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«Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore»

31 marzo 2009
T. S. Eliot, Ezra Pound e Dante l’Alighieri
di Valentina Nicolì

Nella conferenza tenuta il 4 luglio 1950 all’Istituto Italiano di Cultura a Londra, poi pubblicata nella raccolta di saggi To Criticize The Critic col titolo What Dante Means To Me, Eliot affermò che il debito che lo legava a Dante era «di tipo progressivamente cumulativo»[1]: mentre la lettura di scrittori quali Jules Laforgue e Charles Baudelaire aveva contrassegnato un periodo limitato della sua vita, pur offrendogli insegnamenti preziosi per la sua carriera poetica, lo studio del Fiorentino aveva accompagnato ogni fase della sua maturazione artistica, arricchendosi di nuovi significati lungo il suo percorso letterario e spirituale. Nel saggio appena citato ammetteva inoltre di non riuscire a definire del tutto nemmeno a se stesso in cosa fosse consistito quel debito, lasciando ipotizzare uno sconfinamento più o meno cosciente dal campo delle lezioni tecnico-letterarie indicate in quella sede.
Non è dunque semplice chiarire la misura e la qualità dell’influenza dantesca su Eliot, sulla cui opera, in prosa ed in poesia, l’ombra dell’Alighieri si allunga anche laddove non vi sono riferimenti espliciti, suggerendo una funzione simile a quella che Virgilio aveva avuto per Dante: «Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore»[2].

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