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Torino, Primo Maggio 2014
Torino, la festa del Primo Maggio e quanto resta del Pci
di Giovanni Giovannetti
Se nelle cronache sulla manifestazione torinese del Primo maggio, vi trovaste a leggere che un gruppetto di «anarcoinsurrezionalisti» ha preso d’assalto il nutrito spezzone del Pd in corteo, non credetelo, sono tutte balle, poiché il “gruppetto” da cui sono piovuti insulti erano migliaia di persone (no tav, studenti, centri sociali, sinistra critica, cittadini incazzati con Renzi e c.) mentre di là, sotto meste bandiere Pd, solo poche centinaia, depressi e militarizzati ovvero protetti da un doppio servizio d’ordine: quello interno e quello di Stato: poliziotti in tenuta antisommossa a menar le mani per “proteggere” dall’incazzatura collettiva ciò che resta del vecchio Pci, il primo maggio, nella città della Fiat. Il drappello postcomunista ha pensato allora di risalire il corteo, a passo di marcetta, blandamente sbeffeggiato oppure ignorato dai presenti.
Una cosa simile la si era già vista il 25 aprile scorso a Milano, ben rendicontata da Luca Fazzo il giorno dopo sul “Manifesto”: «Senza infierire, questo 25 aprile ci regala un’altra notizia, non proprio fresca. Ma ufficiale: la piazza più importante della sinistra italiana non è più contro il Pd, è addirittura oltre: lo ignora, lo evita lungo il corteo, e un pochino lo fischia con la delicatezza di chi non vuole sparare sulla croce rossa […] Si sapeva già, ma ieri, in punta di piedi, sono davvero usciti dalla sinistra […] con i poliziotti a fare di brutto per proteggere lo spezzone del Pd (l’ex Pci scortato dalla Digos a Milano il 25 aprile)».
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da Pavia, Giovanni Giovannetti
Non senza elemosinar ragione, Pupo Cattaneo ha rammentato al Partito democratico che nella gara a chi sta bene, tra centrodestra e centrosinistra il più sano ci ha la rogna e che semmai un bene comune, condiviso da entrambi, l’è propij l’Ettore Filippi da Lecce: assessore tutto d’un prezzo col centrosinistra; prezzolata “testa di sfondamento” comunale per malfattori mafiosi o faccendieri col centrodestra. Del resto siamo a Pavia, la città dell’oracolare “maledizione” nonché dell’epica medievale battaglia: con la Francia o con la Spagna…
Dunque teniamoci “Pupo” Cattaneo e le complici caciotte condivise con mafiosi apicali amici degli amici; teniamoci i brindisi di ‘Ndrangheta o le generose feste “eleganti” per la vittoria elettorale 2009, guarda caso al “Soleluna” di Calvi e Marazza o – per non far torto a nessuno – intorno alla piscina di “Cascina Scova” dei Maestri. Tutto a sbafo o, meglio anzi peggio, a spese del contribuente poiché la declinazione a pubblico interesse di quella privatissima piscina e del vicino campo da tennis ha consentito ai proprietari illeciti risparmi per centinaia di migliaia di euro in oneri di urbanizzazione: soldi in meno al Comune, enormi vantaggi ai trapananti. E in aggiunta, un bel “pagherò”, ovvero l’«impegno assunto nei confronti del Maestri di ottenere la modifica della destinazione urbanistica dell’area nel nuovo Pgt da “area destinata a servizi” a “area residenziale” per conseguire una definitiva sanatoria dell’intervento» (dall’Ordinanza di custodia cautelare per Ettore Filippi, pp. 4-5), così come adombrato per la contigua lottizzazione abusiva di Punta Est. Del resto, la sanatoria postuma di un illecito è ormai consolidata consuetudine nella città dove i pistola dettano logge, e lo si è ben visto con la convenzione comunale salvagente per l’analoga lottizzazione di Green Campus o col maldestro tentativo di legittimare le illegittime diarie a forfait in Asm.
Teniamoci anche invasivi i faccendieri, aggressivi fautori di un Piano di governo del territorio devastante per il centro storico (mai così dai tempi del “Piano Dodi”), un Piano non per caso o guarda il caso scritto con la generosa penna dei Calvi, dei Marazza, dei Ciocca e dei Maestri. (more…)
Caro Stefano Pallaroni, mi hai tolto le parole dalla penna. Se a destra un Pupo telegenico quanto meno hanno saputo disegnarselo (è quel che passa il convento, ma lì c’è chi almeno sogna il “Telegatto”) a pseudosinistra – la stessa del malgoverno cittadino a cui Pupo ha sottratto l’osso – i pessimi timonieri del locale Partito democratico sognano incubi. Altro che alternativa di governo cittadino! Proprio nel momento in cui a destra la coesione mostra crepe (e più d’una distonia interna fanno intravvedere la possibilità del ballottaggio; arrivati lì potrebbe essere un’altra partita), il Pd non fa che riproporsi uguale a se stesso: gli stessi personaggi del giurassico Ds-Margherita, lo stesso logoro copione ormai perdente (nella città capoluogo, dal 1996 a oggi il Pd ha perso 2.500 voti). E gli altri partiti o partitini d’area non sono da meno.
Dopo decenni di malgoverno, dopo le indagini sulla criminalità urbanistica e mafiosa e Pavia piegata in due, illusoriamente si è creduto possibile chiudere con questo presente-passato ammorbante per ripartire da un progetto comune di città (lavoro, beni comuni, monumenti e centro storico, ridefinizione delle periferie, welfare locale, nuovi entusiasmi e progettualità, ecc.), che il fondo lo si fosse già toccato e che il potenziale azionista di maggioranza dell’alternativa al centrodestra inciuciato con mafiosi e affaristi dovesse promuovere o quanto meno condividere il buonsenso, la consapevolezza, la ragione e il sogno (sì, il sogno!). Insomma, un’idea condivisa di comunità e schieramenti rodati in battaglie vinte come, ad esempio, quella referendaria su acqua bene comune e nucleare. Invece, al solito l’hanno vinta i bottegai e gli interessi di bottega, il piccolo ballo del posizionamento individuale di piccoli politicanti intenti a librare il loro svettante nanismo entro una ancor più piccola sfera autoreferenziale, soldatini lì forse a coltivare – nella migliore delle ipotesi, ed è tutto dire – i presunti interessi di partito anziché svolte o progetti. E la città va a rotoli. E pure la centralità della politica (non da oggi). E il Partito democratico autolesionista perde occasioni ed elettori, e non sa più vincere (Amministrative 1996: 14.772 voti, 36% – 2000: 13.509, 34.11% – 2005: 12.779, 31.71% – 2009: 12.305, 29.84%). E alla sua sinistra le cose vanno anche peggio! Impotenti a cento all’ora contro un muro. Ipotesi nuove le avevano avanzate congiuntamente Piazza e il Ponte, Sel e Insieme per Pavia (autocritica sugli errori commessi; un passo indietro per chi ha avuto responsabilità di mal-governo con Albergati e Capitelli; spazio alla società civile, con il Pd e altri partiti a condividere il cambiamento; ecc.), proposte rimandate al mittente.
Quanto ad Andrea Zatti, caro Stefano, te lo saresti visto il nostro “Chopin” governare con Giuliano Ruffinazzi assessore all’Urbanistica, Matteo Pezza ai Lavori Pubblici, Francesco Brendolise ai Servizi sociali, Angelo Zorzoli all’Ambiente e così via, di delirio in delirio?
In conclusione, una considerazione e una domanda. La considerazione: il giornale presso cui lavori ha dedicato ampio spazio quotidiano a questo pseudoballottaggio, e ora ne riscontriamo il ritorno: solo 845 votanti. Bella autorevolezza… La domanda: ma perché queste tue molto utili riflessioni vanno semiclandestine in rete e non trovano sistematico spazio a stampa in prima pagina, così da entrare davvero nel dibattito politico cittadino? (G. G.)
Primarie Pd, Pavia più piccola di Cava di Stefano Pallaroni *
Temevano primarie flop in via Taramelli a Pavia. È stata una disfatta. Su tutta la linea. La sfida tra Massimo Depaoli e Gigi Furini per designare il candidato sindaco del Pd alle elezioni della prossima primavera non se l’è filata nessuno. (more…)
Vent’anni a far danno con Albergati e Capitelli, ed ora di nuovo. Dismessi calce e mastello, ripulito l’abito dalla calcina con cui hanno sommerso la città, i nostri granitici birbantelli sono ancora qui a giocarsela tra Scapoli e Ammogliati emuli del ragionier Fantozzi e del geometra Filini. Terzo da sinistra è Giuliano Ruffinazzi, leggendario assessore ai Lavori pubblici con Albergati e autorevole Presidente del Consiglio comunale ai tempi di Capitelli. Alla sua sinistra ecco Matteo Pezza, che della Capitelli è stato invisibile assessore al posto del Ruffinazzi. Tra gli accosciati, proprio in mezzo si vede Francesco Brendolise, l’ex assessore ai Servizi sociali invece visibile, poiché fautore della meritoria cacciata dei Rom dalla Snia e di altre benemerite inenarrabili sinistre porcate. Infine, seduto a destra nella foto, eccolo: è Angelo “Goldfinger” Zorzoli, assessore all’Ecologia con Albergati (quasi un ossimoro), l’agente “Z” tornato in squadra dopo la fortunata missione oltrecortina a raffreddare “La piazza e il ponte” incombente. Ma non dite che in quella piazza Zorzoli si era imbucato per fare ponte, provando così a traghettarla qui dove lui ha stabile dimora (o alla peggio, par traj tütt’ in canàl come il pifferaio con i topini). Non ditelo.
(G. G.)
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Ps. Quello a sinistra in piedi con i mutandoni rossi non è Joker vestito da Epifanio, bensì Massimo Depaoli, il futuro candidato sindaco di questa allegra brigata. Bella squadra.
“La Provincia Pavese”, così attenta ai languorini di casa Pd (pagine e pagine su ogni peto laqualunque), non reca la notizia politica del giorno: Insieme per Pavia, Sel, Rifonda e Comunisti italiani concorreranno insieme alle imminenti elezioni amministrative; il candidato o la candidata sindaco (si annuncia una vera sorpresa!) sarà reso noto a breve. Al Pd pavese era stato chiesto quanto meno di non riproporre i sindaci e gli assessori responsabili del malgoverno Albergati/Capitelli (che restassero a fare danno nel partito, lontani dalla pubblica amministrazione), così da rendere credibile il cambio di rotta in radicale discontinuità col passato, unico modo per accreditarsi vincenti a maggio. Un messaggio non diverso da quello proveniente da una parte dello stesso partito: inutilmente. Il tempo ci dirà se il messaggio politico dentro questa bottiglia saprà essere colto o se, al solito, prevarranno arroganza e indeterminazione. Va comunque dato atto al segretario cittadino Pd Angela Gregorini di averci timidamente provato. Tentativo fallimentare, come già quello analogo del suo predecessore Antonio Maria Ricci. Quindi, ognuno per la sua strada. In futuro si vedrà.
«Non va in giro per Pavia per dare risposte ai cittadini. Va per fare domande. Dopo cinque anni di governo non sa ancora quali sono i problemi della sua città». Pierangela Fiorani parla del sindaco Cattaneo e ha proprio ragione. Ma sono fragilità che una pseudosinistra dal discutibile passato e incapace di guidare il cambiamento, proprio perché ricattabile si guarda bene dall’evidenziare: né questo né tanto meno altro. E allora ben vengano “Pupo” Cattaneo e le complici caciotte condivise con mafiosi apicali amici degli amici; ben vengano i brindisi di ‘Ndrangheta o le feste “eleganti” subito dopo la vittoria elettorale, guarda caso al “Soleluna” di Calvi e Marazza o – per non far torto a nessuno – a “Cascina Scova” dei Maestri; ben vengano invasivi i faccendieri aggressivi e trapananti, fautori di un Piano di governo del territorio devastante per il centro storico (mai così dai tempi del “Piano Dodi”), un Piano non per caso o guarda il caso scritto con la generosa penna dei Calvi, dei Marazza, dei Ciocca e dei Maestri; ben vengano le famiglie sgomberate per manifesta povertà; ben vengano le aziende di virtuale controllo pubblico in dote a clan famigliari; ben venga un bilancio comunale con 9 milioni di attivo, quando il Patto di stabilità ne rivendicava “solo” 6 (e 3 milioni, ormai inutilizzabili, sono andati alle ortiche ad onta del welfare locale, che avrebbe potuto beneficiarne), mentre aumentano le tasse e i costi dei servizi. Ma a destra un Pupo telegenico quanto meno hanno saputo disegnarselo (è quel che passa il convento, ma lì c’è chi almeno sogna il “Telegatto”), mentre a pseudosinistra – quella di taluni attempati neorenziani doc, sempre i soliti, i “post” (senatori… sindaci… assessori…) del malgoverno cittadino a cui Pupo ha sottratto il testimone, i pessimi timonieri del locale Partito democratico ben prima di Renzi – sognano incubi. E Pavia? (G. G.)
Cattaneo tra videocrazia e dura realtà di Pierangela Fiorani*
One man show. Un uomo solo sulla scena. Se Pavia dovesse andare a votare in questo weekend non avrei molti dubbi a fare un pronostico sul vincitore: sarebbe Alessandro Cattaneo. Il sindaco in carica (al momento senza un avversario vero) ha molte frecce al suo arco in questo frangente. È il sindaco più amato d’Italia, secondo un sondaggio accreditato.
Lancia auto candidature nel suo partito e a Roma («Sono io l’anti Renzi») e provocazioni («eliminiamo il posto fisso») che lo portano ancora una volta alla ribalta ben al di là delle sponde del Ticino. Finalmente, mi dico, il nome di Pavia sulle tv e sui giornali a grande tiratura con un ragazzo dal viso aperto, cresciuto qui, studente della nostra università, un giovane che guarda dritto nella telecamera con occhi limpidi e sorridenti (e pazienza per la parlata un po’ troppo lumbard). Meno male, mi ripeto, che , per una volta, la nostra città non subisce la vergogna di essere additata come la capitale del gioco d’azzardo (conservo anche la recente pagina del New York Times), un record che nasconde una tragedia che ruba sostanze e anima a uomini, donne, intere famiglie. (more…)
da Pavia, Giovanni Giovannetti
Localmente, da anni il Partito democratico ha smesso di assolvere la funzione di azionista di maggioranza e polo d’attrazione dell’alternativa politica di centrosinistra al governo cittadino: pesa la biforcuta malcelata confusione tra sfera privata (e tale è anche un partito politico: una associazione privata) e quella pubblica, tra interesse collettivo e interessi di partito (o peggio: dallo sgombero dell’ex Snia all’urbanistica “creativa”, dal Festival dei Saperi alla bonifica delle aree dismesse… gli esempi ahinoi abbondano) tanto da renderlo inaffidabile e speculare alle inclinazioni affaristiche coltivate a centrodestra (come è emerso, i due presunti fronti “opposti” hanno identici interlocutori in affari; a volte anche i referenti politici degli affaristi sono gli stessi: basterà il luminoso esempio di Ettore Filippi, l’ex “Margherita” vicesindaco col centrosinistra – lui, «capace di aprire tutte le porte» – poi migrato armi figli e bagagli a centrodestra).
Se fino a ieri lo strabismo pareva evidente solo a pochi osservatori, nel tempo la colonizzazione affaristica della zona pubblica e la conseguente inerzia politica, oltre a far danno, hanno contribuito a ingenerare cospicua la perdita dei consensi elettorali: a conti fatti, il Pd pavese si misura oggi con numeri assai vicini a quelli che, in un recente passato, già detenevano i Ds prima della fusione a freddo con la Margherita (e se percentualmente le cose migliorano, sia pur di poco, è solo grazie ai numerosi “disaffezionati” che hanno smesso di votare). Insomma, ormai anche i numeri dicono che il Partito democratico, da solo, non può andare da nessuna parte. (more…)
Una lettera di Walter Veltri al consigliere comunale Guido Giuliani
In una recente discussione su Facebook (gruppo Politica a Pavia) avevo rimarcato l’incompetenza dei consiglieri comunali Pd all’opposizione. Ad acclarato esempio, «basti quel’okkei corale alla milionaria lottizzazione abusiva Greenway (correttamente Davide Ottini lo ha ammesso: “ho votato per disciplina di gruppo – sic! – senza capire cosa stessi facendo”) e l’ahinoi quel recente altrettanto curioso “In Asm è tutto a posto”, sempre per voce dell’amico Ottini». Toccato nel vivo, Guido Giuliani non se la prende con se stesso ma tangenzialmente col consigliere comunale di Insieme per Pavia Walter Veltri. Di seguito la replica di Veltri al collega Giuliani, in forma di “lettera aperta”. (G. G.)
Caro Guido, ieri mi sono imbattuto nel tuo commento, in cui testualmente affermi «Oltretutto, il buon WV sembra molto preoccupato che in città non si parli male del Grande Fratello e dalla sua ormai trentenne amministrazione. Come se fosse preoccupato che non tutto era oro ciò che luccicava».
Come vedi comunque ti rispondo. Ti assicuro che non sono affatto preoccupato che si parli male dell’amministrazione di mio fratello sia perché sono abbastanza laico per non considerare le critiche lesa maestà ma sopratutto perché in difesa del suo operato parlano i fatti che nel corso degli anni i vari partiti che si sono succeduti (Pci-Pds-Ds-Pd) hanno cercato di nascondere come se si vergognassero pur essendo stati co-protagonisti di quella stagione. (more…)
Il Partito democratico e la civica “Idea & lista” di Certosa
di Alessandro Galbiati *
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A Borgarello in occasione del rinnovo del tesseramento Associazione Parco Visconteo, per la quarta volta nel volgere di breve il monumento de La Certosa di Pavia è stato al centro di un affollato incontro di cittadini di Certosa, Borgarello, Pavia e altri comuni: cittadini pensanti che hanno a cuore le sorti del monumento. Una “Perla” architettonica lombarda del Quattro-Cinquecento, racchiusa da antiche mura che circondano 30 ettari di terreno agricolo e 15.000 mq di antichi fabbricati, chiostri, edifici di culto; amata e conosciuta all’estero quasi più che in Italia ma drammaticamente trascurata e in condizioni di crescente degrado.
Per quanto luogo di culto, non è proprietà vaticana o della curia, ma dello Stato Italiano che – dopo averla gestita dignitosamente fino agli anni Sessanta – la concesse in gestione a una comunità di frati Cistercensi, oggi rimasti soltanto in sette. Nulla contro il diritto di culto monastico, ma appare evidente che la “regola” e il numero mal si conciliano con le esigenze di tutela di un complesso monumentale di simili proporzioni e con le necessità di gestione di flussi turistici che contano ‘spannometricamente’ dai 300 ai 700mila visitatori l’anno. Un transito imponente sino ad ora privo di regolamentazione e totalmente senza ritorno per il proprietario (lo Stato) o per il monumento. Da qui la proposta, in occasione dello scadere della concessione ai frati, della costituzione di un “polo museale” autonomo che potrà gestire convenientemente i flussi turistici (si ipotizzano ricavi da visitatori dai 3 ai 5 milioni di euro), finanziando restauri, gestione, manutenzioni, dando utile destinazione ai fabbricati, promuovendo occupazione diretta, indotto, servizi connessi sul territorio. Senza necessariamente escludere la funzione di culto. (more…)
Lettera aperta al partito che non c’è
da Pavia, Giovanni Giovannetti
Caro Partito democratico pavese, con quali facce, alle Comunali 2014, vi imbelletterete di fronte all’elettorato? Candidando bronzei ex assessori e tirapiedi di Albergati e Capitelli? E dire che, per cominciare, sarebbe bastato immaginare incandidabili gli assessori e i collezionisti di cariche e incarichi – gli stessi che localmente ci hanno portati lì dove siamo – dando adeguato spazio a idee e sguardi nuovi, in modo da rendere tangibile ovvero credibile la distonia con l’orripilante deriva economico-affaristico-urbanistica che tuttora paghiamo, imponendoci altre scelte.
Se non altro, se non a fronte del gravoso lascito pavese, qualcuno tra voi avrebbe potuto almeno provare a sostanziare l’autocritica appellandosi a Statuto e Codice etico del partito: «Ineleggibilità in caso di cumulo di diversi mandati elettivi» (Statuto del Partito democratico, art. 19 comma 2d); «Gli iscritti al Partito Democratico non possono far parte contemporaneamente di più di un’assemblea elettiva e di un organo esecutivo, tranne i casi in cui questo sia strettamente richiesto da una delle cariche istituzionali ricoperte» (art. 21 comma 6) o «assumere o ricoprire contemporaneamente più cariche istituzionali elettive (art. 3 comma 2b del Codice etico). Per tacere l’articolo 2 comma 5, sempre dal Codice etico: «Le donne e gli uomini del Partito Democratico ispirano il proprio stile politico all’onestà e alla sobrietà […] Non abusano della loro autorità o carica istituzionale per trarne privilegi; rifiutano una gestione oligarchica o clientelare del potere, logiche di scambio o pressioni indebite»: calza perfettamente al compagno Alberto Pio Artuso, ora a giudizio per la lottizzazione abusiva Greenway nel Parco della Vernavola (così avete difeso ambiente e bene comune). Ma non ditelo ai suoi compagni di merende Albergati, Bosone, Brendolise, Maggi, Pezza, Ruffinazzi, ecc.
Non ditelo, poiché il problema non sono le mafie e tanto meno l’affarismo: a Pavia il problema sono Grillo e Cinquestelle…
da Pavia, Giovanni Giovannetti
Solo posti in piedi al primo incontro tematico del movimento civico La piazza e il ponte: tante persone e una nota stonata in quel riferimento di Daniela Bonanni all’antipolitica – lei/loro e partiti a parte – nella città in cui la componente antipolitica affaristico-mafiosa incistata in Pds/Pd, Lega e Pdl malgoverna da vent’anni, come hanno reso evidente le recenti indagini della locale procura. Ma intendeva essere una sua personale chiosa – legittima – alle chiare parole di Mimmo Damiani: no ai partiti («non si può immaginare il cambiamento che abbiamo in mente con le stesse persone che hanno governato la nostra città negli ultimi 15 anni – dice Damiani al quotidiano locale – Per questo chiediamo ai partiti di stare fermi un giro, di tornare a lavorare»); sì a una coalizione civica e solo civica di vera svolta mutuando il modello-Borgarello.
Forse nella Piazza e il ponte qualcuno rimane convinto che il Pd attuale sia di “sinistra” e il Pdl di “destra”, che il nemico comune attuale non sia la criminalità politico-istituzionale nelle sue numerose declinazioni e nei suoi colori destri e sinistri (quella sì antipolitica), dedita ad affari o sorpresa nel privatizzare pubblico denaro. Credo sia allora più facile convincere me che i bambini li porti la cicogna che loro sul Pd, questo Pd…
Ma per molti altri no, lo scenario è ben chiaro e chiara l’incapacità attuale dei partiti maggiori a rigenerare se stessi, e a mantenere separate la funzione dei partiti da quella di chi amministra o dovrebbe amministrare i beni comuni (altrimenti perché costruire una lista civica nuova? Si potevano candidare nel Pd o provare a colonizzarlo per tempo dall’interno senza perderne altrove, di tempo) e un tale sguardo, consapevole e disincantato, credo sia un punto di forza da sommare all’ampia e più generale sintonia di intenti. Quanto a Insieme per Pavia a cui mi legano le sodali battaglie, i punti dirimenti sono cinque ed è ora di indicarli esplicitamente: 1° dimensione rigidamente civica di una lista comune, chiusa ai partiti, aperta alle persone – 2° Nessun apparentamento ad un eventuale ballottaggio – 3° Primarie di coalizione per la scelta del candidato sindaco – 4° Scelta condivisa dei candidati assessori, persone di provata competenza, indicati prima e non dopo le primarie di coalizione – 5° Dal giorno successivo le primarie i candidati “sconfitti” lavorano di comune accordo e pancia a terra con e per il candidato sindaco. Ci sarebbero altri appunti, più o meno dirimenti (un comitato di garanti – cittadini autorevoli di destra e di sinistra – che, dall’esterno, “ci mettono la faccia”… patto di condivisione del programma comune per i cinque anni… la suddivisione dei candidati e altri in gruppi di lavoro tematici, a dare profondità “dal basso” ai consiglieri e – si spera – sindaco e assessori…, ecc) ma per ora su questo non aggiungo altro.