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27 novembre 2010
dalle carte della Procura distrettuale antimafia
quinta parte
Attenti a quei due

Nell'ottobre 2009 il sindaco Cattaneo nomina Valerio Gimigliano suo rappresentante nel Cda di Asp, così come si augurano Carlo Chiriaco e Dante Labate. Ma il sodale di Labate è incompatibile per via di una causa con l'ente, e decade. Coerentemente, ora Cattaneo detto Pupo il calabrache, per quel posto si appresta a nominare Alberto Conti (altro componente la “banda dei quattro”; a quanto sembra, dirotteranno Gimigliano nel Cda di Pavia Acque) con Arcuri detto Peppino tenuto in panchina, in attesa di una cadréga presso la Fondazione Cnao. La "ritrovata serenità" nella maggioranza sta tutta qui.

Nelle scorse settimane ci siamo soffermati sull'analisi dell'espansionismo al nord della 'Ndrangheta così come lo ha letto l'antimafia. Dalle carte dei magistrati abbiamo poi ripreso le biografie di Pino Neri, Carlo Antonio Chiriaco e Francesco Bertucca. Vediamo ora come Ilda Boccassini, Alessandra Dolci, Paolo Storari e Salvatore Bellomo raccontano alcuni politici pavesi, nelle pagine scottanti in cui viene descritta l'invasiva colonizzazione della politica da parte della criminalità organizzata: pagine su Pavia.

Labate, come un fratello

Per l'avanzo di galera Carlo Antonio Chiriaco il consigliere comunale nonché presidente della Commissione Territorio Dante Labate era «come un fratello». Labate favorito dalla 'Ndrangheta? In una intercettazione ambientale del 7 novembre 2009 Chiriaco rivela che il capo dei capi Pino Neri «è incazzato con Dante [Labate] perché [proprio lui] aveva contribuito, la prima volta a farlo eleggere, poi chisto cane, probabilmente chiedeva cose… cose non fattibili…»
La «prima volta», ovvero alle elezioni amministrative 2005. A quanto riferiscono gli investigatori, «Dante Labate è stato eletto grazie ai voti portati da Pino Neri», suo socio in affari nella Immobiliare Vittoria. Candidato nelle liste di Alleanza nazionale, Labate aveva ottenuto 184 voti di preferenza, primo assoluto davanti al locale leader postfascista Carlo Nola, oggi deputato. Insomma, missione compiuta.
Che i rapporti tra i due fossero molto stretti lo si ricava anche da una conversazione del 24 febbraio 2010. Neri chiama il consigliere comunale per ringraziarlo della solidarietà dimostrata verso il padre. Labate: «…Ohhh!!! Pinuccio… mi ha detto mio padre che vi siete sentiti ieri…» Labate e il padre di Pino Neri commentano anche l'arresto nel luglio 2007 di Massimo Labate, fratello di Dante, consigliere comunale a Reggio Calabria, processato e infine assolto dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa (nonostante i frequenti contatti tra Massimo Labate detto “Baccheggio” e Antonino Caridi, genero del boss Domenico “Mico” Libri): secondo gli investigatori, «appariva estremamente evidente che tra i due vi fosse una risalente amicizia, estesa a tutta la famiglia Labate, nei confronti della quale, a giudicare dalle parole di Neri, la giustizia italiana si era accanita (“…perché c'è un assurdo logico e giuridico in tutti i campi… ma no… ma io me lo auguro… ed è una piena rivalutazione da un punto di vista… [politico)] perché se lo merita e glielo devono tutti… tutto l'ambiente…”)».
Luglio 2009. Il direttore sanitario dell'Asl pavese Carlo Chiriaco vuole che Labate appoggi la candidatura di Rosanna Gariboldi – moglie di Giancarlo Abelli – alla Regione Lombardia (candidatura sfumata dopo l'arresto della Gariboldi, il 20 ottobre 2009), certo che l'amico non avrebbe rifiutato. Secondo l'antimafia, «Tra coloro che, con ampio margine di probabilità, avrebbero dato appoggio, veniva infatti indicato Dante Labate, sul quale facevano affidamento perché, a dire di Chiriaco e di Gariboldi, dava garanzia, con il suo entourage, di almeno 6.000 voti, ed al quale, in cambio, poteva essere concessa una delega all’Asl di Pavia», così come emerge da una intercettazione. Chiriaco a Rosanna Gariboldi (8 luglio 2009): «Dante [Labate] se piglia un impegno si ammazza ma lo mantiene… allora io a tuo marito gliel'ho detto… dico se c'è un posto all'Asl tuuu… proponiloooo… e siccome… ne avanzava uno… un potenziale di 6.000 (seimila) voti! …perché sono tutti massimalisiti… eh! i voti maggiori lui li ha presi da lì! a Musolino… è una persona seria! [Antonio Musolino, medico, candidato da Labate, siede ora nel cda di Line spa] meno veemente di coso…». In altre occasioni Chiriaco si abbandona a giudizi poco lusinghieri, definendo l'amico troppo esoso nel pretendere poltrone: «In particolare Labate aveva chiesto che al suo gruppo politico venisse concessa una doppia delega, e cioè quella relativa all’ospedale San Matteo ed all’Azienda per i Servizi alla Persona (Asp)». Chiriaco a Neri (1° luglio 2009): «Se chiedi quelle due cose lì vuoi litigare… Il San Matteo e l'Asp per uno dei suoi… gli abbiamo dato un assessore e ora lui gli dà anche l'Asp a coso [a Gimigliano]… Dante è fuori di testa completo… perché Abelli… come dire… è perplesso, dice ma che cazzo di comportamenti sono questi… guarda, con quello che mi costa lui io pago tutti gli altri e lui se ne fotte, questo mi ha detto… vuole il San Matteo per lui, poi vuole che si tiene l'Aler… sì… poi vuole l'Asp vuole». E Neri a Chiriaco: «Si tiene l'Aler pure… cazzo… ma è pazzo… ma completamente».
Quale fosse per Labate il suo reale gruppo politico “di riferimento” lo si è compreso nel settembre 2010 – a inchiesta rivelata – quando, insieme a Giuseppe Arcuri detto Peppino, a Carlo Alberto Conti (che nel 2008 si oppose agli emendamenti antimafia al Pgt) e a Valerio Gimigliano (insieme a Conti, arrivò a definire «superflui» più approfonditi controlli antimafia sugli appalti) l'amico fraterno di Chiriaco e Neri assunse un comportamento ricattatorio nei confronti del sindaco Cattaneo e della maggioranza consiliare.
Dei quattro, ritroviamo lo stesso Gimigliano citato in una conversazione tra Chiriaco e il fantomatico Peppino (Chiriaco: «il Consiglio di amministrazione [dell'Asp] me lo sono scelto io… Vinzetti [Giovanni Guido Guizzetti]… Gimigliano [Valerio Gimigliano]… ehh… Lachedino [Mauro Danesino]… quindi…»); lo stesso Gimigliano che nel 2007, dopo una lettera di Elio Veltri al Consiglio comunale (lettera in cui si denunciava la presenza delle cosche in città), invitò l'allora sindaco Capitelli di centrosinistra «a richiedere un parere legale per accertare se» in quella missiva o nei testi citati da Veltri sussistessero «gli estremi della diffamazione o altro per la valutazione di una eventuale azione legale con la conseguente costituzione di parte civile del Comune» (interpellanza del 26 novembre 2007). Tutto questo, scrisse Gimigliano, «a tutela del nome della città e/o dell'amministrazione cittadina».
Dunque, confortando Chiriaco e Labate, nell'ottobre 2009 il sindaco Cattaneo nomina Gimigliano come suo rappresentante nel Cda di Asp. Ma il sodale era in causa con l'ente, e decade. Coerentemente, al suo posto ora il sindaco calabrache si appresta a nominare Alberto Conti (altro componente la “banda dei quattro”) e, a quanto sembra, ritroveremo Gimigliano nel Cda di Pavia Acque, con Peppino Arcuri tenuto in panchina, in attesa di una cadréga presso la Fondazione Cnao. La ritrovata serenità nella maggioranza sta tutta qui.

Con Chiriaco, a parlare di banconote

Veniamo ora a Pietro Trivi e alla corruzione elettorale di cui è accusato. Il 20 maggio 2009 l'avvocato è sorpreso in conversazione con Chiriaco a parlare di banconote da inserire in una busta. Dalla conversazione tra il futuro assessore al Commercio e l'uomo delle cosche si «desume che i due debbano consegnare la somma di 2.000 euro a qualcuno, discutendo sul taglio delle banconote». A chi è destinata quella somma? In serata, intercettato in conversazione con il cugino Rodolfo Morabito (impresario edile, è tra gli indagati) Chiriaco lo informa di averli consegnati a Cosimo Galeppi, infermiere presso l'ospedale San Matteo. Secondo l'antimafia i soldi sono serviti per «“comprare” preferenze elettorali, quantificate in 150 voti circa, di cui quest’ultimo è in possesso». Chiriaco a Morabito: «stamattina ho avuto la certezza che Galeppi sta con noi e non con lui… eccome, si è fregato i soldi che gli ho dato, duemila euro… la busta no… perché con Mimmo ho sempre fatto così… allora quanto valgono duemila euro? …venti euro a voto, cento euro sono cinque voti, mille euro sono cinquanta voti, duemila euro sono cento voti… in questo caso valgono un po’ di più, va bene… secondo me, ma sì… dieci euro a voto… io credo che centocinquanta voti, lui li porta»
Sempre secondo gli inquirenti, «una volta eletto, Trivi asseconderà le direttive di Chiriaco, spesso indirizzate a soddisfare gli interessi della 'Ndrangheta».
Come leggiamo, «Il buon esito delle elezioni amministrative ha dato a Chiriaco l’occasione per iniziare a intraprendere una serie di progetti imprenditoriali». Ne riferisce lui stesso a Pino Neri (13 settembre 2009): «ora lui ha ripreso, sul giornale, praticamente tutto il progetto che io gli avevo fatto a Trivi, cioè quello che parte dall'Idroscalo e va a finire al Gasometro, per fare una seconda città, una città alternativa, ti spiego: lì stiamo parlando di circa dieci ettari di terreno, no? Allora, tu prova ad immaginare? Il Gasometro che diventa, sostanzialmente, un parcheggio a più piani. Recuperi la piscina, per eventi che non sono solo sportivi ma anche mondani. Che cazzo so? Puoi fare degli afterhours, gli aperitivi eccetera, eccetera… la, la pista ciclabile, no? …In attesa di fare il quarto ponte, tutto il cazzo che vuoi, cioè, la spesa prevista sono dodici, quindici milioni di euro, che non cacceresti tu come Comune; li caccia la Comunità Europea! […] Questa città, che io avevo lanciato sul coso chiamandolo quartiere Europa, proprio perché si chiamava quartiere Europa in origine. Sottotitolo: Pavia che vive. Questo! Allora lui l'ha ripreso e se incominciano a lavorarci su e lo realizzano, questi per i prossimi vent'anni…».
Si tratta di «progetti immobiliari «con l’intervento di Trivi, assessore di nuova nomina alle politiche del commercio, artigianato, attività produttive, Chiriaco ed il suo entourage programmavano il riutilizzo della vecchia area […] tale da sfruttare, in un arco di tempo stimato in un ventennio, i benefici ricavabili da 15-20 milioni di euro che sarebbero dovuti provenire dalla Comunità Europea».
La caccia all'appalto scatena una guerra per bande, così come emerge alle pagine 1767-70 delle Richieste: «Al preciso intento di ostacolare le imprese “nemiche” si accompagna la volontà di aiutare in ogni modo le imprese da considerarsi vicine agli interessi di Chiriaco». Uno dei beneficiari è il cugino Morabito, amministratore di Tecnogest Service srl, «a cui l'odontoiatra ha intenzione di affidare appalti pubblici, tra cui la ristrutturazione dell’ostello della gioventù, come emerge da una conversazione con l’assessore al commercio Pietro Trivi» (13 settembre 2009).
Nella fondamentale intercettazione del 13 settembre Chiriaco prospetta a Neri un’operazione colossale, legata alla società Enel Spa, a suo dire perfezionabile insieme «ad un architetto suo amico», l'architetto Franco Varini di Mortara, «il quale mi ha detto… Se tu qui riesci… io condivido con te questa esperienza… metà a te e meta io!»
Il 1° aprile 2010, transitando con l'auto in via Damiano Chiesa, Chiriaco ne parla alla moglie Emilia Noè come «l’operazione della vita… l’ultima che faccio… l’hanno già messa sul Pgt… costo 5 milioni di euro… lo vedi questo palazzo, quello beige… ci sono tutti quei capannoni… quello giallo… sì tutta l’area… faccio io… Varini ha la metà … io la mia la devo dividere con coso… Introini».
Varini e Chiriaco in colloquio sono nuovamente intercettati il 10 aprile. Varini: «Io lunedì mattina ho da me i funzionari dell’Enel… abbiamo stabilito in 5 milioni di euro l’acquisto dell’immobile… rapportato con 5.000/6.000 mq si superficie lorda di pavimentazione gli si dà 100.000 euro, 50.000 euro… lo posso fare io».
Come scrivono gli inquirenti, «l'operazione avrebbe dovuto coinvolgere non solo i due interlocutori, ma anche Trivi e Labate». Varini e Chiriaco avevano pensato di rifondere al presidente della Commissione territorio Dante Labate una “provvigione” pari al 20 per cento («è chiaro che ci ricorderemo di te… gli diamo il 20 per cento»): «La stessa percentuale i due prevedevano di assegnare al medesimo consigliere laddove avessero altresì concluso la compravendita di un’altra area, di circa 6.000 mq, suddivisa tra loro stessi (per una parte estesa per circa 3.800 mq), il cugino di Chiriaco, Morabito Rodolfo (che avrebbe la disponibilità di altri 2.800 mq confinanti), insistente nel comune di Pavia, sulla quale costruire un hotel usufruendo dei fondi dell’ Expo 2015 (“Sono 3.800 mq, mio cugino ne ha altri 2.800 mq, possiamo fare un Motel… Aspetta, possiamo fare un hotel e usufruire dei fondi Expo2015”). Infine, sempre in relazione al progetto correlato all’area dell’Enel, emerge ancora la figura del vice direttore della Cassa Rurale ed Artigiana di Binasco, Alfredo Introini, che a dire di Chiriaco avrebbe dovuto avere il ruolo di finanziatore della sua parte (di Chiriaco) poiché socio nelle attività immobiliari del medico (“una parte ce la potrebbe fare anche il Credito Cooperativo… è il mio socio nelle attività immobiliari”)».
Un'altra brutta storia racconta un oscuro traffico di lauree false in odontoiatria. Il 6 ottobre 2009 Chiriaco chiama Trivi, per chiedere la data del dissequestro dello Studio di Anna Cangianiello di Cesano Boscone («lei è riuscita a prendersi un cazzo di diploma… a farselo riconoscere una laurea»). La conversazione continua il 12 ottobre, a bordo dell'auto di Chiriaco. Trivi chiede all'amico se conosce il dentista “beccato” qualche giorno prima a Certosa, «con chiaro riferimento a soggetto denunciato per esercizio abusivo della professione. In tale contesto, Trivi aggiunge di aver inizialmente pensato che quel dentista fosse la Cangianiello» e vuole sue notizie. Chiriaco allora informa che la Cangianiello «qui ha una laurea riconosciuta dal Ministero… Ordine dei Medici di Milano», laurea che ha comprato «in Bulgaria attraverso la 'Ndrangheta. Quelli là hanno dei giri, ha mandato tutti i documenti». Trivi: «e quindi se l'è comprata… la laurea?». Il direttore sanitario dell’Asl risponde categorico: «…comprata.. va bene! Comprata!». Un traffico di lauree false gestito dal clan dei Sergi di Buccinasco. Non risulta che l'ex poliziotto nonché assessore nonché avvocato nonché pubblico ufficiale Pietro Trivi sia poi corso in Procura per la doverosa denuncia.

La piovra alla pavese

19 novembre 2010
Claudio Micalizio intervista Giovanni Giovannetti

http://www.telepavia.tv

Tutti a casa, alé

23 ottobre 2010
La conferenza stampa delle sinistre
per ribadire la richiesta di scioglimento del Consiglio comunale di Pavia

 

A nome di un ampio schieramento di forze politiche e sociali, nel luglio scorso il Consigliere comunale Paolo Ferloni (Insieme per Pavia) ha invitato il Prefetto Ferdinando Buffoni ad avviare la procedura per lo scioglimento del Consiglio comunale. Tre mesi dopo, due assessori e un rappresentante del Comune in Asm (Luigi Greco, Antonio Bobbio Pallavicini e Luca Filippi) sono ancora a piede libero politico: l'assessore ai Lavori pubblici figura tra i prestanome di Chiriaco, nonché suo socio in affari; l'assessore alla Mobilità si incontrava a Marina di Gioiosa ionica con il capo della 'ndrangheta lombarda Pino Neri; il terzo lo hanno sorpreso in temerarie conversazioni con l'arcinoto ex direttore sanitario dell'Asl. Per tacere dei Labate e di tutti quelli che – secondo l'antimafia – sono stati favoriti dal voto della lobby 'ndranghetista, i portatori d'acqua elettorale (inquinata) ad Alessandro Cattaneo, il Sindaco che cita Falcone e Borsellino ma tralascia di praticarne il dettato. E infatti gli amici dei mafiosi se li mantiene in Giunta e dintorni. Da molto tempo sono venute meno le condizioni minime (morali e politiche prima ancora che penali) per questa discussa maggioranza di continuare ad amministrare Pavia. Per il bene della città il Sindaco deve dimettersi, consentendo così ai cittadini pavesi di eleggersi nuovi amministratori, fuori da ogni sospetto di pericolosi intrecci con il malaffare e la malavita organizzata.

Federazione della Sinistra
Lista civica Insieme per Pavia
Movimento 5 stelle
Sinistra Ecologia e libertà
Circolo Pasolini
Comitato Città e Legalità

Alcune indicazioni
alla Commissione d'accesso prefettizia
che indaga sull'Asl pavese 


«Qua trattiamo tutto… il medico di base… il medico di famiglia… li paghiamo noi… li gestiamo noi. Questo è il centro di potere più grosso della provincia perché da noi dipendono tutti gli ospedali della provincia… tutti i medici di medicina generale… i cantieri… quindi noi andiamo a verificare i cantieri, li chiudiamo… la veterinaria…gli ospedali … Siamo noi che diamo i soldi, siamo noi che controlliamo… mi sono fatto un culo così per un anno e mezzo… poi mi sono organizzato… ora c'ho la squadra che funziona a meraviglia […] in questi sette anni c'è la possibilità di costruire un centro di potere».
Lo ha detto il direttore sanitario dell'Asl pavese Carlo Chiriaco, la cinghia di trasmissione tra la politica e la 'Ndrangheta, attualmente ospite delle patrie galere. Non è il delirio di un mitomane, ma la descrizione di un lucido progetto politico di attacco alla democrazia e al pubblico interesse, che punta al controllo delle maggiori realtà operative della provincia: Asl, Azienda ospedaliera, Policlinico San Matteo, Provincia, Comune…
Ad esempio l'Asl: dalla sua poltrona, Carlo Chiriaco controllava ospedali, case di riposo, cantieri e pubblici esercizi (per le cosche rappresentano il business del futuro) e chi non era organico al progetto veniva avversato, isolato, emarginato e a volte minacciato (Neri a Chiriaco: il direttore generale dell'Asp «sono anni che lo avete sul groppo. Perché non ve lo togliete di torno?»). La costituzione del Centro di Potere è uno degli argomenti trattati da Chiriaco con il fantomatico Peppino (ancora nell'ombra) un personaggio che dimostra notevoli entrature nel sistema sanitario pavese, quasi che operasse al suo interno, su cui occorre fare luce al più presto. I due parlano di persone di fiducia da collocare nei posti chiave, in sostituzione di chi non è organico al costituendo «Centro di Potere».
Se queste erano le regole, allora è bene che la Commissione d'accesso prefettizia incaricata di indagare sull'Asl, provveda a verificare la legittimità delle nomine di quanti figurano citati da Chiriaco nelle intercettazioni, a partire dai componenti il Cda dell'Asp (Mauro Danesino, Giovanni Guizzetti e Valerio Gimigliano – Chiriaco: «me li sono scelti io»), proseguendo poi con altri funzionari e dirigenti: Barbara Russo, alto dirigente medico Asl, che ritroviamo accanto a Chiriaco nella Carribean International Company, società usata dall'ex direttore sanitario Asl «per organizzare congressi scientifici ai Caraibi, lucrando sull’organizzazione dei viaggi circa 500 euro a partecipante» (come risulta da una intercettazione ambientale 20 ottobre 2009); Giancarlo Iannello, direttore sociale dell'Asl pavese (riveste incarichi di controllo e di istruttoria per l'accesso alle case di riposo), più volte menzionato nelle Richieste dell'Antimafia (le intercettazioni lo dipingono come persona al servizio di Chiriaco). Di altri è nascosta l'identità: oltre a «Peppino» nulla sappiamo su «Gigi» (Luigi Camana?) chiamato da Chiriaco ad ammorbidire i controlli sui locali pubblici gestiti da amici come Luca Filippi.
Fra le tante cariche di Chiriaco si segnala quella nel Cda della Dental Building – fortemente voluta da Abelli e Formigoni, era una partecipata dell'ospedale milanese San Paolo – presso cui Pasquale Libri ha lavorato come funzionario amministrativo. Il 19 luglio scorso il trentasettenne Libri muore cadendo dall'ottavo piano giù nel vano scale: suicidio o suicidato? Dopo la chiusura della fallimentare Dental Building, Libri lo ritroviamo dipendente al San Paolo, di cui è direttore generale il pavese Giuseppe Catarisano (altro componente del Cda di D.B., già direttore amministrativo del San Paolo), padre del consigliere comunale di Pavia Armando Catarisano. Sua moglie ha mantenuto quote della Azzurra srl (settore costruzioni) insieme a Rosanna Gariboldi (moglie di Giancarlo Abelli, incarcerata il 20 ottobre 2009 per riciclaggio di denaro sporco, ha patteggiato una pena di due anni di reclusione con la condizionale e il risarcimento di 1,2 milioni di euro) e Barbara Magnani, moglie del chirurgo Pier Paolo Brega Massone, quest'ultimo dietro le sbarre per lo scandalo delle operazioni facili al Santa Rita. Azzurra è ormai in liquidazione; venne costituita nel dicembre 1997, quando Abelli era assessore regionale alla Sanità.
Come ammette Chiriaco, la sua squadra funziona a meraviglia. Pasquale Libri era parente del boss Rocco Musolino e in contatto con le cosche di Platì. Alla San Paolo era l'incaricato degli appalti. Non è forse per caso se nei mesi scorsi la Dia ha richiesto alla direzione del milanese Pio Albergo Trivulzio i documenti sulla ristrutturazione dell'ospizio: un filone di ricerca legittimato da alcune intercettazioni. Giova qui ricordare che un'altra inchiesta della Dda sta verificando le «possibili infiltrazioni della 'Ndrangheta negli appalti di tre strutture del San Matteo di Pavia, una delle quali, a Pinarolo Po, avrebbe dovuto ospitare i bambini ammalati di leucemia. Come è emerso poi anche dalle indagini del pm Bocassini – scrive Davide Carlucci su "la Repubblica" – i lavori li avrebbe dovuti svolgere la Makeall spa, una società di Milano considerata nella totale disponibilità della 'Ndrangheta per lavori di ogni tipo» (11 agosto 2010).
Altro punto cruciale, la questione delle lauree false in odontoiatria. Nel 2003 Chiriaco viene di nuovo indagato – e infine condannato nel 2007 – per concorso in esercizio abusivo della professione medica. Dalle intercettazioni emerge anche un oscuro traffico di false lauree in medicina con la Bulgaria. Gli investigatori focalizzano sul rapporto tra Chiriaco e Anna Maria Cangianello, Georgita Lupu detta Carmen e Gesualdo Abenavoli, tre “colleghi” che hanno esercitato abusivamente la professione di medico dentista, ora indagati per abusivo esercizio di professione, lesioni personali e truffa. Conversando con l'indagato Pietro Trivi, il 12 ottobre 2009 Chiriaco precisa che la Cangianiello «qui ha una laurea riconosciuta… dal Ministero… Ordine dei Medici di Milano… si è comprato in Bulgaria attraverso la 'Ndrangheta… dice quelli là hanno… dei giri… ha mandato tutti i documenti». Trivi chiede: «e quindi se l'è comprata… la laurea?»; e il direttore sanitario dell’Asl pavese: «comprata.. va bene! Comprata!». Aggiunge che il «traffico di lauree false» era gestito dalla «famiglia Sergi di Buccinasco». E l'assessore Trivi? che fa l'avvocato (nonché pubblico ufficiale, nonché ex poliziotto)? Lui ascolta e tace.
Con queste credenziali nel 2008 Chiriaco otterrà dal direttore generale Simona Mariani (già consigliere regionale di Forza Italia dal 1995 al 2000) la direzione sanitaria dell'Asl pavese, un'azienda con un budget di 780 milioni l'anno.
La Commissione dovrà altresì appurare come mai non si segnalano inchieste dell'Asl sulla presenza alla Maugeri del boss della 'Ndrangheta (e del narcotraffico) Ciccio Pelle “Pakistan”, ricoverato con false generalità e false cartelle cliniche: insomma una truffa bella e buona a danno del sistema sanitario nazionale!

*  *  *

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Estratto dalla Richiesta per l'applicazione di misure cautelari

 

«Peppino»

pp. 1729-80

Intercettazione ambientale in data 18.8.09

Carlo: "Io sono stato a cena con TOTO' , ma lo vedo male, cazzo. Depresso"

Peppino: "Depresso?…Ma adesso non so, cosa sta facendo?"

Carlo: "Lui ha ripreso a lavorare. E' al Beato Matteo a Vigevano (..) ma lui appena sanno che è libero lo chiamano tutti….Poi ha un carattere di merda e li manda a fan culo, anche per questioni… di etica, no? Perché gli chiedono cose (inc.) fare, su marchette…E al Sant'Ambrogio, sempre il gruppo però è lo stesso, Gruppo ROTELLI (…) quello di Città di Pavia…."

Peppino: "Si, si, si"

Carlo: "Questo qua…questo è una potenza..PEPPINO ROTELLI è una potenza a livello..nazionale.

 

p. 1755

In una conversazione intercorsa con tale Peppino in data 18.8.09 Chiriaco riferiva in ordine ad alcuni posti da lui promessi presso la ASL di Pavia, di cui uno riguardante l’incarico di dirigente, dove avrebbe dovuto sistemare la moglie di LIBRI Pasquale, e quello di coadiutore amministrativo; per tali incarichi aveva chiesto ed ottenuto il benestare di Camillo Pietra, direttore amministrativo della ASL di Pavia – ‹‹…e io ho chiesto due cose…ho chiamato PIETRA…anzi prima mi ha messo in difficoltà…perché è un pezzo di merda…Direttore Amministrativo.. no? Dopo di che lui stesso mi ha detto senti: ma tu che esigenze hai….Io ho due esigenze…una è la moglie di LIBRI…Dirigente, perché ci sono tre posti lì…l'altro mi serve un posto di ….Coaudiatore Amministrativo…..Ha detto va bhè non c'è problema…››.

 

pp.1764-66

Dalle intercettazioni emerge con estrema chiarezza che Chiriaco approfitta dei propri poteri in seno alla p.a. per sfavorire imprenditori a suo dire ostili ai suoi progetti politici. Tra questi vi sono l’immobiliarista Carmine Napolitano, a cui fa capo al C.N. Costruzioni Edile e Bruno Silvestrini. Molto eloquente la conversazione ambientale in data 18.8.09 (dopo lo svolgimento delle elezioni amministrative a Pavia) nella parte in cui Chiriaco senza mezzi termini afferma che SILVESTRINI prima lo si manda a fare in culo e meglio è. Nel corso del colloqui Chiriaco ricorda l’episodio in cui avrebbe storto denaro a Silvestrini dopo l’arresto di Neri e Pizzata . L’obiettivo di Chiriaco è chiaro: “ in questi sette anni c'è la possibilità di costruire un Centro di Potere..”.

Carlo: "..cazzo ABELLI l'ha beneficiato come non poteva …(inc.) per una cazzata.perché questo gli ha messo a posto la casa di cui (inc.) "

Peppino: "Chi?"

Carlo: "NAPOLETANO"

Peppino: "Carmine ? Eh!!"

Carlo: "Lui gli ha dato..praticamente …l'accreditamento…alla Casa di Riposo…che vale oro..quella è una miniera è…perché questo stronzo di NIUTTA ha lucrato su tutto…Ora però …lo mandiamo via anche dalla…….L'ho puntato con VITO

ABELLI, il Consiglio di amministrazione me lo sono scelto io…VINZETTI…GIMIGLIANO….ehh…la CHEDINO (oppure LACHEDINO – (fon.)….quindi…..Per ora ripeto, insomma ..io sono esterrefatto dall' (inc.) proprio

Peppino: "Eh. però vedi che ogni tanto lo vanno a visitare, lo vanno a trovare…"

omissis

Carlo:"Io guarda…Se mi riesce bisogna sostituire l'attuale….gruppo dirigente, tra virgolette, che c'è a Pavia con…..Siccome ho fatto un ipotesi….di durata di ABELLI almeno di ancora 6-7 anni..perché lui è legato a doppio filo a FORMIGONI…FORMIGONI si ricandida per la quarta volta, quindi lui non è un problema…Noi abbiamo lanciato la candidatura della…ROSANNA…"

Peppino: "e..ma vedi che"

Carlo:"Ha avuto pure questo problema ma… sabato ci siamo parlati ..15 giorni fa…la candidatura resta in piedi…lui dice di avere un accordo con ALPEGGIANI….io gli credo…..ABELLI ….gli darà il sindaco di Voghera e la testa di POMA……E, e,e…in questi sette anni c'è la possibilità di costruire un Centro di Potere… come non si è mai visto…sostituendo appunto i vari … NAPOLETANO, SILVESTRINI (inc.)…."

Peppino:"Ma soprattutto… è la viscidità, la meschinità di (inc.)"

Carlo:"SILVESTRINI…(ride) è una merda…però cazzo"

Peppino:"E' una persona veramente viscida"

Carlo:"Io ..ieri ….facendo un pò d'ordine nel garage…ho trovato.. l'accordo.. che avevamo fatto con…..TOTO' quando io gli avevo ceduto le quote che mi avevano arrestato…Mi ricordo che fin quando c'è stato TOTO'…poi fino a quando c'è stato PINO NERI …io problemi non ne ho avuti (inc.)..Siccome io mi ero dovuto accollare…….Praticamente noi avevamo un mutuo con la CARIPLO….io (inc.) con il 15% (inc.) ero assolutamente minoritario…Però questi della CARIPLO a un certo punto mi aveva chiamato..mi aveva chiamato…tale CASTELLANI..era il capo area..mi ha detto: sà…dice noi ..il…il funzionario l'ha fatto uscire, mi ha fatto uscire un (forse si capisce: un controllo – ndr) ..c'erano 400 milioni…..Dice ..siccome ..l'unico soggetto solvibile è lei per noi…che l'altro era PINO..io non so per quale motivo loro… probabilmente TOTO' aveva un pò di (inc.)….Ho detto va bè, non c'è problema…io ho parlato con TOTO', ho parlato con PINO …mi hanno detto non c'è problema …fai un Piano di Rientro…di 25 milioni …non erano soldi (inc.) a parte la mia cessione di quote (inc.) che io quando mi hanno arrestato…. ho capito che a un certo punto ci volevano….inculare, no?! In maniera feroce….Per cui avevo mandato a dire a TOTO' se era disposto a rilevare la mia quota. Lui non ha detto di si e quindi…ma lasciamo perdere la trattazioni no? E poi non è andata a buon fine per i fatti che sono sopravvenuti..non importa….Minchia. Questo qua ..quando hanno arrestato PINO… già dal mese successivo faceva fatica …..a darmi i soldi ..con tutto quello che incassavate (inc.) lui"

Peppino:"Lui chi?"

Carlo:" SILVESTRINI"

Peppino:"No. Ma..SILVESTRINI ha incominciato a gestire il tutto quando….."

Carlo:"Se lo sono mangiato TOTO'"

Peppino:"Quando PIZZATA è andato in galera"

Carlo:"Si. Se lo mangiarono"

Peppino:"Allora…Quando….lui è stato preso ed è andato a finire in galera….(inc.) che lui aveva detto..la moglie con il nipote…fatto intervenire il GIUSEPPE…per …. tutte le cose che ci (ndr- forse dice: in casa)….sua moglie..e suo nipote..all'epoca avevano deciso di fare intervenire (inc.)…..A me non è mai stato detto niente. Questo l'ho saputo.."

Carlo:"Se lo sono mangiato"

Peppino:"Oh..Gli ha fatto..perché il problemi di PIZZATA (inc.) va bene prima, soprattutto quando poi lui è uscito e non ha fatto più niente (inc)"

Carlo:"Comunque. Io guarda..dopo due mesi (inc.) ascolta una cosa"

Peppino:"Con tutti questi cantieri che aveva..a..eh …Vidigulfo"

Carlo:"VIDIGULFO"

Peppino:"Vidigulfo"

Carlo:"Comunque io sono andato a trovarlo…l'ho minacciato…(inc) … guarda:- la prossima che mi dicono….che tu vai dicendo in giro di me…intanto tu i soldi me li dai, perché..non sono soldi….di una trattazione eccetera. Io mi sono accollato il debito per tutti…quindi la prossima volta ti vengo a trovare…nella migliore delle ipotesi ti mando in ospedale..nella peggiore ti sotterro. E lui allora…ha (inc.) no? Comunque un pezzo di merda unico…….Ora gliel'ho detto ad ABELLI….vediamo se glielo dice a STALLI (fon.) di non dargli più un Euro di, di lavoro…..Non abbiamo un impresa buona….che fa le cose che fa lui?"

Peppino:"Impianti (inc.) ..si?"

Carlo:"Certo"

Peppino:"Certo"

Carlo:"Fammela conoscere"

Peppino:"Certo"

Carlo:" (inc.)"

Peppino:"Persona seria….ma veramente!"

Carlo:" (inc.)"

Peppino:"SILVESTRINI prima lo si manda a fare in culo e meglio è"

(….)

 

Barbara Russo

p. 1762

La seconda società di cui Chiriaco detiene quote, seppur in modo occulto, è la Carribean International Society srl. I soci formali sono Brega Alberto, Chiriaco Eva, Quadrelli srl e Artcom srl.
L’intento di Chiriaco è di usare questa società per organizzare congressi scientifici ai caraibi, lucrando sull’organizzazione dei viaggi circa 500 euro a partecipante.
Intercettazione ambientale 20.10.09: Carlo poi racconta di aver costituito una società, "CARIBBEAN INTENATIONAL COMPANY" (fonetico), e che sta preparando un congresso. Carlo spiega che in questa Società il 50% delle quote è della ARTCOM di Milano, che è una società di comunicazione addetta alla vendita dei pacchetti ed altro, e il 50% è del "GRUPPO CHIRIACO", indicando come soci la Roberta Quadrelli, Alberto e la figlia, e che poi c' è il gruppo in cui c'è la RUSSO ed altre tre o quattro persona: l'idea di Chiriaco è quella di organizzare quattro / cinque congressi l'anno nei Caraibi e con la scusa del congresso portare giù trecento persone con una quota partecipativa cadauna di 2000/2200 euro ciascuna. Carlo dice che per ogni partecipante potrà guadagnare circa 500 euro perché loro ( la ARTCOM ) si occuperanno di confezionare il prodotto mentre lui si occuperà di creare il prodotto a livello scientifico e con la gestione operativa da parte della Roberta ( ndr Roberta Quadrelli) .

 

Giancarlo Iannello

pp. 1690-91

Il pieno coinvolgimenti di Neri e della sua compagine nell’ambito delle elezioni regionali emergono in due conversazioni ambientali in data 30.1 e 1.2.2010. Nella prima Chiriaco prspetta a Neri un progetto imprenditoriale attinente ad una casa di riposo e che dovrebbe passare attraverso il sostegno elettorale di Gianmario.

CHIRIACO …io ora sai che faccio, sta roba qui la faccio mediare dal direttore amministrativo del San Paolo, che è quello interessato…

NERI ….guarda…, organizziamo qualcosa, no …inc… sta storia qua deve costare…

CHIRIACO …basta che lui si fa guidare …no ti spiego io come funziona

ANTONIO…(11.37.35 circa) se piglia il coso, il Fatebenefratelli… (ndr -Chiriaco dice un nome, si capisce solo la fine) ..UCCIO(fon).., io son già pagato…

DIENI …allora ..

NERI …inc…

DIENI …noooo, lu fa quello che dico io

CHIRIACO …lui sai che puo fare, se fosse intelligente dovrebbe coinvolgere INTROINI dentro, ….gli fai cacciare la pila ( gli fai scucire i soldi) a INTROINI (ndr. Introini Alfredo, già generalizzato); lui vi garantisce tutta la parte finanziaria, se entra INTROINI…

NERI …tu e lui…vi prendete tutto ..inc….la dovete impostare per bene…

CHIRIACO …intanto vediamo se è fattibile…

NERI ..esatto…

CHIRIACO se è fattibile ..inc..

NERI …si, si è fattibile.

DIENI …inc…

CHIRIACO .. perché, perché…sai chi riempe la casa di cura di NAPOLETANO….sai chi la riempe… ANTONIELLO…NAPOLETANO fu furbo che si prese ANTONIELLO come direttore Sanitario, ANTONIELLO non ha chiesto neanche l'autorizzazione e NIUTTA lo tiene per i coglioni per

questo….ANTONIELLO che gestisce la lista d'attesa del PERTUSATI (casa di riposo

di Pavia ndr) li dirotta là

NERI : perché …non vi togliete dai coglioni questo NIUTTA, sono anni che l'avete sul groppo. Perché non ve lo togliete di torno? Oppure non potete?

CHIRIACO …. se .. c'è il contratto .. allora, trannne che se no n è gestita da cani., il margine… …, deve/devono prendere i soldi e basta …inc… proprietario della struttura…

 

poi CHIRIACO spiega come funziona il meccanismo, e la Regione copre il 60% della spese con la quota, che è il contratto …da un minimo di 36 euro ad un massimo di 60 euro ….più e grave …, più la Regione ti dà, come contributo…. tu capisci che se hai 120 posti letto ed hai una media di 45/50 euro al giorno…fai 50 per 120 …quanto …., sono 7500 euro al giorno….poi tu stabilisci che la retta deve essere di 100 euro al giorno, la differenza te la dà il privato che nella maggior parte dei casi è un pensionato, quindi la pensione …

DIENI ….700, 800 li ha….

CHIRIACO …l'altro prezzo lo integrano i familiari…e se non ha i familiari.., te lo

integra addirittura il comune.., hai capito?… funziona così…allora, è chiaro che tui…se c'è l'hai contrattualizzato e hai i giusti canali

DIENI …soldi sicuri…

CHIRIACO ..i giusti canali … io per esempio ricevo 7, 8 richieste la settimana di ricovero…e poi io glieli passo a IANNELLO, che telefona alle varie case di riposo …ecc… poi il meccanismo, è se tu hai un circuito di conoscenze di medici bravi e incominci a fare consulenze esterne.., allora e ci metti un affitto tu ….

 

poi CHIRIACO dice a NERI di andare a parlare con il direttore amministrativo (sembra Bardolini), 11.44.00 circa –

CHIRIACO "allora il discorso quale….che tra breve incontro BARDOLINI e gli dico ascolta, io sta roba la sto facendo per te, per aiutarti per fare il direttore generale…ti spiego il 31.12.2010 vengono praticamente rinnovate tutte le Direzioni Strategiche di quasi tutta la Lombardia, quindi vengono nominati i nuovi direttori generali, direttore amministrativo ecc, lui ambisce a fare il direttore generale, e l'unico che gli può garantire questa posizione è GIANMARIO…giusto?.., io gli avevo consigliato di .. come dire andare con la LEGA, però lo doveva fare 2 anni fà,

ora è tardi, ora anche i Legasti si stanno attrezzando, perché moltissimi di quelli che ..inc… sono leghisti, poi hanno capito i Legasti non hanno personale, non hanno ..inc…, in ogni caso … io a GIANMARIO gliel'ho già detto, lo faccio perché LUIGI me lo ha chiesto ecc., ecc., però se questo qua non vede che attraverso di te ci sono i contatti, voti , ecc., ecc., dico poi non è motivato…se tu ti crei in giro la fama di uno che 500/1000 voti, se non ti nomina GIANMARIO, può star certo che ad un certo unto trovi un Leghista che ti …. – squilla il telefono di CHIRIACO (risponde, e MARCO – si mettono d'accordo per prendere un aperitivo) – riprende il discorso ….allora …questo qui, potrebbe diventare il direttore generale del San Paolo, perché…perché ad ABELLI non gli interessa più un cazzo di Milano, quindi per non perdere Pavia potrebbe barattarla con la LEGA, allora, potrebbe anche darsi che la LEGA sapendo che questo qua è uno vicino a loro ecc., glielo fà fare in carica a Forza Italia..e dice vabbé.., noi siamo disponibili per esempio rinunciamo ad uno, se al San Paolo và questo no?.., per far questo però devi essere conosciuto come uno che ha voti…, io perché sono lì, e ho il potere di andare dove cazzo voglio, perché ormai anche a Milano riconoscono che io ad un certo punto.. valgo da un punto di vista elettorale tot..,no, io a Pavia vengo accreditato di 1500 voti, in tutta la Provincia, quindi di fatto sono il più grosso elettore che c'è in questa Provincia…., allora se noi riusciamo a fare a percepire a quello là.

NERI …inc…

CHIRIACO …no, lui deve essere il referente vostro…senza passare da me, perché è su Milano, e se lui…e sennò ad un certo punto non cambia un cazzo lui, capisci, perché dice che i voti sono sempre di CARLO, e che cazzo …inc…la cosa che lui non capisce è proprio questa, è lui che deve diventare visibile agli occhi dei vari COLUCCI, di quelli che hanno aspirazioni anche future, di prendere voti, lui deve apparire come uno che ha 500 voti, almeno, io gli ho messo …CUBA SERVICE a disposizione attraverso …inc…., è chiaro che quando lui deve fare una cortesia, va bene, deve essere disponibile, per questo va bene LIBRI, perché lui sà come trattare…

NERI .. noi dobbiamo rompere i coglioni quest'anno eventualmente, anche perché io

 

pp. 1728-29

In data 30.1.10 intervine un’importante conversazione tra Dieni, Chiriaco e Neri,

dove i tre parlano di progetti imprenditoriali che potrebbero essere sviluppati grazie

al determinante ausilio di Chiriaco

 

CHIRIACO: (…) su ALBUZZANO (comune), allora io mi informo meglio perché…son chiuese…

NERI: eccolo qua dov'è… (inteso arriva DIENI)…(provvedono a suonargli con il clacson)…

CHIRIACO: perché son chiuse… i contratti per la sanità …ma non per l'assistenza, quindi… le case di riposo probabilmente ancora a Pavia c'è lo spazio per qualche centinaio di…duecento/trecento per tutto il distretto di Pavia..

NERI: è caso che fate una proposta!

CHIRIACO: ora io me ne posso interessare… va bene… per vedere se a un certo punto…lì ovviamente ci deve essere due…il sindaco è d'accordo?

NERI: siii…è d'accordo, gliel'ho sponsorizzata…tutto…però ditemi una quota…(inc)…

CHIRIACO: non mi interessa…

NERI: siii

CHIRIACO: no, sai che cosa è?

NERI: no, no, lui ….ora non vuole…

CHIRIACO: sai cosa mi interessa invece?

NERI: non vuole come…perché… (poi parla al telefono con DIENI per dirgli che sono dietro di lui)…

CHIRIACO: perché ha parlato con voi?

NERI: così…è un vita che …l'ho chiamato …

CHIRIACO: io, io dopo…

NERI: all'inizio gli dissi…e non vi fidate…

CHIRIACO: e lui pure da voi stava!

NERI: si,…ma non so perché … mi è uscito la prima volta…

CHIRIACO: (breve disturbo sulla linea)…dopo trant'anni…inc… (entra in macchina DIENI Antonio)…

DIENI: buongiorno!

NERI: buorgiorno..

CHIRIACO: ciao 'Ntoni…ciao 'Ntoni…allora ascolta Antonio… dunque io ti ho detto ieri una mez… una, una cosa non vera… nel senso che…no c'è l'accreditamento in contratto per la sanità…però c'è…loro vogliono fare una casa

di riposo, no!…

DIENI: si

CHIRIACO: su questo credo che sia ancora margine.. va bene…ora lunedì ne parlo con IANNELLO (inteso Giancarlo IANNELLO – direttore sociale dell'ASL Pavia)…che lui c'ha in mano sta roba, no, e gli dice questa me la devi fare… sennò su cazzi toi!…

NERI: no, devi mettere il costo sul tavolo, perché te lo dico io Carlo, lui vuole così!…non è…

CHIRIACO: devo mettere?

NERI: il costo sul tavolo…

CHIRIACO: che vuol dire il costo?

NERI: nel senso che la vasellina se la deve prendere…inc…ehhh…una quota…

CHIRIACO: noo… no, no…

NERI: no… (si accavallano le voci)…

CHIRIACO: ti dico…ti dico…no… no…ci complichiamo…ci complichiamo la vita…invece gliela dai a gestire che poi ti facilita…il… percorso…al Consorzio

FATEBENEFRATELLI… è potentissimo!…

NERI: Milano?

CHIRIACO: a Milano e a Roma…a loro non gliene fotte un cazzo… la proprietà te la tieni tu… e gli dai la gestione… significa, sostanzialmente, se c'è…gli infermieri… sti cosi qua…

DIENI: si, si, no, ma infatti quello è…però il passaggio, tu gliel'hai detto alla banca, il discorso…

NERI: eh, no…c'è il problema del…lui ha finito un finanziamento… e finché…

DIENI: praticamente… lui ha fatto il mutuo lì da I.S.M.I. (p.d.c.)…

CHIRIACO: ma questa casa di riposo è sulla carta o è iniziata?

DIENI: il comune ha deliberato…mio fratello gli ha dato già…ehhh… la caparra per il terreno e tutto…quella cascina che c'è lì ad ALBUZZANO viene grossissima…

CHIRIACO: ora andiamo a vederla

DIENI: viene grande

CHIRIACO: ora andiamo a vederla

DIENI: allora cosa è successo…

CHIRIACO: le cascine non vanno bene!… meglio se era terreno imberbe…

DIENI: no, ma eh, ma come si dice… solo una parte…perché il resto il comune gliel'abbatte …. settimana scorsa … è sceso mio fratello giù è c'è scritto, un privato vuole fare la… casa… ora il problema qual'è ….lui ha fatto apposta per fermarlo mio fratello, no… e ha fatto il mutuo… con la Banca lì a Binasco… e i discorsi li ha seguiti…inc…gli aveva dato i soldi per la costruzione sia delle ville e sia degli appartamenti e gli aveva detto, poi, quando finisci questa operazione ti finanziamo poi la rata… adesso lui, questa qua l'ha finita…l'ha venduto… gliel'ha consegnato già…

 

«Gigi»

p. 1764

I “favori” alla famiglia Filippi Filippi

Già in sede di analisi delle consultazione elettorali si è visto quale sia stato il rapporto tra Chiriaco e la famiglia Filippi Filippi Peraltro Chiriaco si presta a fare numerosi favoritismi (oltre a quelli già analizzati)

In data 20.7.09 Ettore Filippi Filippi chiede un posto di lavoro per il cugino: va bene, ma piuttosto mio cugino quando comincia a lavorare?… tuo cugino inizia a lavorare a settembre…›› -. Nell’agosto 2009 Filippi Filippi Luca la ASL esegue un controllo nel locale del primo: Filippi contattava immediatamente Chiriaco – ‹‹…mi hai rotto i coglioni !… tutti i giorni mi mandi l'ASL nei locali…››-, chiedendo, com’è evidente, un suo intervento risolutivo, che tra l’altro non si faceva neanche attendere giacché il medico, subito dopo, contattava un individuo foneticamente noto con il nome di Gigi, rintracciato su un’utenza radiomobile intestata alla Asl Provincia di Pavia, al quale rappresentava la necessità che il controllo in danno di Filippi fosse eseguito con una certa morbidezza, perché costituiva un problema politico – ‹‹…Gigi ascolta… oggi quelli devono andare lì no…gli dici di andare con ….molta benevolenza…. il problema è anche di carattere politico … nei limiti della… decenza.

I dolori del non più giovane Valdes

22 ottobre 2010
di Giovanni Giovannetti

Il progetto del mega-centro commerciale “Factoria” di Borgarello reca la firma dell'ingegner Beppe Masia, un consulente del Comune. Lo stesso ingegnere era tra i componenti la commissione che, il 16 gennaio 2010, ha assegnato alla Pfp di Chiriaco l'appalto per l'edificazione dell'area Peep di Borgarello, che ha portato in carcere il sindaco Giovanni Valdes, il Salvatore Paolillo prestanome di Chiriaco e il suo finanziatore Alfredo Introini.

A Giovanni Valdes, il ciellino sodale di Abelli e Formigoni, i nostri articoli non hanno portato bene: rileggiamo l'ultimo, uscito su questo blog una settimana fa: «…Borgarello, comune di 2.600 abitanti tra Pavia e la Certosa che vede il sindaco Giovanni Valdes (Pdl) indagato dall'antimafia: avrebbe truccato un'asta per favorire la Pfp, società immobiliare della costellazione Chiriaco, l'ex direttore sanitario dell'Asl pavese ora in carcere. I due si conoscono da tempo. E infatti l'ex vice presidente locale della Compagnia delle Opere Giovanni Valdes siede anche nel Cda dell'Ospedale pavese Mondino». Tutto vero, fatto salvo un dettaglio: l'indagato non è più indagato. Da giovedì 21 ottobre Valdes è forzato ospite delle patrie galere, ammanettato su richiesta dei magistrati antimafia Boccassini, Storari e Dolci «in relazione ad un concorso in turbativa d'asta per l'assegnazione in diritto di superficie di un lotto del Piano di zona per l'edilizia economica e popolare del comune di Borgarello, con l'aggravante, per il sindaco, di aver commesso il fatto nella sua veste di preposto alla gara stessa». Tutto questo in concorso con Carlo Chiriaco (incarcerato il 13 luglio scorso), con l'amministratore della Pfp Salvatore Paolillo (che in realtà sarebbe un prestanome di Chiriaco) e di Alfredo Introini, l'ex vicedirettore del Credito cooperativo di Binasco dispensatore di fondi per Chiriaco.
Introini figura come legale rappresentante della Argenta Sas, proprietaria di alcuni immobili a Pavia in via Mirabello 91 e 93. Il 5 febbraio 2010 il Comune di Pavia ha approvato l'ampliamento dell'«edificio residenziale in via Mirabello n 91». Secondo gli investigatori, una parte di questa operazione immobiliare «è da ricondurre a Chiriaco».anche se sarebbe stata «portata avanti da Introini e Rodolfo Morabito [il costruttore di Borgarello cugino di Chiriaco, attualmente indagato] per mezzo dellla Argenta Sas».
Valdes, Introini e Paolillo sono ora in carcere a Monza, a Voghera e a Milano Opera. Secondo gli inquirenti, «in concorso tra loro, mediante accordi fraudolenti, consistiti nel presentare in comune due offerte – una sola delle quali destinata ad essere usata a seconda di quanti e quali partecipanti avessero concorso all'appalto – pre-assegnavano alla Pfp srl (società con sede in Novi Ligure, in via Cavallotti 118) la gara per l'affidamento in diritto di superficie di area in zona Peep nel comune di Borgarello in Borgarello il 19 gennaio 2010».
Subito dopo la prima ondata di arresti (quella del 13 luglio 2010), Valdes aveva annunciato le sue dimissioni, salvo poi ripensarci, inducendo il Gip Andrea Ghinetti a metterlo ai ferri, per evitare il pericolo della reiterazione del reato.
Uomo avvisato mezzo salvato? Come il Gesù, Valdes avrebbe potuto passare là dove l'acqua era bassa, camminandoci sopra. Tornando in carica si è invece ritrovato a fare i conti con l'onda anomala (da ben altri conti era affascinato), quella che lo ha sospinto oltre le sbarre.
Diciamolo: col senno di poi, Valdes avrebbe potuto meditare più attentamente le esternazioni dei magistrati antimafia che, già nell'estate scorsa, la raccontavano così: «Pfp srl vede come socio unico Eva Chiriaco, figlia dell’indagato e come amministratore Salvatore Paolillo. Peraltro Paolillo riveste una carica meramente formale, come attestato da Chiriaco in data 16 aprile 2010 (“avevo bisogno di una testa di legno e lui si era dichiarato disponibile”) e 10 aprile 2010 (“l’abbiamo pagato 3.500 euro in nero per fare l’amministratore e non fa un cazzo”). La Pfp è risultata aggiudicataria di un’area di terreno nel comune di Borgarello a seguito di gara pubblica. Dalle conversazioni telefoniche emergono situazioni connotate da scarsa chiarezza nei rapporti tra Chiriaco e il sindaco di Borgarello, Giovanni Valdes. Nell’operazione sarebbe coinvolta anche la Convertedil scrl [società cooperativa, in liquidazione dal marzo 2006] che vede come commissario liquidatore l’avvocato Santo Sciarrone».
Dopo aver rese note alcune intercettazioni (Valdes: «È un po' sporca ma la facciamo»), i tre magistrati antimafia così concludono: «Ovviamente il procedimento amministrativo inerente la gara di appalto indetta dal Comune di Borgarello andrà opportunamente approfondito quando la presente indagine potrà essere disvelata». Un messaggio tanto chiaro quanto inascoltato sia da Valdes che dai suoi pessimi consiglieri.
E chissà quali altri messaggi contiene la bottiglia lasciata dai magistrati alle porte di Pavia, proprio nelle campagne sopra cui si prevede l'apertura del cantiere per il discusso Centro commerciale “Factoria” di Borgarello (un enorme supermercato e un albergo alto 14 piani nelle vicinanze della Certosa di Pavia, il monumento più celebre della Lombardia), il cui piano di lottizzazione curiosamente viene adottato dal Consiglio comunale il 12 luglio 2010 (8 voti favorevoli, 1 contrario, 2 astenuti), solo poche ore prima della retata antindrangheta.
Inutile sottolineare l'impegno del Valdes nel promuoverne l'adozione, nonostante la scarsa trasparenza sulle fonti di finanziamento. Come ammette lui stesso, certe porcherie «le sto facendo per tutti» (intercettazione del 20 gennaio 2010).
Reiterazione del reato anche per il Centro commerciale? Sono cose già sentite: le ricordiamo a Pavia, nel 2007, dalle parti dell'iperspeculazione Carrefour lungo la Vigentina, in pieno parco Visconteo, a cento passi da Borgarello. Vediamola.
Una storia nata male e finita peggio. Nata male perché il terreno agricolo limitrofo all’area Fiat sul quale ora sorge il Carrefour venne acquistato nel dicembre 2001 da Pietro Guagnini – già membro della commissione edile – dal commercialista Augusto Pagani e da Arturo Marazza (soci nella “Vernavola Srl”) per pochi milioni di lire e rivenduto subito dopo alla società GS per 830 milioni, sempre in lire: una speculazione.
Finita peggio perché il 10 gennaio 2008 (poche settimane dopo l'inaugurazione) Carrefour ha venduto i negozi della galleria alla tedesca Union Investment per 74 milioni (questa volta in euro!), soldi solo passati per Pavia: una iperspeculazione, benedetta da politici, amministratori e faccendieri, che vede le merci sugli scaffali trasformarsi nel sottoprodotto del business vero: quello della variazione di destinazione d'uso dei suoli, della compravendita il cui costo lievita a ogni passaggio di mano, e muove denaro di non sempre limpida provenienza.
Ma facciamo un salto indietro di qualche anno, per raccontare un’altra storia: una storia di insospettabili untori, di “politici” corrotti, di dirigenti a libro paga, di fatture taroccate, di conti lussemburghesi e di società costituite ad hoc per movimentare il “nero” delle tangenti, quello proveniente dalle sovra-fatturazione da parte di aziende d'area. Insomma, un nostro “Golaprofonda” – uno che se ne intende – ammette che nemmeno ai tempi di Tangentopoli si erano viste porcherie così sfacciate. Tuttavia a beneficiarne non sono i partiti, ma singole persone molto addentro alle trame cittadine.
Il business funzionava così: alcune ditte compiacenti emettevano fatture apportando un cospicuo sovrapprezzo, il 20 per cento del quale andava ad arricchire il tesoretto a disposizione di… di un insospettabile intermediario il cui potere di corruzione è impressionante, un uomo cerniera con vistose entrature nella massoneria locale.
Facciamo un secondo passo indietro. Dopo una articolata denuncia di Vittorio Pozzi e Franco Maurici (marzo 2004, Giunta Albergati), la Guardia di Finanza ha consegnato al sostituto procuratore Luisa Rossi una meticolosa indagine sull’affaire Carrefour: movimenti in denaro da un conto lussemburghese alle tasche “giuste”, passando per società di consulenza e intermediari per l'appunto “insospettabili”.
Insomma, la più grande speculazione immobiliare mai vista a Pavia (forse qualcosa di più) maldestramente aggiustata con alcune varianti di Giunta in corso d’opera.
Subito dopo l’esposto in Procura di Maurici e Pozzi la Regione Lombardia aveva congelato il suo benestare. Ma denuncia e dossier della Guardia di Finanza finiscono presto ‘insabbiati’ dentro qualche cassetto polveroso, e la macchina, nuovamente ben oliata, ritorna a pieni giri.
Nell’agosto 2006 Giampaolo Calvi è nominato progettista nonché direttore dei lavori (640mila euro di onorario, oltre a 100mila euro per i collaudi). Soprattutto riprendono i lavori, i depistaggi e le ‘bolle di sapone’, come i 100 nuovi posti di lavoro annunciati dall’assessore all’urbanistica Franco Sacchi: non si avrà poi nessun nuovo assunto, se non per i quindici giorni delle festività di fine anno. Il 19 novembre 2007 la Giunta approva la seconda variante alla lottizzazione e aumenta il parcheggio a terra; il 25 novembre si rilasciano i permessi a costruire; il 5 dicembre il centro commerciale viene inaugurato; il 10 gennaio 2008 la Union Investment comunica l’acquisto dei negozi della galleria. Una velocità mai vista. Ne sanno qualcosa i cittadini che vogliono apportare piccole modifiche alle loro abitazioni: tempi lunghissimi e multe salatissime a chi vìola le norme edilizie.
Quanto a Borgarello, sfogliando rapidamente la convenzione tra il Comune e la “Progetto commerciale srl”, leggiamo di «parcheggi pubblici – a spese del lottizzante – per complessivi mq. 53.700 da approntarsi in massima parte all'interno ed entro la sagoma del complesso», ovvero funzionali all'ipermercato; di un'area verde di rispetto (obbligatoria) qui chiamata parco pubblico tematico “del Navigliaccio” (32.700 mq), parco da realizzare «integralmente a propria cura e spese e successivamente da cedere a titolo gratuito» al Comune, salvo poi stornare questi costi dagli oneri di urbanizzazione secondaria («Atteso, peraltro, che il valore complessivo dell'opera di urbanizzazione secondaria dedotta a scomputo – pari ad euro 865.933,02 – è inferiore agli oneri di urbanizzazione secondaria dovuti – pari ad euro 1.164.600 – la lottizzante si impegna a corrispondere al Comune la relativa differenza»). Ma la chicca è l'impegno «a mettere a disposizione dell'Ente il complessivo importo di euro 8.945.000», 6.500.000 dei quali destinati all'«approntamento di nuovo tratto di strada» a sostanziale uso e consumo dell'iper e – come sembra – senza alcun collegamento con la tangenziale pavese. Se malauguratamente la lottizzazione andasse a buon (buon?) fine, chi dovrà infine provvedere a completare l'”opera”? A quali costi? Costi a carico dei privati lottizzanti o della pubblica amministrazione?
Interesse pubblico? No, grazie. E si bara anche sul possibile riverbero occupazionale. La Convenzione evidenzia «l'impegno della lottizzante ad assumere (ovvero a far assumere) il 30 per cento degli addetti del nuovo centro commerciale in progetto con contratti di lavoro a tempo indeterminato full time/part time, riservando il 50 per cento di dette assunzioni a soggetti residenti nel Comune di Borgarello, ed il restante 50 per cento a soggetti residenti nei Comuni ad esso contermini, precisandosi che la suddetta quota di assunzioni è da intendersi riferita per almeno il 50 per cento a personale femminile», ecc. Tutto molto cheap, se non fosse che un solo posto di lavoro all'iper ne costerà 3 o 4 nei negozi di vicinato destinati a chiudere i battenti entro un raggio di 10 chilometri! (In Provincia di Pavia 8 comuni ne sono ormai privi, e in altri 32 sono in via di estinzione).
Cala l’occupazione e aumentano i disagi, soprattutto per le persone anziane. Un comitato d’affari ramificato sta rovinando il nostro territorio (un bene non riproducibile) peggiorando radicalmente il tessuto socioeconomico di Pavia, cambiando la nostra vita, con l’inutile costruzione di ipermercati e quartieri dormitorio, con lo scempio delle continue varianti al Piano regolatore, che hanno trasformato in suolo edificabile centinaia di migliaia di metriquadri di terreno agricolo: «Per il boom edilizio non posso che essere felice», dichiarò infelicemente nel giugno 2007 l’ex sindaco di Pavia Piera Capitelli.
A Borgarello il vecchio Pgt prevedeva la parallela costruzione di un albergo e di alcuni mini alloggi dentro al parco Visconteo. Ora i proprietari dell'area hanno chiesto la trasformazione da ricettivo-turistico a residenziale. Reiterazione del reato anche per la lottizzazione dentro il parco Visconteo?
Centro commerciale “Factoria” e Carrefour pavese: troppe simmetrie. Caso vuole che il progetto del mega-centro commerciale di Borgarello rechi la firma dell'ingegner Beppe Masia, un consulente del Comune: Controllore o controllato? Lo stesso ingegnere era tra i componenti la commissione che il 16 gennaio 2010 ha assegnato alla Pfp di Chiriaco l'appalto per l'edificazione dell'area Peep di Borgarello in via Di Vittorio, quello che ha portato in carcere il sindaco Valdes, il Salvatore Paolillo prestanome di Chiriaco e il suo goffo finanziatore Alfredo Introini.

Vedi alla voce 'Ndrangheta

16 ottobre 2010
dalle carte della Procura distrettuale antimafia
quarta parte
L'insospettabile “Franco di Pavia”

Franco Bertucca, un insospettabile imprenditore di San Genesio rivestiva la carica di capo della 'Ndrangheta pavese. Suo figlio Antonio è assessore presso il Comune di Borgarello, 2.600 abitanti e un'alta presenza mafiosa: nel novembre 2009, in un appartamento accanto alla farmacia, vengono arrestati il costruttore edile Carmine Vittimberga, sua moglie Graziella Manfredi e il nipote Luigi Manfredi accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di droga, estorsioni e traffico d'armi. Vive a Borgarello anche Rodolfo Morabito (indagato per associazione mafiosa e cugino di Carlo Chiriaco), mentre il sindaco Giovanni Valdes (indagato) avrebbe truccato un'asta per favorire la P.F.P., società immobiliare in quota a Chiriaco.

Se pochi erano a conoscenza della caratura e dei precedenti criminali di un Pino Neri (ai vertici della 'Ndrangheta lombarda), ancora meno si sapeva di Francesco (Franco) Bertucca, il capo della 'Ndrangheta a Pavia. Come rilevano gli inquirenti, «si tratta di un soggetto sostanzialmente incensurato, anche se i Carabinieri di Pavia nel 1997 lo proponevano per l’applicazione di una misura di prevenzione. L’indagato, infatti, risultava essere stato per alcuni anni molto vicino a Salvatore Pizzata (arrestato nell’indagine “La notte dei fiori di San Vito”) al quale è legato dal vincolo del “San Gianni” che nel contesto calabrese ha un importante significato. Inoltre, in una vecchia indagine per stupefacenti erano emersi contatti telefonici con Antonio Papalia [di Buccinasco, ai vertici della 'Ndrangheta in Lombardia]».

Nato a Careri (Reggio Calabria, ma già dal 1965 residente in Lombardia), Bertucca «svolge l’attività di imprenditore edile ed è socio in alcune società del settore». Il 13 luglio scorso lo hanno arrestato nella sua casa di San Genesio.

Suo figlio Antonio ricopre la carica di Assessore alla Pubblica istruzione a Borgarello, comune di 2.600 abitanti tra Pavia e la Certosa che vede il sindaco Giovanni Valdes (Pdl) indagato dall'antimafia: avrebbe truccato un'asta per favorire la P.F.P., società immobiliare della costellazione Chiriaco, l'ex direttore sanitario dell'Asl pavese ora in carcere. I due si conoscono da tempo. E infatti il vice presidente locale della Compagnia delle Opere Giovanni Valdes siede anche nel Cda dell'Ospedale pavese Mondino.
Ancora a Borgarello, venerdì 27 novembre 2009, in un appartamento accanto alla farmacia, nell'ambito dell'operazione “Pandora” vengono arrestati l'imprenditore edile Carmine Vittimberga, sua moglie Graziella Manfredi e il nipote Luigi Manfredi con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di droga, estorsioni e traffico d'armi. I tre appartengono alla cosca dei Nicoscia di Capo Rizzuto, coinvolta in una sanguinosa faida con la cosca rivale degli Arena, un tempo guidata dal boss Carmine Arena, ucciso nel 2004 a colpi di bazooka sparati contro la sua auto blindata. Vittimberga e Manfredi vivevano a Borgarello da sei anni. La cosca Arena ha ramificazioni fino a Stoccarda e Francoforte. A loro si era rivolto nel 2008 il senatore Nicola Paolo Di Girolamo (l'esponente politico Pdl a libro paga del boss Gennaro Mokbel) per ottenere i voti degli italiani in Germania – decisivi per la sua elezione a Palazzo Madama – a testimoniare la rilevanza sovranazionale delle mafie in generale e della 'Ndrangheta in particolare.
Abita a Borgarello anche Rodolfo Morabito, il costruttore edile cugino di Carlo Chiriaco indagato per associazione mafiosa. Sua moglie Monica Fanelli era tra i prestanome di Chiriaco nella Melhouse srl, proprietaria del ristorante La Cueva (Il covo) insieme all'assessore pavese ai Lavori Pubblici Luigi Greco, il
«titolare apparente, in quanto i reali soci sono Chiriaco e Giuseppe Romeo». Quest'ultimo è il nipote di Salvatore Pizzata, condannato nel 1996 per associazione mafiosa e nel 1998 per narcotraffico, ai vertici della 'Ndrangheta pavese negli anni Settanta e Ottanta.
Quanto a Franco Bertucca, il padre dell'assessore era a
«capo della Locale con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni, delle strategie; si incontra con Carmelo Novella [detto “compare Nuzzo”, il capo dei capi, alla guida della “Lombardia”, rivendicava una maggiore autonomia dalle cosche madri in Calabria. Verrà ucciso da due sicari il 14 luglio 2008 in un bar di San Vittore Olona] richiedendo un suo intervento finalizzato a porre termine a un tentativo di scissione dal locale di Pavia da parte di alcuni affiliati che unitamente a Pietro Brancatrisano, Giovanni Gattellari [esponente di spicco della Locale di Oppido Mamertina, provincia di Reggio Calabria] e Biagio Scriva [con la dote di padrino, apparteneva alla Locale di Bollate] intendeva creare un nuovo locale a Voghera».

Bertucca emerge come figura di vertice «solo dopo che Giuseppe Neri era stato designato dalle cosche calabresi come loro emissario per trovare un accordo con le Locali lombarde sulla riorganizzazione della “Lombardia”[l'apice 'ndranghetista al nord]. Era naturale che dopo che le attenzioni investigative si erano concentrate sulla realtà di Pavia emergesse lo stretto contatto Neri/Bertucca, indicato nelle conversazioni come il capo del Locale di Pavia».
Il 2 maggio 2008 Bruno Longo (capo della Locale di Corsico), Giosofatto Molluso (affiliato alla Locale di Corsico) e Francesco Bertucca («Franco di Pavia»), si recano presso l’abitazione di Carmelo Novella. Il giorno successivo gli investigatori possono ricavare gli argomenti trattati, quando “Franco” esprime «lamentele circa la gestione della “Lombardia” nel periodo antecedente la scarcerazione di Novella. Tenuto presente che Molluso e Bertucca sono operativi nel settore del movimento terra (così come il figlio di Novella) non è da escludere che uno dei motivi dell’incontro fosse anche una qualche spartizione nel settore dei lavori di edilizia».

Francesco Bertucca è considerato uno degli “ anziani” della “Lombardia”, «al punto che Mandalari ipotizza addirittura che possa essere designato lui come nuovo capo», o almeno così risulta da una intercettazione (6 settembre 2009) tra Panetta, Mandalari e Lucà: di ritorno da Pavia dopo essersi incontrati con Neri, i tre ipotizzano la candidatura di Franco Bertucca per la guida della “Lombardia” (carica in dote a Neri, momentaneo reggente, dopo la morte di Carmelo Novella) anche se – ammette Mandalari – «in Lombardia Bertucca non è nessuno».
In un'altra intercettazione del 21 settembre 2009 Giuseppe Neri e Giorgio De Masi «transitando in zona Borgarello di Pavia, Neri diceva testualmente: “…Borgarello! Qua ci sono pure tanti paesani, Franco Bertucca non lo conoscete? Volevo che voi… [inc.]”, lasciando chiaramente intendere che sarebbe sua intenzione farglielo conoscere». Poco più tardi Neri «esprimeva ancora la volontà di presentargli “Franco”; alla domanda di De Masi [autorevole esponente della Provincia (le tre sub-strutture – Jonica, Tirrenica e Città – in cui è divisa la 'Ndrangheta in Calabria)] su quanti anni avesse e da dove provenisse, Neri risponde che F
ranco ha 55-56 anni, che è di Careri; aggiungeva che Franco è solito recarsi in Calabria e incontrarsi con Petru "‘U Quagghia" [Pietro Commisso, esponente di primo piano della 'Ndrangheta]. Neri afferma che sono molto amici, che ha la dote del Padrino».

Vedi alla voce 'Ndrangheta

1 ottobre 2010
dalle carte della Procura Distrettuale Antimafia
terza parte
ll sistema Chiriaco

Le pagine dell'Antimafia su Chiriaco cominciano così: «Chiriaco Carlo Antonio può essere definito, senza tema di smentita, uno degli uomini più influenti della sanità lombarda. Nato a Reggio Calabria il 18 ottobre 1950, si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Pavia. Nel 1985 ha conseguito il diploma di specializzazione post-laurea in Statistica sanitaria. Nel 1989 ha conseguito il diploma di specializzazione in Odontoiatria».
Segue l'elenco degli incarichi amministrativi ricoperti ad oggi da Chiriaco: «Ispettore sanitario, vice Direttore sanitario e Direttore di presidio presso l'I.R.C.C.S. “Policlinico San Matteo” di Pavia dal 1° gennaio 1980 al 1° febbraio 2002; Presidente delle II.AA.RR. (Istituzioni Assistenziali Riunite) di Pavia dal 1991 al 1996; Direttore sanitario dell'ASP (Azienda Servizi alla Persona Istituti Assistenziali Riuniti) di Pavia che riunisce le strutture sanitarie del “Pertusati”, “Santa Margherita”, “Gerolamo Emiliani” e della “Fondazione Maggi” dal febbraio 2002 al 31 gennaio 2008; Direttore sanitario dell'ASL di Pavia dal 1° febbraio 2008 a oggi; direttore sanitario del “Poliambulatorio Medico Odontoiatrico-Centro dentistico lombardo” sito a Mozzo (BG) in via Verdi n. 2/c; titolare del “Centro Dentale La Prevenzione Dr Chiriaco Carlo”, sito a Zibido San Giacomo (PV), via Deledda n. 33; titolare dello studio dentistico sito in Alessandria, via Fiume n. 7».
Alcune cliniche dell'orbita Chiriaco sono vere e proprie strutture d'eccellenza del sistema sanitario lombardo: «La Asl di Pavia “gestisce” 530.000 assistibili, ha un budget annuo che nel 2008 è stato di euro 780.000.000; nel 2008 ha effettuato 160.000 ricoveri; ha erogato 10.000.000 di prestazioni di specialistica ambulatoriale e diagnostica strumentale e 4.500.000 prescrizioni farmaceutiche. Su tali risorse ha una diretta incidenza la figura del direttore sanitario al quale sono attribuite» una moltitudine di importanti funzioni: come è evidente «la disponibilità delle potenti leve autorizzative e contrattuali appena delineate assegna al direttore sanitario dell’ASL una posizione di peculiare rilievo».
«Vicini a Chiriaco sono Pino Neri e Cosimo Barranca», due figure di primissimo piano, la cui centralità nella struttura organizzativa della 'ndrangheta lombarda è stata diffusamente trattata su queste pagine nelle due puntate precedenti. Pino Neri era uscito dal carcere il 2 febbraio 2007: Il responsabile della Locale milanese Barranca «è stato reggente della “Lombardia” durante la detenzione di Carmela Novella; è stato uno degli aspiranti alla carica di reggente dopo l’omicidio di Novella; è il capo indiscusso della locale di Milano».
L'ascesa di Chiriaco nella struttura mafiosa viene narrata così: «Nei primi anni Novanta Chiriaco è stato socio con Pino Neri e Salvatore Pizzata nella gestione della discoteca Vertigo». Pizzata [imprenditore edile, negli anni Settanta ha condiviso con Neri la guida della Locale di Pavia] fu condannato a Varese l'8 marzo 1996 per associazione di tipo mafioso e sottoposto a sorveglianza dal 24 settembre 1997. Subirà una nuova condanna a due anni e 10 mesi il 14 maggio 1998 «per fatti attinenti agli stupefacenti (pena poi quasi interamente indultata)». Sono gli anni che vedono l'ascesa di Chiriaco nel mondo sanitario pavese.
Il 18 agosto 2009, in una lunga intercettazione si sente Chiriaco parlare di «un vero e proprio “accordo” tra lui, Neri e Pizzata, in essere fino dal momento della carcerazione dei primi due: a riguardo spiegava che con costoro aveva contratto, in società, un mutuo che, a seguito dei loro arresti, si era dovuto accollare lui per intero»,un debito – 400 milioni – onorato da Chiriaco «mediante estorsioni» e anche «con minacce di morte», come quelle rivolte all'imprenditore edile pavese Bruno Silvestrini, «che faticava a darmi i soldi»: «sono andato a trovarlo… l'ho minacciato […] intanto tu i soldi me li dai… la prossima volta ti vengo a trovare… nella migliore delle ipotesi ti mando in ospedale…nella peggiore ti sotterro».

Il 28 febbraio 1995 il Tribunale di Pavia condanna Chiriaco a 2 anni e 2 mesi di reclusione e un milione di multa, «perché in concorso con Ferrari Renato, Pellicanò Fortunato e Valle Fortunato, quale mandante assieme al Ferrari, mediante violenza e minaccia costringeva Nai Massimo a firmare una dichiarazione, due assegni, 17 cambiali, a consegnare un orologio Rolex e una catenina d’oro, procurando ad altri [Ferrari] e quindi a sé un ingiusto profitto, con danno per la vittima e con l’aggravante di aver commesso il fatto con violenza e la minaccia in più persone riunite».Segue la ricostruzione della vicenda. Il 4 ottobre 2001 La Corte d'Appello di Milano ridurrà la pena a 2 anni e un mese di reclusione. Dopo alcuni rinvii, la faccenda si conclude il 4 maggio 2007 «per intervenuta prescrizione».

La vicinanza tra Chiriaco e la famiglia Valle (più volte condannati per usura) emerge anche in alcune intercettazioni. In una (10 marzo 2010) Chiriaco rivela di aver preso parte alla riscossione di interessi usurari. In un'altra (24 dicembre 2009) «racconta della sua partecipazione, avvenuta anni addietro, ad un fatto di sangue unitamente ad altre persone, tra cui tale Totò Neri e Masino Valle [Fortunato Valle], condannato a 14 anni di reclusione per un omicidio commesso successivamente al fatto che viene narrato:[…] “È vero che gli abbiamo sparato, non per ammazzarlo, però è anche vero che lo abbiamo mandato all'ospedale”». Questo e altro racconta di sé uno dei più alti dirigenti della sanità lombarda. Non finisce qui: il 26 aprile 2007 Chiriaco viene condannato per l'esercizio abusivo della professione sanitaria: nel suo studio «tale Daffra Sergio svolgeva prestazioni dentistiche senza avere la prescritta abilitazione professionale ma solo il titolo di odontotecnico» (lo stesso Chiriaco ha mantenuto «in esercizio lo studio odontoiatrico senza la prescritta autorizzazione sanitaria»).

Insomma: l'odontoiatra «che ricopriva importanti incarichi istituzionali» contemporaneamente «si accompagnava con soggetti condannati per usura e estorsione, li aiutava, era in società con appartenenti alla 'Ndrangheta».

E ora? Ora «incanala i voti di cui dispongono Pino Neri e Cosimo Barranca a favore della candidatura di Giancarlo Abelli e Angelo Giammario; porta l’uomo di fiducia di Pino Neri, Rocco Del Prete, a colloquiare direttamente con Abelli, proponendogli i voti di uno dei più alti esponenti della ‘Ndrangheta, con tutto quanto ne consegue in termini di inquinamento delle elezioni, della vita democratica e della gestione degli appalti pubblici nella sanità pavese, posto che 'Ndrangheta si attende un ritorno di carattere economico dall’investimento in voti; manifesta propositi criminosi tipici della 'Ndrangheta per risolvere problemi di ogni tipo, quale ad esempio l’acquisizione di esercizi commerciali; si vanta di avere offerto protezione alle imp
rese pavesi; si “concede” anche illeciti comuni come la corruzione elettorale, l'intestazione fittizia di beni el fine di eludere esecuzioni erariali e favoritismi di ogni tipo». Del resto l'ascesa politico-amministrativa di Chiriaco «è sempre andata di pari passo con i favoritismi alla 'Ndrangheta», in solidale empatia con Pino Neri («è molto vicino a me eh… è sempre stato vicino a me… da anni siamo tutt'uno»): come riferisce lo stesso Chiriaco,«qua trattiamo tutto… il medico di base… il medico di famiglia… li paghiamo noi… li gestiamo noi. Questo è il centro di potere più grosso della provincia perché da noi dipendono tutti gli ospedali della provincia… tutti i medici di medicina generale… i cantieri… quindi noi andiamo a verificare i cantieri, li chiudiamo… la veterinaria…gli ospedali … Siamo noi che diamo i soldi, siamo noi che controlliamo… mi sono fatto un culo così per un anno e mezzo… poi mi sono organizzato… ora c'ho la squadra che funziona a meraviglia […] in questi sette anni c'è la possibilità di costruire un centro di potere».

Il commento degli inquirenti è impietoso: «Tutto viene deciso in una logica privatistica senza alcun riguardo per l'interesse pubblico, ridotto a mero simulacro e apparenza alla cui ombra gestire affari». Il «centro di potere» visto all'opera nel corso delle elezioni comunali 2009, alle Regionali 2010 nuovamente si schiera, per portare voti a Giancarlo Abelli a Pavia e Angelo Giammario a Milano, anche a costo – afferma Chiriaco – di fare «la campagna elettorale con la pistola in bocca, perché chi non lo vota gli sparo». Nella sintesi degli investigatori leggiamo che «Cosimo Barranca e Pino Neri hanno promesso di convogliare un certo numero di voti a favore di due candidati alle elezioni regionali lombarde (Abelli e Giammario) e ciò è avvenuto attraverso la “mediazione” di Carlo Chiriaco».

Abelli verrà eletto con 8.600 preferenze, inferiori all'attesa. Giammario entra in Consiglio regionale come ultimo degli eletti. Come sottolinea la procura antimafia, «le intercettazioni non lasciano dubbi sul fatto che quest’ultimo sia stato sostenuto (a detta di Chiriaco) dai voti procurati dall’entourage di Barranca Cosimo perché, a dire sempre dello stesso Chiriaco, Giammario avrebbe rifiutato i voti provenienti da Neri Giuseppe». Dall'impegno elettorale profuso «gli uomini della 'Ndrangheta si aspettavano dei precisi ritorni di carattere economico».

Il ruolo di Chiriaco emerge anche in occasione delle elezioni comunali pavesi 2009: secondo l'Antimafia «Dante Labate è stato eletto nel Consiglio comunale di Pavia grazie ai voti portati da Pino Neri». Le intercettazioni telefoniche documentano i rapporti stretti tra i due: il 24 febbraio 2010 «Neri interloquiva con il consigliere comunale Labate, che lo aveva chiamato sostanzialmente per ringraziarlo per la solidarietà dimostrata verso il padre (“ohhh!!! Pinuccio… mi ha detto mio padre che vi siete sentiti ieri”), colpito dalla spiacevole vicenda dell’arresto dell’altro figlio Massimo, consigliere comunale a Reggio Calabria, arrestato il 20 luglio 2007 per concorso esterno in associazione mafiosa». Insomma, appare «estremamente evidente che tra i due vi fosse una risalente amicizia, estesa a tutta la famiglia Labate, nei confronti della quale, a giudicare dalla parole di Neri, la giustizia italiana si era accanita (“perché c'è un assurdo logico e giuridico in tutti i campi… ma no… ma io me lo auguro… ed è una piena rivalutazione da un punto di vista… [politico] perché se lo merita e glielo devono tutti…tutto l'ambiente”). […] Da rilevare infine che Labate è stato socio nella Immobiliare Vittoria srl unitamente a Graziella Aloi, coniuge di Neri».

A proposito di corruzione elettorale, «Il 20 maggio 2009, alle ore 12.14, Chiriaco intrattiene una conversazione con Pietro Trivi (futuro assessore alle politiche del commercio, artigianato e attività produttive del Comune di Pavia), in ordine a delle banconote inserite in una busta. Il contesto della conversazione fa desumere che i due debbano consegnare la somma di 2.000 euro a qualcuno, discutendo sul taglio delle banconote.[…] Una volta preparato il plico contenete i soldi i due si portano presso l’Ospedale “San Matteo” di Pavia, scendendo dall’autovettura in piazzale Camillo Golgi ». Quella stessa sera Chiriaco viene intercettato in compagnia di Morabito. Al cugino conferma «di avere consegnato a tale Galeppi, poi identificato in Galeppi Cosimo (infermiere presso l’ospedale San matteo di Pavia), la somma di euro 2.000, al fine di “comprare” le preferenze elettorali, quantificate in 150 voti circa, di cui quest’ultimo è in possesso ».

«Il buon esito delle elezioni amministrative dava a Chiriaco l’occasione per iniziare a intraprendere una serie di progetti imprenditoriali comunicandoli a Pino Neri» così come emerge da una conversazione tra i due del 13 settembre 2009 «in ordine ai progetti immobiliari, con l’intervento di Pietro Trivi, assessore di nuova nomina alla politiche del commercio, artigianato, attività produttive, Chiriaco ed il suo entourage programmavano il riutilizzo della vecchia area ove incombeva “l’idroscalo ed il gasometro”, sulla quale avrebbero voluto creare, a dir loro, una nuova cittadella, da denominare “ Europa”, e da destinare ad eventi sportivi, mondani, con la creazione di un grosso parcheggio, una pista ciclabile ed altre strutture, in maniera tale da sfruttare, in un arco di tempo stimato in un ventennio, i benefici ricavabili da 15 – 20 milioni di euro che sarebbero dovuti provenire dalla Comunità Europea […] Neri, da parte sua, chiedeva un intervento di Chiriaco volto a trovare un compratore di un edificio di circa 8.000 mq, posto al centro di Pavia, segnatamente in piazza Vittoria, da destinare alla costruzione di un albergo o di un centro commerciale, di proprietà di tali Rebecca e Fontanella, suoi clienti in momentanea difficoltà economica. […] in ordine agli investimenti finanziari, Chiriaco rappresentava al suo interlocutore l’opportunità di un’operazione colossale, legata alla società Enel Spa, ed a suo dire perfezionata da un architetto suo amico, tale Franco Varini di Mortara, che gli aveva proposto appunto una società, con un investimento di circa 1 – 2 milioni di euro».

Chiriaco possedeva quote occulte in tre società:«La Melhouse Srl gestisce il ristorante La Cueva di Pavia», viale Brambilla 70/b, condiviso con l'assessore comunale ai Lavori Pubblici Luigi Greco. Segue la Carribean International Society Srl, i cui soci formali «sono Brega Alberto, Chiriaco Eva [la figlia], Quadrelli Srl e Artcom Srl. L’intento di Chiriaco è di usare questa società per organizzare congressi scientifici ai Caraibi, lucrando sull’organizzazione dei viaggi circa 500 euro a partecipante».La terza società, P.F.P. Srl, «vede come socio unico Eva Chiriaco, figlia dell’indagato e come amministratore Paolillo Salvatore». Quest'ultimo riveste una carica meramente formale, come come riferisce lo stesso Chiriaco il 16 aprile 2010 («avevo bisogno di una testa di legno e lui si era dichiarato disponibile») e il 10 aprile («l’abbiamo pagato 3500 euro in nero pe
r fare l’amministratore e non fa un cazzo») . La P.F.P.
«è risultata aggiudicataria di un’area di terreno nel comune di Borgarello a seguito di gara pubblica. Dalle conversazioni telefoniche emergono situazioni connotate da scarsa chiarezza nei rapporti tra Chiriaco e il sindaco di Borgarello Giovanni Valdes. Nell’operazione pare coinvolta anche la Convertedil scrl, che vede come commissario liquidatore l’avvocato Santo Sciarrone». Nella conversazione intercettata il 14 gennaio 2010 Chiriaco e un certo Paolo parlano di due buste e di un numero da cambiare «se arriva».

Grazie a Chiriaco, le strutture sanitarie pavesi e milanesi erano facilmente accessibili alle cosche. Ad esempio, i controlli dell'antimafia segnalano le frequenti visite di Pasquale Barbaro alla Casa di cura Santa Rita di Milano (7, 8 aprile e 21 maggio 2008), al Policlinico San Matteo (9, 24 aprile e 13 maggio 2008), al Santa Margherita di Pavia (11 e 14 aprile 2008) e al Multimedica di Sesto San Giovanni (31 luglio 2008). «Ancora sotto il profilo medico si segnala che nei giorni 14 e 15 luglio sono state captate alcune conversazioni da cui si ricava che Cosimo Barranca chiedeva una mediazione di Chiriaco presso un medico dell’ospedale “Mondino” volto ad ottenere il rilascio di una relazione peritale che però i medici rifiutarono per evitare di correre non meglio precisati pericoli».

Il 13 gennaio 2009 «Chiriaco viene contattato da Barranca, che gli avrebbe chiesto la cortesia d’interessarsi per un esame specialistico per la sorella […] Da questo momento in poi i rapporti tra Ciriaco e Barranca s’intensificano, tant’è che Chiriaco si mette a disposizione del Barranca per un investimento di denaro nel settore immobiliare. In tale fase Ciriaco interagisce con Pasquale Barranca, fratello di Cosimo, ministro del culto della Chiesa Evangelica milanese. Tra i vari interessi che il sodalizio ha in cantiere vi è la realizzazione di un complesso residenziale molto grosso”, nella zona di Brescia».

Gli interessi immobiliari di Chiriaco emergono anche in una conversazione del 13 dicembre 2008 con Pasquale libri (“suicidato” nel luglio scorso, poco dopo la retata del giorno 13), «il quale propone di metterlo in contatto con lo zio della di lui moglie (Suraci Sonia), intenzionato a trasferirsi al nord e di investire ingenti quantità di denaro. L’offerta proposta dal Libri risulta rilevante tenendo conto che lo “zio di Sonia”, è risultato essere Rocco Musolino, esponente di rilievo della ‘Ndrangheta aspro montana» Musolino si sente in pericolo (nel luglio 2008 gli hanno sparato): Chiriaco e Libri continuano la loro conversazione «con un articolata ricostruzione degli “attuali” equilibri mafiosi, delineando la geografia delle famiglie mafiose di Reggio Calabria, in cui vengono citate cosche importanti quali i De Stefano (Paolo, Dimitri, Orazio), i Condello, gli Imerti, i Tegano, i Rosmini, i Fontana, i Logiudice, i Latella ed i Labate».

Chiriaco si mostra estremamente interessato ad assecondare gli investimenti immobiliari di Musolino. In una conversazione del 25 aprile 2009 chiede a Libri notizie sulle attività illecite dello zio che, «a detta del nipote, si occuperebbe di usura e Chiriaco si rende assolutamente disponibile a riciclare il denaro».

il 28 dicembre 2008 Chiriaco accenna al cugino Rodolfo Morabito l'idea di aprire una nuova Locale a Pavia, «manifestando però la preoccupazione del continuo sviluppo della tecnologia delle attività investigative, che permettono sempre più frequentemente l’assicurazione dei responsabili dei delitti alla giustizia. A tale assunto fa seguito una dissertazione inerente alla sua conoscenza personale di diversi elementi di spicco della ‘Ndrangheta, tra cui Papalia, Sergi e Barbaro, commentando in modo molto preciso il ruolo rivestito dai predetti all’interno dell’organizzazione mafiosa […] Chiriaco non pare nemmeno rinunciare ai più classici metodi mafiosi di violenza, come emerge da una conversazione del 21 febbraio 2009 intercorsa con Segura Rossis Danlis Esmelisa. Transitando per viale Brambilla a Pavia, nei pressi del costruendo bar ristorante “La Cueva”, i due commentano la presenza di un bar che potrebbe fare al caso di Chiriaco e dei suoi soci. Chiriaco afferma che la questione potrebbe esser trattata utilizzando un approccio di spiccato profilo mafioso: “sto stronzo, è quello là, è… figlio di troia… appena fallisce, ce lo compriamo noi… appena questi qua mollano… io andrei a minacciarli, capito… andatevene fuori dai coglioni, se no vi faccio saltare! …ah? …anzi gli mandavo quelli di Platì… gli mettono una bomba! …poi vanno e gli dicono… mettono una bomba, quando gli vogliono far capire, no? …una bomba nei… […] dopo un mese, due mesi, uno va e gli fa l'offerta per rilevare il locale, no? ovviamente gli offre poco… se questo non capisce, un'altra bomba! (con tono sarcastico).In Calabria cosi fanno, cazzo! …sono primitivi, siamo primitivi?».

Avvisi ai naviganti

28 settembre 2010
Alcuni spunti per la neonata Commissione d'accesso,
incaricata di indagare sulle contaminazioni mafiose all'Asl di Pavia
di Giovanni Giovannetti

Nemmeno in Calabria si è mai assistito all'incarcerazione del direttore sanitario di una Asl. Succede a Pavia, e bene ha fatto il Prefetto Ferdinando Buffoni a nominare una Commissione d'accesso che indaghi sui livelli di penetrazione della 'Ndrangheta nel sistema sanitario pavese. Non a caso, lo spunto era offerto proprio dalla Procura antimafia guidata da Ilda Bocassini, le cui indagini segnalano i fatti e citano i nomi emersi del “sistema Chiriaco”. Tutte cose di cui la neoeletta Commissione dovrà tenere conto perché, come ha rivelato lo stesso Chiriaco. «Qua trattiamo tutto… il medico di base… il medico di famiglia… li paghiamo noi… li gestiamo noi. Questo è il centro di potere più grosso della provincia perché da noi dipendono tutti gli ospedali della provincia… tutti i medici di medicina generale… i cantieri… quindi noi andiamo a verificare i cantieri, li chiudiamo… la veterinaria… gli ospedali… Siamo noi che diamo i soldi, siamo noi che controlliamo… mi sono fatto un culo così per un anno e mezzo… poi mi sono organizzato… ora c'ho la squadra che funziona a meraviglia […] in questi sette anni c'è la possibilità di costruire un centro di potere».
Non è il delirio di un mitomane, ma la descrizione di un lucido progetto politico di attacco alla democrazia e al pubblico interesse, che punta al controllo delle maggiori realtà operative della provincia: Asl, Azienda ospedaliera, Policlinico San Matteo, Provincia, Comune…
Attualmente Chiriaco è ospite delle patrie galere. La sua figura emerge come la ben oliata cinghia di trasmissione tra la politica e la 'Ndrangheta.
Dalla sua cadrèga, il direttore sanitario dell'Asl pavese controllava ospedali, case di riposo, cantieri e pubblici esercizi (per le cosche rappresentano il business del futuro) e chi non era organico al suo progetto o veniva avversato o isolato, e a volte minacciato (Neri a Chiriaco: il direttore generale dell'Asp «sono anni che lo avete sul groppo. Perché non ve lo togliete di torno?»).
La costituzione del Centro di Potere è uno degli argomenti trattati da Chiriaco con il fantomatico Peppino (ancora nell'ombra) un personaggio che mostra notevoli entrature nel sistema sanitario pavese, forse un “interno”, personaggio su cui occorre fare luce al più presto. I due parlano di persone di fiducia da collocare nei posti chiave, in sostituzione di chi non è organico al costituendo «Centro di Potere».
Se queste erano le regole, allora è bene che la Commissione d'accesso prefettizia incaricata di indagare sull'Asl, provveda a verificare la legittimità delle nomine di quanti figurano citati da Chiriaco nelle intercettazioni, a partire dai componenti il Cda dell'Asp (Mauro Danesino, Giovanni Guizzetti e Valerio Gimigliano – Chiriaco: «me li sono scelti io»), proseguendo poi con altri funzionari e dirigenti: Barbara Russo, alto dirigente Asl che ritroviamo accanto a Chiriaco nella Carribean International Company; Giancarlo Iannello, direttore sociale dell'Asl pavese (riveste incarichi di controllo e di istruttoria per l'accesso alle case di riposo), più volte menzionato nelle Richieste dell'Antimafia (le intercettazioni lo dipingono come persona al servizio di Chiriaco). Di altri è nascosta l'identità: oltre a «Peppino» nulla sappiamo su «Gigi» (Luigi Camana?) chiamato da Chiriaco ad ammorbidire i controlli sui locali pubblici gestiti da amici come Luca Filippi.
La Commissione dovrà altresì accertare come mai non si registrano inchieste dell'Asl sulla presenza alla Maugeri del boss della 'Ndrangheta (e del narcotraffico) Ciccio Pelle “Pakistan”, ricoverato con false generalità e false cartelle cliniche: insomma una truffa bella e buona a danno del sistema sanitario nazionale!

La memoria corta dell'indagato Pietro Trivi

19 settembre 2010
da Pavia, Giovanni Giovannetti

A noi pavesi piace essere presi per il culo. Dopo la manifestazione antimafia con a capo gli amici dei mafiosi incarcerati Carlo Chiriaco e Pino Neri, ora ci tocca Pietro Trivi (uno dei principali indagati dalla Procura antimafia) che, dal quotidiano locale, rivendica la primogenitura della proposta di una commissione prefettizia che indaghi sulle infiltrazioni mafiose al Comune di Pavia.
1° dicembre 2008: in Consiglio comunale si discute l'istituzione di una commissione antimafia. C'è chi non vede motivo di allarme (Luca Filippi, quello intercettato il 17 giugno 2009 a conversare con Chiriaco di «un bel sistema da gestire»), chi la ritiene superflua (Valerio Gimigliano, membro del Cda dell'Asp: come affferma Chiriaco, «quel consiglio di amministrazione me lo sono scelto io…») e chi – Pietro Trivi – diffida della Commissione antimafia richiesta da Campari e Veltri proponendo un più blando «osservatorio».
La mattina del 13 luglio scorso la casa di Trivi è stata perquisita dagli agenti della Guardia di Finanza. L'anno prima, nel corso della campagna elettorale per le Comunali 2009, in una intercettazione ambientale l'ex consigliere di minoranza (poi assessore al Commercio) viene sorpreso a mercanteggiare con Chiriaco voti a pagamento, e deve dimettersi. In un'altra intercettazione (2 ottobre 2009) Chiriaco confida all'amico Trivi – un pubblico ufficiale – notizie di reato relative a un traffico di lauree false tra l'Italia e la Bulgaria: «la Cangianiello qui ha una laurea riconosciuta… dal Ministero… Ordine dei Medici di Milano… si è comprato in Bulgaria attraverso la 'Ndrangheta… dice quelli là hanno… dei giri… ha mandato tutti i documenti …». Trivi chiede: «e quindi se l'è comprata… la laurea?»; e il direttore sanitario dell’Asl pavese: «…. comprata.. va bene! Comprata!». Aggiunge che il «traffico di lauree false» era gestito dalla «famiglia Sergi di Buccinasco». Non risulta che Trivi sia poi corso in Procura (né al quotidiano locale) per la doverosa denuncia. Così come non si trova traccia nella sua lettera alla "Provincia Pavese" dei motivi che lo hanno indotto, il 1° dicembre 2008, a caldeggiare un osservatorio piuttosto che la commissione. In realtà Trivi ne parlò, ma tralascia di riferirlo ai lettori.
Cosa dimentica lo smemorato ex assessore amico di Chiriaco? Come disse, se «è preoccupante il fenomeno mafioso, altrettanto preoccupante» è il rischio «che qualcuno possa essere sbattuto sui giornali, magari come presunto protettore di persone che vengono ricoverate presso la clinica Maugeri», accuse rivolte a persone «che occupano ruoli nelle istituzioni pubbliche a livello comunale e anche a livello provinciale». Trivi portò ad esempio la cattura di Ciccio Pelle “Pakistan”, il boss della 'Ndrangheta sorpreso due mesi prima alla clinica Maugeri di Pavia: «Un giornale locale ha preteso di costruire tutta una rete di protezione a tutela della latitanza di questo “Pakistan”, con notizie assolutamente infondate e non verificate, notizie che hanno gravemente danneggiato l'attività di un personaggio pubblico pavese». Il «personaggio pubblico» cui l'indagato Trivi alludeva ha un nome e un cognome: Carlo Antonio Chiriaco, direttore sanitario dell'Asl pavese, da cui dipendono i ricoveri.
Letto con il senno di poi, Trivi sembra preoccuparsi che una commissione comunale antimafia arrivi a "vedere" ciò che, dopo il 13 luglio 2010, è emerso con l'indagine "Infinito" della Procura. Meglio allora evitare la fuga di notizie, meglio che non lo si dica troppo in giro, per non «danneggiare gravemente» quelli come Chiriaco.
Nel consiglio comunale del 1° dicembre 2008 in difesa di Chiriaco interviene anche Dante Labate (al solito, senza mai nominarlo – per Chiriaco, Labate è come un «fratello»): «Associare il suo nome a questo Ciccio Pelle è una cosa vergognosa. Non per niente, il giornale che ha scritto una cosa del genere è stato querelato, e l'avvocato del querelante è Pietro Trivi, che giustamente si è arrabbiato» (dopo l'arresto alla Maugeri del boss calabrese del narcotraffico, avevo tirato in ballo Chiriaco che, assistito da Trivi, mi querelò). Secondo l'antimafia si sarebbe trattato di un favore alle cosche di San Luca con l'intermediazione del mammasantissima Cosimo Barranca, il capo della Locale milanese.
Come dicevo, a noi pavesi piace essere presi per il culo. E lo sa Trivi, così come sembra noto anche a “La Provincia Pavese”, quando mette in pagina le sue opinioni, separandole dai fatti. A questa amministrazione, al quotidiano locale e a molti altri (affittacamere, banche, immobiliaristi, ecc.- ovvero il mondo degli affari e della rendita parassitaria) la città sembra piacere così com'è: silente e preoccupata, sì, ma dell'inchiesta. Sempre più preoccupata, sempre meno indignata.

La borghesia mafiosa

18 settembre 2010
di Irene Campari *

«I facinorosi della classe media»: così venivano definiti i mafiosi nell’inchiesta che l’on. Franchetti condusse nel 1876 sulla mafia siciliana. È una immagine ben diversa da quella suscitata dai “barbari”, ma molto più consona all’attualità criminale 'ndranghetista. Esigere il presente e il futuro liberi dalla 'Ndrangheta è un diritto che si acquisisce con un immane sforzo, un grande rischio, molta lucidità e lontani dall’ipocrisia. Dev’essere però un impegno collettivo e individuale insieme. Serve riflettere, per esempio, su di una verità che potrebbe fare molto male, ma che diventa ineludibile. Dall’inchiesta di Ilda Boccassini su Pavia risulta che i presunti 'ndranghetisti pavesi, arrestati o indagati, appartenevano alle professioni alte, erano laureati e molto benestanti. In virtù di questi requisiti, si sono costruiti una fitta rete locale di relazioni che ha permesso loro di riciclarsi, se già coinvolti in inchieste di mafia come per Pino Neri, o di dissimulare al meglio i contatti o l’appartenenza all’apparato clandestino e affaristico mafioso che gli inquirenti imputano loro. Chi si immaginava fino al 13 luglio una 'Ndrangheta pullulante di analfabeti violenti e rozzi si dovrà ricredere, pena la totale inefficacia di qualsivoglia percorso antimafioso. È un aspetto ostico e drammatico al contempo. Richiama, infatti, la responsabilizzazione di interi settori economico sociali e culturali finora esentati dal porsi il problema. Se non lo faranno, però, ben poco potranno chiedere alla politica, abilissima nel recepire la qualità dei messaggi che provengono dall’elettorato forte e dai tradizionali gruppi di pressione. Lo dovranno fare gli Ordini professionali e imprenditoriali, le Istituzioni culturali, quelle del credito e del commercio, i Circoli esclusivi, i Club e le lobby; lo dovranno fare l’Università e le eccellenze. Nessuno può chiamarsi fuori. La 'Ndrangheta ha sfruttato meglio di chiunque altro le opportunità offerte dal sapere specialistico e tecnico, dalla finanza passiva, dal capitalismo senza regole, dalla tendenza imperante all’arricchimento facile, dalle nostre debolezze come quella del gioco o quella per la cocaina, dalla politica trasformatasi in mezzo per soddisfare ambizioni di status e desiderata personali. La mancanza di etica e di una forte autocoscienza individuale e collettiva, che porta a non interrogarsi mai sulla natura del benessere e i risvolti oscuri degli stili di vita, potrebbero lentamente, ma inesorabilmente, portarci verso la devastazione della struttura sociale ed economica locale; eventualità che i nostri figli non si meritano, ma che un giorno potrebbero a ragione imputarci. Come per la politica il non porsi il problema della qualità del consenso potrebbe portare alla morte della vita civile e democratica per tutti. Boccassini e il Gip che ha accolto le sue richieste sono stati molto chiari nell’ordinanza di arresto per i quattro professionisti pavesi laddove hanno scritto come dalle inchieste fosse emerso un vero e proprio pericolo per la tenuta della democrazia pavese. I Magistrati sono stati espliciti anche su di un altro punto: la 'Ndrangheta avrebbe trovato nella Massoneria una modalità alta di inserimento nel contesto imprenditoriale locale e nella società civile. Fa male leggere quelle parole, ma potrebbe fare molto peggio ignorarle. Sono state scritte, nessuno potrà dire un giorno di non aver saputo.

* Circolo Pasolini, Pavia

Vedi alla voce 'Ndrangheta

16 settembre 2010
dalle carte della Procura distrettuale antimafia
prima parte
Analisi e glossario essenziale

La parola all'accusa: le analisi e i commenti contenuti nella “Richiesta per l'applicazione delle misure cautelari” stilata dalla Procura antimafia (Ilda Bocassini, Alessandra Dolci, Paolo Storari, Salvatore Bellomo) al termine della più grande inchiesta sulla 'Ndrangheta mai vista in questo Paese.
 
A pag. 22 i magistrati tratteggiano il profilo criminale dei «capi e organizzatori» arrestati appartenenti alla Locale di Pavia: «Neri Giuseppe riceve incarico da parte dei vertici della 'Ndrangheta calabrese di costituire una “camera di controllo” che organizzasse i locali della Lombardia nella fase successiva all’omicidio Novella […] indica propri candidati in occasione delle competizioni amministrative; entra in rapporto con esponenti politici regionali e locali sia direttamente sia attraverso l’intermediazione di Carlo Chiriaco; si propone per il reinvestimento di capitali di origine illecita – Chiriaco Carlo: direttore sanitario della Asl di Pavia; costituisce elemento di raccordo tra alti esponenti della 'Ndrangheta lombarda (in particolare Neri e Barranca Cosimo) e alcuni esponenti politici; favorisce gli interessi economici della 'Ndrangheta garantendo appalti pubblici e proponendo varie iniziative immobiliari; si presta a riciclare denaro provento di attività illecite degli associati; procura voti della 'Ndrangheta a favore di candidati in occasione di competizioni elettorali comunali e regionali; fornisce protezione a imprese amiche e compie atti di ritorsione nei confronti di imprese “nemiche”; si mette a disposizione per ogni esigenza sanitaria degli esponenti della 'ndrangheta e dei loro familiari – Coluccio Rocco: partecipa alla fase organizzativa del summit di Paderno Dugnano del 31 ottobre 2009 promuovendo e partecipando a summit con vari affiliati de La Lombardia, come uomo di fiducia di Neri Giuseppe è indicato come possibile componente della “camera di controllo” unitamente a Panetta Pietro Francesco, Mandalari Vincenzo e Lucà Nicola – Bertucca Francesco: nel ruolo di direzione e capo della locale con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni, delle strategie; si incontra con Novella Carmelo [ai vertici della 'Ndrangheta in Lombardia, ucciso da due sicari a San Vittore Olona il 14 luglio 2008] richiedendo un suo intervento finalizzato a porre termine a un tentativo di scissione dal locale di Pavia da parte di alcuni affiliati che unitamente a Brancatrisano Pietro, Gattellari Giovanni e Scriva Biagio, intendeva creare un nuovo locale a Voghera».
Secondo i magistrati «In 11 anni poco o nulla è cambiato»: il summit di Paderno Dugnano ripropone «i medesimi personaggi, i medesimi luoghi di ritrovo, la stessa simbologia, terminologia, doti, cariche» di quello tenuto a Novate Milanese il 30 maggio 1998, subito dopo il sequestro di Alessandra Sgarella, «e ciò a testimonianza di una sostanziale continuità della 'Ndrangheta, sempre legata alla tradizione ma capace di cogliere le trasformazioni sociali e di adattarsi alle nuove realtà locali».
Già una relazione della Corte di Cassazione lamentava che «il concetto di 'Ndrangheta, largamente diffuso sul piano sociologico, non ha invece trovato un riscontro altrettanto diffuso in sede giudiziaria». Fino ad ora «la giurisprudenza aveva riconosciuto la qualifica di associazione di tipo mafioso alle singole cosche piuttosto che alla 'Ndrangheta intesa come organizzazione unitaria».
Una lacuna in parte colmata dall'indagine in corso: «541 utenze telefoniche sottoposte a controllo; 1.494.604 conversazioni ascoltate; 63.840 ore di videoriprese; 25 servizi di osservazione; 25.000 ore di conversazioni telefoniche e 20.000 ore di conversazioni ambientali ascoltate; 35 localizzazioni satellitari; circa 50 militari che hanno operato in via continuativa sulla presente indagine, con servizi notturni e diurni. Si tratta di un lavoro eccezionale, che fornisce un bagaglio informativo che non si esaurisce nella presente richiesta ma fornirà il supporto per successive indagini mirate su singoli aspetti rimasti fino ad oggi in ombra».

Pur operando in sostanziale autonomia, «gli esiti investigativi dei procedimenti milanesi e calabresi sono approdati alle medesime conclusioni, a ulteriore conforto della bontà e veridicità dei risultati raggiunti»: la 'Ndrangheta non può più «essere vista e analizzata semplicemente come un’insieme di 'ndrine, tra di loro scoordinate e scollegate e i cui componenti di vertice si incontranouna tantum per passare insieme momenti conviviali di vario genere. Tale visione non solo non corrisponde a quello che è emerso dalla presente indagine e da quella di Reggio Calabria, ma genera un grave rischio: una visione parcellizzata della 'Ndrangheta non consente di valutarne i legami con il mondo istituzionale, imprenditoriale, così come sono emersi dalla presente indagine: è certamente più difficile apprezzare il capitale sociale mafioso se si continua a ragionare in termini atomistici; quando invece si analizzano i rapporti tra i capi Locale, si “assiste” alle riunioni della Lombardia, si acquista consapevolezza di una figura come Chiriaco, si è in grado di “vedere” come la 'Ndrangheta sia costituita da una vera e propria rete di rapporti, dove le “relazioni sociali” di un componente ridondano a favore di tutta la struttura. In termini più espliciti: se non si analizza il fenomeno nella sua struttura unitaria non si potrà capire appieno la “pericolosità” di un Chiriaco che ha rapporti con Barranca e Neri, i quali poi “trascinano con sé” (per raccogliere voti) Panetta e Mandalari, i quali poi a loro volta hanno rapporti (attestati dalle riunioni della Lombardia come monitorate dai Carabinieri) con numerosi altri capi locale».
Come affermano gli inquirenti, «la 'Ndrangheta in Lombardia si è diffusa non attraverso un modello di imitazione, nel quale gruppi delinquenziali autoctoni riproducono modelli di azione dei gruppi mafiosi, ma attraverso un vero e proprio fenomeno di colonizzazione, cioè di espansione su di un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafioso in Lombardia. Qui la 'Ndrangheta ha “messo radici”, divenendo col tempo un’associazione dotata di un certo grado di indipendenza dalla “casa madre”, con la quale però comunque continua ad intrattenere rapporti molto stretti». Come dimostrano le carte dell'inchiesta, la ‘Ndrangheta è «largamente presente e attiva in Lombardia, sia in termini di attività sia come numero di associati, realizzando un penetrante controllo del territorio che mai avrebbe potuto essere svelato senza l’efficace attività investigativa. Le riunioni sono distinte in due categorie fondamentali: riunioni de “La Lombardia”, cui partecipano i capi locale e altri esponenti di rilievo della 'Ndrangheta e le riunioni delle singole “locali”, che vedono l’incontro tra soggetti che operano nella medesima struttura locale».
Insomma, a Pavia e in Lombardia «si è riprodotta una struttura criminale che non consiste in una serie di sogg
etti che hanno semplicemente iniziato a commettere reati in territorio lombardo. […] Gli indagati operano secondo tradizioni di 'Ndrangheta: linguaggi, riti, doti, tipologia di reati sono tipici della criminalità della terra d’origine e sono stati trapiantati in Lombardia dove la 'ndrangheta si è trasferita con il proprio bagaglio di violenza».
Le indagini hanno consentito di accertare che «in Lombardia risultano operare (ma certamente il dato è per difetto) le seguenti locali: Milano, Cormano, Bollate, Bresso, Corsico, Legnano, Limbiate, Solaro, Piotello, Rho, Pavia, Canzo, Mariano Comense, Erba, Desio e Seregno.
Certamente sono presenti altre locali (come attesta Minasi in una conversazione del 13 giugno 2008, “Qua siamo venti locali, siamo cinquecento uomini”) che però non sono oggetto della presente richiesta».
Un paragrafo è dedicato agli episodi di intimidazione: «un quadro inquietante, costituito da un imponente numero di fatti intimidatori, tutti caratterizzati dall’omertà delle vittime (che sempre hanno dichiarato di non avere sospetti su nessuno e di non aver mai ricevuto pressioni o minacce di alcun tipo), dal fatto che ad essere colpite sono state quasi sempre cose e mai persone (salvo che per l’usura), e dalla tendenziale non elevata intensità dell’atto intimidatorio. Per dare solo un’idea, sono emersi più di 130 incendi dolosi per lo più ai danni di strutture imprenditoriali e oltre 70 episodi intimidatori commessi con armi, munizioni e in alcuni casi esplosivi. I fatti delittuosi, alcuni dei quali rimasti a carico di ignoti, testimoniano la condizione di assoggettamento e omertà generata dal sodalizio, del pervasivo controllo del territorio operato dalle locali, dell’esteriorizzazione del metodo mafioso, della correlativa diminuzione degli spazi di libertà per gli operatori economici vittima di ogni genere di intimidazione mafiosa, dalla richiesta di pizzo per la protezione a forme di estorsione connesse all’usura. Significativo il fatto che la totalità degli episodi intimidatori (sia quelli dove si è risaliti a precise responsabilità, sia quelli dove gli autori sono rimasti ignoti) sono caratterizzati da una circostanza comune: le vittime, in sede di denuncia, riferiscono quasi sempre di non aver mai subito minacce o intimidazioni, e ciò è dovuto a paura. In questi casi i commercianti preferiscono assicurarsi e sopportare i costi dell’illegalità subita piuttosto che mettersi dalla parte dello Stato con una denuncia, che può essere foriera di guai peggiori».
Le periodiche riunioni, i riti di affiliazione, la costante permanenza del vincolo di adesione dà ai membri la certezza di poter contare sull'aiuto del singolo o del gruppo, alimentando altresì «un forte senso di appartenenza, di protezione, audacia, impunità, assistenza […] Il rituale indebolisce le aspettative razionali. I mafiosi che diventano traditori lamentano invariabilmente di essere destinati a morire».
L'inchiesta si sofferma sulle relazioni politiche e sociali della 'Ndrangheta: «alcuni appartenenti all’associazione mafiosa cercano e ottengono rapporti con il mondo imprenditoriale, politico, con esponenti della pubblica amministrazione. Del resto, ciò che distingue la criminalità comune dalla criminalità mafiosa è la capacità di quest’ultima di fare sistema, di creare un medesimo blocco sociale con esponenti della classe dirigente locale, di creare rapporti tra le classi sociali, di costruire rapporti di reciproca convenienza. Si tratta di legami strumentali, poco stabili, privi contenuto affettivo (a differenza dei legami che si instaurano tra gli appartenenti all’associazione), ma che creano obbligazioni reciproche estremamente vincolanti. Tali rapporti si possono ricondurre alla nozione di “amicizia strumentale” caratterizzata da scambio di risorse tra “gli amici”, continuità nello scambio e dalla natura aperta di tale amicizia, nel senso che ciascuno degli amici agisce come “ponte” per altri “amici”. […] I mafiosi hanno interesse a instaurare questi rapporti in quanto consente loro di aumentare il proprio capitale sociale (e di conseguenza anche quello dell’associazione); di entrare a far parte della rete di rapporti del soggetto, con ulteriore incremento della rete di rapporti; di porsi come punto di raccordo tra le reti di rapporti facenti capo ai vari individui con cui entrano in contatto, esercitando una sorta di mediazione tra ambienti sociali».
Tipico esempio di questa capacità della 'Ndrangheta di tessere relazioni è il suo “incontro” con la massoneria. In una intercettazione ambientale del 18 settembre 2009 tra Pino Neri e Antonio Dieni, Neri afferma a chiare lettere di far parte della massoneria e in particolare di una loggia segreta, l’Ordine dei Cavalieri di Cipro: «Risulta chiaro come in questo contesto può risultare estremamente preoccupante l’ingresso di Pino Neri nella massoneria: la capacità di fare sistema da parte dell’associazione risulta notevolmente potenziata nell’ambito massonico; come ampiamente rilevato nelle indagini, l’ingresso nelle logge massoniche costituisce il momento di collegamento con ceti sociali in grado di fornire sbocchi per investimenti imprenditoriali, coperture a vari livelli, con conseguente integrazione della 'Ndrangheta nella società civile e abbandono di un atteggiamento di contrapposizione nei confronti di quest’ultima: in altri termini il rapporto tra 'Ndrangheta e massoneria, costituisce un momento in cui il sodalizio criminoso passa da corpo separato a componente della società, e pertanto più pericoloso in quanto in grado di mimetizzarsi».

Sono le stesse drammatiche conclusioni esposte in una relazione della Commissione parlamentare antimafia (19 febbraio 2008): «La 'Ndrangheta, da corpo separato, si trasforma in componente della società civile, in potente lobby economica, imprenditoriale, politica, elettorale. Da allora diventa l’interlocutore imprescindibile, il convitato di pietra di ogni affare, investimento, programma di opere pubbliche avviato sia a livello regionale che centrale, ma anche di ogni consultazione elettorale, amministrativa e politica […] Con questa forza la 'drangheta ha sempre cercato, quando ne ha avuto l’opportunità, di valicare l’area del proprio insediamento. Il suo essere locale non è mai stato considerato una gabbia o una limitazione al proprio agire mafioso, ma ha invece rappresentato una pedana di lancio verso altri territori – geografici, economici e sociali – nei quali stabilire relazioni e in cui sviluppare nuove attività criminali».
 

* * *

'Ndrangheta. Glossario essenziale
 
Attivare
Un affiliato può essere anche “non attivo” cioè non partecipare direttamente alle attività criminali, rimanendo comunque a disposizione per le necessità generali dell’organizzazione.
 
Capo locale
Detto anche capo bastone, è il responsabile della Locale, di cui decide autonomamente le modalità operative. Il capo Locale indice le riunioni, decide su affiliazioni e promozioni, dirime i contrasti tra affiliati e, cosa più importante, dirige l’attività criminale all’interno del “territorio” di sua competenza.
 

Capo società
È il “braccio destro” del capo Locale e ne condivide problemi e deci
sioni. A volte lo sostituisce.
 

Fermo

Un affiliato è “fermo” (o “posato”) quando per una grave mancanza, prima che se ne valuti la condotta è posto in “attesa” all’interno dell’organizzazione. Il “fermato” non può partecipare alle attività dell’organizzazione nonché alle riunioni rituali.

 
Licenziare
Sanzione a carico di chi compie atti di notevole gravità. Consiste nell’eliminazione fisica del trasgressore.
 
Locale
È la struttura territoriale piramidale di base (il primo livello) in cui una o più 'ndrine organizzano la loro attività criminale. La Locale può avere competenza su una porzione o sull’intero territorio di uno o di più comuni, o su uno o più quartieri di grandi città. In Lombardia, le Locali sono state formate dall’aggregazione di 'ndrine distaccate sul modello organizzativo delle Locali-madri calabresi, articolate nei diversi piani di “minore” e “maggiore”, sovrapposti l'uno all'altro.
 
Mastro di giornata

È il portavoce del “capo”. Dal Mastro di giornata gli affiliati ricevono disposizioni. Aggiorna il capo sulle “attività” della Locale.
 
Mastro generale
È una carica riferita alla struttura territoriale di secondo livello come appunto la “Lombardia”. Ha lo stesso compito del Mastro di giornata dal quale si differenzia principalmente poiché si rivolge ai responsabili delle locali appartenenti alla struttura di secondo livello.
 
'ndrina
Più persone per la maggior parte legate da vincoli di sangue e di parentela dediti all’attività delinquenziale su un determinato territorio. Come sinonimi di 'ndrina sono spesso utilizzati i termini “cosca” e “famiglia”.
 

'ndrina distaccata

L’organizzazione dell’attività criminale di più accoscati in un territorio diverso da quello sul quale opera la ’ndrina –madre. La 'ndrina distaccata, pur acquisendo un’autonomia nella gestione delle attività delinquenziali, rimane fortemente legata alla 'ndrina di appartenenza.

 

Provincia

Organismo di vertice della 'Ndrangheta (terzo livello), ha la funzione di comando e controllo territoriali, dirime le controversie fra le famiglie e previene nuovi conflitti. La “Provincia” detiene il “comando operativo” sia strategico che economico.
 
Rimpiazzo
È l’atto di iniziazione alla ‘Ndrangheta. Il rimpiazzo prevede uno specifico rituale a volte indicato come “battezzo” o “ taglio della coda”.
 
Tragedia, Macchia d'onore, infamità
Sono le tre gravi mancanze in relazione alla condotta dell’affiliato per le quali nelle forme più gravi è prevista l’espulsione dall’organizzazione nonché l’eliminazione fisica dell’affiliato. Le stesse vengono unitamente trattate insieme in ragione sia della loro particolare affinità di significato sia perché gli indagati, nel riferirsi alla medesima circostanza, fanno congiuntamente ad esse riferimento. Per tragedia si intende l’attività di un 'ndranghetista che, per fini personali, si comporta in modo da far ricadere le proprie colpe sugli altri affiliati o a causa del suo comportamento determinare faide interne o guerre con altri clan. Per macchia d’onore si intende una condotta posta in essere dall’affiliato o da uno dei congiunti, che causa come conseguenza la perdita dell’onorabilità personale dell’affiliato, tanto da essere ritenuto indegno di continuare a far parte dell’organizzazione. Nell’infamità, l’affiliato tradisce e rinnega i principi fondamentali su cui si basa l’organizzazione criminale, viene meno al patto di fratellanza non aiutando ovvero denunciando i propri compagni, e al vincolo di omertà svelando funzionamento e dinamiche dell’organizzazione.
 
Trascuranza
Indica una mancanza di poco conto nella condotta di un affiliato.
 
Valigetta
Detta anche “bacinella” o “baciletta”, rappresenta la cassa comune della Locale, con i proventi delle attività illecite. Una parte di questi introiti sono destinati alle spese legali e al mantenimento dei familiari degli affiliati detenuti.

La sanità è Cosa nostra

14 settembre 2010
Ma per fortuna al Comune di Pavia ora c'è il rimpasto
di Giovanni Giovannetti

Negli ultimi anni ho collezionato una quindicina di querele per diffamazione a mezzo stampa. Denunce volte a intimidirmi, ma infine archiviate, poiché ogni sillaba rispondeva al vero e ogni commento, per quanto pungente, rientrava nel legittimo diritto di critica, ancora più legittimo quando la critica è rivolta a un pubblico amministratore.
Nulla di che gloriarsi (le querele sono scocciature) ma vado particolarmente fiero di quella ricevuta dall'avvocato Pietro Trivi (proprio lui, l'assessore ora indagato) per conto del suo assistito Carlo Chiriaco dopo la cattura il 18 settembre 2008, alla clinica Maugeri di Pavia, del latitante Francesco Pelle detto Ciccio “Pakistan” (un boss di primo piano della 'Ndrangheta). Commentando l'evento, avevo accostato il nome di Pelle a quello dell'allora direttore sanitario dell'Asl Chiriaco, di cui erano noti i rapporti con il clan calabrese dei Valle, condannati a Vigevano per usura nel maggio 1993.
Accusato di omicidio, Pelle è alla macchia dal 30 agosto 2007, dopo la “strage di ferragosto” a Duisburg, nella quale un commando dei Nirta-Strangio ammazza sei persone della cosca avversaria dei Pelle-Vottari-Romeo. È l’epilogo della sanguinaria “faida di San Luca”, cominciata nel 1991 e culminata con l’uccisione di Maria Strangio il 24 dicembre 2006; alimentata dalla sete di vendetta di Ciccio Pelle – ridotto in carrozzella da una scarica di pallettoni il 31 luglio 2006 – e dalla guerra di supremazia nel controllo dello spaccio della coca a Duisburg, in mano ai Pelle-Vottari-Romeo. “Pakistan” è dunque paraplegico: un proiettile gli ha leso la spina dorsale. Era ricoverato da tre mesi alla clinica Maugeri sotto falso nome e con false cartelle cliniche, quelle di Pasqualino Oppedisano di Vibo Valentia, finito sotto un camion.
Ricercato dalla Polizia e dai Carabinieri, inseguito da nemici vecchi e nuovi che lo volevano eliminare, a Pavia Pelle era coperto da una rete di protezione e aveva molti soldi in tasca. Un proiettile lascia tracce differenti dal pneumatico di un autoarticolato, è ovvio, ma nessuno ha fatto domande sulla vera natura delle sue ferite.
Già, come è possibile? Per la Procura antimafia la risposta sembra contenuta in alcune intercettazioni telefoniche tra Chiriaco e il capo della Locale milanese Cosimo Barranca (sotto controllo anche il telefono di due medici della Maugeri), intercettazioni che renderebbero palese il favore di Chiriaco alla cosca di San Luca, con l'intermediazione di Barranca. E non è un episodio isolato; lo si capisce da una conversazione ambientale del 26 giugno 2009 tra Pino Neri e lo stesso Barranca (a pag. 1752 delle Richieste della Procura antimafia al Gip). Barranca, scrivono gli inquirenti, «deve risolvere una serie di problemi sanitari della sorella e si rivolge a Chiriaco». Neri, venuto a saperlo, si mette a sua disposizione: «quando vi serve qualcosa alla Maugeri… vabbè che non ci sono problemi… con Carlo è la stessa cosa»

Cosimo Barranca – sì …sono già a Pavia…ho già fatto gli esami…la scintografia…per le ossa
Pino Neri – la scintografia ossea?..e dove la fa? alla Maugeri o dove?
Barranca – alla Maugeri
Neri – aaa…dove sono io lì…ma vi serve qualcosa?…
Barranca – è tutto fissato…Pino…perché ieri…ho telefonato a Carlo [Chiriaco ] …sono venuto a trovarlo veloce… e me l'ha fatta poverino… stamattina sono già dentro…
[omissis]
Neri – ho capito… alla Maugeri… se vi serve qualcosa …io sono in studio che ho un appuntamento adesso… qui… e mi ha chiamato adesso che c'è …un paio di clienti…poi se riesco
Barranca – no… non c'è bisogno… poi io vengo a trovarvi con calma lunedì o martedì vengo …che ci facciamo vedere e stiamo un pò assieme…
Neri – certo… certo… ma quando vi serve qualcosa alla Maugeri… vabbè che non ci sono problemi…con Carlo è la stessa cosa

Quasi a dire, la sanità pavese è cosa nostra, ma guai a dirlo pubblicamente: la sera del 1° dicembre 2008 in consiglio comunale, l'intervento dell'allora consigliere di minoranza Pietro Trivi (Pdl) tratta l'arresto di Pelle: «Da parte di un giornale locale sono state fatte delle insinuazioni partendo da un fatto di cronaca vero e accertato […] Un giornale locale ha preteso di costruire tutta una rete di protezione a tutela della latitanza di questo “Pakistan”, con notizie assolutamente infondate e non verificate, notizie che hanno notevolmente danneggiato l'attività di un personaggio pubblico pavese». Il «personaggio pubblico pavese» cui l'indagato Trivi allude ha un nome e un cognome: Carlo Antonio Chiriaco, direttore sanitario dell'Asl pavese, da cui dipendono i ricoveri. È lo stesso impronunciabile «personaggio pubblico pavese» che il 1° dicembre 2008, un incazzatissimo Dante Labate (per Chiriaco è come un «fratello») ha difeso in Consiglio comunale: «Associare il suo nome a questo Ciccio Pelle è una cosa vergognosa. Non per niente, il giornale che ha scritto una cosa del genere è stato querelato, e l'avvocato del querelante è Pietro Trivi, che giustamente si è arrabbiato».
Sono storie ormai datate. Oggi tiene banco il rimpasto della Giunta. Evviva l'ora d'aria nuova al Mezzabarba, sì, ma che sia gente del mestiere: Giuseppe Grossi all'urbanistica, Carlo Chiriaco ai Servizi sociali, Rosanna Gariboldi al Bilancio, Pino Neri all'Istruzione, Dante Labate al Commercio, Giovanni De Maria alla cultura, Cosimo Barranca all'Ambiente, Rocco Del Prete all'Economato e Mense scolastiche (così finalmente mangia anche lui). E che siano confermati Luigi Greco ai Lavori Pubblici e Antonio Bobbio Pallavicini alla Mobilità…
Ridateci la Capitelli, ridateci il Portolan, ridateci Artuso!

Rocco Del Prete, quel tale tutto casa Neri e Chiesa

10 settembre 2010
da Pavia, Giovanni Giovannetti

Due mesi fa, nel corso dell'affollato Consiglio comunale dopo la retata del 13 luglio, il nervosissimo Presidente Raffaele Sgotto aveva minacciato la galera per chi, tra il pubblico, avesse manifestato con più vivacità la sua indignazione per le infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione. Al suo fianco, gli assessori Pietro Trivi (l'avvocato dedito alla compra dei voti con l'intermediazione di Chiriaco), Luigi Greco (in affari con Chiriaco) e Antonio Bobbio Pallavicini (nella Locride con il capo della 'Ndrangheta Pino Neri). Tra i consiglieri lo ascoltava Dante Labate, l'amico di famiglia del capo della 'Ndrangheta, in affari con sua moglie nell'immobiliare Vittoria. Forse in aula c'era anche il fantomatico Peppino – chi può negarlo? – a cui l'ex direttore sanitario dell'Asl pavese nell'agosto 2009 aveva confidato la necessità di «costruire un centro di potere» a Pavia.
Per fortuna – come ha affermato il capogruppo Pdl Sandro Bruni – «questo è il miglior Consiglio comunale degli ultimi anni» composto da persone consapevoli «che il lavoro o lo si fa insieme, o altrimenti si perde tutti insieme». Insieme a chi? Al capo della "locale" pavese Francesco Bertucca? A Chiriaco? A Neri?
Non si chieda all'ex vicequestore Ettore Filippi. Nonostante i trascorsi, l'ex vicesindaco nulla pare sappia di Chiriaco e Neri (figurarsi del Bertucca) e nemmeno della contiguità con la 'Ndrangheta di due suoi candidati alle Comunali di Pavia e Vigevano. Chi – se non lui – avrebbe dovuto conoscere i decennali precedenti penali (usura, narcotraffico, ecc.) dei due avanzi di galera? Per Filippi è forse meglio passare per uno che patisce i problemi dell'età matura piuttosto che richiamare su di sè l'attenzione degli ex colleghi della Procura antimafia. Nelle carte del procuratore Bocassini si afferma che l'odontoiatra calabrese Carlo Chiriaco («uno degli uomini più influenti della sanità lombarda») era un affiliato «a completa disposizione» di Neri e del capo della Locale milanese Barranca, la cinghia di trasmissione tra i clan e la politica, «una risorsa insostituibile per la 'Ndrangheta in Lombardia».
Facciamo un passo indietro, al 22 novembre 2007. Dopo una lettera di Elio Veltri (che denunciava le infiltrazioni mafiose in città) il Filippi (allora vicesindaco) manifesta all'ex sindaco il suo sconcerto di fronte alla «facilità con cui “spari” affermazioni che, oltre a turbare l’opinione pubblica, non aiutano ad accrescere il buon nome della città, cui tu continui a dichiarare di tenere». Parola di uno del mestiere: «Non credo di essere vanaglorioso o supponente se ritengo di poter parlare di 'Ndrangheta con una visione più realistica […] Siamo seri! Non è pensabile che articoli di giornale generici e che si riferiscono al massimo a alcuni paesi della Provincia di Pavia, che notoriamente hanno visto insediamenti di famiglie mafiose conseguenti all’invio, più di trent’anni fa!, in un soggiorno obbligato di vari capifamiglia, possano costituire una base seria per fare discutere il nostro Consiglio comunale del nulla, senza alcun dato certo».
13 luglio 2010. Dopo tre anni di indagini segrete, il Gip di Milano Andrea Ghinetti dispone l'arresto per 160 affiliati alla 'Ndrangheta lombardo-calabrese: insieme ad assassini, usurai, trafficanti e faccendieri vengono incarcerati i pavesi Pino Neri (il capo dei capi), Carlo Chiriaco (la cinghia di trasmissione tra Neri e la politica) e Francesco Bertucca, l'imprenditore edile a capo della Locale di Pavia. Nelle richieste della Procura antimafia Filippi viene nominato 57 volte, non esattamente tra gli investigatori: intercettate due conversazioni tra il figlio Luca e Chiriaco, nonché tracce di contatti "elettorali" tra Filippi e Neri. Alle elezioni comunali 2009, nella lista Rinnovare Pavia Ettore Filippi candida Rocco Del Prete (persona «nella piena disponibilità di Pino Neri e il fatto era noto a Neri, Chiriaco e Filippi»). L'anno successivo, a Vigevano, con 129 preferenze Salvatore Ilacqua è il più votato nella lista Rinnovare Vigevano. Suo padre Giuseppe «è colui con il quale Chiriaco afferma di aver perpetrato un'estorsione».
Agosto 2009. Il neo assessore Antonio Bobbio Pallavicini (Rinnovare Pavia) e Rocco Del Prete sono a Marina di Gioiosa Jonica, dove si incontrano con Pino Neri e Antonio Dieni (imprenditore di Sant'Alessio sodale di Neri, ora indagato). Bobbio riferisce che a quel tavolo si è parlato di calcio e difende Del Prete, «che conosco da anni, ingiustamente massacrato in questa inchiesta». Insomma, un bravo ragazzo tutto casa, Neri e chiesa, «massacrato – lamenta Filippi – perché utile alla vostra visione della situazione». Vostra di chi? Della Procura antimafia? Leggiamo: «Il 6 luglio 2009 personale della Dia documenta l'incontro tra Neri Giuseppe Antonio, Coluccio Rocco e Lucà Nicola in un bar adiacente lo studio del primo. In questa circostanza, i tre soggetti sono stati raggiunti anche da Dieni Antonio e da Del Prete Rocco Francesco nonché da altri due soggetti rimasti ignoti. Lo stesso 6 luglio 2009 si incontrano anche Neri, Dieni e Del Prete con Barranca Cosimo».
Nella Richiesta della Dda al Gip, Rocco Del Prete viene citato ben 72 volte, pizzicato in compagnia di criminali quali Neri, Chiriaco, Barranca (il mammasantissima a capo della Locale milanese), Rocco Coluccio (il «dottore» novarese affiliato alla Locale di Pavia, uno degli organizzatori del summit di Paderno Dugnano e membro della “camera di controllo” 'ndranghetista) e Nicola Lucà, il contabile della Locale di Cormano.