Metro leggero
Ad un recente incontro pavese sui guasti ambientali in Santa Maria Gualtieri, sollecitammo il sindaco Depaoli a rispolverare l’antico progetto del metro leggero dal bivio Vela alla Stazione ferroviaria lungo la linea Cremona-Pavia, asse parallelo a viale Cremona, una delle vie cittadine più trafficate e inquinate. Detto, fatto: se ne torna a parlare. L’ «Utilizzo a scopo urbano della ferrovia Pavia-Cremona, un micro metrò che attraversi la città» era uno dei punti salienti del programma di Insieme per Pavia. Per la precisione, la rivalutazione «della linea Pavia-Codogno dalla stazione ferroviaria di Pavia fino a Motta San Damiano, con un veicolo leggero automatico e senza guidatore» così da diminuire «di molto l’inquinamento in città, oltre a rendere più tranquillo e sicuro tutto il viale Cremona e il quartiere di San Pietro».
La giunta Depaoli vuole il tram a Pavia di Donatella Zorzetto
La giunta riporta i tram a Pavia. Dopo 62 anni la linea elettrificata riprende corpo in un progetto, inserito nel Piano urbano di mobilità sostenibile che l’esecutivo Depaoli presenterà nelle prossime settimane, e che dovrebbe ridisegnare i flussi di traffico, ma non solo, dell’intera città. Il tram, secondo le intenzioni dell’assessore alla Mobilità, Davide Lazzari, dovrebbe tornare a Pavia senza creare un impatto traumatico sul territorio urbano. Lo farebbe sfruttando i binari della linea ferroviaria Codogno-Pavia, ora non molto utilizzata, che così facendo nascerebbe già, per così dire, “disegnata”. Il progetto del tram pavese ora è su carta, ma ha bisogno di finanziamenti: servirebbero 8 milioni di euro per la realizzazione di paline e nuove stazioni, oltre a 250mila euro al chilometro per l’elettrificazione della linea. Per far fronte a questa necessità Lazzari chiederà un incontro al ministro Graziano Delrio, incontro che potrebbe tenersi a breve, mentre resta il problema della trasformazione della linea da regionale, qual’è ora, a comunale. Il progetto prevede che il tram (che andrebbe a sostituito le corse bus 3 e 1) dovrebbe avere come capolinea il Bivio Vela, nei pressi del quale potrebbe sorgere anche un parcheggio di interscambio: da lì inizierebbe il percorso cittadino, che si snoda attraverso 5 km e 400 metri complessivi, e tocca altre quattro stazioni: Asm, Porta Garibaldi, Castello e Stazione. Per tre di queste non sarebbe necessario neppure la costruzione di una fermata perché già esiste, mentre per Castello sarebbe necessario procedere alla realizzazione di una stazione ex novo. Così, sfruttando i binari della linea ferroviaria, il risparmio sarebbe notevole: nulla di nuovo da realizzare, ma solo un progetto da perfezionare. Per la giunta, e in particolar modo per Lazzari che sta seguendo personalmente la questione, si tratta di una scommessa importante: «Di fatto si tratta di una infrastruttura non molto costosa, nel senso che si sarebbe chiamati a intervenire per ottimizzare l’esistente – spiega Lazzari –. Mi riferisco al fatto che i binari ci sono già, come pure tre stazioni su quattro. Quindi gli 8 milioni di euro servirebbero al posizionamento di paline e banchine, insomma il necessario per rendere utilizzabile un tram a tutti gli effetti». «Il problema è rappresentato semmai dalla normativa, ossia dal come muoversi per interrompere la linea regionale, che, secondo i nostri propositi, al Bivio Vela dovrebbe diventare comunale – conclude l’assessore alla Mobilità –. Non sarà una cosa facile, ma la nostra intenzione è quella di procedere. Perchè questa è una parte del futuro che abbiamo pensato per la nostra città. La linea elettrica al posto dell’attuale, alimentata a gasolio, funzionerebbe meglio, e i flussi di traffico sarebbero più veloci perchè verrebbero meno i passaggi a livello. Questo progetto l’abbiamo inserito nel Piano della mobilità che tra maggio e giugno sarà presentato alle associazioni, e successivamente verrà portato in consiglio comunale. Un’idea della mobilità di Pavia che dovrebbe cambiare radicalmente, pensata partendo dalle persone e della loro necessità di spostamento, non dal contrario».
“La Provincia Pavese”, 13 marzo 2016