostrano in quella fotografia. Nessun ravvedimento, nessuna intenzione a dichiarare incandidabili chi ha avuto incarichi o di governo o nelle compartecipate nei 14 anni delle amministrazioni Albergati e Capitelli, ovvero i responsabili, tanto quanto il centrodestra, se non di più, del “sacco” di Pavia e dell’attuale deriva economica politica e morale cittadina. Sono ancora tutti lì, in bella posa, a parlarci di «programma condiviso» per le “comunali”, come nel 2005. Stesse facce, stesse razzie. Di seguito, ospitiamo questo articolo di Cesare Del Frate (Movimento CinqueStelle). A parte il giudizio a dir poco frettoloso su La Piazza e il Ponte, il punto di vista di Cesare mi pare meritevole d’attenzione. (G. G.)

Con i cambi di stagione arrivano puntualmente gli appelli alla “società civile” dei partiti: gli ultimi sono quelli lanciati da Pd e dalla lista civica, guidata da Mimmo Damiani, La Piazza e il Ponte. Lo sguardo naturalmente è rivolto alle elezioni comunali del 2014, in vista delle quali il Pd ha lanciato l’ambizioso progetto Pavia 2020, riferendosi probabilmente all’anno in cui troveranno una linea comune e condivisa nel Partito. Antonio Ricci, segretario cittadino, dichiara: «Facciamo appello a tutte le forze e i cittadini di centrosinistra per costruire una coalizione ampia e battere il sindaco Cattaneo alle amministrative del prossimo anno». Come al solito, il Pd, non avendo una linea politica chiara e una visione coerente della città, la butta in caciara impostando la campagna elettorale come se fosse un referendum Cattaneo sì/Cattaneo no, dimenticandosi che già in altre occasioni ha cercato di smacchiare il giaguaro avversario con esiti catastrofici. Ma tant’è, quando si hanno poche idee, e confuse, personalizzare lo scontro risulta essere la via d’uscita più facile. (more…)

È una writer

16 Maggio 2013

di Mimmo Damiani

Ha molto colpito il super-blitz contro i presunti imbrattatori dei muri del nostro centro storico: un centinaio di agenti nelle case alle 6 del mattino, sequestro dei “corpi di reato”, seriose dichiarazioni del sindaco, paginoni sul quotidiano. Non credo ci sia stata da anni a Pavia un’azione così eclatante di controllo e repressione. Eppure siamo una città dove la mafia urbanistica ha dato fuoco alla casa di un giornalista e alla macchina di un Consigliere Comunale. Una simile operazione forse la si è vista ai tempi delle Brigate Rosse, ma per fortuna è storia lontana, e speriamo che lontana resti.
Ne ho parlato con mia figlia, sedicenne, anche perché tra i minorenni presi di mira c’è una sua amica che anch’io conosco. Una ragazza simpatica ed estrosa, brava a scuola e – come si diceva una volta – di “buona famiglia”. È una writer. Dipinge, insieme alla sua compagnia, i muri grigi e fatiscenti che sono in varie zone della città (nelle periferie, nelle aree dismesse, lunghi i muri della caserma Calchi, nei percorsi del treno, ecc.). Ci vanno di notte, con un “progetto grafico” che poi rinnovano, quando pensano che è venuta l’ora di tornare.
Perché lo fai, le ho chiesto un giorno? «Per rendere più belli e allegri quei muri senza più anima né storia… e poi è divertente perché è proibito».
Io ho quasi sessant’anni, faccio fatica a capire tante cose dei “ragazzi di oggi”.
Parlando con lei ho però compreso che tra i writers e quelli che lasciano i loro “nomi/marchi” (i tag) ovunque, nel centro storico, c’è una grande differenza e c’è anche un po’ di repulsione. «Noi siamo artisti di strada – mi ha detto – loro sono come i cani che lasciano le pisciate in giro di qua e di là, solo per sentirsi vivi».
Mi chiedo quindi se il mega-blitz abbia anche una funzione educativa: colpirne 30 per educarne mille? Ho i miei dubbi che sia una pedagogia vincente. Non si “con-vincono” così i ragazzini.
Chi governa la città (che fa schifo veramente, con tutte queste brutture-pisciate, lì da anni, nonostante le promesse elettorali e che tali resteranno, penso, nonostante il blitz) dovrebbe fare uno sforzo in più, per trovare vere soluzioni. In tante altre città, in Italia ed in Europa, non siamo messi così male. Si vada a capire come fanno.
Il nostro centro storico è davvero molto bello. È il lascito generoso delle generazioni che ci hanno preceduto. Dalle generazioni di oggi dobbiamo chiedere e pretendere di continuare a coltivarne la bellezza. Non penso però che un “messaggio” convincente siano i blitz alle 6 del mattino per sequestrare una bomboletta di colore vermiglio. Signor sindaco, faccia uno sforzo, pensi a qualcosa di meno eclatante ma di più efficace, educativo e duraturo. La nostra città davvero se lo merita. E i nostri ragazzi pure.

Meno male che in Lombardia il mare non c’è

6 febbraio 2013

di Mimmo Damiani*

Non vorremo far gli uccelli del malaugurio ma temiamo che tra qualche settimana avremo una nuova emergenza sociale, che andrà a sommarsi a quelle numerose già in corso.
Si tratta delle circa 120 persone straniere giunte qui nel 2011 ed inserite nel “Programma Emergenza Nord Africa”, nato durante la cosiddetta “Primavera” di quei Paesi che, insieme a noi, si affacciano sul mar Mediterraneo. Da questo mare molti son venuti, pieni di speranza che c’è qualcosa, ancora, in cui sperare. Ai tempi era Ministro dell’Interno l’on. Maroni, davvero un grande ”inventore”. Uno che ha saputo creare una nuova prassi della marineria: le azioni di “respingimento in mare”. Un comportamento che è contrario alla millenaria tradizione di tutte le genti che navigano, per cui si impone l’aiuto incondizionato per chi è in difficoltà. Perché il mare non è la terra. Se sei nei guai lì, e nessuno ti aiuta, poi anneghi, affondi e muori.
La Corte Europea di Strasburgo ha condannato all’unanimità questa prassi, giudicandola contraria alla Convenzione sui diritti umani. Segnaliamo quindi con stupore una intervista in cui l’ex Ministro, dice sorridendo: «Comunque io lo rifarei!». A ciascuno il suo giudizio. Ma poiché si tratta del candidato alla Presidenza Regionale vien proprio spontaneo pensare: meno male che in Lombardia il mare non c’è!
È grazie, appunto a lui ed altri pari, che nel 2011 si è avviato il “Programma Emergenza Nord Africa” che ora i Ministeri competenti dei super-tecnici dichiarano concluso il 1° marzo. I quattrini son finiti.

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Onore a Sarajevo

6 aprile 2012

di Mimmo Damiani*

Il 6 Aprile di 20 anni fa iniziava l’assedio di Sarajevo. Città simbolo del dolore e della crudeltà di cui solo l’uomo è capace quando la ragione viene schiacciata dal linguaggio delle armi. Città simbolo della convivenza multiculturale e multireligiosa che il delirio della politica ha rischiato di distruggere per sempre. Città simbolo dell’impotenza della comunità internazionale ad interrompere un assedio durato quasi quattro anni e dove ogni giorni si moriva in diretta TV sotto i colpi dei cecchini. Occorre fare memoria e non dimenticare. Né la tragedia né la solidarietà che essa ha generato. Onore quindi alla gente di Sarajevo, bosniaci, serbi, cristiani, mussulmani, ebrei, atei, che in quegli anni, insieme, sotto le bombe, hanno lottato per sopravvivere, con la dignità, il coraggio e la creatività che hanno saputo dimostrare. E onore ai tanti che hanno lottato e sperato insieme a loro di interrompere la barbarie che si era aperta nel cuore dell’Europa non meno che nelle nostre coscienze.
Anche da tutta nostra provincia “partirono” numerosi atti concreti e testimonianze di solidarietà: dai convogli umanitari all’ospitalità dei profughi, dalle borse di studio per studenti, alla cura dei feriti. Nacquero anche profonde amicizie personali ed anche amori ricambiati che proseguono tutt’oggi. E vorremmo ricordare quando, nel maggio 95, in pieno assedio, la città di Pavia organizzò un incontro di grande rilievo, con la presenza del console di Bosnia e già Sindaco di Sarajevo Muhamed Kresevlijakovic. La sua commovente testimonianza si tenne nell’ambito del Corso di “educazione alla mondialità” organizzato dall’ Unicef e dall’ Università di Pavia. A questa iniziativa di sensibilizzazione parteciparono tra gli altri anche il giornalista Maurizio Chierici, Il Cardinal Ersilio Tonini, il poeta sufi Gabriel Mendel, il cantante Ron, l’etno-psichiatra Piero Coppo. E proprio di educarci alla mondialità ed al dialogo interculturale c’è ancora grande bisogno, affinché non si ripetano più tragedie come quella.
Ovviamente anche Sarajevo celebrerà oggi il ventennale dell’assedio. Ci sarà un concerto nella centralissima Piazza Marsala Tita. Davanti al palco 11.541 sedie vuote: una per ogni abitante assassinato tra l’aprile del ’92 ed il febbraio del 96. Ai lati, in piedi sui marciapiedi, gli abitanti della Sarajevo di oggi, a commemorare chi ha pagato con la vita l’insensatezza della guerra, ucciso dai cecchini o dalle bombe mentre faceva la spesa al mercato o giocava a pallone per strada o era in fila per riempire la tanica di acqua.
Comunque e nonostante tutto Sarajevo non ha perso la sua natura multiculturale. Basta camminare tra le sue strade per rendersene conto. E’ questo per tutti noi un segno di speranza, che aiuta a credere ancora che è possibile la convivialità delle differenza ed il riconoscimento del comune destino che lega tutta la famiglia umana.

* Unicef Pavia