Archive for the ‘polonia’ Category

Il tamburo di lotta

6 agosto 2010

A trent’anni dagli scioperi del Baltico – terza parte
di Giovanni Giovannetti

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Il vento del nord non porta più aria di libertà, come ai tempi del comunismo, ma di crisi. Nella città dei cantieri non si fabbricano più navi e la disoccupazione supera il 18 per cento (il 21 nella regione della Pomerania). In alcuni distretti, come Braniewo, Nowy Dwór Gdański o Lębork, è senza lavoro e senza sussidi più del 30 per cento della popolazione. In una lettera drammatica, pubblicata dalla stampa locale, il capodistretto di Lębork Witold Piórkowski ha chiesto aiuto al primo ministro: «Da soli non ce la faremo», scrive. Davanti all’Ufficio del lavoro di Nowy Dwór le lunghe file dei disoccupati evocano cupamente quelle di un tempo davanti alle macellerie.

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Il tamburo di lotta

5 agosto 2010

A trent’anni dagli scioperi del Baltico – seconda parte
di Giovanni Giovannetti

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Le aziende che fanno parte del Comitato interaziendale di sciopero (Mks) di Danzica sono ora 156, i membri del Comitato direttivo sono diventati 18. Il numero delle imprese aderenti a questo Comitato sale a 253 il 19 agosto; alla fine saranno più di 600. Alla televisione Edward Gierek, il segretario del Poup, annuncia concessioni salariali ma respinge le rivendicazioni definite politiche: evocando lo spettro dell’invasione sovietica invita alla vigilanza contro gli «elementi antisocialisti».

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Il tamburo di lotta

3 agosto 2010

A trent’anni dagli scioperi del Baltico – prima parte
di Giovanni Giovannetti

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Alcuni probabili retroscena sugli scioperi del Baltico che nell’agosto 1980 hanno cambiato il volto dell’est europeo. Una pacifica rivoluzione operaia in un Paese socialista iniziata in sordina e che via via sfuggirà di mano un po’ a tutti: a Wałęsa che spingeva per un accordo sindacale, al partito che aveva sottovalutato la protesta sociale, all’Unione Sovietica, il cui declino passa per Danzica: negli anni a seguire con effetto a catena a ovest dei cantieri Lenin cadrà un muro, a est cadrà un impero.

Danzica, 14 agosto 1980, giovedì. È un giorno assolato, le ferie di luglio sono un ricordo, le scuole stanno per riaprire. Gli ultimi irriducibili turisti tedeschi oziano ancora sulle spiagge di Gdynia e Sopot, a nord di Danzica, favoriti dal mercato nero della valuta e da alberghi e ristoranti a buon mercato per chi arriva dall’occidente. L’improvviso blocco delle comunicazioni telefoniche tra le città del Baltico e il resto del Paese infastidisce qualche giovane, ma è tollerabile. Del resto, molti degli abituali villeggianti estivi sono nati proprio qui, quando Gdańsk era la germanica Danzig e, dal 1919, “città libera” sotto il controllo della Società delle Nazioni.
Strano mondo. Qui i migliori ristoranti hanno ampie vetrate e buona cucina: si paga in marchi, dollari, franchi, lire. Da quelle vetrate, le lunghe file davanti ai negozi di generi alimentari con poca merce sembrano cose di un mondo lontano. Ma è il mondo della gente comune ormai abituata alla carne razionata, allo zucchero acquistato con la tessera, all’aumento dei prezzi, all’inflazione e al degrado morale di una classe dirigente che vive anch’essa in un mondo a parte. L’altro mondo preme su quei vetri e a giorni trasformerà una rivendicazione sindacale in una pacifica rivoluzione nazionale politica e sociale.

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