quinta parte
Attenti a quei due
Nell'ottobre 2009 il sindaco Cattaneo nomina Valerio Gimigliano suo rappresentante nel Cda di Asp, così come si augurano Carlo Chiriaco e Dante Labate. Ma il sodale di Labate è incompatibile per via di una causa con l'ente, e decade. Coerentemente, ora Cattaneo detto Pupo il calabrache, per quel posto si appresta a nominare Alberto Conti (altro componente la “banda dei quattro”; a quanto sembra, dirotteranno Gimigliano nel Cda di Pavia Acque) con Arcuri detto Peppino tenuto in panchina, in attesa di una cadréga presso la Fondazione Cnao. La "ritrovata serenità" nella maggioranza sta tutta qui.
Nelle scorse settimane ci siamo soffermati sull'analisi dell'espansionismo al nord della 'Ndrangheta così come lo ha letto l'antimafia. Dalle carte dei magistrati abbiamo poi ripreso le biografie di Pino Neri, Carlo Antonio Chiriaco e Francesco Bertucca. Vediamo ora come Ilda Boccassini, Alessandra Dolci, Paolo Storari e Salvatore Bellomo raccontano alcuni politici pavesi, nelle pagine scottanti in cui viene descritta l'invasiva colonizzazione della politica da parte della criminalità organizzata: pagine su Pavia.
Labate, come un fratello
Per l'avanzo di galera Carlo Antonio Chiriaco il consigliere comunale nonché presidente della Commissione Territorio Dante Labate era «come un fratello». Labate favorito dalla 'Ndrangheta? In una intercettazione ambientale del 7 novembre 2009 Chiriaco rivela che il capo dei capi Pino Neri «è incazzato con Dante [Labate] perché [proprio lui] aveva contribuito, la prima volta a farlo eleggere, poi chisto cane, probabilmente chiedeva cose… cose non fattibili…»
La «prima volta», ovvero alle elezioni amministrative 2005. A quanto riferiscono gli investigatori, «Dante Labate è stato eletto grazie ai voti portati da Pino Neri», suo socio in affari nella Immobiliare Vittoria. Candidato nelle liste di Alleanza nazionale, Labate aveva ottenuto 184 voti di preferenza, primo assoluto davanti al locale leader postfascista Carlo Nola, oggi deputato. Insomma, missione compiuta.
Che i rapporti tra i due fossero molto stretti lo si ricava anche da una conversazione del 24 febbraio 2010. Neri chiama il consigliere comunale per ringraziarlo della solidarietà dimostrata verso il padre. Labate: «…Ohhh!!! Pinuccio… mi ha detto mio padre che vi siete sentiti ieri…» Labate e il padre di Pino Neri commentano anche l'arresto nel luglio 2007 di Massimo Labate, fratello di Dante, consigliere comunale a Reggio Calabria, processato e infine assolto dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa (nonostante i frequenti contatti tra Massimo Labate detto “Baccheggio” e Antonino Caridi, genero del boss Domenico “Mico” Libri): secondo gli investigatori, «appariva estremamente evidente che tra i due vi fosse una risalente amicizia, estesa a tutta la famiglia Labate, nei confronti della quale, a giudicare dalle parole di Neri, la giustizia italiana si era accanita (“…perché c'è un assurdo logico e giuridico in tutti i campi… ma no… ma io me lo auguro… ed è una piena rivalutazione da un punto di vista… [politico)] perché se lo merita e glielo devono tutti… tutto l'ambiente…”)».
Luglio 2009. Il direttore sanitario dell'Asl pavese Carlo Chiriaco vuole che Labate appoggi la candidatura di Rosanna Gariboldi – moglie di Giancarlo Abelli – alla Regione Lombardia (candidatura sfumata dopo l'arresto della Gariboldi, il 20 ottobre 2009), certo che l'amico non avrebbe rifiutato. Secondo l'antimafia, «Tra coloro che, con ampio margine di probabilità, avrebbero dato appoggio, veniva infatti indicato Dante Labate, sul quale facevano affidamento perché, a dire di Chiriaco e di Gariboldi, dava garanzia, con il suo entourage, di almeno 6.000 voti, ed al quale, in cambio, poteva essere concessa una delega all’Asl di Pavia», così come emerge da una intercettazione. Chiriaco a Rosanna Gariboldi (8 luglio 2009): «Dante [Labate] se piglia un impegno si ammazza ma lo mantiene… allora io a tuo marito gliel'ho detto… dico se c'è un posto all'Asl tuuu… proponiloooo… e siccome… ne avanzava uno… un potenziale di 6.000 (seimila) voti! …perché sono tutti massimalisiti… eh! i voti maggiori lui li ha presi da lì! a Musolino… è una persona seria! [Antonio Musolino, medico, candidato da Labate, siede ora nel cda di Line spa] meno veemente di coso…». In altre occasioni Chiriaco si abbandona a giudizi poco lusinghieri, definendo l'amico troppo esoso nel pretendere poltrone: «In particolare Labate aveva chiesto che al suo gruppo politico venisse concessa una doppia delega, e cioè quella relativa all’ospedale San Matteo ed all’Azienda per i Servizi alla Persona (Asp)». Chiriaco a Neri (1° luglio 2009): «Se chiedi quelle due cose lì vuoi litigare… Il San Matteo e l'Asp per uno dei suoi… gli abbiamo dato un assessore e ora lui gli dà anche l'Asp a coso [a Gimigliano]… Dante è fuori di testa completo… perché Abelli… come dire… è perplesso, dice ma che cazzo di comportamenti sono questi… guarda, con quello che mi costa lui io pago tutti gli altri e lui se ne fotte, questo mi ha detto… vuole il San Matteo per lui, poi vuole che si tiene l'Aler… sì… poi vuole l'Asp vuole». E Neri a Chiriaco: «Si tiene l'Aler pure… cazzo… ma è pazzo… ma completamente».
Quale fosse per Labate il suo reale gruppo politico “di riferimento” lo si è compreso nel settembre 2010 – a inchiesta rivelata – quando, insieme a Giuseppe Arcuri detto Peppino, a Carlo Alberto Conti (che nel 2008 si oppose agli emendamenti antimafia al Pgt) e a Valerio Gimigliano (insieme a Conti, arrivò a definire «superflui» più approfonditi controlli antimafia sugli appalti) l'amico fraterno di Chiriaco e Neri assunse un comportamento ricattatorio nei confronti del sindaco Cattaneo e della maggioranza consiliare.
Dei quattro, ritroviamo lo stesso Gimigliano citato in una conversazione tra Chiriaco e il fantomatico Peppino (Chiriaco: «il Consiglio di amministrazione [dell'Asp] me lo sono scelto io… Vinzetti [Giovanni Guido Guizzetti]… Gimigliano [Valerio Gimigliano]… ehh… Lachedino [Mauro Danesino]… quindi…»); lo stesso Gimigliano che nel 2007, dopo una lettera di Elio Veltri al Consiglio comunale (lettera in cui si denunciava la presenza delle cosche in città), invitò l'allora sindaco Capitelli di centrosinistra «a richiedere un parere legale per accertare se» in quella missiva o nei testi citati da Veltri sussistessero «gli estremi della diffamazione o altro per la valutazione di una eventuale azione legale con la conseguente costituzione di parte civile del Comune» (interpellanza del 26 novembre 2007). Tutto questo, scrisse Gimigliano, «a tutela del nome della città e/o dell'amministrazione cittadina».
Dunque, confortando Chiriaco e Labate, nell'ottobre 2009 il sindaco Cattaneo nomina Gimigliano come suo rappresentante nel Cda di Asp. Ma il sodale era in causa con l'ente, e decade. Coerentemente, al suo posto ora il sindaco calabrache si appresta a nominare Alberto Conti (altro componente la “banda dei quattro”) e, a quanto sembra, ritroveremo Gimigliano nel Cda di Pavia Acque, con Peppino Arcuri tenuto in panchina, in attesa di una cadréga presso la Fondazione Cnao. La ritrovata serenità nella maggioranza sta tutta qui.
Con Chiriaco, a parlare di banconote
Veniamo ora a Pietro Trivi e alla corruzione elettorale di cui è accusato. Il 20 maggio 2009 l'avvocato è sorpreso in conversazione con Chiriaco a parlare di banconote da inserire in una busta. Dalla conversazione tra il futuro assessore al Commercio e l'uomo delle cosche si «desume che i due debbano consegnare la somma di 2.000 euro a qualcuno, discutendo sul taglio delle banconote». A chi è destinata quella somma? In serata, intercettato in conversazione con il cugino Rodolfo Morabito (impresario edile, è tra gli indagati) Chiriaco lo informa di averli consegnati a Cosimo Galeppi, infermiere presso l'ospedale San Matteo. Secondo l'antimafia i soldi sono serviti per «“comprare” preferenze elettorali, quantificate in 150 voti circa, di cui quest’ultimo è in possesso». Chiriaco a Morabito: «stamattina ho avuto la certezza che Galeppi sta con noi e non con lui… eccome, si è fregato i soldi che gli ho dato, duemila euro… la busta no… perché con Mimmo ho sempre fatto così… allora quanto valgono duemila euro? …venti euro a voto, cento euro sono cinque voti, mille euro sono cinquanta voti, duemila euro sono cento voti… in questo caso valgono un po’ di più, va bene… secondo me, ma sì… dieci euro a voto… io credo che centocinquanta voti, lui li porta»
Sempre secondo gli inquirenti, «una volta eletto, Trivi asseconderà le direttive di Chiriaco, spesso indirizzate a soddisfare gli interessi della 'Ndrangheta».
Come leggiamo, «Il buon esito delle elezioni amministrative ha dato a Chiriaco l’occasione per iniziare a intraprendere una serie di progetti imprenditoriali». Ne riferisce lui stesso a Pino Neri (13 settembre 2009): «ora lui ha ripreso, sul giornale, praticamente tutto il progetto che io gli avevo fatto a Trivi, cioè quello che parte dall'Idroscalo e va a finire al Gasometro, per fare una seconda città, una città alternativa, ti spiego: lì stiamo parlando di circa dieci ettari di terreno, no? Allora, tu prova ad immaginare? Il Gasometro che diventa, sostanzialmente, un parcheggio a più piani. Recuperi la piscina, per eventi che non sono solo sportivi ma anche mondani. Che cazzo so? Puoi fare degli afterhours, gli aperitivi eccetera, eccetera… la, la pista ciclabile, no? …In attesa di fare il quarto ponte, tutto il cazzo che vuoi, cioè, la spesa prevista sono dodici, quindici milioni di euro, che non cacceresti tu come Comune; li caccia la Comunità Europea! […] Questa città, che io avevo lanciato sul coso chiamandolo quartiere Europa, proprio perché si chiamava quartiere Europa in origine. Sottotitolo: Pavia che vive. Questo! Allora lui l'ha ripreso e se incominciano a lavorarci su e lo realizzano, questi per i prossimi vent'anni…».
Si tratta di «progetti immobiliari «con l’intervento di Trivi, assessore di nuova nomina alle politiche del commercio, artigianato, attività produttive, Chiriaco ed il suo entourage programmavano il riutilizzo della vecchia area […] tale da sfruttare, in un arco di tempo stimato in un ventennio, i benefici ricavabili da 15-20 milioni di euro che sarebbero dovuti provenire dalla Comunità Europea».
La caccia all'appalto scatena una guerra per bande, così come emerge alle pagine 1767-70 delle Richieste: «Al preciso intento di ostacolare le imprese “nemiche” si accompagna la volontà di aiutare in ogni modo le imprese da considerarsi vicine agli interessi di Chiriaco». Uno dei beneficiari è il cugino Morabito, amministratore di Tecnogest Service srl, «a cui l'odontoiatra ha intenzione di affidare appalti pubblici, tra cui la ristrutturazione dell’ostello della gioventù, come emerge da una conversazione con l’assessore al commercio Pietro Trivi» (13 settembre 2009).
Nella fondamentale intercettazione del 13 settembre Chiriaco prospetta a Neri un’operazione colossale, legata alla società Enel Spa, a suo dire perfezionabile insieme «ad un architetto suo amico», l'architetto Franco Varini di Mortara, «il quale mi ha detto… Se tu qui riesci… io condivido con te questa esperienza… metà a te e meta io!»
Il 1° aprile 2010, transitando con l'auto in via Damiano Chiesa, Chiriaco ne parla alla moglie Emilia Noè come «l’operazione della vita… l’ultima che faccio… l’hanno già messa sul Pgt… costo 5 milioni di euro… lo vedi questo palazzo, quello beige… ci sono tutti quei capannoni… quello giallo… sì tutta l’area… faccio io… Varini ha la metà … io la mia la devo dividere con coso… Introini».
Varini e Chiriaco in colloquio sono nuovamente intercettati il 10 aprile. Varini: «Io lunedì mattina ho da me i funzionari dell’Enel… abbiamo stabilito in 5 milioni di euro l’acquisto dell’immobile… rapportato con 5.000/6.000 mq si superficie lorda di pavimentazione gli si dà 100.000 euro, 50.000 euro… lo posso fare io».
Come scrivono gli inquirenti, «l'operazione avrebbe dovuto coinvolgere non solo i due interlocutori, ma anche Trivi e Labate». Varini e Chiriaco avevano pensato di rifondere al presidente della Commissione territorio Dante Labate una “provvigione” pari al 20 per cento («è chiaro che ci ricorderemo di te… gli diamo il 20 per cento»): «La stessa percentuale i due prevedevano di assegnare al medesimo consigliere laddove avessero altresì concluso la compravendita di un’altra area, di circa 6.000 mq, suddivisa tra loro stessi (per una parte estesa per circa 3.800 mq), il cugino di Chiriaco, Morabito Rodolfo (che avrebbe la disponibilità di altri 2.800 mq confinanti), insistente nel comune di Pavia, sulla quale costruire un hotel usufruendo dei fondi dell’ Expo 2015 (“Sono 3.800 mq, mio cugino ne ha altri 2.800 mq, possiamo fare un Motel… Aspetta, possiamo fare un hotel e usufruire dei fondi Expo2015”). Infine, sempre in relazione al progetto correlato all’area dell’Enel, emerge ancora la figura del vice direttore della Cassa Rurale ed Artigiana di Binasco, Alfredo Introini, che a dire di Chiriaco avrebbe dovuto avere il ruolo di finanziatore della sua parte (di Chiriaco) poiché socio nelle attività immobiliari del medico (“una parte ce la potrebbe fare anche il Credito Cooperativo… è il mio socio nelle attività immobiliari”)».
Un'altra brutta storia racconta un oscuro traffico di lauree false in odontoiatria. Il 6 ottobre 2009 Chiriaco chiama Trivi, per chiedere la data del dissequestro dello Studio di Anna Cangianiello di Cesano Boscone («lei è riuscita a prendersi un cazzo di diploma… a farselo riconoscere una laurea»). La conversazione continua il 12 ottobre, a bordo dell'auto di Chiriaco. Trivi chiede all'amico se conosce il dentista “beccato” qualche giorno prima a Certosa, «con chiaro riferimento a soggetto denunciato per esercizio abusivo della professione. In tale contesto, Trivi aggiunge di aver inizialmente pensato che quel dentista fosse la Cangianiello» e vuole sue notizie. Chiriaco allora informa che la Cangianiello «qui ha una laurea riconosciuta dal Ministero… Ordine dei Medici di Milano», laurea che ha comprato «in Bulgaria attraverso la 'Ndrangheta. Quelli là hanno dei giri, ha mandato tutti i documenti». Trivi: «e quindi se l'è comprata… la laurea?». Il direttore sanitario dell’Asl risponde categorico: «…comprata.. va bene! Comprata!». Un traffico di lauree false gestito dal clan dei Sergi di Buccinasco. Non risulta che l'ex poliziotto nonché assessore nonché avvocato nonché pubblico ufficiale Pietro Trivi sia poi corso in Procura per la doverosa denuncia.