Chiriaco e Trivi assolti dall'accusa di corruzione elettorale «perché il fatto non sussiste». E ora le Motivazioni: secondo i giudici, «è difficile spiegarsi perché sia stata portata a giudizio un'accusa che, per metà, più che infondata è inesistente». Dunque, manzonianamente il processo ai presunti corruttori non era da fare. Di seguito un più che ampio estratto.
Partiamo dall'accusa del pm a Chiriaco e Trivi, i quali «in concorso tra loro e con Galeppi Cosimo, per ottenere il voto elettorale del predetto e di altri soggetti non identificati, corrispondeva a Galeppi (che prometteva circa 100 voti) la somma di euro 2.000 in occasione delle elezioni amministrative di Pavia del 6 e 7 giugno 2009. Con l'aggravante di aver commesso il fatto al fine di favorire» la 'Ndrangheta.
I giudici precisano che «nessun collegamento con associazioni mafiose è ipotizzato per Trivi» né tanto meno per Galeppi. «Il pm ha inteso dimostrare l'accusa con prove orali e documentali, tra le quali va citato il verbale di perquisizione e sequestro a carico di Trivi. Sono stati acquisiti gli atti relativi alle intercettazioni ambientali disposte durante le indagini preliminari, intercettazioni sicuramente utilizzabili perché avvenute all'interno del medesimo processo, costituendo la separazione delle posizioni una vicenda processuale che incide sulla originaria legittimità e piena utilizzabilità di tali mezzi di ricerca della prova.
Dal canto loro le difese hanno prodotto documentazione e presentato tempestivamente lista testi. Tra la documentazione prodotta dalla difesa Trivi v'è la certificazione del Comune di San Martino Siccomario circa l'iscrizione di Galeppi nelle liste elettorali di quel Comune ed una serie di sentenze dalle quali risulta che Pietro Trivi, avvocato, era stato in più occasioni difensore di Chiriaco e ciò per illustrare la natura dei rapporti tra i due (rapporto professionale che dà ragione di due colloqui tra di loro due aventi ad oggetto fatti e personaggi legati alla 'Ndrangheta).
Le prove orali sono consistite nell'esame, ex art. 210 c.p.p., di Galeppi Cosimo e nella testimonianza degli ufficiali di polizia giudiziaria operanti Bogliani (del tutto irrilevante per il reato in contestazione) e Farris, nonché dei testi Cattaneo e Alcoraci, indicati dalle difese.
Gli imputati non hanno acconsentito all'esame, sicché il pm ha prodotto il verbale dell'interrogatorio da ciascuno reso durante le indagini preliminari.
Prove rilevanti per la decisione sono l'esame di Galeppi e alcune conversazioni intercettate, di cui il Tribunale ha deciso la trascrizione mediante perito, su indicazione delle parti, oltre ad una conversazione del 12 maggio 2009 tra Galeppi e Chiriaco ascoltata direttamente in aula.
Il Tribunale ha provveduto all'ascolto diretto anche di due delle conversazioni trascritte per rendersi conto del tenore di alcune discrepanze tra quanto sentito e trascritto dal perito appositamente nominato e quanto diversamente sostenuto dalla difesa di Trivi, in base al lavoro di un proprio consulente. L'ascolto ha permesso di constatare qualche differenza di non poco conto tra quanto riportato dal perito del Tribunale e quanto sostenuto dalla difesa Trivi, sulla base della consulenza di parte (consultata dal tribunale durante l'ascolto delle progressive nn. 3021-3035 entrambe del 20 maggio 2009).
[…] Le conversazioni nn. 3021 e 3035 riguardano il periodo di campagna elettorale. La numero 3566 è una conversazione tra Chiriaco e Dante Labate, a sua volta eletto consigliere comunale, intercettata il 13 giugno 2009, ad elezioni già avvenute.
[…] Va detto che l'ascolto, così come verificato durante l'esame di Galeppi, non è stato agevole. Le conversazioni sono state intercettate a bordo dell'autovettura di Chiriaco, la cui voce si percepisce solitamente meglio di quella dell'interlocutore, non sempre ben intellegibile.
Il teste Farris, ufficiale di p.g. Che aveva seguito le indagini su questo episodio non ha offerto elementi nuovi o diversi da quelle risultanti dalle intercettazioni. Semmai la sua deposizione va a favore degli imputati, nel momento in cui egli ha ammesso la mancata individuazione di qualsivoglia elettore eventualmente corrotto o avvicinato a tale scopo da Galeppi.
Dopo la testimonianza Farris le difese degli imputati hanno sollecitato una pronuncia di proscioglimento ex articolo 129 c.p.p., ma il Tribunale ha ritenuto necessario esaminare due altri testi tra quelli indicati dalle difese e le ha invitate a citare i testi Cattaneo Alessandro, divenuto sindaco di Pavia all'esito delle elezioni del giugno 2009, e Alcoraci Giovanni, sindacalista a sua volta, sullo specifico episodio del “pranzo elettorale” organizzato da Galeppi per caldeggiare la candidatura di Trivi.
Entrambi i testi hanno confermato l'episodio del pranzo organizzato da Galeppi con 30/40 simpatizzanti Uil, per sostenere la candidatura di Trivi. Entrambi vi erano stati invitati da Galeppi.
Terminata l'assunzione delle prove, il Tribunale ha dichiarato chiusa l'istruzione dibattimentale e dichiarato utilizzabili gli atti acquisiti, con tutto ciò passando alla fase della discussione.
Il pm ha sollecitato una integrazione probatoria mediante il deposito di documenti, allegati a memoria esplicativa. Il Tribunale ha trattenuto la memoria, senza ammettere la produzione documentale a quel punto, perché dopo l'invito a iniziare la discussione l'unica possibilità di assumere nuove prove è quella concessa dall'art. 523 c.p.p., con riferimento all'art. 507 c.p.p., eventualità che il Tribunale ha comunque escluso, non ritenendo necessarie altre prove per decidere nel merito (la maggio parte delle osservazioni del pm riguardavano l'aggravante).
[…] Dal punto di vista oggettivo la corruzione elettorale è un reato a concorso necessario (corrotto e corruttore), che può riguardare anche l'eventuale intermediario.
È sostanzialmente il tipo di imputazione qui formulata, in cui Chiriaco e Trivi sono considerati come corruttori, mentre Cosimo Galeppi sarebbe alternativamente il corrotto e l'intermediario della corruzione di altri.
[…] Corrotto può essere solamente un elettore chiamato ad esprimere il voto proprio in quella competizione elettorale. Nel caso che ci interessa, soggetto destinatario della promessa o della dazione di denaro od utilità, e dunque potenziale corrotto, poteva essere solo una persona iscritta nelle liste elettorali del Comune di Pavia.
Nella discussione pm e difesa hanno a lungo dibattuto sulla necessità o meno della precisa identificazione o individuazione dei corrotti, sostenendo il pm la non necessità di tale accertamento.
Questo giudizio riguarda una corruzione ipotizzata rispetto ad elezioni comunali, perciò gli unici elettori eventualmente da corrompere erano quelli iscritti nelle liste elettorali del Comune di Pavia. L'accertamento del reato non può prescindere dalla verifica che fossero stati avvicinati elettori del Comune di Pavia e perciò non può prescindere da una loro compiuta identificazione, salvo correre il rischio di ipotizzare l'impossibile corruzione di chi, come Galeppi, non era iscritto nelle liste elettorali del Comune di Pavia, e dunque non poteva essere destinatario della norma incriminatrice.
[…] Ne consegue che organizzare incontri conviviali a scopo di propaganda elettorale è sicuramente lecito sia in caso di elezioni politiche che di elezioni amministrative, dato che in quest'ultimo caso non esiste una norma incriminatrice.
[…] Galeppi ha raccontato di essere stato per anni infermiere, impegnato nel sindacato, all'Ospedale San Matteo di Pavia, e di avere conosciuto e intrattenuto rapporti con Chiriaco per ragioni istituzionali. Entrambi erano simpatizzanti dell'area politica di riferimento dell'avv. Pietro Trivi, quest'ultimo appoggiato da Galeppi anche nelle precedenti elezioni amministrative.
Nel 2009 lo stesso Galeppi aveva concordato con Chiriaco e Trivi di impegnarsi nella campagna elettorale a favore di quest'ultimo. Trivi e Chiriaco erano assieme quando erano stati consegnati euro 2.000 che “servivano a sostenere le spese per andare in giro a fare propaganda per la campagna elettorale… li ho spesi andando in giro a distribuire volantini e santini. Dunque delle volte andavo in pizzeria… delle volte ho fatto un po' di benzina. Quello che ho avanzato me li sono tenuti io in tasca, non so quanto ho avanzato, non mi chieda questo”.
Galeppi ha anche riferito che i 2.000 euro gli erano stati consegnati senza un previo accordo economico: “L'unica cosa che c'eravamo messi d'accordo, si parlava, visto che si parla di accordo, era quello di avere le spese per sostenere la campagna elettorale, ma io non ho chiesto nessuna cifra” (così all'udienza del 4 aprile 2011).
A domanda del pm egli ha precisato di credere che Trivi e Chiriaco ignorassero che egli aveva “fatto la cresta” sui soldi avuti.
Per quella tornata elettorale era stata chiesta a Galeppi la disponibilità ad impegnarsi per altro candidato, ma egli aveva declinato quell'altro invito. Tra le attività svolte in campagna elettorale c'era stata anche l'organizzazione di un pranzo elettorale con simpatizzanti del centro destra, invitati tra quelli operanti all'Ospedale San Matteo. In quell'occasione Trivi aveva illustrato il proprio programma, dopo di che erano stati distribuiti i cosiddetti “santini”.
[…] È stata fatta sentire al teste la registrazione di una conversazione intercettata tra lui e Chiriaco, durante la quale egli aveva sollecitato un “contentino”. Incalzato dal difensore di Trivi, Galeppi ha ammesso che oggetto ne era il rimborso spese.
La dichiarazione trova pieno riscontro nella conversazione n. 2845 del 12 maggio 2009 tra Galeppi e Chiriaco, ascoltata in udienza e trascritta da pag. 39 del verbale stenoscopico (4 aprile 2011) [e dunque fino ad ora mai presa in esame (n.d.r.)]. Fu in questa occasione che i due concordarono come organizzare la campagna elettorale di Trivi: “Chiriaco: Sì Pietro è lì. Poi bisogna fare… io gli ho detto che è da organizzare una cena – Galeppi: Un paio almeno – Chiriaco: Sì? – Galeppi: Un paio? – Chiriaco: Non c'è problema. – Galeppi: E il contentino c'è o no? – Chiriaco: Sì c'è tutto – Galeppi: Ci pensi tu? Io non dico niente? – Chiriaco: Ci penso io, ci penso io – Galeppi: Bona Basta. Poi quando mi porta i santini… – Chiriaco: Vai da quello… Lodigiani… cosa c'è? – Galeppi: Il materiale quando ce l'ha pronto? – Chiriaco: Ce l'ha pronto, ce l'ho pure io.” Il testo della conversazione intercettata è chiarissimo e non si presta ad equivoci. Ciò che viene chiesto a Galeppi è un tipico impegno da campagna elettorale: distribuire materiale propagandistico, far conoscere la candidatura di Trivi, con attività da remunerare, cosa del tutto lecita.
La seconda conversazione rilevante, questa trascritta, è la 3021 del 25 maggio 2009 fra Trivi e Chiriaco. Qui si trova la prima divergenza tra perito e difesa.
Si riporta per esteso dapprima la parte su cui non v'è contestazione, che si collega e si spiega alla luce della precedente tra Chiriaco e Galeppi: “ Trivi: E come cazzo…? Una busta? No, no. – Chiriaco: Non hai capito, non si può… fanno così. – Trivi: Come si fa? – Chiriaco: Ora passiamo, passiamo dalla banca. – Trivi: dalla? – Chiriaco: Dalla banca. – Trivi: Ma non è… (inc.) – Chiriaco: Devono sembrare di più, nel senso così… – Trivi: Non sono mica scemi, li contano e sono quelli lì eh (ride). – Chiriaco: Passo dalla banca e me li faccio cambiare in pezzi da 50, me li metti in una busta, chiudo la busta e… (inc.). – Trivi: eh? – Chiriaco: Non gli dico mica quanti… “dai comincia a prendere questi e poi vediamo”.
Da questa conversazione non emerge che i 2.000 euro siano stati dati a Galeppi per qualcosa di diverso dalla campagna elettorale.
Si capisce che Trivi aveva già preparato una busta con delle banconote. Chiriaco aveva contestato che la busta era troppo “sottile”: doveva trattarsi evidentemente di tagli superiori a euro 50, se c'era la necessità di andarli a cambiare con tagli da 50 per farli sembrare di più e la cosa stupisce Trivi, che considera la scelta di Chiriaco un mezzuccio.
Contrariamente a quanto ritenuto dal pm questo spezzone di conversazione fa escludere che la destinazione della somma fosse per la compravendita di voti, tanto più che, proprio nella prospettazione dell'accusa un voto sarebbe dovuto costare 10 o 20 euro (con riferimento alle conversazioni 3035 e 3566). Se quella fosse stata la destinazione della somma tanto valeva utilizzare subito banconote del taglio giusto.
Ma c'è di più e su questo si deve concordare con l'osservazione della difesa. Se la busta doveva dare l'idea di una somma consistente significa che l'ammontare di 2.000 euro no era stato preventivamente concordato con Galeppi, con il che si dimostra l'attendibilità di quest'ultimo quando, all'esame dibattimentale, ha affermato che no n c'era stato alcun previo accordo economico.
Dunque quella somma non era il prezzo di voti (per la verità si fatica ad immaginare a quale ambiente di miseria o di sottoproletariato avrebbe dovuto rivolgersi Galeppi per scambiare un voto con 10 o 20 euro.
[…]Nella conversazione 3021 del 20 maggio 2009, secondo il perito del Tribunale v'è questa sequenza di frasi. Subito dopo la decisione di Chiriaco di andare in banca a prelevare la somma in banconote da euro 50: “Trivi: Ma guarda che ci sta aspettando – Chiriaco: Lascialo aspettare Pietro che problema c'hai – Trivi: Rischiamo un po' troppo – Chiriaco: Diglielo però, dici…”
secondo la difesa le parole di Trivi sono diverse: “Trivi: Ma guarda che ci sta aspettando – Chiriaco: Lascialo aspettare Pietro che problema c'hai – Trivi: adesso chiamo Luca Tronconi – Chiriaco: Diglielo però, dici… Ho incontrato la Sinistri”.
Nel contrasto tra le due trascrizioni, dopo l'ascolto in aula della conversazione invero non perfettamente percepibile, il Tribunale valuta decisamente più corretta quella proposta dalla difesa, perché all'inizio della conversazione si sente la dichiarata intenzione di effettuare una telefonata, perché si percepisce il nome di Tronconi e perché nella frase subito successiva a quelle riportate è lo stesso Chiriaco che si propone di parlare a sua volta con questo Luca (“Chiama Luca e passalo a me”), mentre il nome di tale Monica Sinistri compare in questa ed altre conversazioni come persona che a sua volta aveva un qualche interesse politico alle elezioni.
È poi rilevante la conversazione al progressivo 3035 del 25 maggio 2009 in cui Chiriaco conversa con […] Morabito Rodolfo. Essa si svolse dopo che i 2000 euro erano stati consegnati a Galeppi e contiene la frase seguente: “Chiriaco: […] Caro mio, ho avuto la certezza che Galeppi sta con noi e non cu iddu, come si futti i soldi che non ci dissi, due mila euro a busta, che cum ne pilia [inc.]. Allora, quanto vale otto mila euro con me? Venti euro a quota, cento euro su cinque voti, mille euro sono cinquanta voti, due mila euro sono cento voti. In questo caso valgono un po' di più, va bene? […]”
La conversazione è indubbiamente di difficile interpretazione e ambigua. Da un lato può essere interpretata come se i 2000 euro fossero un prezzo per l'impegno di Galeppi nella campagna elettorale, dall'altro sembra che Chiriaco faccia riferimento ad una sorta di tariffario per l'acquisto fatto. Oltretutto neppure Chiriaco riesce a immaginare o a individuare l'eventuale “serbatoio di voti” e fa solo personali ipotesi sul “valore” di dieci euro, tant'è vero che nella conversazione registrata al progressivo 3566 finirà per svolgere considerazioni del tutto contraddittorie con quelle testé citate.
La conversazione al progressivo 3566 è l'ultima rilevante. Si svolse il 13 giugno 2009, ad elezioni ormai avvenute, tra Chiriaco e Labate, nel frattempo eletto consigliere comunale.
La conversazione si riferisce non solo alle elezioni cittadine, ma anche a quelle per il parlamento europeo svoltesi contemporaneamente e si citano anche esponenti della Fondazione San Matteo, quali il Presidente dell'Ospedale Guglielmo ed il direttore generale Pietro Caltagirone.
Nel corso di questa conversazione, parlando di Galeppi, Chiriaco dice che i voti erano venuti perché a Galeppi erano stati dati i soldi (Chiriaco: “io, se non ci dava euro 2000 nonostante a cena che… u pranzu che ha fatto con Caltagirone e Galeppi e 40 sindacalisti”) frase che costituisce riscontro della dichiarazione di Galeppi relativa a questo episodio e di fatto che costui si era impegnato perché remunerato.
Anche su una frase di questa conversazione v'è stata discrepanza tra il perito e la difesa di Trivi, per una parola che il perito ha sentito e trascritto “comprato” mentre la difesa afferma essere “contato”. Pertanto questa conversazione è stata ascoltata in udienza. La parte rilevante è la seguente: “ Chiriaco: No, lui non li ha chiesti soldi, eh – Labate: Si, va beh, lui l'avrebbe fatto lo stesso perché… Abelli – Chiriaco: No, me l'hanno raccontato, lui non li ha chiesti i soldi. Questi, per motivarlo, gli hanno dato i soldi, che è una tecnica eccezionale – Labate: Si, è… – Chiriaco: Io, se non ci dava uuro 2.000, nonostante a cena che…, u pranzu che ha fatto con Caltagirone e Galeppi e 40 sindacalisti… – Labate: Non faceva un cazzo – Labate: Faceva un cazzo, va bene? Ci dette i soldi e i voti arrivarono. Che arrivano ca e ca, dissi: “basta?” “No, arrivano…” Unde disse che arrivarono trovarono i voti, eh. Per cui…, va beh mend futt, io sapea che me dava cinquanta voti e basta – Labate: Dopo ha detto che Piero era garantito, nel senso che anche se ne pigliava qualcuno in meno non è che cambiava un cazzo – Chiriaco: No no, era anche lui nella merda, sotto i 400 è una figura di merda, perché Niutta era sulle 600, i due Peppe…, sono 500, quindi sarebbe stata una figura…, meno male si supera 400, così come ho sperato fino all'ultimo e ho comprato i due voti [ho contato i suoi voti, secondo la difesa], spero supero 500, almeno quella non è sola”.
Anche in questo caso l'ascolto diretto fa ritenere che il verbo corretto sia “ho contato” e, ancora una volta, questa interpretazione è sorretta dalla logica con riferimento al momento della conversazione, posteriore alle elezioni, quando non si trattava più, eventualmente, di “comprare”, ma piuttosto di contare i voti ottenuti per misurare il successo dei candidati, come dimostra l'espressione “sotto i 400 è una figura di merda” e come dimostra l'altra frase “spero supero 500”.
Qui si trovano alcuni scambi di battute tra Labate e Chiriaco, ed è sempre Chiriaco a dare il tono alla conversazione, nei seguenti termini: “Chiriaco: Io con Giancarlo a sira, quando me telefona mi disse: “E quei voti là?” Ci dissi: “Pasotti…” – Labate: Ma è la verità – Chiriaco: Certo che è a verità – Labate: A metà sun i Paso…, più forse della… – Chiriaco: 150 – Labate: No, più, 200 – Chiriaco: 150 – Labate: 200, 200 – Chiriaco: Pigliava dieci mila euro a… tredici mila euro a idda cinque mila a Galeppi. Io ci detti due mila euro a Galeppi, va bene? E Galeppi mi disse: 40/50 voti, u'resto ci resta a Niutta, va bene? Lei prima di tutto… Lui ha convogliato l'odio – Labate: Sì, tutti quelli che erano contro quelli di Abelli… – Chiriaco: …Che erano contro Abelli, dico: “Scusa, questa ha preso 600 voti…” lo sai che non a e mezze parole, no” – Labate: È il rapporto degli… – Chiriaco: Eh, di questo qua… Ora chi facimo? U' premiamo perché ad un certo punto ha convogliato l'odio? Dimmi tu?! E poi da questo non ti aspettare un cazzo”.
Qui Chiriaco non solo offre una sua nuova personale versione dell'ipotizzato tariffario (2.000 euro per 40/50 voti, dunque 50/40 euro a voto contro 10 citati in precedenza), ma apre scenari diversi con riferimenti ad altri soggetti cui si sarebbe potuto sollecitare un interessamento per voti.
Nell'ultima conversazione trascritta, la 3415 del 6 luglio 2009, Chiriaco fa riferimento a Pino Neri (personaggio coinvolto nell'inchiesta principale) dicendo che tra lui e Dante (Labate?) hanno 700 voti. Solo che Dante Labate, l'interlocutore di Chiriaco nella conversazione 3566, di voti ne aveva presi 502 (il risultato definitivo dei candidati Labate e Trivi è stato prodotto all'udienza del 20 luglio 2011).
Nel corso del suo interrogatorio del 29 settembre 2010, acquisito agli atti, Trivi ha rimarcato la sua estraneità alle conversazioni in cui Chiriaco aveva formulato le diverse ipotesi dei tariffari e ciò a significare che egli non aveva mai pensato o concordato qualcosa di differente da un appoggio nella campagna elettorale.
Data la contradditorietà delle diverse ipotesi avanzate da Chiriaco, pare evidente al Tribunale che costui si fosse esibito in una serie di elaborazioni ed elucubrazioni sulle prospettive e sul risultato dei voti, rispondenti a sue aspettative e considerazioni ma non a fatti concreti.
Nell'interrogatorio di garanzia, in data 14 luglio 2010, Chiriaco aveva riferito la propria versione dei suoi rapporti con Galeppi, coincidente con quella di quest'ultimo e che, semmai, mette in evidenza che le campagne elettorali erano una buona scusa per Galeppi per andare a chiedere soldi come contropartita per il proprio impegno, proprio come emerge nella conversazione con Trivi, quando Chiriaco gli spiegava che la somma doveva apparire importante. Ciò significa inequivocabilmente che Chiriaco sapeva che Galeppi aveva (e voleva) trarre guadagno da quell'attività (di modo che non ha senso la suggestiva affermazione del pm secondo cui è credibile che Galeppi avesse “truffato” i suoi mandanti).
In tal senso sono rilevanti le seguenti sequenze dell'interrogatorio: “Giudice: Conferma quindi che lei ha effettivamente consegnato questi 2000 euro all'infermiere? – Chiriaco: Sì, si, e lui in realtà è il segretario della Uil e vende voti a tutti – Giudice: E siccome in campagna elettorale non si guarda tanto per il sottile… – Chiriaco: Lui li chiede. Guardi, io non sono andato per averli, lui tutte le volte che c'è una campagna elettorale, dice: 'Io ho delle spese, nel senso che devo fare delle cene con i miei amici, con i miei iscritti' […] È lui che mi chiede questo contributo, perché giustificato dal fatto che deve poi cioè pagare la benzina a chi va a fare una cena con almeno sette/otto sindacalisti eccetera”.
Dal canto suo Trivi, sempre nel corso dell'interrogatorio di garanzia, ha dichiarato d'avere verificato che effettivamente Galeppi aveva distribuito il suo materiale elettorale propagandistico.
Il pm ha sostenuto nelle sue conclusioni che vi sarebbe contraddizione tra la dichiarazione di Galeppi e quella di Trivi circa la presenza sua alla consegna dei soldi e che ciò andrebbe valutato come indizio.
L'osservazione non ha pregio. Trivi ha sempre ammesso di avere messo a disposizione di Galeppi quella somma per la campagna elettorale, così come lascia sicuramente intendere la conversazione Galeppi/Chiriaco del 12 maggio 2009, sicché l'imprecisione del ricordo su chi ci fosse a consegnare è assolutamente irrilevante.
[…]Alla luce delle prove citate si deve ritenere che Galeppi fu destinatario di un rimborso spese comprensivo anche di compenso, per lo svolgimento di attività tipica di campagna elettorale, quale la distribuzione di materiale elettorale come i cosiddetti “santini” e l'organizzazione di incontri, anche individuali, con simpatizzanti o attivisti del suo sindacato, attività tutte assolutamente lecite, costituendo niente più e niente meno che esercizio di campagna elettorale, intrinsecamente ed organicamente finalizzata a ricercare consenso tra gli elettori.
Di conseguenza, non solo non c'è la prova del fatto-reato, ma c'è anzi prova positiva della sua inesistenza, con conseguente obbligo di assolvere gli imputati per insussistenza dell'addebito.
Va da sé che, esclusa la sussistenza del reato, è superfluo trattare l'ipotizzata aggravante.
L'assoluzione comporta il dissequestro e la restituzione a Trivi Pietro di quanto, documenti e denaro (ad esclusione delle munizioni) sequestrate con verbale 13 luglio 2010 dalla Direzione investigativa antimafia di Milano in occasione di perquisizione domiciliare.
Visto l'art. 530 c.p.p., p.q.m. Assolve Trivi Pietro e Chiriaco Carlo Antonio dal reato contestato perché il fatto non sussiste».