di Antonio Moresco
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Mi ci vorrà un po’ di tempo e di distanza prima di riuscire a fare un resoconto delle quindici tappe della Stella d’Italia che ho finora percorso e di quelle che ancora percorrerò. Credo che riuscirò a farlo in agosto, quando sarò di nuovo solo, nella città vuota.
Allora racconterò quello che è successo e che ho visto durante l’inizio del cammino in Sicilia e in Calabria, le tappe dell’Aspromonte, le persone incontrate, che hanno camminato con noi o che ci hanno accolto e fatto partecipi delle loro vite e del loro combattimento. E anche qualcosa della tappa di partenza da Venezia, dell’incontro con Tiziana Agostini, assessora alla cultura di quella città, che ci ha consegnato il vessillo con il leone di San Marco e che ha definito questa nostra impresa «un gesto gratuito che ha a che fare con la poesia e con il sogno». Cercherò di raccontare la partenza da Genova, l’incontro con molti camminatori dell’anno scorso arrivati all’appuntamento come per una misteriosa migrazione di uccelli, la notte passata insieme sulle brandine e sul nudo pavimento della struttura che ci ha accolto, le prime due tappe di quel braccio, la tappa di Bologna, molte altre cose che sono successe. E parlerò delle tante persone che stanno rendendo possibile questa Stella, partecipando al cammino, organizzandolo e guidandolo, dell’enorme lavoro volontario e fatica e dispendio di tempo e anche di denaro che vi hanno profuso. Vorrei che tutti si rendessero conto, prima che di ogni altra cosa, dell’aspetto quasi miracoloso di quanto sta succedendo.
Lo so che non tutti i camminatori hanno la stessa idea di quello che stanno facendo, che alcuni sono più interni a una visione politico-sociale, altri ecologico-ambientale, altri di tipo culturale ed esistenziale e anche, in senso lato, religiosa. Ma mi sembra che quello che ci ha detto subito, di primo acchito, l’assessora di Venezia colga un aspetto profondo e originale di questo cammino, al quale io sono particolarmente vicino e che mi sembra contenga anche tutti gli altri. A qualcuno forse sembrerà che, se non c’è una finalità immediatamente comprensibile e spendibile e comunicabile a livello politico, culturale e sociale, quello che stiamo facendo non abbia senso. Ma va bene così, è giusto e anche bello che ognuno porti la sua impronta e la sua tensione arricchendo di diverse sensibilità questo lungo cammino, che non deve essere schiacciato su una sola finalità e un’unica dimensione, cosa che non lo farebbe respirare e lo renderebbe funzionale e strumentale a una sola piccola cosa, non un vero cammino, non qualcosa che si espande dall’interno all’esterno, un vero viaggio e una vera avventura irradiante. (more…)